20/04/2024
IL PENSIERO DEL FUTURO: QUELLO DEGLI ALTRI. L’attività principale di un creativo, lo dice il termine stesso, è quella di creare.
Per chi non lo sapesse, il significato di questa parola è «far nascere qualcosa dal nulla», in una dimensione pressoché divina, o in termini più terreni «produrre, costruire, fondare o anche inventare o dare vita a qualcosa che prima non c’era».
Insomma, normalmente un creativo dà vita a ciò che prima non c’era.
Questo fino a poco tempo fa.
In questo periodo così distopico, un creativo vede il proprio pensiero costante in pericolo.
Non solo deve difendersi da una quantità abnorme di «menti povere» che riescono a riconoscere la grandezza negli artisti del passato (magari visitando musei con gli occhi gonfi di meraviglia), ma fatica a vedere l’arte del ragazzino della porta accanto al quale elargisce 10 euro per la creazione del logo della propria attività, manco gli stesse facendo l’elemosina.
Oggi esiste anche il pericolo di quella magnificenza dell’«intelligenza artificiale» che viene venduta a ogni piè sospinto come se fosse un traguardo di cui l’umanità non avrebbe mai potuto fare a meno.
Ma c’è anche un altro grande pericolo all’orizzonte, ancora più subdolo e squalificante per tutti coloro che fanno del loro cervello un orto da coltivare.
Oggi il mondo è pieno di “copiatori seriali” che non hanno la decenza nemmeno di aggiungere una virgola o un punto e virgola al lavoro creativo fatto da altri (anche solo per dimostrare che loro un cervello ce l’hanno). E, per di più, sono pure invidiosi.
Questi poveretti, ovvero «menti povere», fumano di invidia ogni volta che si trovano davanti ad un creativo.
Sbavano di rabbia per un suo traguardo, una sua iniziativa andata a buon fine, un suo successo e al contrario sono pronti a gioire per un suo fallimento o delusione.
A mettergli il bastone tra le ruote.
Sono la peggiore specie umana mai esistita, quelli che usano il «pensiero degli altri» e non lo vogliono ammettere. Anzi. Sono talmente sfrontati che addirittura chiedono al creativo di spiegargli come ha fatto ad ottenere quel risultato. Vogliono attingere gratis dal suo sapere.
A questi soggetti, il creativo dovrebbe spiegare con pazienza che un progetto parte dal cervello e, proprio come una canzone o un romanzo, ha il diritto di essere tutelato.
Vedete, un creativo non è uno che sta sdraiato nel letto a fantasticare e ogni tanto si alza e produce qualcosa.
Al contrario, un creativo è una persona che studia, si informa, legge, non è mai sazia di esperienza e conoscenza e di mettersi alla prova, nel bene e nel male.
Un creativo vive sempre in bilico: la depressione, lo scoraggiamento e la malinconia fanno da contraltare all’euforia, all’entusiasmo e all’ottimismo.
Un creativo è probabilmente un po’ bipolare.
Quello che un creativo proprio non sopporta è il tentativo di qualche «mente povera» di approfittare del suo lavoro, senza riconoscergli nemmeno un po’ di gratitudine.
Al creativo, non gli importa molto nemmeno che esistano le «menti povere». Non gli interessa essere esaltato, celebrato, elogiato; gli interessa non essere usato e preso pure per il cuculo.
E quando il tentativo di sfruttare un creativo non va in porto, le menti povere si indignano pure!
Un creativo propone cose che prima non c’erano e, spesso, per questo viene criticato.
Criticato sul come le fa, perché le fa e su cosa ci ricava.
D’altra parte, una mente creativa è una mente progettuale.
Al contrario le menti povere non cercano mai di capire come il creativo costruisce queste cose. Da dove parte. Perché decide una strategia piuttosto di un’altra.
Un creativo fa dei propri fallimenti anche una lezione di vita. Impara dai suoi sbagli, ne analizza le motivazioni e cerca di migliorare.
E un creativo, comunque, non si perde mai d’animo.
Un creativo, quelli che ancora posso permettersi di esserlo, è anche un dannato spirito libero e un profondo idealista. Un filosofo del bene. Non sopporta i sotterfugi, i voltafaccia, le menzogne e i bugiardi.
Un creativo potrebbe cambiare anche il mondo, se accanto a se avesse altri creativi. Purtroppo, invece, un creativo è molto spesso isolato, ramingo e denigrato.
Un creativo è purtroppo un animale in via d’estinzione: e questa sì che sarà la fine dell’umanità!