Bologna Vuole Vivere

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Bologna Vuole Vivere Siamo dei “semplici” cittadini. Quelli che vivono ogni giorno le piccole o grandi complessità della vita, nella normalità del quotidiano.

Lucidissima analisi. Da leggere tutta d'un fiato (prendete un bel respiro però ;-))Comitato Besta Abolizione Bologna 30 ...
18/04/2024

Lucidissima analisi. Da leggere tutta d'un fiato (prendete un bel respiro però ;-))

Comitato Besta
Abolizione Bologna 30 - Comitato Civico
40122
per la TUTELA degli ALBERI di BOLOGNA e PROVINCIA - CTA

https://www.monitor-italia.it/distruggere-gli-spazi-pubblici-bologna-da-citta-progressista-a-citta-neoliberista-2/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2kyjfY9XwirZEklj04UgCEsDiK-ZrRnIzdxvTlk73cdPCJTbtqi_UiPFk_aem_AaBEbquR9mGWgIacoJvh7WW2Lom3y29NsFA18q70V4h7taFwUr1236R8xrIatqeiNYSKSDPqO02pfpw2HIwnd2bY

Non è facile, ma sarà indispensabile rafforzare l'approccio trasversale per contrastare i famelici progetti che accerchiano la città e s'apprestano a divorarla.

Facciamo chiarezza sui "nuovi parcheggi" (che non esistono)BolognaToday Bologna - Il Resto del Carlino la Repubblica Bol...
17/04/2024

Facciamo chiarezza sui "nuovi parcheggi" (che non esistono)

BolognaToday
Bologna - Il Resto del Carlino
la Repubblica Bologna
Corriere di Bologna

Leggiamo sui giornali il comunicato secondo cui il Comune avrebbe risolto il problema dei parcheggi nella zona di via Laura Bassi / Via Mengoli: con un colpo di bacchetta magica ha creato nuovi parcheggi, rispondendo alle richieste dei cittadini residenti.

Cosa dice (e cosa non dice) fin qui il caso del parco don Bosco…Comitato Besta BolognaTodayCorriere di Bologna la Repubb...
09/04/2024

Cosa dice (e cosa non dice) fin qui il caso del parco don Bosco…

Comitato Besta
BolognaToday
Corriere di Bologna
la Repubblica Bologna
Bologna - Il Resto del Carlino
Alessandro Guidetti

Come raccontato da tutti i giornali, i telegiornali e i social locali, ieri (8 aprile 2024) si è svolto l’atteso incontro tra il sindaco Matteo Lepore e il Comitato Besta che da mesi lotta per la salvaguardia del parco don Bosco.

In giro per le vie di Bologna: una rapida carrellata tra le scelte concrete dell'Amministrazione comunale, che vanno in ...
28/03/2024

In giro per le vie di Bologna: una rapida carrellata tra le scelte concrete dell'Amministrazione comunale, che vanno in direzione opposta rispetto agli obiettivi teorici di "Bologna Città 30".

Comitato Besta
Abolizione Bologna 30 - Comitato Civico

In giro per le vie di Bologna: una rapida carrellata tra le scelte concrete dell’Amministrazione comunale, che vanno in direzione opposta rispetto agli obiettivi teorici di “Bologna Città 30”.

Un leggerissimo sospetto...Alessandro Guidetti ABOLIZIONE BOLOGNA 30 - Comitato Civico Una Bologna Che Cambia Movimento ...
26/03/2024

Un leggerissimo sospetto...

Alessandro Guidetti
ABOLIZIONE BOLOGNA 30 - Comitato Civico
Una Bologna Che Cambia Movimento
Comitato NO TRAM Bologna
NO Allargamento Tangenziale Bologna
Comitato Besta
Le Macchine Celibi

Hanno destato perplessità nel migliore dei casi, sdegno nel peggiore, le dichiarazioni di Detjon Begaj in merito alla questione di vicolo Bolognetti. Intervistato da Il Resto del Carlino, il consigliere di Coalizione Civica si è così espresso: “È una battaglia politica portata avanti da divers...

22/03/2024

Anche il Comitato Besta è stato associato alle forze politiche di destra. Ma qui non è questione di colore politico, qui ci sono semplici cittadini che hanno legittimamente intenzione di far sentire la propria voce.
Prima si smette di mistificare ad usum delphini, prima si può tornare ad avere un confronto serio con le istituzioni.

