Ce famo quattro passi?

Ce famo quattro passi? Mi propongo di suggerire itinerari e passeggiate romane

04/04/2025

IL CAMMINO DELLE SETTE CHIESE-PRIMA PARTE DA SAN PIETRO A SAN PAOLO FUORI LE MURA.
SULLE ORME DELLA STORIA
L’ITINERARIO DELLE SETTE CHIESE – PRIMA PARTE
Gli itinerari , il senso del cammino , sono sempre affascinanti ma a volte l’incedere nello spazio concede anche il privilegio di incedere nella storia. C’è il rischio che qualcuno legga l’Itinerario delle Sette Chiese , inventato da San Filippo Neri , come un percorso devozionale. Ora se è pacifico notare che la storia di Roma è intimamente intessuta con la storia della Cristianità , non si può disconoscere che sacro e profano, anche a Roma, si intersecano vorticosamente. Ho voluto percorrere in anticipo l’itinerario , nella sua prima parte da Ponte Sant’Angelo a San Paolo fuori le Mura ,per cercare di cogliere , in maniera necessariamente sintetica, una parte infinitesimale degli stimoli che nascono dal cammino. L’itinerario è stato ricostruito con fedeltà ma senza essere troppo rigorosi. L’idea è stata quella di percorrere , il più possibile i tracciati esistenti a metà del XVI secolo , evitando tutte quelle arterie che non esistevano ancora , senza rinunciare a qualche piccola deviazione che consenta di allargare l’orizzonte e rendere la lunga passeggiata una esperienza di spessore dove una Roma a volte arcinota a volte segreta e nascosta, sia la protagonista assoluta. E questo itinerario ricostruito ci permetterà anche di avere pochi contatti con la Maratona che condizionerà , in bene, per un giorno la vita cittadina.
La prima deroga riguarda la partenza , non da Santa Maria in Vallicella detta la Chiesa Nuova ma da Ponte Sant’Angelo.
Notiamo subito che Corso Vittorio non c’era e che nel ‘500 per andare a San Pietro si passava sull’antico Ponte Elio costruito dall’Imperatore Adriano e poi divenuto appunto Ponte Sant’Angelo . E’ il ponte dei pellegrini che nei Giubilei si recavano alla tomba di Pietro e poi in altre basiliche dando il via alla tradizione che San Filippo Neri riprenderà ampliandola.
Dal ponte abbellito dalle statue di scuola berniniana si procedeva e si procede verso l’ Ospedale di Santo Spirito dove i seguaci di San Filippo facevano visita agli ammalati. L’Ospedale, il più antico di Roma sorge in un’area già di proprietà della nazione sassone dove nell’VIII secolo esisteva un ostello per i pellegrini che venivano dall’Inghilterra , fu trasformato in ospedale poco prima del 1200. L’aspetto attuale nella parte verso il Tevere risale al XV secolo e presenta caratteri decorativi gotici , tra i pochi presenti a Roma. E’ un esempio importante di struttura sanitaria del primo Rinascimento ed un’architettura veramente notevole.
Se ne costeggia il fianco su Via dei Penitenzieri e si arriva alla cinquecentesca chiesa di Santo Spirito in Sassia che fa parte del grande complesso dell’ospedale ed è legata ai nomi degli Architetti Antonio da Sangallo il Giovane e Ottavio Mascherino . Da qui percorrendo un piccolo tratto di Via della Conciliazione che ha di fatto inglobato lo spazio di antichi Borghi eliminando la famosa “Spina”, si arriva in Piazza San Pietro che ci sforzeremo di vedere con gli occhi dei pellegrini del Cinquecento : niente obelisco, niente colonnato berniniano , niente facciata del Maderno , niente cupola ma un enorme cantiere in fermento. Giusto il tempo di vedere da uno dei due “fuochi” della grande ellisse le colonne perfettamente allineate per poi allontanarsi senza visitare la grande chiesa Vaticana. Per via dei Penitenzieri si arriva ad oltrepassare Porta Santo Spirito poderosa costruzione dell’inizio del Cinquecento di Antonio da Sangallo il Giovane aperta nelle mura Leonine non completata anche per una serie di dissidi tra lo stesso Sangallo e Michelangelo. La porta rappresenta un punto nodale del percorso che poi mira a raggiungere a breve distanza Via della Lungara detta