19/01/2025
Quanto ci costa tenere per sette anni un Teatro chiuso? La Repubblica 18 gennaio 2025
Nell’aprile del 2018, Il Berretto a Sonagli di Pirandello diretto da Valter Malosti, è stato l’ultimo spettacolo dell’ultima stagione del Teatro Comunale Garibaldi di Bisceglie, chiuso nel novembre di quell’anno per una ristrutturazione ancora in corso.
Cerco di sottrarmi al lessico settario dei teatranti e d’intercettare, fra le pieghe di un’indifferenza diffusa, qualche appiglio per proporre una domanda ormai anacronistica, distante mille miglia da quelle quotidiane che s’impongono nelle vite di ciascuno: che cos’è un Teatro? Cosa rappresentano le sei stagioni di chiusura di questo Garibaldi rispetto alle urgenze quotidiane che la vita impone? Come pretendere che queste porte chiuse si avvertano come un lutto collettivo? E quand’anche si riaprissero, come sperare che non esauriscano il loro compito nell’ennesima occasione d’intrattenimento e consumo?
Avevamo intitolato la stagione del 2018 “Teatri di Pace” e l’ultima che ci ha riguardato, divisa fra spazi diversi e controversi, nel 2019, “Cose dell’altro mondo”. Titoli che diremmo profetici se non fosse per la natura stessa del Teatro: un’arte vocata all’interpretazione dei segni, occasione di riflessione e previsione collettiva, vera e propria stazione metereologica di una Comunità.
Dal 2013 al 2019 Bisceglie è stata sede di un esperimento teatrale che chiamammo sistemaGaribaldi. Un progetto articolato, troncato senza alcun preavviso, che trovando il suo fulcro nel Teatro Comunale, includeva anche altri spazi, spettacoli con artisti noti, come Piovani, Albanese, Cristicchi, Orsini, Baliani, Avitabile, Rossi, Vergassola, Morante, De Sio e anteprime ardite, come il Macbettu, che avrebbe vinto l’Ubu qualche mese dopo la sua presentazione in esclusiva regionale, sorprendendo l’Italia intera e accolto a Bisceglie da una platea gremita ed entusiasta. E poi: incontri letterari, laboratori, piccoli focus su temi ed espressioni del teatro contemporaneo, una scuola d’italiano per stranieri, un festival di danza, una rassegna dedicata agli amatori, il Circo contemporaneo, il Tempo dei Piccoli e produzioni originali, per adulti e ragazzi, nate dal rapporto con la Città e la sua storia. Una formula rara in questa regione, non distante da quelle sperimentate con successo dagli Apocrifi a Manfredonia, dalla Luna a Ruvo, dal Crest a Taranto, da Factory a Novoli, da Armamaxa a Ceglie Messapica, da Koreja a Lecce. Una formula conseguente a quanto io stesso avevo sperimentato a Putignano con il Carnevale, nelle cinque stagioni di cui mi ero occupato al Piccinni di Bari, nelle dieci che mi avevano formato al Kismet.
Dalla brusca chiusura dell’esperimento, con l’intimo desiderio di non disperdere il lavoro fatto a Bisceglie, si è mantenuto in attività un laboratorio nell’ex mensa di una Scuola Elementare. sQuolaGaribaldi, che ha agito per cinque anni con le interazioni formative che si possono immaginare, ora chiude per lasciare lo spazio a una ristrutturazione “imminente” e una diversa destinazione d’uso, incapaci di cogliere l’opportunità offerta dall’esperienza intanto maturata. Così, confermando l’attitudine a considerare ogni “trasloco” un’occasione per riflettere, guidati dai compagni di Kuziba Teatro, proviamo a cogliere questo come appiglio per promuovere una riflessione sul senso di un Teatro Pubblico Pugliese, tanto più che i vecchi titolari di questa definizione hanno scelto di dismettere l’aggettivo. In molte circostanze, nel tempo che precedeva le ricorrenti demolizioni, mi sono sentito elogiare dagli stessi demolitori per la preziosa unicità di quanto fatto. Complimento insidioso, teso a relegare nell’angolo dell’eccezione quella che dovrebbe essere una regola, per giustificare un indirizzo che fa della maggior parte dei teatri pugliesi (e non solo) dei contenitori senza identità, con l’assopito consenso di un pubblico che invecchia e stenta a ritrovare il senso di quella partecipazione che l’arte del Teatro pericolosamente impone.
Carlo Bruni