08/12/2022
Caro il mio impiegato del CUP che stamattina al mio “buongiorno, dovrei cambiare il medico di base”, mi rispondi senza un buongiorno ma con un “Mi dia la tessera sanitaria”, io lo capisco che è lunedì e fuori piove e alle 7.30 della mattina tira il c**o a tutti andare al lavoro con ‘sto tempaccio.
Guarda, capisco anche di averti fatto una richiesta straordinariamente complicata, dicendoti che la dottoressa da cui voglio farmi seguire (e che per sua sventura è la mia migliore amica) esercita nella provincia limitrofa alla mia, ma non è che io stamattina mi son svegliata alle 5 e mezzo per ve**re a fare la fila senza prima essermi informata (e no, non su Google) circa il mio diritto di cambiare medico di base e scegliermi quello che preferisco.
Capisco pure, già con più fatica ma mi impegno ad esercitare l’empatia anche quando è molto difficile come con te stamattina, che la mia faccia potesse starti palesemente sui co****ni e quindi tu non avessi alcuna intenzione di soddisfare la mia richiesta ‘fuori dal comune’, in senso stretto e letterale, ma hai avuto la colossale sfiga, caro il mio impiegato maleducato, di incuzzare nella mia ostinazione. Ostinazione che diventa questione di principio quando so di essere nel giusto, di non violare alcuna norma, e mi ritrovo davanti uno che mi risponde: “Signora non mi interessa quello che vuole lei, queste sono le regole”.
Perché vedi, caro il mio impiegato del CUP, io le conoscevo bene le regole e sapevo che tu eri solo girato di co****ni per ragioni a me insondabili e ti andava di fare il bulletto con me. Avessi avuto un dubbio sul tuo comportamento, me lo hai levato quando, notando la tua disabilità, mentre afferravi un modulo e una penna ti ho chiesto con tutta la gentilezza che mi era rimasta (e prendendone un po’ in prestito a tutti i santi che assistevano alla scena aspettandosi una mia sontuosa scenata): “vuole che lo compili io?” e tu mi hai risposto, sbattendomi il foglio sotto al naso: “E certo, cosa vuole che lo compili io per lei”?
Ecco, caro il mio impiegato del CUP, a cui alzandomi dal mio posto, con il mio nuovo medico di base (esattamente quello che volevo), ho augurato buona giornata, senza ricevere un buongiorno in cambio, ho un messaggio per te e, anche se sono sicura che non lo leggerai, te lo mando lo stesso (metti caso serva a qualcun altro): a me non interessa se sei abile o disabile, se sei cristiano o musulmano, se sei bianco o nero, se tua moglie ti fa le corna o se ti ama più del primo giorno, se la tua squadra del cuore ha perso, se sei omosessuale, bisessuale, trisessuale o polisessuale, vegano o coprofago, a me interessa che tu faccia bene il tuo lavoro. Lavoro che con le mie tasse, versate al centesimo, io contribuisco a pagare. Per cui se sei al front office del servizio pubblico in un Centro Unico di Prenotazione di una azienda USL, e ci sei come categoria protetta, a me non frega niente. A me frega che tu mi tratti con rispetto ed educazione, che tu non sia pigro e malmostoso, perché io mi difendo e riesco ad ottenere quello che so essere un mio diritto, ma tu hai a che fare con anziani, con stranieri e con persone che forse non sanno quali sono i loro diritti e finiscono per credere di essere nel torto solo perché tu le hai maltrattate.
E dunque, in estrema sintesi, fosse per me finiresti a spasso perché quando pago qualcuno per lavorare, pretendo che lavori bene, comunque non di m***a come te.