Ce famo quattro passi?

Ce famo quattro passi? Mi propongo di suggerire itinerari e passeggiate romane
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24/04/2024

PASSEGGIATE ROMANE-L’ARCHITETTURA A ROMA NEL ‘500- Inizio passeggiata -Via Flaminia ,altezza via Luigi Canina (Zona Belle Arti).PROPOSTA DI PASSEGGIATA
Nel XVI secolo a causa della presenza a Roma dei più grandi artisti dell’epoca e delle importanti committenze, la nostra città prende il sopravvento in architettura sulla città di Firenze dove il Rinascimento si è affermato. Ma il Sacco di Roma del 1527 segnerà un momento di brusca interruzione di questo eccezionale movimento. Gli artisti o fuggiranno da Roma o comunque gli incarichi per un po’segneranno il passo.
Queste passeggiate che si svolgono a piedi ed hanno una durata limitata non possono coprire in maniera completa l’eccezionale fioritura architettonica del XVI secolo , L’itinerario è quindi limitato ma sufficiente a dare una idea di questo straordinario periodo storico-artistico.
La passeggiata inizia con la visita a S. Andrea a via Flaminia, di Jacopo Barozzi da Vignola. comunemente conosciuto come il Vignola, un grande architetto e trattatista che concentra in un piccolo monumento alcune significative innovazioni stilistiche. E’ una piccola e pregiata architettura in laterizio del 1553, realizzata quando ormai le distruzioni e i lutti causati dai Lanzichenecchi e dalla peste erano stati superati. In pratica si tratta di un ex voto, cioè di una costruzione voluta da papa Giulio III perché durante il Sacco di Roma , quando era cardinale , si era miracolosamente salvato dai Lanzichenecchi. Il tempietto elabora il tema del Pantheon con il pronao schiacciato sulla facciata, la pianta rettangolare anziché quadrata e la cupola a pianta ellittica e non circolare. E’ anche una interessante commistione tra le piante centriche e quelle basilicali.
Imbocchiamo la via Flaminia verso Porta del Popolo e dirigiamoci girando a sinistra verso Villa Giulia. Sull’angolo ammiriamo la elegante palazzina di Pio IV (o Palazzo Borromeo) costruita nel 1561 dall’architetto e archeologo Pirro Ligorio (quello di Villa d’Este a Tivoli) per papa Pio IV Carafa. Addossata al Palazzo c’è la bella fontana detta di Giulio III dovuta al genio di Bartolomeo Ammannati.
Villa Giulia è un bellissimo esempio di villa suburbana voluta da Giulio III Ciocchi Del Monte e costruita nel 1551-53 su progetto del Vignola. Oltre la severa facciata si apre un emiciclo che dà accesso al primo cortile; seguono un bel ninfeo dovuto al fiorentino (Settignano) Bartolomeo Ammannati e magnifici giardini all’italiana. Dall’inizio del ‘900 è sede di un prestigioso museo etrusco e dell’Italia preromana.
Guardando la facciata di Villa Giulia, a sinistra vediamo una interessante architettura inglobata nel grande muro di sostegno. Si tratta dell’Arco Oscuro, da circa tre secoli trasformato in ca****la dedicata alla Madonna e chiuso, ma fino al 1797 si trattava di un passaggio che portava verso i Monti Parioli.
Ammirata Villa Giulia ed i suoi dintorni, per la via omonima, torniamo sulla via Flaminia fino a piazza del Popolo, ricca di monumenti ma non del periodo che più ci interessa oggi. Percorriamo via Ripetta e poi via della Scrofa e giriamo a sinistra a via delle Coppelle, Qui troviamo Palazzo Baldassini alle Coppelle, una sorta di felice prototipo del palazzo cinquecentesco, dovuto alla elegante inventiva di Antonio da Sangallo il Giovane , uno dei grandi protagonisti di quest’epoca radiosa. Questa è un’opera realizzata nel 1516-19 che quindi precede il Sacco di Roma , una data di confine tra un prima e un dopo. Si tratta di un palazzo che fa da modello a tutti i palazzi romani tra il XVI ed il XVIII secolo, di sublime architettura. Un grande portale inquadrato da colonne tuscaniche , niente ordini sovrapposti ma marcapiani e finestre modanate ed un superbo cornicione. Dalla strada si passa all’androne , al cortile ed al giardino retrostante con una articolazione planimetrica che ricorda le case patrizie romane. Nel palazzo sono presenti affreschi di scuola raffaellesca. Antonio da Sangallo il Giovane era già stato assistente nella Fabbrica di San Pietro alle dipendenze di Bramante.
Riprendiamo il cammino raggiungendo con il Corso, piazza Venezia e arrampichiamoci sul Campidoglio, dove possiamo ammirare un intervento di alta valenza urbana di Michelangelo, ovvero la sistemazione generale della piazza. Questa meravigliosa piazza è composta nel suo insieme da vari elementi: la cordonata capitolina , con le statue romane dei Dioscuri ai lati , la piazza vera e propria con il monumento equestre di Marco Aurelio (copia) , il Palazzo dei Conservatori ( a destra ) e dei Musei (a sinistra) ed il preesistente Palazzo Senatorio in fondo . Visto dall’alto il complesso evoca la forma del crocifisso. Il progetto complessivo della sistemazione è di Michelangelo. Paolo III Farnese commissionò la sistemazione nel 1534 ma alla morte del maestro, nel 1564, il cantiere non era ancora finito. Michelangelo ristrutturò il Palazzo dei Conservatori, quello Senatorio costruito sui resti del Tabularium dell’età di Silla e costruì ex novo il Palazzo dei Musei (i Musei Capitolini, museo pubblico più antico del mondo del 1734) ,inclinato come il palazzo antistante a creare uno spazio dinamico di forma trapezoidale. In quell’epoca fu spostata dal Laterano la statua equestre di Marco Aurelio. I lavori furono poi portati avanti da Giacomo Della Porta ( che realizzò anche la cupola di San Pietro disegnata da Michelangelo, modificandola). Di fatto il completamento dell’opera avvenne solo nel 1940 quando l’architetto Munoz realizzò il disegno della pavimentazione ideato secoli prima da Michelangelo stesso.