ABOLIZIONE BOLOGNA 30 - Comitato Civico
Comitato NO TRAM Bologna
Alessandro Guidetti
NO Allargamento Tangenziale Bologna
Una Bologna Che Cambia Movimento

“Seconda buca a destra”: tra la via Emilia e la città che non c’è.Lo scorso 28 febbraio in Sala Borsa si è svolto l’even...
17/03/2024

“Seconda buca a destra”: tra la via Emilia e la città che non c’è.

Lo scorso 28 febbraio in Sala Borsa si è svolto l’evento nazionale “Più piano, più sicuro. Zone 30, sicurezza stradale e autonomia delle città”, promosso dal Comune di Bologna.

Ho partecipato con curiosità, interesse e senza pregiudizio alcuno ma, per andare dritti al punto, ho avuto la conferma del fatto che in questo gran parlare, ragionare e disquisire sul bene e sul “meglio” dei (e per i) cittadini, i grandi assenti, i grandi sconosciuti, sembrano essere proprio i cittadini stessi. Quelli reali, intendo, o almeno una parte molto sostanziale di essi. Quelli che le città le conoscono e le vivono nella realtà di ogni giorno.

Nell’email di “sentito ringraziamento” che ho ricevuto come tutti i partecipanti, il nostro sindaco dichiara la sua grande soddisfazione per la riuscita dell’evento e scrive: “Numerosi sindaci e sindache, assessore e assessori, medici, esperte ed esperti, comunicatori e attiviste hanno condiviso la sfida di rendere le nostre città luoghi più sicuri, sani, inclusivi e sostenibili. È stata sottolineata l’importanza di coinvolgere attivamente i nostri cittadini, soprattutto coloro che rischiano di essere esclusi, per promuovere una trasformazione positiva. Una sfida alla quale non possiamo più sottrarci.”

A parte la curiosa constatazione (almeno per quanto mi riguarda) che per il sostantivo “medico” non pare aver preso piede il corrispondente femminile (“medica”? “medichessa”? …evidentemente quella delle donne medico è una delle poche categorie a non sentirsi offese nell’essere ancora definite al maschile), a parte questa osservazione molto a margine, dicevo, queste dichiarazioni (mi) confermano quanto sia ampia la distanza tra la narrazione e la realtà.

Sentir parlare, infatti, di “sfida di rendere le nostre città luoghi più sicuri, sani, inclusivi e sostenibili” e attraversare e vivere una città ogni giorno meno sicura, meno sana, meno inclusiva e meno sostenibile, sembra davvero una pugnalata al cuore della verità e del rispetto delle persone e della loro intelligenza.

Sentirsi raccontare “dell’importanza di coinvolgere attivamente i nostri cittadini, soprattutto coloro che rischiano di essere esclusi, per promuovere una trasformazione positiva”, e aver visto e toccato con mano quanto non siamo coinvolti e ascoltati veramente e quanto gli “esclusi” siano sempre più tali, assomiglia tanto a una presa in giro.

L’impressione avuta dall’ascolto dei diversi relatori, è che ci troviamo di fronte a una tendenza di amministrare la Cosa pubblica (non solo qui a Bologna) sempre più orientata all’apparenza e all’inseguimento demagogico di modelli preconfezionati da imporre a tutti come “giusti” (e basta!!) senza considerare le specificità delle diverse realtà e quindi ad un’amministrazione sempre più lontana dalla vita concreta delle persone.

Il progetto “Città 30”, tanto apprezzato e auspicato nei vari interventi durante il convegno – con comune chiosa finale: “vai avanti M., tieni botta!” e “fermati M. e facci lavorare!”, a mo’ di ritornello da tormentone estivo (lascio alla fantasia di chi legge la disambiguazione tra le due M.) –, a mio modo di vedere è un progetto ambizioso che non può (e non dovrebbe) essere contestato a priori con atteggiamento preconcetto, ma che imposto come dogma è diventato solo uno strumento di lotta ideologica (una questione di “sinistrosi” contro “destrosi”, di buoni contro cattivi…) e ha perso, di fatto, qualsiasi concretezza, credibilità e effettiva utilità.