anticamente Via Santa per il flusso di pellegrini che attraversava questo percorso naturale tra il Tevere ed il Gianicolo per andare a San Pietro (i Lungotevere sono un’invenzione della fine dell’Ottocento , dopo il 1870 quando vennero costruiti i muraglioni a difesa della città dalle piene del fiume) passando davanti al cinquecentesco Palazzo Salviati alla Lungara severa e imponente architettura di Giulio Romano e Nanni di Baccio Bigio ,per poi scendere al livello originario della via da dove si accede , ma noi non lo faremo (per fortuna) al Carcere di Regina Coeli, seicentesco nella parte più antica e già adibito a convento , trasformato in carcere alla fine dell’ottocento dopo l’espropriazione da parte dello Stato Italiano, alla Chiesa di San Giuseppe sulla destra e a quella di San Giacomo alla Lungara sulla sinistra.
Dopo diventano protagonisti due importanti fabbricati civili , sulla destra il Palazzo Corsini già appartenente ai Riario nel XVI secolo e poi trasformato da Ferdinando Fuga alla metà del ‘700, fu abitato da Cristina di Svezia e sulla sinistra la Farnesina costruita da Baldassarre Peruzzi per Agostino Chigi e riccamente affrescata all’inizio del Cinquecento da Raffaello, Sodoma, Giulio Romano , Sebastiano del Piombo e Baldassarre Peruzzi e oggi sede dell’Accademia dei Lincei.
La presenza di questi palazzi fornisce la dimensione dell’importanza urbana di Via della Lungara, così come sull’altro lato del Tevere , Via Giulia. Erano arterie di primaria importanza.
La via dopo aver costeggiato anche il Giardino Botanico raggiunge Porta Settimiana ,porta del recinto delle Mura Aureliane il cui nome è legato probabilmente a Settimio Severo ma la cui menzione risale solo al XII secolo, da cui si accedeva alla parte più antica del Rione Trastevere.
Da qui il percorso dell’itinerario delle Sette Chiese si fa un po’ sibillino , ma non poi troppo , perché c’è subito pronta la coloratissima Via della Scala con la Chiesa di Santa Maria della Scala costruita da Francesco Cipriani da Volterra a cavallo dei secoli XVI e XVII contenente una icona molto venerata, fino a giungere alla piazza di Sant’Egidio con l’omonima chiesa. Nella Piazza ha oggi sede nell’antico convento il Museo del Folklore e dei Poeti Romaneschi e alla monumentale basilica di Santa Maria in Trastevere ricca di suggestioni medioevali con il mosaico dell’abside di Pietro Cavallini e la fontana di aspetto barocco nella piazza, probabilmente la più antica fontana romana ancora funzionante ,varie volte riadattata da nomi sommi dell’architettura , tra cui , ultimo Carlo Fontana.
Da qui l’itinerario torna intellegibile perché avendo come punto obbligato il Ponte Cestio all’Isola Tiberina , c’è e c’era Via della Lungaretta che porta proprio lì , praticamente in linea retta . Si attraversa il cuore pulsante di Trastevere che era e resta tuttora una delle anime più autentiche di questa città. Nell’attraversamento di Viale Trastevere spicca sulla destra la mole di san Crisogono basilica del IV secolo fortemente rimaneggiata in epoca romanica e barocca e sulla sinistra il medioevale Palazzo degli Anguillara immortalato da Ettore Roesler Franz con le altre case della medesima famiglia che prospettavano direttamente sul Tevere.
Attraverso il percorso vivace di via della Lungaretta si giunge al Tevere, ma prima ,con la quinta della quattrocentesca Casa dei Mattei , si sbocca a Piazza in Piscinula il cui nome ricorda la presenza di antiche terme con la chiesa di San Benedetto in Piscinula che vanta il più piccolo campanile (romanico) della città. A questo punto basta semplicemente attraversare il Lungotevere per approdare all’Isola Tiberina, motivo della nascita di Roma nel suo sito e luogo sacro prima ad Esculapio e poi comunque dedicato alla Medicina con l’Ospedale dei Fatebenefratelli. Notevole lì la Chiesa di San Bartolomeo all’Isola costruita nel X secolo sulle rovine del Tempio di Esculapio con all’interno un notevole pozzo scolpito probabile opera di Pietro Vassalletto . L’Ospedale San Giovanni di Dio o Fatebenefratelli risale alla fine del Cinquecento, fu edificato sulle rovine di un altro tempio dedicato a Giove. Costeggiando la facciata seicentesca di San Giovanni Calibita si arriva alla Torre dei Caetani con la testa marmorea della “pulzella” e il Ponte Fabricio o Quattro Capi così detto per due erme quadrifronti presenti sui parapetti.
