28/05/2022
IL RITUALE DELLA SENSA
Il rituale dello sposalizio fu tra i primi ad essere fissato in una liturgia codificata, che prevedeva momenti cerimoniali specifici e il coinvolgimento di tutti i gruppi sociali a confermare il significato civico e politico.
Il Doge, incarnando la parte maschile, “sposava” simbolicamente il mare: questi, al momento dell'imbarco, riceveva l'omaggio dei rappresentanti dei Nicolotti - gli abitanti cioè della contrada di San Nicolò dei Mendicoli, composta per lo più da pescatori - e dei Povegiotti, gli isolani di Poveglia: la loro presenza, e quella degli Arsenalotti, che sedevano a bordo del Bucintoro accanto al Doge nel corteo acqueo, voleva significare che anche ai ceti più umili si garantivano uno spazio e un ruolo onorifico nei rituali della Repubblica.
Il programma, così fissato definitivamente nel secolo XVI, prevedeva per il mattino del giorno dell'Ascensione una messa solenne in San Marco; quindi, il corteo dogale saliva sul Bucintoro per dirigersi verso il Lido, non prima di essere passato per Sant’Elena, dove si affiancava un'imbarcazione parata a festa, detta “piato”, che trasportava il Patriarca (prima del 1451, il vescovo di San Pietro di Castello), il quale aveva precedentemente celebrato la messa nella chiesa intitolata alla Santa.
Al Bucintoro e al piato si accodavano innumerevoli altre imbarcazioni, cariche di spettatori veneziani e forestieri. Il Patriarca, dunque, compiva un giro intorno all'imbarcazione dogale e benediceva il Doge e le acque della laguna, usando un ramo di olivo come aspersorio. All'uscita in mare a San Nicolò del Lido aveva luogo una seconda benedizione, quella delle acque marine, finita la quale il Patriarca versava in mare il residuo di acqua benedetta; a questo punto il Doge gettava a sua volta in mare un anello pronunciando le parole "In signum veri perpetuique dominii" (precedute, secondo alcune fonti, dalla dichiarazione "Desponsamus te Mare").
Terminato il rito, il corteo acqueo si dirigeva verso la chiesa di San Nicolò di Lido, dove Doge e Patriarca venivano accolti dall'abate del locale monastero, e si celebrava un’altra funzione nella quale la Repubblica rendeva omaggio al Santo patrono dei naviganti. Il Patriarca si accomiatava poi dal Doge per restare a pranzo con i monaci; tornato a San Pietro di Castello, offriva un rinfresco ai barcaioli che lo avevano accompagnato. A sua volta il Doge, tornato a San Marco, visitava la fiera allestita in Piazza e poi offriva a Palazzo un pranzo agli Arsenalotti e, ai patrizi e agli ambasciatori, un sontuoso banchetto. Alla prima portata era ammesso anche un pubblico di spettatori, quasi a significare che l'invito era simbolicamente esteso all'intera cittadinanza.
Testo: Debora Gusson
Fotografia: Riccardo Roiter Rigoni
Immagine: la “Serenissima” e il corteo della Sensa (2017), presso lo specchio acqueo antistante alla chiesa di San Nicolò (Lido di Venezia), luogo in cui avviene il rituale dello Sposalizio di Venezia col Mare.