La nostra Scuola dell'infanzia Dottoressa Valentina Di Lorenzo
Il nostro Baby Estate 2024💛
Passeggiate, escursioni, piscina, laboratori, giochi della gioventù e tante coccole!
Ringraziamo il Comune di Pedara per averci ospitato al campo sportivo di via stella. Cristaudo sindaco
Dobbiamo alla legge 53/2003, la Riforma Moratti, il terribile errore di considerare l’iscrizione alla scuola dell’infanzia prima, e alla scuola primaria dopo, una questione meramente anagrafica.
Così, spariti del tutto i riferimenti di pedagogia e neuro psicologia, che spiegano l’inizio del ciclo di studi ad una età piuttosto che a un’altra, ci troviamo ogni anno, tutti gli anni, a spiegare che no, il fatto di essere nati entro il 30 aprile, non rende il bambino automaticamente pronto a fare il ‘salto’, e che é quasi sempre vero il contrario.
A darcene conferma, sono i dati statistici delle prove invalsi 2017, dove gli alunni anticipatari registrano punteggi più bassi dei compagni regolari, differenza che si trascina sino alle scuole superiori.
Perché questa differenza? Gli alunni anticipatari sono meno in gamba dei compagni? Il fatto che si sia data la possibilità dell’anticipazione scolastica, ha fatto perdere il nodo centrale della riflessione che non è e non può essere un giudizio di merito sul bambino, bensì un giudizio di merito sulla Riforma Moratti che dimentica quali sono le ragioni per cui la scuola si comincia a 6 anni invece che a 5 e mezzo.
Ecco, quindi, alcuni riferimenti di pedagogia e neuro psicologia:
Il percorso di alfabetizzazione può iniziare soltanto quando il bambino ha raggiunto una maturità cerebrale che gli consente di passare da un tipo di apprendimento per tentativi ed errori percettivo-motorio ad un tipo di apprendimento cognitivo, che si basi sulle capacità di astrazione della realtà concreta.
Deve essere avvenuta una piena attivazione della corteccia cerebrale che si è specializzata ed è in grado di leggere il dato sensoriale, come un’unica informazione astratta che orienta l’agire del bambino.
Devono essersi attivate le funzioni esecutive superiori, attenzione e memoria, che consentono al bambino di isolare i distrattori e occuparsi per un tempo lungo, del compito, seduto, composto, con un cont
La dismissione del ciuccio e lo spannolinamento sono tappe che fanno un po’ da spartiacque tra I e II infanzia.
Ad un certo punto, intorno ai 2 anni, ci diciamo che il bambino è grande e deve rinunciare all’uno e all’altro, in favore di una nuova autonomia emotiva e personale.
Ma come si toglie il ciuccio? E perché è così difficile farlo?
Prima di domandarci come si toglie, occorre dirci quale sia la funzione del ciuccio.
Il ciuccio, infatti, richiama al contatto col seno materno che non è solo nutrimento alimentare, ma anche nutrimento emotivo.
L’atto della suzione fa parte di quel periodo di assoluta simbiosi con il materno, dove troviamo nutrimento, accudimento e regolazione emotiva grazie al contatto corporeo con la mamma.
Il ciuccio, infatti, viene richiesto dai bambini in momenti delicati: quando deve addormentarsi, quando ha subito una piccola frustrazione e ha bisogno di consolarsi.
Così, in questi momenti, per sentirsi meglio, il bambino vive la piccola ‘regressione’ della suzione che, richiamando, appunto alla simbiosi materna, lo fa subito sentire al sicuro.
Spiegato così, capiamo bene quanto sia difficile rinunciare al ciuccio per il bambino.
Questo ciuccio che ad un certo punto arriva un aereo e se lo porta via, o va perduto o si rompe 🤪
Prima di darlo all’aereo 🤭 è possibile fare dei piccoli step:
♦️ dare il ciuccio solo nei momenti più delicati della giornata. Può essere utile non usare la catenina, così il bambino non ha il ciuccio sempre a portata di mano;
♦️ non comprare ciucci più grandi, ma lasciare che il bambino cresca mentre il ciuccio no. In questo modo, il ciuccio piccolo per un palato grande renderà la suzione meno piacevole e il bambino comincerà a lasciarlo andare;
♦️ offrire nuovi ‘attrezzi’ di regolazione emotiva. Delle volte basta un abbraccio per sentirsi meglio dopo una bua o un litigio;
♦️ la ninna. Imparare ad addormentarsi ‘da soli’ è davvero dura. Ma no
Sono stati pubblicati diversi studi sulla ‘generazione covid’, tra cui segnalo lo studio del New York-Presbyterian Morgan Stanley Children’s Hospital di New York, dove viene messa in luce una correlazione tra la pandemia e le nuove traiettorie di sviluppo dei bambini, con chiari ritardi evolutivi, nel linguaggio, nelle abilità motorie, nella sfera emotivo-relazionale.
Ritardi evolutivi che non devono farci perdere le speranze, dal momento che l’elevata plasticità cerebrale del bambino, ci consente un intervento precoce mirato di abilitazione delle competenze psico-motorie, SE gli stessi ritardi evolutivi sono, però, tempestivamente riconosciuti.
A questo, gli stessi studi, aggiungono il vissuto traumatico dei bambini nati ante covid, con chiari sintomi di ansia generalizzata che si riversano poi, nelle performances scolastiche.
Lo vediamo tutti i giorni:
Ritardi nell’acquisizione della letto-scrittura
Difficoltà a restare concentrati in classe
Difficoltà nella relazione con i pari
Occorre dire e dirci, se abbiamo a cuore il benessere dei nostri bimbi, che sí la pandemia potrebbe aver causato tutto questo.
Che la corsa alla diagnosi di un qualsivoglia disturbo non aiuta nessuno, semmai ci fa sprofondare ancor di più nell’ombra della pandemia.
Che forse, possiamo rallentare e ripensare il sistema scolastico altamente richiestivo, al momento troppo faticoso per i nostri bambini.
Che l’etichetta del ‘DIS’ che accompagna tutti i disturbi del neurosviluppo non fa bene a nessuno, e, in ogni caso, non risolve il problema.
Pongo un quesito:
Perché noi adulti possiamo giustificarci nelle nostre emozioni con la pandemia e ai bambini non è data la stessa possibilità?
‘Patologizzare’ le difficoltà negli apprendimenti scolastici senza tenere conto del contesto globale in cui i bambini si trovano ad apprendere sembra essere la via più semplice ma certamente anche quella più sbagliata.
Abbassiamo le richieste, diamo tempo, accogliamo
‘Si può insegnare ad uno Studente una lezione al giorno, ma se gli si insegna la Curiosità
Egli continuerà il processo di apprendimento finché vive.’ A.P. Bedford
Con questo auspicio ambizioso, auguriamo a tutti i nostri Big e ‘vecchi’ alunni un buon Primo giorno di scuola a.s. 2021/2022!
Noi vi aspetteremo a braccia aperte nelle nostre aule studio, dove, come scrive un nostro Super Eroe Speciale, abbiamo progettato un ‘doposcuola bellissimo’…per tutti!