04/04/2025
IL CAMMINO DELLE SETTE CHIESE-PRIMA PARTE DA SAN PIETRO A SAN PAOLO FUORI LE MURA.
SULLE ORME DELLA STORIA
L’ITINERARIO DELLE SETTE CHIESE – PRIMA PARTE
Gli itinerari , il senso del cammino , sono sempre affascinanti ma a volte l’incedere nello spazio concede anche il privilegio di incedere nella storia. C’è il rischio che qualcuno legga l’Itinerario delle Sette Chiese , inventato da San Filippo Neri , come un percorso devozionale. Ora se è pacifico notare che la storia di Roma è intimamente intessuta con la storia della Cristianità , non si può disconoscere che sacro e profano, anche a Roma, si intersecano vorticosamente. Ho voluto percorrere in anticipo l’itinerario , nella sua prima parte da Ponte Sant’Angelo a San Paolo fuori le Mura ,per cercare di cogliere , in maniera necessariamente sintetica, una parte infinitesimale degli stimoli che nascono dal cammino. L’itinerario è stato ricostruito con fedeltà ma senza essere troppo rigorosi. L’idea è stata quella di percorrere , il più possibile i tracciati esistenti a metà del XVI secolo , evitando tutte quelle arterie che non esistevano ancora , senza rinunciare a qualche piccola deviazione che consenta di allargare l’orizzonte e rendere la lunga passeggiata una esperienza di spessore dove una Roma a volte arcinota a volte segreta e nascosta, sia la protagonista assoluta. E questo itinerario ricostruito ci permetterà anche di avere pochi contatti con la Maratona che condizionerà , in bene, per un giorno la vita cittadina.
La prima deroga riguarda la partenza , non da Santa Maria in Vallicella detta la Chiesa Nuova ma da Ponte Sant’Angelo.
Notiamo subito che Corso Vittorio non c’era e che nel ‘500 per andare a San Pietro si passava sull’antico Ponte Elio costruito dall’Imperatore Adriano e poi divenuto appunto Ponte Sant’Angelo . E’ il ponte dei pellegrini che nei Giubilei si recavano alla tomba di Pietro e poi in altre basiliche dando il via alla tradizione che San Filippo Neri riprenderà ampliandola.
Dal ponte abbellito dalle statue di scuola berniniana si procedeva e si procede verso l’ Ospedale di Santo Spirito dove i seguaci di San Filippo facevano visita agli ammalati. L’Ospedale, il più antico di Roma sorge in un’area già di proprietà della nazione sassone dove nell’VIII secolo esisteva un ostello per i pellegrini che venivano dall’Inghilterra , fu trasformato in ospedale poco prima del 1200. L’aspetto attuale nella parte verso il Tevere risale al XV secolo e presenta caratteri decorativi gotici , tra i pochi presenti a Roma. E’ un esempio importante di struttura sanitaria del primo Rinascimento ed un’architettura veramente notevole.
Se ne costeggia il fianco su Via dei Penitenzieri e si arriva alla cinquecentesca chiesa di Santo Spirito in Sassia che fa parte del grande complesso dell’ospedale ed è legata ai nomi degli Architetti Antonio da Sangallo il Giovane e Ottavio Mascherino . Da qui percorrendo un piccolo tratto di Via della Conciliazione che ha di fatto inglobato lo spazio di antichi Borghi eliminando la famosa “Spina”, si arriva in Piazza San Pietro che ci sforzeremo di vedere con gli occhi dei pellegrini del Cinquecento : niente obelisco, niente colonnato berniniano , niente facciata del Maderno , niente cupola ma un enorme cantiere in fermento. Giusto il tempo di vedere da uno dei due “fuochi” della grande ellisse le colonne perfettamente allineate per poi allontanarsi senza visitare la grande chiesa Vaticana. Per via dei Penitenzieri si arriva ad oltrepassare Porta Santo Spirito poderosa costruzione dell’inizio del Cinquecento di Antonio da Sangallo il Giovane aperta nelle mura Leonine non completata anche per una serie di dissidi tra lo stesso Sangallo e Michelangelo. La porta rappresenta un punto nodale del percorso che poi mira a raggiungere a breve distanza Via della Lungara detta anticamente Via Santa per il flusso di pellegrini che attraversava questo percorso naturale tra il Tevere ed il Gianicolo per andare a San Pietro (i Lungotevere sono un’invenzione della fine dell’Ottocento , dopo il 1870 quando vennero costruiti i muraglioni a difesa della città dalle piene del fiume) passando davanti al cinquecentesco Palazzo Salviati alla Lungara severa e imponente architettura di Giulio Romano e Nanni di Baccio Bigio ,per poi scendere al livello originario della via da dove si accede , ma noi non lo faremo (per fortuna) al Carcere di Regina Coeli, seicentesco nella parte più antica e già adibito a convento , trasformato in carcere alla fine dell’ottocento dopo l’espropriazione da parte dello Stato Italiano, alla Chiesa di San Giuseppe sulla destra e a quella di San Giacomo alla Lungara sulla sinistra.
