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Flames Of War Italia Il Campionato Nazionale è nato nel 2012 con lo scopo di promuovere Flames od War in Italia proponen

Flames of War (FoW) è un gioco di miniature e scenari realistici in 15mm ambientato durante la II° Guerra Mondiale. Dal 15 settembre 2014 è nata la Federazione Italiana di F.o.W., la F.I.F.o.W., organo federativo a tutti gli effetti atta a promuovere le attività ludiche in generale con particolare riferimento appunto, al gioco di Flames of War, Tanks e Team Yankee

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Torneo di Trento, grandi battaglie gran divertimento
11/10/2021

Torneo di Trento, grandi battaglie gran divertimento

Il giorno dello Yom Kippur (יום כפור, Giorno dell'espiazione) è uno dei cosiddetti Yamim Noraim (letteralmente "Giorni t...
10/09/2021

Il giorno dello Yom Kippur (יום כפור, Giorno dell'espiazione) è uno dei cosiddetti Yamim Noraim (letteralmente "Giorni terribili", più propriamente "Giorni di timore reverenziale") e il 6 ottobre 1973 è stato uno dei giorni più neri per lo stato di Israele allorquando fu aggredito a dalle forze arabe egiziane e siriane appoggiate da giordani, sauditi, irakeni, marocchini ed algerini.

Nonostante gli avvertimenti dei servizi segreti il Primo Ministro israeliano Golda Meir, appoggiata anche dal Ministro della Difesa Moshe Dayan che sosteneva che non ci sarebbe stata alcuna guerra, decise di non lanciare un attacco preventivo per poter contare, in un secondo monento, del supporto degli Stati Uniti.

Come indicato dai servizi segreti ad occidente gli egiziani schieravano 2 Armate (2^ e 3^) forti di 100.000 uomini, 1.350 carri e 2.000 pezzi di artiglieria ai quali Tsahal contrapponeva 450 soldati distribuiti in 16 Moazim(fortificazioni per il controllo del canale di Suez) e in 12 Toazim (fortificazioni per il controllo dei crocevia in seconda linea rispetto ai Moazime 3 Brigate corazzate della Ugda Albertdi cui solo una occupava i Toazim a ridosso del Canale; a nord i siriani schieravano invece 60.000, 1.260 carri e 600 pezzi di artiglieria fronteggiati da 3.000 israeliani con 180 carri (carri Sho’t) e 60 pezzi di artiglieria (semoventi M-50 su scafo Sherman M4A4 armati con obici francesi Modèle 50 da 155 mm, M107 da 175 mm ed M110 da 203 mm) appartenenti alla 7^ e 188^ Brigata corazzata della Ugda Raful.

Il pomeriggio del 6 ottobre 1973 il Tenente Zvi “Zvika” Greengold si trovava nella sua abitazione ad Haifa quando notà 4 aerei volare verso nord e 2 aerei provenienti dalla stessa direzione segno che stava succedendo qualcosa (nei giorni sacri in Israele le attività di qualsiasi genere sono ridotte al minimo o addirittura sospese del tutto) e per tanto decise di dirigersi presso la sua unità sul Golan; egli prestava servizio presso il 74° battaglione carri “Saar” (tempesta) della 188^ Brigata corazzata "Barak" (fulmine).

Giunto presso la sua unità trovò solo un ufficiale addetto alle operazioni e alcuni soldati che stavano manutenzionando 2 carri Sho’t (Centurion) appena ritirati dalla prima linea dove erano stati danneggiati dal fuoco siriano; dopo alcune manutenzioni e dopo aver rifornito i carri Greengold prese il comando di qualla che successivamente sarà chiamata “Zvika Force” e si diresse verso la linea del fronte.

Durante il trasferimento apprese dalle comunicazioni radio della Brigata che i reparti avevano fermato l’avanzata siriana e che, dopo la riorganizzazione notturna, si sarebbe provveduto a ripulire l’intera area dai superstiti; il fronte del Golan era suddiviso tra le 2 Brigate con la 7^ Brigata a nord e la 188^ a sud con i fanti della Brigata del Golan ed i paracadutisti della 35^ Brigata che presidiavano i Mutzavim (fortificazioni campali con rampe per conserntire il fuoco da parte dei carri) lungo la “Purple Line”; oltre agli Sho’t delle 2 Brigate era presente anche un’altra unità corazzata e cioè il 151° battaglione equipaggiato con carri Sherman M51 ma che rimase in posizione difensiva lungo il confine con la Giordania proteggendo il fianco destro del dispositivo della Ugda Raful.