Si riattraversa il Lungotevere (per noi inesistente) e ci si trova nell’antico Ghetto. Sappiamo che certamente i cortei antichi di lì salivano all’Aventino ma noi non rinunciamo ad un percorso assai interessante. Ci dirigiamo verso il Portico d’Ottavia di epoca Augustea e ci troviamo davanti l’antica Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria la cui facciata utilizza le colonne corinzie del Portico d’Ottavia. Il nome deriva dalla presenza nelle vicinanze di un antico mercato del pesce. . Riusciamo a dare un’occhiata fugace al Teatro di Marcello e al Palazzo Orsini di Monte Savello edificato sulle sue rovine quando il teatro divenne un fortilizio.
Non rinunciamo a percorrere vicoli antichi del Ghetto fino a giungere a Piazza Campitelli da cui si scorge il Campidoglio ma prima si costeggiano palazzi importanti come Palazzo Albertoni Spinola e Palazzo Capizucchi entrambi del XVI secolo e la Chiesa tardo cinquecentesca di Santa Maria in Campitelli di antichissima origine ricostruita nel sec. XVII da Carlo Rainaldi.
Giungiamo quindi in un’altra area assai alterata dagli sventramenti mussoliniani e per questo costeggiamo il Campidoglio in Vico Jugario lasciando a destra l’area archeologica di Sant’Omobono e poi più avanti sotto alla Rupe Tarpea troviamo la Chiesa di Santa Maria della Consolazione del XV secolo che trae il nome dalla “consolazione” dei condannati a morte che venivano giustiziati nelle vicinanze.
Ora la scena è dominata dal sottostante Foro Romano con la Via Sacra , l’imponente Tabularium sul colle Capitolino , la Basilica Aemilia e Julia ed una infinità di monumenti vicini e lontani che rappresentano certamente uno dei panorami più importanti a livello storico ed archeologico del mondo intero. Superato l’angolo di Via della Consolazione domina la scena il profilo alto dei palazzi Imperiali con la Domus Flavia e la Domus Augustana sul Palatino e poi troviamo a sinistra procedendo l’antichissima chiesa centrica di San Teodoro al Palatino del VI secolo. Il percorso all’altezza di Santa Anastasia permette di vedere la zona del Velabro con l’ Arco di Giano Quadrifonte tardoromano e la Chiesa di San Giorgio al Velabro del VI secolo più volte rimaneggiata e danneggiata da un attentato di matrice mafiosa nel 1993 con l’ Arco degli Argentari dell’inizio del III secolo dopo Cristo.
Il successivo attraversamento di via dei Cerchi allarga la visuale sul Circo Massimo e poi transitando per via della Greca ci avviciniamo alla chiesa paleocristiana di Santa Maria in Cosmedin con il suo campanile romanico e quindi la Bocca della Verità .
Per salire all’Aventino scegliamo la strada certamente più caratteristica , il Clivo di Rocca Savella che inerpicandosi tra resti di fortificazioni medioevali raggiunge il Giardino degli Aranci o Parco Savello ,oggi intitolato all’attore Nino Manfredi che abitava nelle vicinanze, che fa da prologo alla paleocristiana e splendida chiesa basilicale di Santa Sabina del quinto secolo . Proseguiamo in piano passando davanti a Sant’Alessio e poi non rinunciamo a dirigerci verso Sant’Anselmo non tanto per la chiesa moderna neoromanica ma per guardare la settecentesca facciata di Santa Maria del Priorato dell’Ordine di Malta , una delle pochissime opere , se non l’unica ,di Giovambattista Piranesi che fu soprattutto incisore e che in questo caso intervenne su una più antica chiesa del X secolo. Non resistiamo a sbirciare dal buco della serratura più famoso al mondo per inquadrare la cupola di San Pietro , lontana ma non poi troppo.