Dopo diventano protagonisti due importanti fabbricati civili , sulla destra il Palazzo Corsini già appartenente ai Riario nel XVI secolo e poi trasformato da Ferdinando Fuga alla metà del ‘700, fu abitato da Cristina di Svezia e sulla sinistra la Farnesina costruita da Baldassarre Peruzzi per Agostino Chigi e riccamente affrescata all’inizio del Cinquecento da Raffaello, Sodoma, Giulio Romano , Sebastiano del Piombo e Baldassarre Peruzzi e oggi sede dell’Accademia dei Lincei.
La presenza di questi palazzi fornisce la dimensione dell’importanza urbana di Via della Lungara, così come sull’altro lato del Tevere , Via Giulia. Erano arterie di primaria importanza.
La via dopo aver costeggiato anche il Giardino Botanico raggiunge Porta Settimiana ,porta del recinto delle Mura Aureliane il cui nome è legato probabilmente a Settimio Severo ma la cui menzione risale solo al XII secolo, da cui si accedeva alla parte più antica del Rione Trastevere.
Da qui il percorso dell’itinerario delle Sette Chiese si fa un po’ sibillino , ma non poi troppo , perché c’è subito pronta la coloratissima Via della Scala con la Chiesa di Santa Maria della Scala costruita da Francesco Cipriani da Volterra a cavallo dei secoli XVI e XVII contenente una icona molto venerata, fino a giungere alla piazza di Sant’Egidio con l’omonima chiesa. Nella Piazza ha oggi sede nell’antico convento il Museo del Folklore e dei Poeti Romaneschi e alla monumentale basilica di Santa Maria in Trastevere ricca di suggestioni medioevali con il mosaico dell’abside di Pietro Cavallini e la fontana di aspetto barocco nella piazza, probabilmente la più antica fontana romana ancora funzionante ,varie volte riadattata da nomi sommi dell’architettura , tra cui , ultimo Carlo Fontana.
Da qui l’itinerario torna intellegibile perché avendo come punto obbligato il Ponte Cestio all’Isola Tiberina , c’è e c’era Via della Lungaretta che porta proprio lì , praticamente in linea retta . Si attraversa il cuore pulsante di Trastevere che era e resta tuttora una delle anime più autentiche di questa città. Nell’attraversamento di Viale Trastevere spicca sulla destra la mole di san Crisogono basilica del IV secolo fortemente rimaneggiata in epoca romanica e barocca e sulla sinistra il medioevale Palazzo degli Anguillara immortalato da Ettore Roesler Franz con le altre case della medesima famiglia che prospettavano direttamente sul Tevere.
Attraverso il percorso vivace di via della Lungaretta si giunge al Tevere, ma prima ,con la quinta della quattrocentesca Casa dei Mattei , si sbocca a Piazza in Piscinula il cui nome ricorda la presenza di antiche terme con la chiesa di San Benedetto in Piscinula che vanta il più piccolo campanile (romanico) della città. A questo punto basta semplicemente attraversare il Lungotevere per approdare all’Isola Tiberina, motivo della nascita di Roma nel suo sito e luogo sacro prima ad Esculapio e poi comunque dedicato alla Medicina con l’Ospedale dei Fatebenefratelli. Notevole lì la Chiesa di San Bartolomeo all’Isola costruita nel X secolo sulle rovine del Tempio di Esculapio con all’interno un notevole pozzo scolpito probabile opera di Pietro Vassalletto . L’Ospedale San Giovanni di Dio o Fatebenefratelli risale alla fine del Cinquecento, fu edificato sulle rovine di un altro tempio dedicato a Giove. Costeggiando la facciata seicentesca di San Giovanni Calibita si arriva alla Torre dei Caetani con la testa marmorea della “pulzella” e il Ponte Fabricio o Quattro Capi così detto per due erme quadrifronti presenti sui parapetti.