Greengold condusse i suoi 2 carri nel buio lungo la Tapline Road (Trans Arabic Petroleum Pipeline road) in cerca del posto comando mobile del Comandande della 188^ Brigata Colonnello Ben-Shoham che si muoveva lungo la linea di contatto con uno Sho’t ed un M3 Halftrack Posto Comando mobile per poter rendersi conto della situazione delle proprie unità che si faceva sempre più difficile; infatti, al contrario di quanto sentito da Greengold nelle comunicazioni sulla maglia radio di Brigata, la situazione era drammatica con combattimenti selvaggi a brevissime distanze contro forze nemiche soverchianti e con la 51^ Brigata corazzata indipendente siriana che era riuscita a sfondare la linea dei Mutzavim.

Dopo circa un’ora che si muoveva con circospezione in cerca del suo comandante Zvika individuò un carro T55 nei pressi di un crocevia: “Era buio pesto ed avvicinandoci all’incrocio tra la Tapline Road e la Kudna Road ci imbattemmo in un T55 siriano ed immediatamente ordinai io fuoco ed il carro siriano esplose con un terrificante bagliore e feci indietreggiare il carro (il colpo HEAT aveva colpito il T55 nella riservetta munizioni)”; l’esplosione a breve distanza (circa 20 metri) aveva causato danni allo Sho’t di Zvika rendendo inefficiente la radio e per tale motivo, quale comandante, fece cambio ci carro con l’altro capocarro dicendogli “seguimi e se possibile fai quello che faccio io”.

Dopo pochi istanti sopraggiunse un secondo carro siriano che venne prontamente eliminato dal fuoco del cannoniere di Zvika che si rese conto di essere rimasto solo in quanto l’altro Sho’t aveva perso il contatto a causa dell’oscurità e della radio inefficiente; Zvika si rese conto di avere corazzati nemici di fronte e sul fianco destro ed iniziò un duello a breve distanza sparando colpi alternativamente nelle due direzioni cambiando continuamente posizione distruggendo numerosi carri nemici.

I carri siriani iniziarono a cercare lo Sho’t utilizzando i proiettori a luce bianca aiutando Zvika nella sua opera distruttrice comunicando nel frattempo, al comandante della Brigata, l’ingaggio; alla domanda di quanti carri avesse a disposizione Zvika rispose “La mia situazione non è buona e non so dire quanti carri mi rimangono” (non diede la sua reale situazione in quanto le unità SIGINT siriane ascoltavano e disturbavano le comunicazioni israeliane).

Il solitario Sho’t mosse verso una cresta dove distrusse in rapida successione 3 T55 che si muovevano tenendo le luci accese e le fiamme delle carcasse aiutarono il movimento di Zvika che, senza saperlo, si era imbattuto nelle avangiardie della 51^ Brigata corazzata indipendente che stava muovendo nelle retrovie della 188^ Brigata; dalla nuova posizione colpì e distrusse altre 3 carri siriani anch’essi con le luci accese nel tentativo di muoversi più velocemente in territorio nemico.

Avanzando da solo Zvika raggiunse il villaggio di Huseiniya (sgomberato dai propri abitanti dopo la fine della guerra dei sei giorni del 1967) da dove osservò in lontananza l’avanzata di una colonna siriana formata da carri e veicoli che muovevano con i fari accesi riportando l’avvistamento al proprio comando richiedendo quanti più rinforzi disponibil; “L’operatore radio mi chiese quanti carri avessi a disposizione ed io, non potendo rispondere uno solo, risposi non abbastanza sperando che la mia comunicazione rendesse chiara la situazione”.

Zvika si rese conto che la Tapline Road era la principale via di avvicinamento per le unità corazzate siriane e che lui si trovava proprio nel posto giusto per poter fermare l’avanzata e per tanto assunse una posizione difensiva a “scafo sotto” in attesa di aprire il fuoco; dopo circa mezz’ora i siriani erano abbastanza vicini da permettere agli israeliani di riconoscere carri T55 e camion (in seguito Zvika seppe che si trattava del 452° battaglione carri del Maggiore Ismail) che si muovevano come se fossero in parata senza distanziamento tra i veicoli e con le luci accese.

Il primo carro venne ditrutto quando si trovava a soli 20 metri dallo Sho’t bloccando tutta la colonna che venne così sorpresa consentendo a Zviki di cambiare posizione nel buio per poi riapparire velocemente sparando altri due o tre colpi per poi ritirarsi nuovamente; questo “gioco” andò avanti per più di un’ora con i siriani che si rendevano conto della presenza di carri nemici solo quando uno dei loro saltava in aria ed inoltre erano innervositi dal fatto di sentire sempre e solo un unico colpèo di cannone.