A margine poi ci si può chiedere: sarà proprio vero che il limite dei 30 è la soluzione per dare sicurezza in strada e per salvare vite? Quanti incidenti mortali sono davvero avvenuti sotto i 50 kmh? Che dati ci offrono le zone 30 già ampiamente diffuse in città? Hanno portato ad una riduzione degli incidenti? Perché il Comune non ha fornito nessuno di questi dati?

Credo sia lecito porsi queste domande senza doversi sentire insensibili o sanguinari, dato che su questo tema, esistono posizioni scientifiche contraddittorie e dati concreti molto discordanti (basti pensare a quelli emersi a Bologna i questi giorni), e magari anche avere delle risposte non di parte… Mi fermo ad auspicare, come tutti, che per ridurre o (magari!) annullare le vittime in strada, si lavori davvero e seriamente a tutti i livelli (e non a forza di slogan).

La scelta poi di far diventare Bologna “modello” o “caso” nazionale (a seconda dei punti di vista) si ritorce ancora più pesantemente sulla vita dei bolognesi. Quei cittadini che si dichiara di voler “accompagnare” (da un lato) o “difendere” (dall’altro) sono, di fatto, le vittime sacrificali di una visione “politichese” sempre più polarizzata e polarizzante.

La “nuova visione di Città solidale, inclusiva e sostenibile” è una bella narrazione che piace tanto (guarda caso) a chi a Bologna non ci abita e non ci lavora (o a chi non riesce proprio a immedesimarsi nei problemi degli altri), ma che non corrisponde affatto, per come la si sta realizzando, alla realtà di chi la vive. Perché chi abita a Bologna e ci lavora, vede una città paralizzata da decenni di errori sulla mobilità, di progetti sbagliati, di banchine ingombranti e costose per filobus mai omologati, di un servizio ferroviario metropolitano mai decollato, di soldi pubblici sprecati in opere come il People Mover, che anche quando non è guasto serve solo ai turisti, e così via…

Applicare il limite di velocità (e solo quello) sulla gran parte delle strade cittadine (in assenza di un chiaro criterio di scelta) senza aver fatto niente per rafforzare e adeguare i servizi essenziali (TPL, manutenzione strade, sicurezza reale in strade, marciapiedi, piazze… ottimizzazione dei posti auto…) è segno che quella visione, nel concreto, proprio non esiste (o che forse gli obiettivi sono altri…).

I cittadini di Bologna (e di tutte le città) chiedono ai loro amministratori:

- di lavorare pensando alle persone che ci sono, non a quelle che si disegnano o si immaginano o, peggio, a quelle che si desiderano;
- di aggiustare le strade, non solo di “colorarle”;
- di fornire alternative concrete all’uso dell’auto privata, non di convincerli con la forza (eliminando sempre più posti auto) che la soluzione è andare in bicicletta o restare a casa;
- di considerare i bisogni dei più fragili, non solo dei privilegiati;
- di avere uno sguardo sui più poveri, non solo sui benestanti (che hanno più auto e possono permettersi i garage);
- di avere un piano ambientale serio e sensato, non di abbattere alberi per costruire scuole che non servono (perché già ci sono e perché a tendere le scuole avranno bisogno di sempre meno spazio, ahimè!);
- di valorizzare e riqualificare i punti di socialità laddove servono e sarebbero frequentati (specie in centro), non di crearne di nuovi in luoghi che non saranno mai utilizzati.

Se e quando tutto questo sarà fatto, allora forse si potrà parlare anche di Città 30 (o magari, meglio, di zone 30 dove servono veramente), ma come un punto tra i tanti nella complessità della vita e dei problemi dei cittadini, non come punto di partenza e di snodo di tutte le politiche di “riqualificazione” urbana e sociale della città.

Se si smettesse di battagliare solo su posizioni da tifoseria calcistica e si iniziasse davvero ad ascoltarsi e ad ascoltare i cittadini (senza collocarli in una curva o nell’altra a seconda delle convenienze di parte), credo che si potrebbe davvero iniziare a progettare le nostre città come “luoghi più sicuri, più sani, più inclusivi, più sostenibili e più solidali” e non solo a sognarle o a raccontarle.

E la voce dei cittadini per poter essere ascoltata, deve essere sempre più forte: è questa l’ora di alzarsi dai divani e di farsi sentire!

Roberto Anedda (Bologna Vuole Vivere)

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