Michelangelo a Roma realizza svariati altri interventi difficili da conciliare nella nostra passeggiata,
A breve distanza dal Campidoglio ecco la chiesa del Gesù, già voluta nel 1551 da Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, concepita dal Vignola nel 1568 ,classico prototipo della chiesa della Controriforma che realizza in architettura i dettami del Concilio di Trento (1545-1563), ovvero la risposta cattolica-romana allo scisma di Lutero del 1517. Vignola propone la navata unica per privilegiare soprattutto l’attenzione alla predicazione. Lo schema propone facciate riconoscibili nella loro articolazione tardo cinquecentesca e la cupola. La facciata del Vignola fu comunque modificata dal suo successore Giacomo Della Porta.
Dal Gesù raggiungiamo Corso Vittorio Emanuele e troviamo nell’ordine:
Palazzo Vidoni Caffarelli, progettato da Raffaello che fu anche valente architetto oltre che divino pittore e poco più avanti sul lato opposto della via. Palazzo Massimo alle Colonne del senese Baldassarre Peruzzi.
Palazzo Vidoni Caffarelli è un’opera attribuita a Raffaello che con il Bramante fu uno sperimentatore della composizione dei palazzi romani. Si tratta di un’opera costruita dal 1515 al 1526 (Raffaello morì nel 1520).Il prospetto più antico del palazzo è quello su via del Sudario. Si tratta di una composizione che prevede un forte basamento bugnato e due piani superiori orchestrati con semicolonne binate.
Palazzo Massimo alle Colonne è un altro palazzo rinascimentale del 1532 che fa parte di un complesso di edifici già della famiglia Massimo. Ha la caratteristica unica di avere una facciata curvilinea con un porticato a piano terra (le colonne del nome). La curvatura della facciata è stata suggerita dalle preesistenze archeologiche dell’Odeon di Domiziano , teatro coperto del I sec. d.C.
Proseguiamo fino al Palazzetto Le Roy , detto anche Piccola Farnesina ai Baullari , sede del Museo Barracco , opera di Antonio da Sangallo il Giovane del 1523, parzialmente modificato alla fine dell’ottocento per i lavori di realizzazione di Corso Vittorio Emanuele. Da qui dirigiamoci verso Campo de’Fiori e poi Piazza Farnese dove giganteggia per volume e per importanza Palazzo Farnese, iniziato da Antonio da Sangallo il Giovane dal 1514, su incarico del cardinale Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III. I lavori sospesi per il Sacco di Roma ripresero solo nel 1541. Dopo la morte del Sangallo intervenne Michelangelo che caratterizzò fortemente la facciata, Poi fu la volta del Vignola e di Giacomo Della Porta. Il palazzo avrebbe dovuto essere collegato con un ponte con Villa Chigi dall’altra parte del Tevere, conosciuta come Farnesina, di Baldassarre Peruzzi, dopo l’acquisto fattone dai Farnese nel 1536.Il palazzo, un autentico capolavoro, ospita affreschi di Annibale e Agostino Carracci e del Domenichino.
Da qui portiamoci su via Giulia, la più importante via del primo Cinquecento romano, straricca di monumenti dell’epoca . Era la via che doveva emulare sulla riva sinistra del fiume l’importanza di via della Lungara in riva destra. Fu progettata per Giulio II della Rovere da Bramante nel 1508.La via proprio perché al centro della vita romana del XVI secolo presenta svariati monumenti:la fontana del Mascherone, l’Arco dei Farnese, Santa Maria dell’Orazione e Morte, Palazzo Sacchetti, Sant’Eligio degli Orefici, San Giovanni Battista dei Fiorentini ecc.
Sant’Eligio degli Orefici merita una particolare citazione per essere una esercitazione architettonica di Raffaello sul tema “chiesa”. La chiesa a croce greca con cupola fu iniziata nel 1509 su commessa della Università degli Orefici a Argentieri , ebbe varie vicissitudini e crolli ed il cantiere fu portato avanti da Baldassarre Peruzzi ed Aristotele da Sangallo. Solo nel 1575 si poté considerare finita anche se poi servirono altri interventi a causa dei danni arrecati dalle piene del Tevere prima della costruzione dei muraglioni.
Percorriamo tutta via Giulia fino a giungere all’altezza di San Giovanni dei Fiorentini dove la passeggiata termina. Questa chiesa fu ideata fin dal 1508 e si misurarono nelle proposte Jacopo Sansovino, Raffaello, Antonio da Sangallo il Giovane, Michelangelo, ma poi di fatto la chiesa fu costruita da Giacomo Della Porta ed ultimata, facciata compresa da Alessandro Galilei nel XVIII secolo.
Sono rimasti fuori dal nostro giro di Michelangelo: Porta Pia e la basilica di Santa Maria degli Angeli , di Bramante : il Chiostro di Santa Maria della Pace ed il tempietto di San Pietro in Montorio , di Baldassarre Peruzzi: la villa della Farnesina , di Raffaello : Villa Madama, oltre ad un grande numero di architetture minori civili, religiose e militari.
E’ restato fuori anche ogni discorso relativo a San Pietro che ha impegnato a livello di proposte e progetti, tutti i più grande architetti dell’epoca e a livello pratico Donato Bramante e Michelangelo. Ma è ovvio che queste passeggiate non pretendono di trattare gli argomenti in maniera esaustiva, ma sperano di stimolare o riaccendere l’interesse per queste magnifiche ricchezze che tutto il mondo di invidia.
Giampiero Leodori