La frustrazione portò gli equipaggi ad accendere i proiettori a luce bianca per cercare la minaccia aiutando in questo modo il cannoniere dello Sho’t che, non avendo sistemi di puntamento notturno, ora poteva usare la luce dei proiettori per puntare meglio gli avversari; 10 carri vennero distrutti prima che il comandante siriano desse l’ordine di ritirata dando respiro all’equopaggio israeliano che con la sua azione impedì alla 51^ Brigata siriana di conquistare Nafakh dove si trovavano il comando ed i servizi della Ugda Raful (36^ Divisione corazzata).

Dopo la sua solitaria battaglia Greengold ripiegò su Nafakh per rifornirsi di carburante e munizioni; qui il suo carro venne inserito in una unità raccogliticcia al comando del Tenente Colonnello U*i More che aveva ricevuto ordine, dal comandante della Brigata, di effettuare un’zione ritardatrice lungo la Tapline Road per dare tempo alle unità della riserva di schierarsi; la piccola unità di More, consistenze in 2 plotoni carri si mosse su due file parallelel lungo la Tapline Road quando il primo carro della colonna di Zvika venne colpito: “iniziammo l’avanzata ma i primi due carri della mia colonna vennero colpiti da RPG e presero fuoco e spinsi il mio carro in avanti per soccorrere i veicoli colpiti ma un altro RPG colpì il mio carro, ferì il mio cannoniere sbalzando me fuori dalla torretta con la tuta in fiamme”.

Pur essendo ferito ed ustionato Greengold salì sull’ultimo Sho’t della sua colonna rimanendo nuovamente isolato di fronte all’avanzata di una grossa formazione corazzata siriana e sulla maglia radio della Brigata comunicò che la Forza Zvika era ancora in grado di combattere; ascoltando la voce calma del suo comandante di Brigata il cannoniere di Zvika distrusse 2 T62 che si erano palesati a brevissima distanza accendendo le luci mentre a breve distanza la colonna del Tenente Colonnello More contrastava l’avanzata di una unità meccanizzata siriana subendo gravi perdite (lo Sho’t di More venne colpito da un RPG e l’Ufficiale p***e un braccio ed un occhio nell’esplosione del suo veicolo).

Durante il resto della notte il Colonnello Ben-Shoham comandante della Brigata cercò di riorganizzare le sue forze organizzando il tiro dell’artiglieria mentre gli equipaggi dei suoi Sho’t combattevano battaglie disperate lungo la linea di contatto; Greengold continuò per tutta la notte a cambiare posizione del suo veicolo sparando singoli colpi: “Non avevo paura di morire ma avevo il terrore di fallire”.

La situazione della 188^ Brigata era critica e l’unità era praticamente senza riserve e, quando iniziarono a giungere i carri della 679^ Brigata corazzata della riserva, vennero costituite piccole unità di 3 carri che vennero inviate a rinforzare le varie posizioni di resistenza; tra queste unità c’era anche la compagnia del Maggiore Baruch Lenschner (14 Sho’t) che si trovò a contrastare l’intera 91^ Brigata corazzata della 1^ Divisione corazzata siriana; nei selvaggi combattimenti che seguirono il Maggiore Lenschner fu ucciso quando il suo carro fu colpito da un missile AT3 “Sagger” come anche il Vice Comandante della 188^ Brigata, Colonnello Yisraeli che, con il suo solo Sho’t, caricò una formazione siriana di T62.

Negli stessi concitati mcombattimenti anche il Comandante della Brigata venne ucciso da una raffica di mitragliatrice mentre, con il busto fuori dalla torretta del suo Sho’t, dirigeva il fuoco dell’altriglieria.

Una compagnia di carri della 679^ Brigata della riserva giunse in rinforzo della posizione di Zvika che predispose una nuova linea difensiva sotto un intenso fuoco di artiglieria; lo sbarramento era il preludio all’attacco di una imponente formazione corazzata di circa 100 carri e 40 tra IFV BMP1 ed APC BTR; i siriani iniziarono a lanciare nugoli di missili AT3 “Sagger” ma la piccola unità israeliana 16 carri al comando di Greengold” rimasero in posizione defilata dietro un crinale.

“La battaglia iniziò quando i veicoli siriani si trovavano a 1.500 yards (1.370 metri) carro contro carro; loro avevano una intera Divisione che avanzava contro la nostra compagnia mentre un’altra formazione aggirava le posizioni israeliane per attaccare e conquistare Nafakh; per tale motivo la compagnia di Zvika ricevette l’ordine di ripiegare su Nafakh per difendere il comando della Ugda Raful (36^ Divisione corazzata) (ogni unità disponibile venne richiamata per costituire un perimetro difensivo attorno alla cittadina per fermare l’avanzata della 91^ Brigata corazzata siriana).

