14/09/2022
2.3 Il Museo d'Arte Sacra Innocenzo Marcinò di Caltagirone
Allestito nei locali superiori del convento dei Frati Cappuccini di Caltagirone e dedicato alla memoria del Venerabile Padre Innocenzo Marcinò, il 13 settembre 2014 è stato inaugurato il Museo d'Arte Sacra della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di
Siracusa alla presenza del Vescovo della diocesi di Caltagirone Mons. Calogero Peri, del Padre Provinciale Calogero Speme e della comunità Cappuccina calatina.
La galleria espositiva, strettamente legata al complesso conventuale dei PP. Cappuccini di Caltagirone e all'annessa chiesa tardocinquecentesca di Santa Maria Odigitria, si articola in una infilata di ambienti, complessivamente sette sale, che custodiscono numerose suppellettili liturgiche in argento, dipinti, una ricca collezione di sculture in alabastro, cere, paliotti e paramenti, sculture lignee e oggetti d'arte sacra di varia tipologia, connesse per lo più alla tradizione francescana. Il percorso di visita è a scorrimento e permette di attraversare le sezioni espositive garantendo una visione pressoché libera delle sale e delle opere in esse contenute.
La più antica fonte documentaria che testimonia il primigenio insediamento dei Padri Cappuccini a Caltagirone la riporta il Ragona menzionando un dispaccio viceregio del 13
giugno, VIII ind., del 1550 indirizzato ai Giurati della città erea in accoglimento della supplica rivolta dai venerabili frati al Viceré Juan de Vega in riferimento alla volontà di acquisire un terreno dove fondare il loro convento. L'aria individuata, oggi nota come
“Cappuccini Vecchi”, sorgeva in contrada Semini, località ubicata distante dall'abitato cittadino e dunque rispondente a quelle necessità poste alla base di una vita ritirata e contemplativa. Tuttavia l'isolamento e la scarsa salubrità della zona individuata costrinsero la prima comunità cappuccina ad abbandonare presto il sito d'elezione. Dopo circa un trentennio dall'insediamento, infatti, i frati si spostarono nell'attuale area a ridosso della città, dove tra il 1585 e il 1598 portarono a compimento i lavori per il convento e la nuova chiesa dedicata alla Madonna Odigitria, al cui interno si conservano numerosi dipinti come il monumentale retablo raffigurante la santa titolare, opera firmata e datata 1604 dal toscano Filippo Paladini, una Crocifissione e una Santa Barbara attribuite al siracusano Mario Minniti e una scenografica Deposizione di Cristo eseguita nel 1647 dal veneto Fr. Semplice da Verona giunto a Caltagirone per il tramite di Padre Innocenzo Marcinò.
( Allo P. Giansiracusa, S. Puglisi, I settori museali, in S. Puglisi, A. Nestler, P. Giansiracusa (a cura di), Museo d'Arte Sacra Innocenzo Marcinò – Caltagirone, Siracusa 2015, p.69 Ivi, pp. 37-41; G. Orrigo, La Diocesi di Caltagirone..., 1993, op. cit., pp. 213-215 89)
stesso frate pittore si devono inoltre le tele raffiguranti la Gloria delle SS. Vergini e la Gloria dei SS. Confessori collocate nella ca****la delle reliquie.
Sebbene, dopo il recente allestimento, il Museo dei Cappuccini si presenta come una realtà pressoché autonoma rispetto al convento, all'antica sede espositiva collocata nella grande sacrestia e nel coro, alla chiesa e alla cripta dove dal 1992 è visitabile il presepe artistico, questo è comunque innegabilmente legato a doppio filo all'intero complesso francescano. La stessa scelta di intitolare il museo al Venerabile Padre Innocenzo Marcinò da Caltagirone è difatti una diretta testimonianza di questo felice connubio.
Prima della recente sistemazione il museo d'arte sacra dei Padri Cappuccini di Caltagirone era ospitato dal 1965 nell'ex coro della chiesa dedicata alla Madonna Odigitria. La pinacoteca, invece, nella quale si trovavano affastellate con criteri non scientifici, anche diverse sculture, paramenti sacri e suppellettili liturgiche era collocata nella grande sacrestia al piano terra e nei locali ad essa annessi dove, ad oggi, si custodiscono numerose opere d'arte, alcune delle quali di grande pregio. Tra queste degne di menzione sono certamente un grande dipinto raffigurante l'Estasi di San Francesco proveniente dal convento dei Cappuccini di Vizzini, opera probabilmente di scuola romana della fine XVII secolo che la storiografia tradizionale assegna in modo poco convincete al monrealese Pietro Novelli e una interessante tela seicentesca di ambito fiammingo di buona qualità proveniente da Ragusa che asseconda con evidenza gli esiti della lezione di Gerrit van Honthorst. Quest'ultimo dipinto raffigura una Sant'Agata in carcere visitata da San Pietro, per la quale l'ignoto pittore adotta la tipica soluzione dI A. Ragona, I Cappuccini in Caltagirone. Storia, Arte e Fede nel Convento del Servo di Dio Padre Inocenzo Marcinò, Genova 1989, pp. 9-20, 37-41 Innocenzo Marcinnò (o Marcinò), al secolo Giuseppe, nacque a Caltagirone il 24 ottobre 1589. Dopo una prima formazione giovanile di stampo gesuitico nel 1607 entra nel noviziato cappuccino di Agira.