Assecondata la tentazione leggera ci decidiamo a scendere dall’Aventino e lo facciamo sfiorando Santa Prisca del IV o V secolo con il suo importante mitreo sotterraneo e attraversando luoghi dai nomi mitici legati alle divinità romane arriviamo a Viale Aventino. Il traguardo da puntare ora è Porta San Paolo ma non vogliamo essere banali e vogliamo vedere qualcosa di particolare, Ci inerpichiamo allora verso la Chiesa medioevale di San Saba con l’annesso convento , luogo importante del monachesimo occidentale dal VII secolo in poi nel luogo dove sorgeva la caserma della IV coorte dei Vigili imperiali, con un percorso che ci consente, costeggiando le mura , di scendere verso la Piramide di Caio Cestio costruita poco prima della nascita di Cristo dopo che l’Egitto era divenuto provincia romana. lungo un tratto assai ben conservato delle Mura Aureliane costruite dall’omonimo imperatore intorno al 270 d.c. per difendere Roma dagli attacchi dei barbari sempre più agguerriti e pericolosi.
Di qui agevolmente ci si trova a Porta San Paolo o Porta Ostiensis con l’obiettivo canonico sancito dall’itinerario delle Sette Chiese di imboccare l’Ostiense e giungere a San Paolo fuori le Mura. Questo era nel cinquecento un itinerario completamente agreste tra le vigne e noi lo vogliamo rendere un po’ più interessante senza perdere di vista la meta finale.
Da Porta San Paolo costeggiamo il Cimitero Acattolico settecentesco ove riposano artisti e letterati sommi come Keats , Shelley,Carlo Emilio Gadda e politici come Antonio Gramsci, e attraverso via Caio Cestio ci ritroviamo davanti agli occhi il Monte Testaccio o Monte dei Cocci la cui vetta identificata da una croce sovrasta di circa 35 metri le aree circostanti. Si tratta di un’altura artificiale realizzata con l’accumulo delle anfore ( cocci) rotte provenienti dal vicino Porto dell’Emporio. E ‘ un’area che in base alle personali valutazioni può apparire fortemente degradata o assolutamente stimolante, ma è importante nella storia cittadina.
E’ tempo di riprendere il percorso riguadagnando la via Ostiense. Prima di riattraversare le basse Mura Aureliane si scorge il Cimitero di Guerra del Commonwealth che pochi conoscono che ospita i resti di soldati britannici della guerra 1939-45.
Passate le mura si guadagna la via Ostiense assai povera se non fosse per una targa apposta sulla parete esterna della Centrale Montemartini inaugurata dalla giunta Nathan nel 1912 ed oggi trasformata in Museo con reperti di epoca romana provenienti dai Musei Capitolini e dall’Antiquarium comunale, esempio ormai di archeologia industriale come molti altri fabbricati in zona. La lapide ricorda la posizione di un’antichissima chiesetta dove si sarebbero incontrati in epoca neroniana San Pietro e san Paolo. Risulta difficile capire come e perché la chiesetta non sia stata salvata , magari spostandola.
Con questi pensieri arriviamo in vista di san Paolo fuori le Mura grandioso organismo paleocristiano costruito in un’antica area sepolcrale a circa tre chilometri dal luogo (Tre Fontane) in cui san Paolo fu decapitato e qui fu sepolto. Il tempio secondo per ampiezza solo a San Pietro fu restaurato dopo un rovinoso incendio ottocentesco , la struttura è però tipicamente paleocristiana a cinque navate , impressionanti. Nel fregio i medaglioni con le effigi di tutti i papi ( lo spazio è finito…) ed un chiostro medioevale del XII secolo ( visita a pagamento) dovuto al genio creativo dei Vassalletto che sarebbe il caso di vedere. Sul fianco della Basilica, che si è costretti a percorrere per uscire ,imponenti resti archeologici di colonne, basi, capitelli della basilica originaria , romana in quanto costruita prima della caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
Appena il tempo di individuare Via delle Sette Chiese e già ci proiettiamo alla seconda metà del tragitto…ma questa è un’altra storia e per oggi basta così…siamo sazi…..

