20/10/2022
Spesso mi domandano perché il vino dell’Etna sia tanto apprezzato. Dipende tutto dal terroir, dalle tecniche produttive, o è moda? La risposta diverrebbe molto articolata se non provassi a semplificarla il più possibile: credo che in questa denominazione non sia stato commesso lo sbaglio di permettere che nascessero vini che copiavano lo stile di altri, errore questo riconosciuto in talune zone vinicole solo quando un’inversione di rotta ha poi causato enormi sforzi produttivi. In altre parole, sull’Etna non si è fatto l’errore di cercare di prendere l’aspetto e il gusto di ciò che non si era o ancor peggio si voleva essere. Senza mai imitare o ostentare, da quando in zona è nata la rivoluzione produttiva, il vino è stato semplicemente un fedele interprete del territorio, con una precisa e riconoscibile identità.
Alla luce di queste osservazioni, assaggiando l’Etna Bianco Trainara di Generazione Alessandro, nato sul versante nord-est del vulcano, trovo la maniera di preservare la provvista del mio godimento, di apprezzare il lavoro di tre giovani cugini, di cogliere le peculiarità del vigneto di Contrada Palmellata, con un suolo fatto di sabbie vulcaniche e posto in posizione ideale per la maturazione del Carricante e del Catarratto.
Etna Bianco Trainara 2019 GENERAZIONE ALESSANDRO
Manto paglierino risplendente. Il naso è pura eleganza, interpretata in nitidi ricordi di fiori bianchi, agrumi, toni variegati di erbe aromatiche e uno sfondo minerale che ricorda la pietra pomice. Sorso dall’irrefrenabile carica sapida, agguerrita freschezza e perfetti ritorni d’agrume nella saporita persistenza. È come se, degustando questo vino, avessi inghiottito il fumo del Vulcano e continuando a gustarlo in bocca ampliassi indefinitamente il coacervo di sapori.