Zvika arrivò quando i carri siriani ormai si trovavano all’inerno del perimetro ed alcuni di essi erano stati messi fuori uso dal personale del comando della Divisione che, armati di lanciarazzi controcarri, costituirono squadre controcarri; i 2 Sho’t piombarono sui carri nemici colpendone numerosi prima dell’arrivo da nord di una unità corazzata della 679^ Brigata corazzata della riserva che con un contrattacco locale ristabilì la situazione respingendo i siriani fino alla linea della Tapline Road.

Il giorno 8 ottobre l’arrivo delle unità della riserva delle Ugda Musa e Laner (146^ e 240^ Divisione corazzata della riserva) stabilizzarono il fronte respingendo le unità siriane che erano riuscite a sfondare la linea di resistenza della 7^ e 188^ Brigata che, dopo quasi 50 ore di combattimento ininterrotto, erano ridotte a circa 20 carri più o meno danneggiati dai combattimenti.

Il tenente Zvika raggiunse la zona servizi della 188^ Brigata e incontrando l’Ufficiale alle operazioni che aveva assunto il comando della unità proferì le seguenti parole: “Non riesco ad andare oltre”; il neo comandante della Brigata vedendo le ferite e le ustioni sul corpo di Zvika lo fece subito ricoverare presso il posto di medicazione; durante le ore successive i comandanti israeliani valutarono quello che “la volontà di ferro di quel giovane dai capelli rossi” aveva significato per la terra di Israele e, secondo i rapporti, valutarono che Greengold avesse distrutto da solo circa 60 carri nemici (anche se Zvika sostenne sempre che non furono mai più di 20).

Nonostante la grave colpa del Governo e del Comando Centrale che non vollero tenere conto degli avvertimenti dell’intelligence un pugno di carri, di fanteria e di paracadutisti salvò Israele da una sconfitta cocente; la determinazione ed il perfetto addestramento degli equipaggi fecero oltre il possibile riducendosi ai minimi termini.

I siriani fecero almeno due gravi errori di valutazione nella preparazione del loro attacco al Golan:

- valutarono che le riserve israeliane avrebbero avuto necessità di almento 24 ore per potersi schierare; invece le strade libere dal normale traffico consentirono ai riservisti di raggiungere velocemente i centri di raccolta e di schierarsi rapidamente. I carristi mossero velocemente dai depositi montando le mitragliatrici e le antenne sui veicoli durante il movimento verso il fronte.

- fecero l’errore di non schierare i veicoli del genio (carri gittaponte MTU e carri T55 con sistemi di sminamento a rulli) in testa alle colonne di attacco; tale carenza creò degli ingorghi davanti al fosso anticarro scavato dagli israeliani lungo la linea di confine e rese facile ai cannonieri di Tsahal il compito di colpire i veicoli del genio (bersagli primari).

Per il suo comportamento nelle 30 ore di combattimenti, durante le quali cambiò 6 volte il carro, il Tenente Zvi “Zvika” Greengold venne decorato con la medaglia Ot Hagvura la più alta decorazione al valore (solo 40 soldati di Israele sono stati insigniti di questa onoreficenza) con la motivazione di avere ritardato l’avanzata della 51^ Brigata corazzata (9^ Divisione di fanteria siriana) e di aver efficacemente contrastato la 91^ Brigata corazzata (1^ Divisione corazzata siriana).

Le Panzer Division tedesche. Prima Parte (1935 – 1942)Le Panzer Division furono il punto di forza fondamentale della Weh...
09/09/2021

Le Panzer Division tedesche. Prima Parte (1935 – 1942)

Le Panzer Division furono il punto di forza fondamentale della Wehrmacht durante tutta la II Guerra Mondiale e si distinsero per la grande potenza d'urto e l'efficienza bellica, sia offensiva che difensiva, su tutti i teatri d'operazione dove furono impiegate, dalle steppe russe, alle sabbie africane, alle pianure franco-belghe.

Utilizzate spesso, in particolare nella seconda parte della guerra (1943 – 1945) come reparti di riserva mobili impegnati per contenere attacchi nemici, risolvere situazioni d'emergenza o impedire catastrofici crolli del fronte tedesco, vennero continuamente rischierate da un teatro bellico all'altro in cui combatterono le unità tedesche, ristabilendo o capovolgendo spesso a favore della Germania le sorti dei combattimenti sul campo di battaglia.