01/11/2023

L’ARCHITETTURA A ROMA NEL QUATTROCENTO - PROPOSTA DI PASSEGGIATA

Quando termina il Medioevo? Premesso che si tratta sempre di schemi, c’è chi sostiene che termini nel 1453 , anno della caduta dell’Impero Romano d’Oriente e chi invece , ed è la maggioranza degli storici, che indica il 1492, anno della scoperta (o forse riscoperta) dell’America. Ma i prodromi di un tempo nuovo sono assai anteriori. Francesco Petrarca ad esempio , morto nel 1374 è già un uomo nuovo , un umanista che anticipa il Rinascimento che si svilupperà compiutamente nel Quattrocento ed in buona parte del secolo seguente. Dalla letteratura e dalla filosofia un nuovo modo di intendere passa alle arti figurative ,alla pittura, alla scultura e all’architettura. Con termini abusati l’uomo diventa il centro dell’universo , al posto del Dio medioevale che non può scomparire , ma l’uomo prende coscienza di tutto il suo valore e questa coscienza di fatto genera geni. In campo artistico i più grandi dalla storia dell’Umanità. La coscienza delle potenzialità dell’uomo si sposa con il recupero dei valori dell’antico. In letteratura ci si appassiona agli autori greci e latini , in architettura dopo i secoli del romanico e del gotico , ci si dedica allo studio approfondito dell’architettura classica che fornisce i vocaboli principali per un nuovo linguaggio , che parte dall’antico ma si lancia in una grande esplorazione. Non c’è dubbio che la città regina del Rinascimento architettonico del XV secolo sia Firenze con Filippo Brunelleschi , Leon Battista Alberti ed altri , ma poi piano piano si fanno luce altre due capitali politiche e culturali: Venezia e soprattutto Roma che nei due secoli seguenti, il ‘500 ed il ‘600 ,assurgerà ad un ruolo di primo piano superando sicuramente la magnifica Firenze. A Roma le tracce di questo glorioso Quattrocento sono molte, anche se la sovrapposizione storica ed il susseguirsi degli interventi promossi da munifici mecenati , raramente consente di trovare architetture stilisticamente pure. Poi ci sono le demolizioni , causate soprattutto dagli sventramenti mussoliniani specie quelli per la realizzazione di via della Conciliazione.
Iniziamo il nostro giro da Piazza del Popolo dove c’è la chiesa di SANTA MARIA DEL POPOLO. La chiesa ha una lunghissima storia di interventi edilizi ed è ricca di capolavori di pittura e scultura. Sono riconoscibili gli interventi del ‘400 (Epoca di Sisto IV intorno al 1472) come la facciata in travertino e la struttura a volte della chiesa su pilastri polistili. Notevolissimi i portali della facciata di chiara derivazione classica. Lasciata Piazza del Popolo prendiamo via Ripetta, poi via della Scrofa, fino a giungere a via di Sant’Agostino , qui giriamo e troviamo la chiesa di SANT’AGOSTINO e l’occhio attento noterà subito una grande somiglianza con la facciata si Santa Maria del Popolo. E’ più antica della chiesa già visitata , ultimata nel 1420 , ed è quindi il manifesto dell’architettura quattrocentesca ecclesiale a Roma. Anch’essa è strapiena di tesori e capolavori ma questo tipo di passeggiata non è descrittiva degli insiemi ,ma selettiva nei confronti degli elementi tematici scelti. Da Sant’Agostino raggiungiamo la vicinissima Piazza Navona e ci dedichiamo , fedeli al tema, alla Chiesa di SAN GIACOMO DEGLI SPAGNOLI (ora Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore). Si tratta di una chiesa che è stata sfiorata dagli sventramenti mussoliniani degli anni ’30 del XX secolo, tanto che la facciata su Corso Rinascimento è novecentesca. Ma la chiesa fu costruita nel 1440 da Bernardo Rossellino , grande allievo di Leon Battista Alberti, progettista di Pienza ed anche in particolare del Duomo di Pienza che ha una struttura interna che ricorda molto questa chiesa romana ( si tratta di due Hallenkirche cioè chiese a sala con le navate centrale e laterali della medesima altezza)