Si riattraversa il Lungotevere (per noi inesistente) e ci si trova nell’antico Ghetto. Sappiamo che certamente i cortei antichi di lì salivano all’Aventino ma noi non rinunciamo ad un percorso assai interessante. Ci dirigiamo verso il Portico d’Ottavia di epoca Augustea e ci troviamo davanti l’antica Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria la cui facciata utilizza le colonne corinzie del Portico d’Ottavia. Il nome deriva dalla presenza nelle vicinanze di un antico mercato del pesce. . Riusciamo a dare un’occhiata fugace al Teatro di Marcello e al Palazzo Orsini di Monte Savello edificato sulle sue rovine quando il teatro divenne un fortilizio.
Non rinunciamo a percorrere vicoli antichi del Ghetto fino a giungere a Piazza Campitelli da cui si scorge il Campidoglio ma prima si costeggiano palazzi importanti come Palazzo Albertoni Spinola e Palazzo Capizucchi entrambi del XVI secolo e la Chiesa tardo cinquecentesca di Santa Maria in Campitelli di antichissima origine ricostruita nel sec. XVII da Carlo Rainaldi.
Giungiamo quindi in un’altra area assai alterata dagli sventramenti mussoliniani e per questo costeggiamo il Campidoglio in Vico Jugario lasciando a destra l’area archeologica di Sant’Omobono e poi più avanti sotto alla Rupe Tarpea troviamo la Chiesa di Santa Maria della Consolazione del XV secolo che trae il nome dalla “consolazione” dei condannati a morte che venivano giustiziati nelle vicinanze.
Ora la scena è dominata dal sottostante Foro Romano con la Via Sacra , l’imponente Tabularium sul colle Capitolino , la Basilica Aemilia e Julia ed una infinità di monumenti vicini e lontani che rappresentano certamente uno dei panorami più importanti a livello storico ed archeologico del mondo intero. Superato l’angolo di Via della Consolazione domina la scena il profilo alto dei palazzi Imperiali con la Domus Flavia e la Domus Augustana sul Palatino e poi troviamo a sinistra procedendo l’antichissima chiesa centrica di San Teodoro al Palatino del VI secolo. Il percorso all’altezza di Santa Anastasia permette di vedere la zona del Velabro con l’ Arco di Giano Quadrifonte tardoromano e la Chiesa di San Giorgio al Velabro del VI secolo più volte rimaneggiata e danneggiata da un attentato di matrice mafiosa nel 1993 con l’ Arco degli Argentari dell’inizio del III secolo dopo Cristo.
Il successivo attraversamento di via dei Cerchi allarga la visuale sul Circo Massimo e poi transitando per via della Greca ci avviciniamo alla chiesa paleocristiana di Santa Maria in Cosmedin con il suo campanile romanico e quindi la Bocca della Verità .
Per salire all’Aventino scegliamo la strada certamente più caratteristica , il Clivo di Rocca Savella che inerpicandosi tra resti di fortificazioni medioevali raggiunge il Giardino degli Aranci o Parco Savello ,oggi intitolato all’attore Nino Manfredi che abitava nelle vicinanze, che fa da prologo alla paleocristiana e splendida chiesa basilicale di Santa Sabina del quinto secolo . Proseguiamo in piano passando davanti a Sant’Alessio e poi non rinunciamo a dirigerci verso Sant’Anselmo non tanto per la chiesa moderna neoromanica ma per guardare la settecentesca facciata di Santa Maria del Priorato dell’Ordine di Malta , una delle pochissime opere , se non l’unica ,di Giovambattista Piranesi che fu soprattutto incisore e che in questo caso intervenne su una più antica chiesa del X secolo. Non resistiamo a sbirciare dal buco della serratura più famoso al mondo per inquadrare la cupola di San Pietro , lontana ma non poi troppo.