16/01/2025

PASSEGGIATE ROMANE-RIONE TESTACCIO
Abbiamo parlato più volte dei rioni romani che sono parenti delle Regiones Augustee, cioè la suddivisione amministrativa della Roma della prima età imperiale. Le Regiones erano quattordici e non sono mai scomparse anche se le suddivisioni territoriali ed i nomi sono cambiati nel tempo. Dal medioevo sono diventate “Rioni” ed erano tredici da Monti (rione I) a Trastevere (rione XIII), l’unico rione fino al XVI secolo a trovarsi sulla riva destra del Tevere, poi nel 1586 Sisto V creò il rione Borgo per considerare l’agglomerato dei borghi attorno a San Pietro. In pratica i rioni coprivano tutta la città di Roma entro il grande recinto delle Mura Aureliane . Poi dopo l’unità d’Italia ed in particolare dopo la presa di Roma del 1870 si sono aggiunti altri 8 rioni con le nuove zone edificate a ridosso dell’antico centro, anche se la ufficializzazione dei nomi e dei territori si è avuta dopo la Prima Guerra Mondiale. L’aumento dei rioni è legato per Roma ad un notevole incremento demografico. Si passò dai 209.000 abitanti del 1871 ai 416.000 del 1901 e ai 917.000 del 1931. Il rione Testaccio è il rione n. 20. In realtà Testaccio faceva ovviamente parte della città, posto all’interno delle Mura Aureliane fin dal 270 d.C. circa, ma non era stato considerato un rione perché si trattava di una zona poco abitata, seppur non priva di importanza. Infatti Testaccio il cui nome deriva da Mons Testaceum , ovvero Monte dei Cocci, aveva una sua specifica importanza commerciale per la presenza del Porto Fluviale di Roma, il Porto di Ripa Grande . In questo luogo di cui ci sono ancora, come vedremo, cospicui resti, arrivavano soprattutto vino, olio, granaglie, contenuti in anfore di terracotta, e marmi pregiati. Le merci arrivavano su grandi navi a Ostia poi venivano caricate su chiatte a basso pescaggio e trascinate fino al Porto di Roma alla base dell’Aventino, a Testaccio. Le chiatte venivano tirate da animali o schiavi che si muovevano sulle rive. Le anfore venivano svuotate del loro contenuto e per motivi igienici non venivano riutilizzate ma fatte a pezzi. E il Monte dei Cocci, poi Monte Testaccio, si è formato così, con una base rocciosa sulla quale sono stati accatastati i residui di milioni e milioni di anfore, qualcuno dice addirittura 53 milioni, formando una collina artificiale alta circa 50 metri, dove ai cocci si alternavano strati di calce. Nella zona del porto c’era l’Emporium, una colossale struttura con la banchina sul Tevere (lunga oltre 500 metri) e magazzini (horrea) che in parte è stata scoperta con i lavori di costruzione dei muraglioni del Tevere dal 1882 ed oggi visibili nei pressi di Ponte Sublicio, ricostruzione ottocentesca di un ponte più volte ricostruito, legato alla memoria di Orazio Coclite. Questo porto andava a sostituire il più vecchio porto che si trovava a Foro Boario.
Dietro all’Emporium c’era il Porticus Aemilia, un’altra grande struttura commerciale. I resti dell’Emporium sono visibili sul Tevere mentre avanzi esigui del Porticus Aemilia si vedono ancora in via Vespucci.
Con la decadenza del porto, nel IV secolo d.C., la zona, all’interno delle Mura Aureliane, divenne una zona dedicata al divertimento popolare, al punto di ve**re definita “Prati del Popolo Romano”. In questa zona sorsero anche cantine nella base rocciosa del Monte dei Cocci.
Dopo il 1870 Testaccio assunse il ruolo di rione destinato prevalentemente al ceto operaio dato che i Piani Regolatori dal 1873 in poi cominciarono a destinare la zona vera e propria e limitrofa ad attività industriali e di servizio come la Fabbrica del Gas (1910), il Gazometro (1935), il Mattatoio (1888 ), la Centrale Elettrica Montemartini (1912), Mercati Generali (iniziati nel 1913) e molti altri stabilimenti industriali, Qui si cominciò a realizzare una edilizia residenziale di natura speculativa di alveari composti da molte unità abitative senza servizi e di dimensioni minime. In queste unità si registravano altissime densità abitative, anche quattro persone a vano. Il periodo di questi insediamenti va dal 1883 al 1905, ma dopo un primo periodo in cui il rione fu disegnato con il suo reticolo di vie e l’inserimento di alcune piazze , adattandolo al corso del fiume e al rilievo del Colle Aventino, ecco sorgere edifici dignitosissimi e moderni progettati da tecnici del calibro di Quadrio Pirani e Giulio Magni, commissionati dall’Istituto Case Popolari (I.C.P.), realizzati nell’arco temporale che va dal 1909 al 1930 circa, con un progressivo miglioramento delle caratteristiche delle case. Il rione assunse una fisionomia molto particolare nel panorama romano ed è portatrice di caratteri di autentica romanità e contiene ai suoi margini non indifferenti monumenti come un significativo tratto delle Mura Aureliane, Porta San Paolo, la Piramide Cestia, il Cimitero degli Inglesi (o Acattolico) ,un cimitero di guerra dei caduti nella seconda guerra mondiale del Commonwealth e resti degli insediamenti industriali del XIX secolo tra cui spicca il Mattatoio. Inoltre, il rione presenta una grande ricchezza di esercizi commerciali per la ristorazione e lo spettacolo ed è indubbiamente un grande punto di incontro. E si può sicuramente parlare di trasformazione progressiva da quartiere operaio a quartiere borghese.
