09/11/2019
François Bégaudeau ci racconta la fragilità, i desideri e i voli pindarici di un adolescente degli anni ’80 in “La ferita, quella vera”. Il protagonista è un ragazzo, François, che da bambino viveva a Saint-Michel-en-l’Herm e all’età di otto anni è trasferito con la famiglia a Nantes. Da allora torna nella sua vecchia casa solo per le vacanze estive che trascorre tra scorribande in bicicletta, tennis e improbabili approcci con l’altro sesso. Ma nell’estate dell’86 tutto cambia, François ora ha quindici anni e due ossessioni, la prima è il partito comunista, la seconda perdere la verginità. Decide che tutta la sua estate sarà orientata al raggiungimento di questo unico obiettivo che considera capitale nella sua giovane esistenza. Comincia quindi a cercare una ragazza, ma nessuna è quella giusta, o perché lo conoscono fin dall’asilo, o perché mirano a ragazzi più grandi e tenebrosi. I tentativi del ragazzo, ormai avvilito, continuano ad andare a vuoto. Ma se c’è una dote che a François non manca, quella è la perseveranza. Ed è così che alla fine incontra Julie, una ragazza di due anni più grande che miracolosamente sembra essere interessata a lui. Il ragazzo sembra veder concretizzarsi tutti i suoi sogni, in un attimo si vede amante, compagno, padre. Vola con la fantasia al punto da immaginarsi a vivere con Julie, senza sposarsi perché il matrimonio, come il comunismo insegna, non è altro che un’istituzione borghese. Ma François ancora non è a conoscenza delle difficoltà che lo aspettano e non sa che, soprattutto a quindici anni, puoi pensare di aver ottenuto una cosa, sentirla tra le dita, per poi accorgerti che è lontanissima ed inarrivabile. E a volte questo lascia ferite che anche dopo anni sanguinano ancora e sembrano non volersi rimarginare mai.
La ferita, quella vera. La pelle, i corpi, le promesse. I tormenti infiniti di un'estate, e un adolescente in bilico sulla vertigine del desiderio.***Da questo romanzo, il nuovo film di Abdellatif Kechiche, il regista dello straordinario La vita di Adèle.