Assecondata la tentazione leggera ci decidiamo a scendere dall’Aventino e lo facciamo sfiorando Santa Prisca del IV o V secolo con il suo importante mitreo sotterraneo e attraversando luoghi dai nomi mitici legati alle divinità romane arriviamo a Viale Aventino. Il traguardo da puntare ora è Porta San Paolo ma non vogliamo essere banali e vogliamo vedere qualcosa di particolare, Ci inerpichiamo allora verso la Chiesa medioevale di San Saba con l’annesso convento , luogo importante del monachesimo occidentale dal VII secolo in poi nel luogo dove sorgeva la caserma della IV coorte dei Vigili imperiali, con un percorso che ci consente, costeggiando le mura , di scendere verso la Piramide di Caio Cestio costruita poco prima della nascita di Cristo dopo che l’Egitto era divenuto provincia romana. lungo un tratto assai ben conservato delle Mura Aureliane costruite dall’omonimo imperatore intorno al 270 d.c. per difendere Roma dagli attacchi dei barbari sempre più agguerriti e pericolosi.
Di qui agevolmente ci si trova a Porta San Paolo o Porta Ostiensis con l’obiettivo canonico sancito dall’itinerario delle Sette Chiese di imboccare l’Ostiense e giungere a San Paolo fuori le Mura. Questo era nel cinquecento un itinerario completamente agreste tra le vigne e noi lo vogliamo rendere un po’ più interessante senza perdere di vista la meta finale.
Da Porta San Paolo costeggiamo il Cimitero Acattolico settecentesco ove riposano artisti e letterati sommi come Keats , Shelley,Carlo Emilio Gadda e politici come Antonio Gramsci, e attraverso via Caio Cestio ci ritroviamo davanti agli occhi il Monte Testaccio o Monte dei Cocci la cui vetta identificata da una croce sovrasta di circa 35 metri le aree circostanti. Si tratta di un’altura artificiale realizzata con l’accumulo delle anfore ( cocci) rotte provenienti dal vicino Porto dell’Emporio. E ‘ un’area che in base alle personali valutazioni può apparire fortemente degradata o assolutamente stimolante, ma è importante nella storia cittadina.
E’ tempo di riprendere il percorso riguadagnando la via Ostiense. Prima di riattraversare le basse Mura Aureliane si scorge il Cimitero di Guerra del Commonwealth che pochi conoscono che ospita i resti di soldati britannici della guerra 1939-45.
Passate le mura si guadagna la via Ostiense assai povera se non fosse per una targa apposta sulla parete esterna della Centrale Montemartini inaugurata dalla giunta Nathan nel 1912 ed oggi trasformata in Museo con reperti di epoca romana provenienti dai Musei Capitolini e dall’Antiquarium comunale, esempio ormai di archeologia industriale come molti altri fabbricati in zona. La lapide ricorda la posizione di un’antichissima chiesetta dove si sarebbero incontrati in epoca neroniana San Pietro e san Paolo. Risulta difficile capire come e perché la chiesetta non sia stata salvata , magari spostandola.
Con questi pensieri arriviamo in vista di san Paolo fuori le Mura grandioso organismo paleocristiano costruito in un’antica area sepolcrale a circa tre chilometri dal luogo (Tre Fontane) in cui san Paolo fu decapitato e qui fu sepolto. Il tempio secondo per ampiezza solo a San Pietro fu restaurato dopo un rovinoso incendio ottocentesco , la struttura è però tipicamente paleocristiana a cinque navate , impressionanti. Nel fregio i medaglioni con le effigi di tutti i papi ( lo spazio è finito…) ed un chiostro medioevale del XII secolo ( visita a pagamento) dovuto al genio creativo dei Vassalletto che sarebbe il caso di vedere. Sul fianco della Basilica, che si è costretti a percorrere per uscire ,imponenti resti archeologici di colonne, basi, capitelli della basilica originaria , romana in quanto costruita prima della caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
Appena il tempo di individuare Via delle Sette Chiese e già ci proiettiamo alla seconda metà del tragitto…ma questa è un’altra storia e per oggi basta così…siamo sazi…..