La nascita delle Panzertruppen si deve ad un ufficiale delle trasmissioni Heinz Guderian che, promosso Oberst (colonnello) nel 1933 venne assegnato (il 1° luglio 1934) in qualità di Capo di Stato Maggiore al nuovo comando truppe motorizzate (kommando der Kraftfahrtruppen), guidato dal generale Oswald Lutz che stava sviluppando le nuove tecniche belliche con impiego di mezzi corazzati e motorizzati e nel 1935 Guderian ricevette il comando della nuova 2. Panzerdivision.

Il 20 novembre1938 viene promosso General der Panzertruppen, ricevendo inoltre l'incarico di comandante dei reparti corazzati tedeschi; nello stesso anno pubblicò il suo libro dal titolo Achtung Panzer, in cui sostenne con notevole persuasività che i mezzi corazzati dovevano diventare il principale strumento offensivo a cui le altre armi avrebbero dovuto essere subordinate in caso di attacco concentrato.

«Ecco quello che mi può servire! Ecco quello che mi ci vuole!» fu la frase rivolta da Adolf Hi**er al colonnello Guderian nel 1933 dopo aver assistito alle manovre delle nuove unità corazzate sperimentali dell'Esercito tedesco.

Le prime 3 unità corazzate e cioè la 1. Panzer Division, la 2. Panzer Division e la 3. Panzer Division avevano il seguente organico che rimase inalterato fino al 1939:

Stab (quartier Generale)

Schützen-Brigade

- Schützen-Regiment (reggimento di fanteria motorizzata) (3 abteilung)

- Kradschützen-Abteilung (battaglione motociclisti)

Panzer Brigade

- Panzer regiment (2 abteilung)

- Panzer regiment (2 abteilung)

Artillerie regiment (3 abteilung)

Panzerjäger-Abteilung (battaglione anticarro)

Aufklärungs-Abteilung (battaglione da ricognizione)

Pionier-Batallion (battaglione del genio)

Panzernachrichten-Abteilung (battaglione trasmissioni corazzato) (dal 1939)

Particolarmente temute dalle forze nemiche, le Panzerdivision tedesche ottennero clamorosi successi durante la fase iniziale della guerra (1939-1942), sfruttando la loro superiorità tattica e le maggiori capacità dei loro ufficiali nella conduzione di operazioni veloci con reparti mobili, malgrado spesso la inferiorità qualitativa e numerica dei loro materiali e equipaggiamenti; con il procedere della guerra queste unità si trovarono in inferiorità numerica ma rimasero superiori alle forze meccanizzate nemiche, Tale superiorità, attenuatasi solo negli ultimi mesi di guerra a causa delle continue perdite di equipaggi addestrati, delle carenze di materiali e carburanti, e della schiacciante superiorità numerica degli avversari (che con il tempo acquisirono anch'essi buone capacità operative), fu dovuta in parte all'eccellente equipaggiamento di cui erano dotate negli ultimi anni del conflitto, ma soprattutto alle capacità tattiche degli ufficiali comandanti delle minori unità (in grado di muovere armonicamente e in modo coordinato i vari reparti di carri, e di cooperare utilmente con i distaccamenti anticarro e esploranti della divisione corazzata) e all'esperienza, al coraggio e all'abnegazione degli equipaggi che spesso rimanevano in combattimento senza tregua per anni.

Die schwarze (I neri), come erano soprannominati i soldati delle panzertruppen per via delle loro famose divise nere decorate con i teschi d'argento mutuati degli Ussari della morte di Federico il Grande di Prussia, annoverarono nei loro ranghi, durante tutta la guerra, numerosi ufficiali prestigiosi e pluridecorati e veri e propri assi capaci di accumulare un gran numero di vittorie contro i mezzi meccanizzati del nemico.

Durante la seconda guerra mondiale le Panzerdivision p***ero oltre 18.000 carri armati sul solo fronte est e alcune altre migliaia all'ovest, in Africa ed in Italia, ma rivendicarono la distruzione di oltre 90.000 mezzi corazzati nemici (di cui almeno 70.000 sul fronte orientale).

La Wehrmacht entrò in combattimento il 1º settembre 1939 con un organico di sei divisioni corazzate, dotate di oltre 300 carri ciascuna per la maggior parte costituiti, però, da veicoli leggeri Panzer I (2 mitragliatrici MG34) e Panzer II (1 mitragliera KwK 30 da 20 mm e una mitragliatrice MG34) di scarso valore nel caso di scontri con altri mezzi meccanizzati nemici, rafforzati solo da una compagnia di carri medi Panzer III (cannone 3,7 cm Geschütz-Panzerwagen) e Panzer IV (cannone KwK 37 da 75 mm L/24); i Panzer III e IV, considerati dall'esercito tedesco i carri armati da battaglia principali, stavano appena entrando in servizio ed erano disponibili in piccole quantità all'inizio dell’invasione della Polonia.