Usciamo da Piazza Navona , prendiamo via di Santa Maria dell’Anima per raggiungere TOR MILLINA che fa parte di un complesso preesistente che fu ristrutturato ai tempi di Sisto IV , quindi a fine Quattrocento, dove la torre persa la funzione difensiva viene del tutto mantenuta ed ingentilita con graffiti monocromi realizzati da Perin del Vaga . Gli affreschi sono però cinquecenteschi. Ma il complesso segna una fase di transizione tra la struttura militare ed il palazzo nobiliare, fase resa possibile dal rafforzamento del potere papale e dal maggiore ordine cittadino.
Arriviamo all’altezza di Palazzo Braschi , facciamo un doveroso saluto a Pasquino, poi attraversiamo Corso Vittorio Emanuele e ci troviamo davanti allo splendido PALAZZO DELLA CANCELLERIA che con Palazzo Venezia rappresenta la punta più alta del Quattrocento a Roma. Il palazzo fu voluto verso la fine del XV secolo dal Cardinale Riario , nipote di Sisto IV della Rovere. Si tratta di un complesso di notevolissima eleganza che comprende la precedente chiesa di San Lorenzo in Damaso (addirittura della fine del IV secolo e più volte rimaneggiata) e presenta un bellissimo cortile attribuito a Bramante e quindi degli inizi del secolo successivo. La facciata è ricca di riferimenti classici ma legata anche alle elaborazioni tipologiche degli insegnamenti di Leon Battista Alberti che è stato un importante trattatista cioè un teorico dell’architettura.
Pochi passi ancora e raggiungiamo piazza Venezia dove troviamo PALAZZO VENEZIA E CHIESA DI SAN MARCO (Evangelista al Campidoglio).
Più che Palazzo della Cancelleria questo è il vero manifesto della nuova architettura, anche se meno elegante del precedente. Il palazzo costruito tra il 1455 ed il 1467 è di chiara ispirazione albertiana , forse ci lavorò Bernardo Rossellino ma gli studi più accreditati indicano Francesco Del Borgo come possibile architetto. Fa impressione sapere che il palazzo sia stato integralmente costruito con travertino proveniente dal Colosseo e dal Teatro di Marcello. Cosa sarebbero stati oggi questi monumenti senza tali depredazioni? Nelle facciate , nella Chiesa di San Marco e nel suo portico, nel grande cortile interno , nella scala monumentale, si trovano innumerevoli citazioni dell’architettura romana , segno tangibile del nuovo messaggio. IL Palazzo era legato al cosiddetto Palazzetto Venezia che venne spostato nella posizione attuale nel 1913 nell’ambito delle trasformazioni indotte dalla costruzione dell’Altare della Patria. Del grande lavoro fatto per lo spostamento ci potrebbe parlare Madama Lucrezia , una delle statue parlanti di Roma, amica di Pasquino, che da quell’epoca si trova all’angolo tra il Palazzo ed il Palazzetto. E’ il risultato di un rinvenimento casuale nell’Iseo Campense di Campo Marzio, cioè un grande complesso dedicato ai culti egizi che tanto materiale archeologico ha fornito alla città. Attraversiamo piazza Venezia e raggiungiamo la BASILICA DEI SANTI APOSTOLI. L’elemento che qui ci interessa , in una basilica minore molto trasformata è l’elegante portico quattrocentesco voluto da Martino V Colonna. Diciamo che l’impronta quattrocentesca si è conservata più nei palazzi che nelle chiese.
