15/06/2018
Antonietta è vestita di nero, si muove lenta, ma svelta di testa e battuta: "Non sono capace di stare ferma, mi hanno imparato a lavorare". Dai 14 ai 21 ha fatto la cernitrice a Monte Agruxiau e nella mezz'ora di riposo, come le altre donne, lavorava all'uncinetto, per non sprecar tempo. Poi vennero il matrimonio, i figli, i cestini di paglia a supplemento di reddito... "Eh, quelli mi hanno rovinato gli occhi."
Snocciola anni di fatica e lavoro, ma senza rimpianto e aggiunge orgogliosa: "Meglio questi che essere stati meschini". Le chiedi del marito e risponde: "Come lui sì, forse ce ne sono, ma migliori no". Poi ritorna a raccontare di quando stava sotto la tettoia della miniera, torna bambina, si mette a cantare canzoni d'amore. Ha avuto 7 figli maschi Antonietta e "... quando mi dicevano abbiamo fame, a volte potevo rispondere soltanto: 'E' presto, non è ancora passato il treno per Monteponi, tornate a giocare. Oppure: 'Prendete un po' di insalata e cipolla, ma che non se ne accorga papà'. La carne poi... le galline le mangiavamo sì e no quando avevano 40 anni (sorride). I figli mi chiedevano 'dacci un uovo ed io rispondevo: 'non si può, li sto conservando per il prete'. Il prete passava una volta all'anno a chiedere le uova per i poveri".
Antonietta sorride, fa la faccia furba e aggiunge: "Eh chissà, forse se le mangiava lui". La fame era fame per tutti. La conversazione sta per finire, non ho più domande, allora è lei ad aggiungere: "La mia vita è passata così. Oggi ho 90 anni, mi siedo ancora sulla soglia di casa e saluto tutti. Un povero non deve avere altro che onestà e rispetto. Prima stavamo tutti fuori nelle strade, adesso sono sola. Questa è la differenza. Non ho moto forse, è vero, ma una sedia da dare ce l'ho sempre".
Antonietta,
ex cernitrice