Iniziamo la visita lasciando alle nostre spalle Porta Portese, costruzione seicentesca dei tempi di Papa Urbano VIII Barberini. Percorriamo il Ponte Sublicio inaugurato nel 1919 ma erede, nella medesima posizione, di un ponte in legno addirittura del VII secolo a.C. ai tempi di re Anco Marzio, legato alla vicenda di Orazio Coclite che da solo respinse gli etruschi di Porsenna che volevano invadere Roma, mentre i suoi compagni provvedevano a far cadere il ponte. Dal ponte guardiamo sulla riva sinistra del fiume e scorgiamo cospicui avanzi dell’Emporium che sono stati sistemati e ripuliti svariati anni fa. Sarebbe ora di interve**re di nuovo. Passato il ponte ci troviamo a Piazza dell’Emporio tra lungotevere Testaccio e via Marmorata dal nome evocativo. In questa piazza fu spostata dal 1935 al 2015 la famosa Fontana delle Anfore di cui parleremo più avanti. Nella piazza probabilmente il migliore esempio di architettura civile a Testaccio.
Iniziamo a percorrere via Marmorata, un tempo assai più stretta della via attuale. Deve il nome al fatto di ospitare grandi depositi di marmi e pietre provenienti a Roma da tutto l’impero. Resta visibile l’Arco di San Lazzaro che ha rappresentato per secoli il passaggio obbligato per i pellegrini che si recavano a San Paolo a visitare la tomba dell’Apostolo. Siamo sotto le pendici del Colle Aventino e si scorgono dal basso alcuni dei prestigiosi monumenti che lì si trovano.
Camminiamo su via Marmorata fino a trovare sulla destra, oltre via Galvani, la Caserma dei Vigili del Fuoco di Testaccio edificata nel 1929 su progetto di Vincenzo Fasolo, pregevole e funzionale edificio che oggi ospita anche il Museo Storico dei Vigili del Fuoco di Roma. Dalla parte opposta di via Marmorata, poco più avanti, troviamo l’edificio delle Poste, bell’esempio di architettura razionalista progettato da Libera e De Renzi, costruito tra il 1933 ed il 1935.
Siamo ormai arrivati in prossimità di Porta San Paolo e delle Mura Aureliane costruite dal 270 al 274 d.C. che sono il segno di un indubbio indebolimento della potenza militare romana. In questa zona si vede un fenomeno visibile anche altrove e cioè che il tracciato delle mura ingloba anche costruzioni più antiche, in questo caso la Piramide di Caio Cestio, costruita tra il 18 ed il 12 a.C. che testimonia la vicinanza culturale di Roma con l’antico Egitto. Ma qui la tecnica romana che utilizza il calcestruzzo, rivestito di marmo di Carrara, consente una inclinazione dei lati assai più accentuata rispetto alle piramidi egizie.
Porta San Paolo presenta la tipologia assai diffusa nelle Mura di Aureliano delle due torri che circondano la porta vera e propria che ormai risulta scollegata dalle mura per esigenze della viabilità moderna. La zona fu teatro di eroici combattimenti del 10 settembre 1943 con reparti militari dell’esercito italiano e partigiani, per tentare di evitare l’ingresso a Roma degli occupanti germanici.
Da Porta San Paolo prendiamo Via del Campo Boario e seguiamo le mura al loro esterno fino ad arrivare all’incrocio con via Nicola Zabaglia. Qui troviamo due cimiteri, a destra il Cimitero Acattolico , a sinistra il Cimitero di Guerra dei Caduti del Commonwealth.
Il Cimitero Acattolico sorge all’ombra della Piramide , ha ingresso su via Caio Cestio. Le norme pontificie vietavano di seppellire i non cattolici nelle chiese o in terra consacrata, per cui bisognava trovare un’altra sistemazione. Già nel 1716 Clemente XI concesse ad alcuni anglicani di essere sepolti presso la Piramide Cestia. Nel 1821 con Pio VII si consentì la realizzazione dell’attuale cimitero dove sono sepolti, tra gli altri, i poeti romantici inglesi Keats e Shelley e gli italiani Gramsci, Gadda, Camilleri, Napolitano. E’ certamente un luogo di grande suggestione con ingresso gratuito e richiesta di un offerta. Entreremo rapidamente per assaporare l’atmosfera romantica del luogo, ma non è prevista una visita dettagliata.
