28/11/2023
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Questa fotografia resterà nella storia della fotografia anche se non è una fotografia.
No, non sono ubriaco.
Con questo scatto che pare tirato fuori dal vecchio baule della nonna, qualche mese fa il fotografo tedesco Boris Eldagsen vinse il Sony World Photography Awards, uno dei premi fotografici più prestigiosi al mondo.
Si intitola "The Electrician" e fa parte della serie "Pseudomnesia".
Ricevuta la notizia della vittoria, Eldagsen rispose rifiutando il premio.
Il motivo? La sua non era una fotografia.
Si trattava di un scena completamente elaborata da un software di intelligenza artificiale a cui Eldagsen aveva fatto specifiche richieste. Qualcosa tipo:
- Inserisci due donne dal volto molto simile che paiono essere una la madre dell'altra o una la versione più anziana dell'altra;
- Dai all'immagine una tonalità seppia granulosa che le conferisca uno stile anni '40.
Di seguito le motivazioni alla base del rifiuto del premio:
"Le immagini e la fotografia dell’intelligenza artificiale non dovrebbero competere tra loro in un premio come questo. Sono entità diverse. L’intelligenza artificiale non è la fotografia. Pertanto non accetterò il premio. Mi sono iscritto per scoprire se le competizioni sono preparate per l'ingresso di immagini AI. Non lo sono. Il mondo della fotografia, ha bisogno di una discussione aperta. Una discussione su cosa vogliamo considerare fotografia e cosa no. Con il mio rifiuto del premio spero di accelerare questo dibattito. Essendo stato un fotografo per 30 anni prima di dedicarmi all'intelligenza artificiale, capisco i pro e i contro di questo dibattito e sarò felice di partecipare alla conversazione."
Con questa azione provocatoria, Eldagsen volle innescare un dibattito incentrato sulle opportunità ma, soprattutto, sui pericoli di uno sviluppo incontrollato dell'IA.
I cancelli della (vera) società del falso si stanno completamente spalancando.
Sempre più spesso, false fotografie, false notizie e, aggiungerei, falsi libri, stanno inondando le nostre vite, rischiando di innescare una pericolosissima deriva di matrice orwelliana.
Il caso volle che, proprio nei giorni in cui iniziò a circolare la notizia su Eldagsen (lo scorso aprile), decidessi di pubblicare su diariodiunlettoresquattrinato.com un articolo dal titolo "ChatGPT e produzione narrativa: alcune considerazioni".
Al suo interno provai a spiegare cosa si cela nel "dietro le quinte" del più famoso software d'IA per la scrittura (spoiler: di intelligente non c'è nulla, è solo statistica di alto livello) e, nello stesso tempo, a far riflettere su alcuni rischi per noi lettori (spoiler: in un futuro prossimo, se non verremo tutelati dai governi, dalle case editrici e dai distributori, noi lettori avremo sempre più difficoltà a capire se un libro è stato scritto da un essere umano o da un software).
Se siete interessati, trovate l'articolo a questo link: https://buff.ly/40pM7xf
In chiusura una piccola curiosità:
Per la Treccani "Pseudomneṡìa" è una forma di paramnesia consistente in allucinazioni della memoria per cui elementi della fantasia danno luogo a ricordi di situazioni che il soggetto non ha mai vissuto, e che possono configurarsi come falsi riconoscimenti (ne è un esempio il fenomeno del déjà vu, che si osserva anche in soggetti normali, causato da stanchezza o emozione), o come falsi ricordi, talora prodotti da uno stato emotivo o da un’attività delirante, altre volte da un’attività fantastica che copre lacune della memoria.
Genio di un Boris!