11/09/2023
Conoscete tutti Maracaibo no?
Ma vi siete mai soffermati a leggere il testo? Nasconde una storia assurda dietro quel ritmo spensierato e latino.
Zazà è una ballerina cubana che fa la spogliarellista in un locale che si chiama Barracuda. E infatti “Balla al barracuda. Sì, ma balla nuda. Zaza!". Che poi il locale è una copertura, la vera attività è il traffico di armi. “Era una copertura. Faceva il traffico d'armi con Cuba".
Zazà ha comunque un fidanzato che si chiama Miguel ("Innamorata, si ma di Miguel") che però è spesso fuori. “Ma Miguel non c'era. Era in Cordigliera da mattina a sera". Zazà che abbiamo capito essere un po’ promiscua, "conosce" un certo Pedro che “L'abbracciava sulle casse. Sulle casse di nitroglicerina".
Ma Miguel li scopre e cerca vendetta! “La vide impallidì. Il cuore suo tremò. Quattro colpi di pi***la le sparò”. Presa dal panico Zazà scappa su una barca. E da qui il famoso “Mare forza nove. Fuggire sì, ma dove? Zazà!”
Ma le avventure per Zaza non finiscono qui. "L'albero spezzato. Una pinna nera".
Durante la fuga, un nubifragio e l'attacco di un pescecane sorprendono la ragazza lasciandole profonde ferite come si capisce dal testo "Morde il pescecane, nella pelle bruna. Una zanna bianca, come la luna!"
Sfuggita a Miguel (forse annegato nel nubifragio mentre le dava la caccia) e approdata su un'isola tropicale, Zazà inizia la sua nuova vita e apre un bo****lo. “Un gran salotto. Ventitrè mulatte. Danzan come matte. Casa di piaceri per stranieri”.
Passano gli anni, Zazà tra lussuria, alcol e droghe ingrassa ma rimane comunque una piacente signora. “Centotrentachili. Splendida regina. Rhum e cocaina...Zazà”
Il bo****lo va a gonfie vele, il passato è dimenticato, e ogni tanto per non perdere il vizio dei giorni che furono al Barracuda, con i clienti bianchi più facoltosi e gentili, Zazà ancora si concede e fa vedere loro posti e segni nascosti dalle vesti. “Se sarai cortese. Ti farà vedere nella pelle bruna, una zanna bianca”. Ovvero il morso del pescecane di quel giorno che le cambiò la vita.
Che storia ragà