Raggiungiamo il Corso , lo percorriamo per un tratto verso Piazza Del Popolo , lo attraversiamo e ci dirigiamo a Piazza Capranica. Qui troviamo notevoli elementi quattrocenteschi in PALAZZO CAPRANICA. Sul portale è riportata la data di costruzione del palazzo, 1451. Ma più che una costruzione integrale si trattò di una ristrutturazione con ampliamenti e questo si capisce dalla commistione di elementi architettonici trecenteschi e quattrocenteschi. Il palazzo è sede di un prestigioso seminario , l’Almo Collegio Capranica. Pochi passi passando per piazza della Rotonda , che non fa mai male ed arriviamo a SANTA MARIA SOPRA MINERVA nel cui chiostro siamo entrati grazie ai buoni uffici di Remo Cenci nell’ultima passeggiata. Si tratta di una chiesa gotica , l’unica di Roma , ma la facciata fu iniziata nel 1453 anche se finita assai più tardi. Le volte delle navate laterali della chiesa sono del ‘300 , la navata centrale è quattrocentesca come età ma di fattura gotica , ovviamente un gotico italiano che ha prodotto immensi capolavori ( Duomo di Siena, Duomo di Orvieto) ma ha poco da spartire con il gotico dell’Ile de France ovvero il gotico classico.
Ora dobbiamo passeggiare un po’ ed avvicinarci al Tevere per guadagnare
PONTE SISTO. Lo facciamo tagliando via dei Cestari, Largo di Torre Argentina , via dei Giubbonari , via dei Pettinari. Il Ponte ha un aspetto tipicamente quattrocentesco non da molto restaurato (anno 2000) eliminando superfetazioni ottocentesche (parapetti metallici) . Sta nel sito dell’antico Ponte di Agrippa del 12 a.C. . Crollò in una piena del Tevere del 791 d.C. Ricostruito da papa Sisto IV della Rovere con il preciso intento di favorire i movimenti dei pellegrini tra le due sponde del Tevere per il Giubileo del 1475 , l’architetto fu Baccio Pontelli.
Il percorso fatto ci ha impedito di vedere due importanti monumenti quattrocenteschi di diversa tipologia che voglio citare.
L’ OSPEDALE DI SANTO SPIRITO grande esempio di struttura sanitaria con il padiglione originario che prospetta sul Tevere, dai tipici caratteri quattrocenteschi (sulla riva destra) e l’ ALBERGO E LOCANDA DELL’ORSO (sulla riva sinistra). Questo albergo mantiene la sua destinazione dal ‘400 e presenta caratteri stilistici dell’epoca.
Attraversando il Tevere a Ponte Sisto ci tuffiamo nel folclore di Trastevere e andiamo a caccia di case e palazzi. Ci sono svariati fabbricati tra Ponte Garibaldi e l’Isola Tiberina nella zona di Piazza Sidney Sonnino che vengono definiti complessivamente le CASE DEGLI ANGUILLARA. La più importante è quella oggi occupata dalla Casa di Dante , sovrastata da una torre. Tale complesso con un bel portico all’interno assunse la configurazione attuale nel 1455 per volere del Conte Everso II della nobile famiglia degli Anguillara. Tipici sono il disegno e le modanature della aperture perimetrali, ben rappresentative della nostra epoca . Da piazza Sonnino entriamo a via della Lungaretta e la percorriamo fino a piazza in Piscinula dove troviamo la Casa Mattei che presenta spiccati caratteri quattrocenteschi ed una storia fosca di faide famigliari.
Siamo all’altezza dell’Isola Tiberina e noi a cui piace camminare ritorniamo in riva sinistra. Ci infiliamo nel Ghetto per vedere alcuni edifici quattrocenteschi: PALAZZO MANILIO fatto costruire da Lorenzo Manilio nel 1468 in quella che oggi è via del Portico d’Ottavia . Le decorazioni, i fregi, le iscrizioni, sono una chiara prova della presa di coscienza nei confronti dell’antico. Il Ghetto presenta altri svariati fabbricati con caratteri dell’architettura del Quattrocento , come Palazzo Mattei alle Tartarughe a Piazza Costaguri con una splendida scala coperta a portico ed il caratteristico Palazzo Santacroce con un rivestimento a bugnato che precorre forse di poco il più famoso Palazzo dei Diamanti di Ferrara di Biagio Rossetti. Questo palazzo si trova all’angolo tra via in Publicolis e via Santa Maria del Pianto.
Qui termina la nostra passeggiata , seguendo le tracce del Quattrocento a Roma , ricco ma non come i due secoli successivi di cui seguiremo le splendenti tracce in prossime passeggiate.
E queste tracce cercheremo di seguirle tutte