La Panzerwaffe iniziò la guerra con un totale di 3.200 carri armati, di cui oltre 2.200 mezzi leggeri tra i quali anche 178 carri cecoslovacchi ridenominati Panzer 35 (t) e Panzer 38 (t); nonostante la carenza di mezzi veramente potenti ed efficienti le sei Panzerdivision, che vennero tutte schierate sul confine polacco per ottenere il massimo effetto d'urto, sguarnendo completamente di forze corazzate il fronte occidentale, ebbero un ruolo decisivo durante la breve campagna polacca. Guidate audacemente dagli ufficiali tedeschi addestrati alle nuove tattiche della Blitzkrieg (Guerra Lampo) pur subendo localmente alcuni insuccessi contro le difese fisse polacche le forze corazzate tedesche diedero una prima impressionante dimostrazione di efficienza e di rapidità di movimento contro l'antiquato esercito polacco.

Quattro delle sei Panzerdivision furono raggruppate nel Gruppo di Armate Sud del Generale von Rundstedt che aveva come obiettivo principale la capitale polacca Varsavia mentre il 19° Panzerkorps di Guderian ebbe solo la 3. Panzer Division per attaccare il corridoio di Danzica appoggiato nella sua azione dalla Panzer Division Kempf (7. Panzer regiment, SS Regiment Deutschland e SS Artillerie-Regiment).

Winston Churchill, durante i colloqui del 16 maggio 1940 a Parigi con i governanti francesi Paul Reynaud ed Édouard Daladier ebbe a dire: «Mi rifiuto di vedere in questa spettacolare incursione dei carri armati tedeschi una vera invasione...»

Mentre l'esercito tedesco sbaragliava la Polonia, gli alleati occidentali non effettuarono manovre offensivo di rilievo contro le modeste forze di seconda linea lasciate dalla Wehrmacht all'ovest e non sfruttarono la totale assenza di Panzerdivision in quel teatro bellico.

Durante la campagna di Polonia la Panzerwaffe impiegò anche quattro cosiddette leichte division (divisioni leggere) dotate ciascuna di un battaglione di carri armati ma i risultati non completamente soddisfacenti spinsero il comando della Wehrmacht a trasformarle in nuove Panzerdivision.

Numerate da 6 a 9 (la Panzer Division Kempf divenne 10. Panzer Division) queste nuove unità corazzate entrarono a far parte dello schieramento di battaglia dell'esercito tedesco per la imminente e decisiva grande offensiva sul fronte occidentale; le Panzerdivision originarie mantennero, anche nella campagna del 1940, l'organizzazione su due Panzer-Regiment (ognuno su 2 Panzer-Abteilung) mentre le quattro nuove divisioni corazzate, a causa della insufficienza di mezzi, vennero costituite con solo tre battaglioni corazzati.

Anche in questa occasione la Wehrmacht, grazie agli accordi con i sovietici dell'agosto 1939, poté concentrare la grande massa delle sue forze su un solo fronte e, in particolare, tutte le dieci Panzerdivision vennero subito impegnate per mettere in esecuzione il Fall Gelb, il piano strategico preparato dal comando tedesco e imperniato proprio sull'impiego in massa delle forze meccanizzate. Per l’attacco ad occidente le Panzerdivision giocarono un ruolo cruciale, rafforzate dall’aumento dei nuovi carri medi Panzer III e Panzer IV, portarono a termine l'offensiva forse più riuscita e spettacolare della storia della Guerra lampo e forse dell'intera guerra mondiale, contro il nemico anglo-francese apparentemente dotato di mezzi corazzati più numerosi e più potenti (anche se malamente organizzati e addestrati).

La Wehrmacht impiegò all'ovest il 10 maggio 1940, 3.380 carri armati, di cui 280 Panzer IV, 329 Panzer III e 238 Panzer38(t); sette delle dieci divisioni corazzate vennero assegnate al Gruppo di Armate A che sferrò l'attacco decisivo attraverso la foresta delle Ardenne, oltre la Mosa e in direzione della costa della Manica, una divisione (la 9. Panzer) venne assegnata alle forze destinate ad invadere i Paesi Bassi, mentre due Panzerdivision (3. Panzer e 4. Panzer) rafforzarono l'attacco diversivo del Gruppo d’Armate B attraverso il Belgio.

