17/10/2024
Sono trascorsi quasi sei anni da quando la tempesta Vaia ha schiantato al suolo - dicono le stime - 42 milioni di alberi su una superficie che si estende dalla Lombardia al Friuli.
Un dato tristemente sbalorditivo, che riflette tutta la drammaticità dei cambiamenti climatici.
Come se non bastasse, la massiccia quantità di piante danneggiate ha nel tempo permesso alle popolazioni di bostrico (un piccolo coleottero che trova nell’abete rosso le condizioni ideali per soddisfare i suoi fabbisogni riproduttivi) di passare da specie endemica a una specie epidemica. Così oggi non è raro scorgere intere porzioni di bosco cambiare improvvisamente tonalità: macchie brune, color ruggine, rompono la monotonia verde dei boschi di abete rosso.
Un anno fa ho incontrato un signore sulla sessantina ai margini di un bosco martoriato prima da Vaia, e oggi dal bostrico.
Abbiamo scambiato due parole e mi è venuto spontaneo domandargli che effetto fa vedere i paesaggi di una vita mutare così velocemente.
A quella domanda il suo viso è scivolato nell’ombra. Gli occhi, prima gentili, si sono socchiusi come per celare una fosca malinconia.
“È una cosa forte. Questi boschi mi accompagno sin dall’infanzia. Sono i boschi nostri, della comunità. Sono i boschi dove venivo a camminare con mio papà e adesso, a quei rami, è rimasto aggrappato il suo ricordo. Ma se rami cascano, assieme al tronco, quel ricordo rischia di svanire.”
Poi, dopo una pausa, i suoi occhi sono tornati a riempirsi di una rinnovata brillantezza. Rugiada fresca su un prato mattutino.
Ha aggiunto:
“Ma il bosco tornerà. Sarà diverso probabilmente, ma tornerà.”
Ed è proprio così, perché se le trasformazioni bruciano, spaesano, fanno male, un giorno il bosco tornerà, levando in parte le briglie ai ricordi. I ricordi di Vaia, dell’infestazione del bostrico, delle distese di abete rosso e dei nostri affetti più intimi.
Perché il ricordo, nella sua importanza, non di rado rischia di frenare la vita e, affinché la vita continui a scorrere, a volte è necessario permettere alle memorie di volare via.
Si apre così spazio per immaginare il futuro dei nostri boschi: un futuro più aderente alle caratteristiche climatiche del presente, ma che ci invita a non trascurare le esigenze di chi abita i territori montani.
🖋️ di Pietro Lacasella
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