Giampiero

28/09/2023

PASSEGGIATE ROMANE – LE FONTANE ROMANE

Forse nessuna città dell’antichità ha mai avuto una dotazione d’acqua pro capite come Roma . Ben 11 acquedotti costruiti tra il 312 a.C. ed il 226 d.C. portavano un’enorme quantità d’acqua nella città. Vari i fattori : l’indubbia quantità (e qualità) di sorgenti nei monti intorno a Roma e la eccezionale capacità tecnica ingegneristica dei romani, capaci di gestire percorsi lunghissimi, con pendenze perfettamente ripartite. E i romani avevano anche capito che l’acqua può diventare architettura e per questo costruirono tante fontane spettacolari. Una , a piazza S.Maria in Trastevere , esiste ancora, ed è la più antica ancora in funzione. Ma quel formidabile sistema di acquedotti nel medioevo scomparve quasi completamente , la mancanza di manutenzione e i crolli delle strutture furono spalleggiati dai barbari invasori che ogni volta che si avvicinavano a Roma , pensavano bene di tagliare gli acquedotti per prendere la città per sete. Ma i romani , di bocca buona, per necessità bevevano l’acqua del Tevere che non era il massimo, ma con quest’acqua magari si moriva di colera o di peste ma non di sete. Dopo il medioevo i papi pensarono di restaurare alcuni acquedotti antichi e di costruirne altri 5 e Roma restò una città ricchissima d’acqua. Ci spostiamo sulla via Flaminia dove c’è un fabbricato antico di una certa rilevanza. Si tratta del Palazzo di Pio IV o Palazzo Borromeo , opera del 1561 di Pirro Ligorio (quello di Villa d’Este a Tivoli per intenderci) , costruito in quella che era la Vigna di Giulio III , il committente di Villa Giulia del Vignola e dell’Ammannati. Oggi il Palazzo è sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Qui in una scenografica composizione c’è la prima fontana o Fontana dell’Acqua Vergine, quella sull’angolo del palazzo , che fungeva anche da abbeveratoio. Si dice che il mascherone sia il ritratto di Michelangelo e c’è da crederci.
Dall’altro lato di via di Villa Giulia c’è la moderna Fontana delle Conche.
Più avanti sullo stesso lato della via si vedono delle arcate murate . Lì era inserita un’altra fontana con una vasca di recupero archeologico sormontata da una grande valva di conchiglia . Si tratta di tre fontane che hanno subito molti rimaneggiamenti ma la loro presenza si spiega con la grande abbondanza d’acqua locale dovuta alla presenza dell’Acqua Vergine, unico acquedotto romano rimasto sempre in funzione da Augusto a noi.
Percorriamo la Flaminia fino a Porta del Popolo costeggiando l’elegante palazzina neoclassica (Valadier-Canina) dell’Accademia Filarmonica Romana e la mole novecentesca del Ministero della Marina, e la oltrepassiamo. Ai due lati, addossate ai fabbricati che circondano la porta ,due cannelle che buttano acqua in antichi sarcofagi romani strigilati. A destra e sinistra dei grandi emicicli di piazza del Popolo disegnati da Giuseppe Valadier, le fontane di inizio ‘800 della Dea Roma ( a sinistra verso il Pincio) e del Nettuno ( a destra verso il Tevere). Sono opere di età neoclassica disegnate da Giuseppe Valadier , cui si deve quasi tutto quello che c’è nella piazza, scolpite da Giovanni Ceccarini. Al centro della piazza il pezzo forte : la magnifica Fontana dei Leoni che circonda l’obelisco Flaminio, con i quattro leoni in stile egizio che gettano acqua in altrettante vasche. Una fontana c’’era già dal 1572 ad opera di Giacomo Della Porta , poi Sisto V nel 1589 fece erigere da Domenico Fontana l’obelisco egizio proveniente dal Circo Massimo, dopo essere stato portato a Roma da Augusto. La fontana fu modificata dal solito Valadier dopo che la piazza era diventata la elegantissima porta di accesso a Roma , anche con il concorso di Bernini che modificò l’antica Porta Flaminia. Sempre del ‘600 sono le due chiese (quasi) gemelle di Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli.
CI troviamo al più famoso trivio del mondo, il Tridente progettato da Raffaello e ce ne andiamo per via Ripetta . All’angolo con via dei Portoghesi una degnissima fontanella e più avanti, dove la via cambia nome (via della Scrofa) proprio la scrofa in marmo da cui usciva l’Acqua Vergine.
Arriviamo all’Ara Pacis e ci soffermiamo a guardare la fontana moderna nel complesso progettato da Meyer…forse non è un granché ma è comunque l’omaggio all’acqua di Roma. C’è chi dice che sia una specie di barriere visiva con i suoi zampilli vero il traffico di Lungotevere, chi sostiene che voglia ricordare l’elegantissimo Porto di Ripetta che stava proprio lì.