Proprio queste due divisioni corazzate combatterono la prima grande battaglia tra mezzi corazzati della II Guerra Mondiale, ad Hannut, contro due divisioni leggere meccanizzate francesi e riuscirono ad avere la meglio, dimostrando una netta superiorità tattica e di addestramento; mentre si svolgevano le battaglie in Belgio, il cuneo corazzato del generale von Kleist (cinque Panzerdivision con 1.250 panzer) sfondò completamente il fronte francese sulla Mosa, sbaragliò facilmente i disorganici contrattacchi degli inefficaci reparti blindati francesi e proseguì rapidissimo verso la costa della Manica, che fu raggiunta per prima dalla 2. Panzer Division il 20 maggio, accerchiando tutto il raggruppamento anglo-franco-belga attirato in Belgio.

Fu una impressionante dimostrazione di superiorità militare e fece grande scalpore a livello di politica internazionale ed anche negli ambienti militari di tutto il mondo confermando l'apparente imbattibilità delle Panzerdivision della Wehrmacht, e stimolando l'US Army e anche l’Armata Rossa a ristrutturare completamente e potenziare le loro forze meccanizzate.

Dopo la grande vittoria all'ovest, le Panzerdivision vennero naturalmente coinvolte anche nella pianificazione della prevista e rischiosa invasione dell’Inghilterra nota come Operazione Seelöwe (Leone Marino); quattro divisioni corazzate (4., 7., 8. e 10. Panzer Division) avrebbero dovuto partecipare all'invasione, e quindi vennero raggruppate nell'area costiera francese.

Per favorire la riuscita delle operazioni vennero studiate anche delle tecniche per permettere la marcia sottacqua dei carri armati e vennero organizzate quattro compagnie di cosiddetti Tauchpanzer (Panzer III e IV modificati) appartenenti al Panzer-Regiment 18 ed al Panzer-Regiment 35.

L’Operazione non venne mai lanciata a causa dell’incapacità, da parte della Luftwaffe, di garantire la superiorità aerea sulla RAF nell’area del Canale della Manica ma già il 23 luglio 1940 Hi**er parlò al Generale Jodl di un possibile attacco all’Unione Sovietica ancora prima di avere sconfitto definitivamente l’Inghilterra; per far fronte a questi molteplici impegni venne deciso, dal comando della Wehrmacht, di raddoppio del numero di Panzerdivision operative.

Da luglio ad ottobre vennero costituite altre dieci Panzerdivision (numerate da 11 a 20) sottraendo però, a causa della carenza di carri armati moderni, uno dei due Panzer-Regiment alle divisioni corazzate già esistenti e assegnandolo, insieme ad altri reparti appena costituiti, alle nuove formazioni.

Quindi le 20 divisioni corazzate della Panzerwaffe, che furono completamente pronte nella primavera, del 1941 avevano ora un solo Panzer-Regiment su due o tre Panzer-Abteilung, e un numero molto minore di carri armati (in media 180-200 panzer) anche se mantenevano una notevole potenza offensiva grazie al ritiro degli inutili carri leggeri Panzer I ed all'incremento dei carri medi Panzer IV e Panzer III (riarmati con un più efficace cannone da 50 mm L/42); la riorganizzazione prevedeva anche lo scioglimento della Schützen-Brigade e la costituzione di 2 Panzergrenadier regiment rendendo la Divisione più omogenea e flessibile, capace di azioni offensive e difensive più efficaci grazie al potenziamento delle unità esploranti motorizzate ed al rafforzamento delle unità anticarro (dotate di semoventi)

Fin dal settembre 1940 due delle nuove Panzerdivision appena costituite (la 13. Panzer e la 16. Panzer) vennero inviate in Romania per organizzare una base di operazioni in vista dell'attacco alla Russia ed anche per occupare posizioni favorevoli per il previsto attacco alla Grecia (Operazione Marita); durante l'inverno altre divisioni corazzate vennero schierate nell'area centro-meridionale del Reich, in preparazione dell'offensiva nei Balcani che venne infine sferrata dal 4 aprile 1941, ampliata nelle sue dimensioni dopo la decisione di invadere anche la Jugoslavia, di cui Hi**er temeva il passaggio nel campo alleato.

Le divisioni corazzate tedesche completarono con totale successo la nuova campagna e accentuarono ancor di più l'impressione di invincibilità e di potenza della Wehrmacht ormai dominatrice su gran parte del continente europeo.