Vicino al Cimitero Acattolico c’è il Rome War Cemetery, dove riposano le salme di 426 militari del Commonwealth, in un luogo verde ordinatissimo e sereno. Un po’ più avanti su via Zabaglia, sulla sinistra c’è la Fontana del Boccale, opera del 1931 progettata dall’architetto Raffaele De Vico. Si tratta probabilmente di un altro omaggio alle anfore che hanno costituito Monte Testaccio. Sempre su via Nicola Zabaglia a destra ci troviamo quanto resta del mitico Campo Testaccio, dove l’A.S. Roma giocò dal 1929 al 1940. Il campo circondato da quattro tribune in legno coperte, imitando gli stadi inglesi, fu progettato dall’ingegnere Silvio Sensi, padre del presidente della Roma Franco. La struttura era in legno e la capienza era di 20.000 spettatori. Oggi si vede solo un prato abbandonato a sè stesso, compreso tra via Nicola Zabaglia e via Paolo Caselli. Sulla sinistra di via Zabaglia, scendiamo la rampa che si trova presso la Fontana del Boccate e ci troviamo a via di Monte Testaccio, dove si trovano moltissimi locali di ristorazione, assolutamente ineleganti ma che danno colore alla zona molto particolare. Sopra questi locali ecco troneggiare la mole del Monte dei Cocci, un chilometro circa di circonferenza, visitabile su appuntamento ma con ingresso libero fino a non molto tempo fa. Il monte artificiale è dominato da una croce e dalla sommità si gode un gran panorama sui dintorni, in particolare sull’ex mattatoio e sul moderno Mercato Testaccio. L’accesso al Monte si trova presso l’incrocio tra via Zabaglia e via Galvani. Il mercato è stato edificato nel 2012 su progetto dell’architetto Rietti. Si tratta di una interessante struttura modulare in acciaio, razionalmente organizzata che copre una importante area archeologica visitabile. L’area del mercato è individuata dalle vie Volta, Galvani, Franklin, Ghiberti. Non lontano dal nuovo mercato troviamo uno spettacolare murales, un’opera di street art che rappresenta la lupa, simbolo di Roma denominato “Jumping wolf”,opera dell’artista Roa.
A questo punto entriamo nell’ex mattatoio, importante struttura progettata da Gioacchino Ersoch e completata nel 1888. Il mattatoio è stato dismesso nel 1975 e sostituito da una struttura più moderna a via Palmiro Togliatti. Lo spostamento dell’attività ha messo a disposizione della città una grande superficie edificata che è stata utilizzata finora per: una sede del MACRO ,Museo di Arte Contemporanea, la Città dell’Altra Economia, spazio dedicato alle iniziative economiche di basso impatto ambientale ed alcune aule della Facoltà di Architettura di Roma Tre .
Il complesso dell’ex Mattatoio per estensione e posizione possiede certamente grandi potenzialità solo in parte sfruttate, troppa della consistenza è in stato di abbandono e trascuratezza. Ora sono in corso lavori di restauro di alcune facciate.
Usciamo dal Mattatoio e con via Beniamino Franklin e via Giovanni Branca raggiungiamo la grande piazza di Santa Maria Liberatrice con l’omonima Chiesa. Si tratta del maggiore centro di aggregazione del rione. La Chiesa costruita per volere di Pio X è stata realizzata negli anni 1906-1908 su progetto dell’architetto Mario Caradini. Si tratta di una chiesa a tre navate in stile neoromanico con notevoli mosaici in facciata che riprendono affreschi contenuti nell’antichissima Chiesa di Santa Maria Antiqua al Foro Romano. Il legame non è casuale perché anche Santa Maria Antiqua aveva il titolo di “Santa Maria Liberatrice”. Davanti alla chiesa si apre la grande piazza riccamente alberata.
Prendiamo via Mastro Giorgio ed arriviamo nell’altra grande piazza del rione, cioè piazza Testaccio. Una piazza quadrata molto alberata che ospita al centro la Fontana delle Anfore. Nel 1927 il Comune indisse concorsi per la realizzazione di fontane rionali. L’Architetto Pietro Lombardo vinse svariati di questi concorsi di progettazione, tra cui questo di Testaccio. Ma la bella fontana in travertino nel 1935 fu spostata a piazza dell’Emporio a causa di problemi di stabilità del terreno sottostante la fontana. Nella piazza fu sistemato un grande mercato rionale fino al 2015 quando la bella fontana fu riportata nel sito originale. L’elemento compositivo base, in ossequio alla storia del rione, è l’anfora che in frantumi costituisce il materiale costruttivo di Monte Testaccio.
Tramite via G.B. Bodoni ritorniamo su via Marmorata dove la passeggiata finisce e dove è agevole trovare mezzi pubblici per tornare verso casa, tra cui a piazzale Ostiense la Metro B. Nella passeggiata nel rione aleggia il ricordo della scrittrice Elsa Mirante che qui ebbe varie abitazioni e dove è ambientato il suo capolavoro “La Storia”.
Insomma, Testaccio è sicuramente un rione atipico, che mescola preesistenze molto antiche con realizzazioni importanti del XIX, XX e XXI secolo. Un rione che nel tempo è passato da una vocazione operaia ad una borghese, diventando anche luogo di pregiata ristorazione e di cultura. Ma ci sono le potenzialità per ulteriori sviluppi.
Giampiero