Cambiamo direzione, giriamo a sinistra e prendiamo via Tomacelli, attraversiamo il Corso ed eccoci all’augusta via Condotti , dove i “condotti” sono proprio i tubi dell’Acqua Vergine. Arriviamo ad uno dei pezzi forti della passeggiata: la Barcaccia berniniana di Pietro Bernini (padre) e Gian Lorenzo (figlio), un capolavoro anche di idraulica oltre che di bellezza . Pare che la realizzazione sia legata ad una barca che la grande piena del Tevere del 1598 depositò proprio dove ora si trova la fontana. L’incarico di realizzare la fontana fu data a Pietro Bernini da Urbano VIII Barberini nel 1629 , ma grande fu il contributo di Gian Lorenzo. La “Barcaccia” fu incassata nel terreno per meglio sfruttare la bassa pressione che l’Acqua Vergine garantiva in zona.
Riprendiamo via del Tritone ed io, che sono pietoso, vi evito la salita che costeggia Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane , per farvi vedere proprio le fontane. Si trovano in uno scenografico incrocio con i quattro angoli guarniti da altrettante fontane dedicate due a importanti fiumi (Tevere ed Arno) e due a divinità pagane (Giunone e Diana). Non sono conosciuti con certezza gli autori dei disegni delle fontane, né gli scultori.
Siamo a piazza Barberini dove giganteggia la Fontana del Tritone , opera del 1642-43 del solito Gian Lorenzo Bernini , artista prediletto di Urbano VIII.
Questo papa in un’area allora suburbana si era fatto costruire con il concorso di Carlo Maderno , dello stesso Bernini e di Francesco Borromini un principesco palazzo nel 1625. La fontana ne rappresentava un arricchimento ed “un pubblico ornamento della città”. I tritoni nella mitologia classica erano l’equivalente maschile delle sirene , mezzi uomini e mezzi pesci. La fontana infatti presenta elementi marini. Dentro la grande vasca , quattro delfini sostengono una grande conchiglia bivalve aperta su cui si erge il tritone con la sua coda di pesce ed il muscoloso torso eretto nel gesto di suonare, a mo’ di buccina, una conchiglia. Sulla base, tra i delfini lo stemma della famiglia Barberini , cioè tre api e la tiara papale o triregno. La fontana fu alimentata con l’Acqua Felice derivante da un acquedotto completato da Sisto V (Felice Peretti) nel 1587 ma già iniziato in epoca precedente.
Nella medesima piazza attira l’attenzione anche un’altra fontana. La Fontana delle Api, sempre di concezione berniniana, costruita nella forma originaria nel 1644 come abbeveratoio. Oggi è all’incrocio della piazza con via Veneto ma in origine si trovava all’incrocio della stessa piazza con via Sistina, ma nel 1880 fu smontata per esigenze di traffico e portata nel deposito comunale di Testaccio. Nel 1915 si decise di rimetterla in opera ma la maggior parte dei pezzi era andata smarrita. (Chi se li è rubati? E dove staranno?). Allora lo scultore Adolfo Apolloni fece del suo meglio per ricostruirla ma con non poche differenze rispetto all’originale. La fontana è costituita da una conchiglia bivalve aperta con la valva superiore perfettamente verticale e la inferiore che funge da vasca poggiata su un basamento di massi. Nel raccordo tra le due metà,le api, cioè gli elementi araldici dei Barberini. L’iscrizione sulla valva superiore inneggia a Urbano VIII che commissionò la fontana per ornamento ed utilità pubblica.
Camminiamo per via del Tritone in tutto relax. Arriviamo a via della Stamperia dove ci aspetta la fontana più bella del mondo: Fontana di Trevi. Totò l’aveva venduta ad un italoamericano ma per fortuna sta ancora qua. E’ una meraviglia che inneggia alla sovranità dell’Oceano , con accenni mitologici pagani , in un epoca in cui il classicismo aveva mitigato certe rigidezze ed in nome del bello si poteva far tutto, o quasi. E se l’epoca è ormai neoclassica si tratta di un’esplosione di bellezza e vitalità barocca.
La storia della fontana è lunga , la sintetizzo. In zona arrivava la solita Acqua Vergine , cioè l’acquedotto realizzato da Marco Vipsanio Agrippa sotto Augusto. Le acque erano state portata a Campo Marzio per alimentare tra le altre cose le Terme di Agrippa al Pantheon. Dopo l’epoca romana l’acqua continuava ad arrivare nella località dove esisteva un “trivio” e nel punto terminale esisteva una fontana con tre bocche e tre vasche . La prima rappresentazione disponibile è del 1410. Nel 1453 Nicolò V incaricò Leon Battista Alberti di modificare la fontana. Ma fu nel periodo barocco che si pensò concretamente ad una definitiva trasformazione. Clemente XII nel 1731 promosse un concorso a cui parteciparono i più valenti architetti del tempo: Ferdinando Fuga, Luigi Vanvitelli , Nicola Salvi il cui progetto vinse. La costruzione iniziò nel 1732 e terminò nel 1762 sotto la direzione di Pietro Bracci e del figlio Virginio. L’opera si appoggiò al Palazzo Poli . Il