Ordinato sacerdote nel 1613 studia a Vizzini, Siracusa e Malta, approfondendo teologia a Roma, dove apprende l'ebraico. Il 22 maggio 1643 viene eletto Ministro Generale dell'Ordine Cappuccino. Durante il periodo del suo generalato visitò i conventi cappuccini dislocati per l'intero continente europeo. Tornato nella natia Caltagirone morì il 16 novembre 1655. Distintosi per una vita austera e di preghiera legata alla diffusione del vangelo e al culto eucaristico, a Padre Innocenzo, già in vita, venne riconosciuta fama di santità tanto da attribuirgli fatti miracolosi e da tributargli l'appellativo di “taumaturgo della terra”. Il 3 aprile 2009 il frate cappuccino è stato dichiarato Venerabile da Papa Benedetto XVI. Le sue spoglie, riposano nel sacrario a lui dedicato in un locale sito tra l'aula della chiesa dell'Odigitria e la sacrestia.
Cfr.A. Ragona, I Cappuccini in Caltagirone...,1989, op. cit., pp. 29-44; A. Nestler, Una nuova collezione
museale, in S. Puglisi, A. Nestler, P. Giansiracusa (a cura di), Museo d'Arte Sacra ..., 2015, op. cit., p. 11,
P. Giansiracusa, S. Puglisi, I settori..., in S. Puglisi, A. Nestler, P. Giansiracusa (a cura di), Museo d'Arte
Sacra ..., 2015, op. cit., p. 65
19 http://www1.unipa.it/oadi/digitalia/dellutri/index.php?museo=caltagirone-cappuccini (data di
consultazione pag. web 13/04/2018); G. Orrigo, La Diocesi di Caltagirone..., 1993, op. cit., p. 215
20 P. Giansiracusa, S. Puglisi, I settori..., in S. Puglisi, A. Nestler, P. Giansiracusa (a cura di), Museo d'Arte
Sacra ..., 2015, op. cit., p. 53; P. Samuele da Chiaramonte, Memorie Storiche dei Frati Minori
Cappuccini della Provincia Monastica di Siracusa, Modica 1895, p.3
21 P. Giansiracusa, S. Puglisi, I settori..., in S. Puglisi, A. Nestler, P. Giansiracusa (a cura di), Museo d'Arte
Sacra ..., 2015, op. cit., p. 54
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“lume di candela” che rischiara le tinte cupe della composizione notturna.
La nuova sede museale che oggi ospita parte delle raccolte di opere custodite negli anni
all'interno del convento, è situata nei locali posti al primo piano della struttura realizzata
intorno agli anni Sessanta del Novecento allorquando i frati Cappuccini fecero ritorno a
Caltagirone22.
Riadattati alle esigenze della nuova destinazione d'uso, gli ambienti che compongono la
galleria espositiva nonché le sette distinte sezioni, si sviluppano secondo un andamento di
tipo lineare che ne determina anche il percorso di visita.
La prima sala è dedicata alla collezione di sculture in alabastro e ospita numerose
suppellettili liturgiche argentee. Tra i preziosi manufatti esposti è certamente meritevole di
menzione un Ecce Homo in pietra incarnata liberamente attribuito allo scultore palermitano
Ignazio Marabitti (1719-1797)23. Assegnazione quest'ultima probabilmente condizionata
dalla storiografia tradizionale che, sulla mera scorta di analogie formali, attenzione al dato
naturalistico e scelta dei materiali, assegna la medesima paternità di opere di analogo
soggetto. È questo il caso, ad esempio, dell'Ecce Homo custodito nella chiesa di
Sant'Antonio da Padova a Palermo24 o ancora di quello esposto nel museo diocesano di
Mazara de Vallo ma già posto nel transetto del locale duomo che, tuttavia va precisato,
Maurizio Vitella riconduce più plausibilmente alla mano del trapanese Alberto Tipa (1732-
1783)25. A questa sezione seguono la sala delle cere che ospita delicate opere in
ceroplastica, autentiche testimonianze della locale fede e fervore devozionale; la sala dei
paramenti sacri che custodisce all'interno di apposite vetrine anche sculture lignee e
suppellettili liturgiche; la sala dei reliquiari, quella dei paliotti, la sala della scultura lignea
e da ultimo, chiude l'infilata degli ambienti espositivi lo spazio dedicato al grande leggio
ligneo. All'interno di ciascun ambiente espositivo sono presenti numerosi dipinti oggetto di
schedatura nel catalogo che segue.
22 Ivi, p. 69
23 Ivi, p .75
24 F. P. Campione, chiesa di S. Antonio da Padova (scheda), in C. De Seta, M. A. Spadaro, S. Troisi (a cura
di), Palermo città d’arte. Guida ai monumenti di Palermo e Monreale, Palermo 1998, p. 135
25 M. Vitella, Ecce Homo (scheda dell'opera n. IV.3), in M. C. Di Natale (a cura di), Materiali Preziosi dalla
Terra e dal Mare nell'arte trapanese e della Sicilia Occidentale tra il XVIII e il XIX secolo , Trapani,
Museo Regionale “A. Pepoli” 15 febbraio - 30 settembre 2003, Palermo 2003, p. 181