INVITO A PASSEGGIARE

15/11/2024

QUANNO S’AVVICINA L’ANNO SANTO

Quanno s’avvicina l’Anno Santo,
manca poco tempo e l’ora preme,
i cantieri li fanno tutti insieme
e noi romani ce sformamo tanto.

Nun è che contesto er Giubbileo
ma er modo in cui viene gestito,
presenta in concreto più de ‘n neo,
er popolo romano viè stranito

Sulle strade annamo a cinque all’ora,
pur co’la prescia stamo a passeggio
e spesso nun c’è manco chi lavora.

Sparisce l’occasione de parcheggio
e manneremmo tutti alla malora
propio perchè annamo sempre peggio!

Roma 15 novembre 2024 Giampiero
16448-VV

Indirizzo

Via Borgatti 11
Rome
00191

Sito Web

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MA CHE COS’E’ QUESTA PAGINA?

Sono un architetto che si avvia (molto lentamente) alla pensione, che certamente ha studiato la storia , la storia dell’architettura e dell’arte. Nella professione mi sono spesso occupato di edifici di importanza storica ma la passione in me c’era da sempre , favorita da mia madre fin dalla più tenera età. Ho lavorato e lavoro nel settore ma con una particolare sete di conoscere. E visto che la voglia di scoprire è sempre tanta e Roma ha sempre qualcosa di nuovo da mostrare (per quanto vecchio) , nel 2009 ho cominciato ad organizzare le “Passeggiate Romane” . Molte persone mi hanno seguito , molte sono scomparse , ma ci sono anche tante persone che vengono sempre , con le quali si è instaurato un bel rapporto di amicizia. Io non cerco niente di particolare , ma appartengo a quella categoria umana , forse rara , che al godimento personale ed egoistico , preferisce la condivisione. E io do quel poco che riesco a dare ricevendo sorrisi e condivisione. Un caro saluto a tutti coloro che parteciperanno e a chi per principio non ha mai voluto partecipare dico tranquillamente che si perde qualcosa. Giampiero