tema è l’oceano. C’è una grande vasca su cui insiste una scogliera . Sullo sfondo tre nicchie, nella centrale il dio Oceano, nelle laterali la Salubrità e l’Abbondanza. Il dio guida un cocchio a forma di conchiglia trainata da due cavalli, uno irrequieto tenuto a bada da un tritone giovane e l’atro più tranquillo accompagnato da un tritone anziano. A coronamento della facciata un attico dove campeggia lo stemma araldico di Clemente XII Corsini. La fontana è stata restaurata ultimamente e ottimamente dalla ditta di una cara amica, Paola Conti che ha fatto lavorare con sé in questo cantiere mia figlia Chiara , fresca di studi proprio di restauro, architettonico e manuale, con un percorso di otto anni. Una piccola grande soddisfazione.
Riprendiamo il Tritone ed arriviamo a Piazza Colonna. Qui da una parte c’è una delle tante fontane romane di un grande specialista , Giacomo Della Porta. E’ una realizzazione del 1575-77 alimentata dall’Acqua Vergine. La vasca è ovale ed era stata pensata collocata vicino alla Colonna di Marco Aurelio. ma poi fu realizzata vicino a via del Corso (via Lata). Lo scultore fu Leonardo Sormani.
Giriamo per vie cariche di fascino e storia e raggiungiamo piazza della Rotonda, ovvero il maestoso Pantheon. E qui c’è un’articolata fontana del 1575 ,commissionata da Gregorio XIII Boncompagni, non grande, ma preziosa , dominata da un piccolo obelisco egizio di Ramesse II, ritrovato nel XIV secolo e proveniente dal Tempio di Iside , arricchita da delfini e mascheroni, elementi ricorrenti nelle fontane romane di Rinascimento e Barocco. Anche questa fontana è dovuta all’estro progettuale di Giacomo Della Porta ed allo scalpello di Leonardo Sormani. La vasca ha forma quadrata lobata , il basamento che sostiene l’obelisco è un insieme di rocce e delfini con mascheroni che al pari dei delfini gettano acqua.
E dopo tanta ricchezza il botto finale. Non solo le due fontane laterali, quella di Nettuno e quella del Moro,ma soprattutto quella centrale , la Fontana dei Fiumi , di Gian Lorenzo Bernini, un autentico genio. Siamo giunti a Piazza Navona. La cui attuale sistemazione si deve a Papa Innocenzo X Pamphilj all’inizio del XVII secolo. Le due fontane laterali fanno parte della progettazione unitaria ma hanno storie diverse. La prima fu progettata in origine da Giacomo Della Porta ma non completata fino al XIX secolo. La seconda è di disegno berniniano e fu scolpita nel 1654 da Ludovico Rossi di Fiesole.
Più importante e magnifica la centrale Fontana dei Quattro Fiumi, opera somma di Gian Lorenzo Bernini. Costruita tra il 1647 ed il 1651, consta di un obelisco egizio sostenuto da un basamento che si erge da una vasca . L’obelisco proveniva dall’Iseo Campense, trasportato poi da Massenzio sull’Appia presso il mausoleo del figlio Valerio Romolo e dopo il crollo fu recuperato nel ‘600 da papa Innocenzo X. Il basamento è affiancato dalle statue di quattro grandi fiumi che rappresentano quattro distinti continenti: Gange (Asia) , Nilo (Africa) , Rio della Plata (America) , Danubio (Europa). E’ un tripudio di rocce e animali selvatici , arricchito da piante e dagli stemmi araldici dei Pamphilj. Un capolavoro senza se e senza ma.
E con questa meraviglia impressa sulla retina , sciogliamo le righe. La passeggiata è finita, grazie a chi ha partecipato. A Roma non si muore di sete!
Giampiero

Indirizzo

Via Borgatti 11
Rome
00191

Sito Web

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MA CHE COS’E’ QUESTA PAGINA?

Sono un architetto che si avvia (molto lentamente) alla pensione, che certamente ha studiato la storia , la storia dell’architettura e dell’arte. Nella professione mi sono spesso occupato di edifici di importanza storica ma la passione in me c’era da sempre , favorita da mia madre fin dalla più tenera età. Ho lavorato e lavoro nel settore ma con una particolare sete di conoscere. E visto che la voglia di scoprire è sempre tanta e Roma ha sempre qualcosa di nuovo da mostrare (per quanto vecchio) , nel 2009 ho cominciato ad organizzare le “Passeggiate Romane” . Molte persone mi hanno seguito , molte sono scomparse , ma ci sono anche tante persone che vengono sempre , con le quali si è instaurato un bel rapporto di amicizia. Io non cerco niente di particolare , ma appartengo a quella categoria umana , forse rara , che al godimento personale ed egoistico , preferisce la condivisione. E io do quel poco che riesco a dare ricevendo sorrisi e condivisione. Un caro saluto a tutti coloro che parteciperanno e a chi per principio non ha mai voluto partecipare dico tranquillamente che si perde qualcosa. Giampiero


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