Nel frattempo i panzer erano sbarcati anche in Nord Africa per sostenere e rafforzare le precarie posizioni italiane in Libia; al comando dell'energico generale Rommel (che in Francia aveva comandato la 7. Panzer Division soprannominataGespensterdivision "Divisione fantasma"), i primi reparti corazzati ad entrare in azione furono quelli della 5. Leichte division (che in agosto sarebbe stata ridenominata 21. Panzer Division), presto raggiunti anche dalla 15. Panzer Division. Anche in questo nuovo e difficile teatro bellico e, malgrado le carenze logistiche, le Panzerdivision si dimostrarono in grado di primeggiare, adottando abili tattiche, idonee alla guerra nel deserto, basate su vaste manovre combinate di gruppi di carri armati e fanteria motorizzata, e all'efficace impiego di sbarramenti di cannoni anticarro contro cui attirare le forze corazzate inglesi, pur numericamente superiori.

La Panzerwaffe disponeva nel giugno 1941 di un totale di 5.200 carri armati, di cui oltre 3.500 vennero impegnati sul fronte orientale (con 965 Panzer III, 439 Panzer IV, e 772 Panzer38t); le Panzerdivision, costituite in maggioranza da tre battaglioni corazzati con circa 150-180 carri armati (maggiormente Panzer III e IV) vennero distribuite in quattro Panzergruppen assegnati ai tre Gruppi d'armate impegnati nell'offensiva:

- Panzergruppen 1 del Generale von Kleist costituito da 3 Corpi d’Armata corazzati (ogni veicolo del Gruppo portava una “K” bianca)

- Panzergruppen 2 del Generale Guderian costituito da 3 Corpi d’Armata corazzati (ogni veicolo del Gruppo portava una “G” bianca)

- Panzergruppe 3 del Generale Hoth costituito da 2 Corpi d’Armata corazzati (ogni veicolo del Gruppo portava una “H” bianca)

Durante le operazioni in Russia i Panzergruppe furono protagonisti di battaglie di accerchiamento senza uguali nella storia nelle quali vennero isolate e distrutte decine di Armate sovietiche; le unità corazzate si comportarono egregiamente anche quando iniziarono a scontrarsi con ampie formazioni russe dotate di carri T34 e KV-1 che, dopo un iniziale sorpresa, vennero annientate grazie alla superiorità tattica tedesca.

I carri Panzer III, dotati di cannoni da 50 mm L/42 che poco potevano contro le spesse corazze frontali dei carri russi, utilizzarono la manovra per colpire le parti posteriori dei veicoli sovietici distruggendone a centinaia aiutati in questo anche dai cannoni controcarri da 88mm e dalla Luftwaffe.

Fin dall'ottobre 1941 Hi**er e l'OKW avevano deciso, coscienti dell'inevitabile prolungamento della guerra all'est e delle crescenti necessità operative di fronte ai numerosi e potenti nemici, di potenziare ulteriormente le forze corazzate con la costituzione di nuove Panzerdivision; iniziò quindi l'organizzazione delle divisioni numerate da 22 a 27 e, nei primi mesi del 1942 alla luce delle dure esperienze sul fronte orientale e della sorprendente potenza dei mezzi corazzati sovietici, la Panzerwaffe moltiplicò gli sforzi per migliorare il suo equipaggiamenti introducendo in servizio le nuove versioni del Panzer III con cannone da 50mm L60 e del Panzer IV armato con un 75mm L43.

Vennero ritirati la gran parte dei carri cechi (riutilizzati modificando gli scafi per ottenere semoventi cacciacarri – panzerjäger come ad esempio il Marder da 75 mm) e iniziò la produzione del nuovo carro pesante Panzerkampfwagen VI Tiger I che furono inizialmente assegnati non alle Panzerdivision, ma a battaglioni autonomi di carri pesanti (schwere Panzer-Abteilung).

Le carenze produttive dell'industria tedesca tuttavia non permisero di colmare completamente le pesanti perdite, pertanto in vista della nuova ed inevitabile nuova campagna estiva all'est, la maggior parte dei nuovi mezzi venne distribuita solo al gruppo di Panzerdivision destinate ad attaccare nel settore meridionale o alle nuove divisioni corazzate appena costituite e inviate al fronte (22., 23. E 24. Panzer Division), lasciando le altre unità, schierate a nord e al centro, a ranghi ridotti, con mezzi meno moderni, e quindi privi di capacità offensiva.

Inoltre, per la prima volta, Hi**er, a partire dalla direttiva del 23 marzo 1942, dovette riconoscere la possibilità di un intervento anglosassone in occidente per alleviare il peso della Wehrmacht sull'Unione Sovietica, e, quindi, la necessità di preparare anche all'ovest forze moderne dotate di riserve corazzate per fronteggiare questa pericolosa eventualità; nella primavera del 1942 tre delle migliori Panzerdivision (6., 7., e 10. Panzer-Division) vennero ritirate dal fronte orientale e schierate in Francia, dove vennero ricompletate ed equipaggiate di carri armati moderni.

All'ovest vennero anche trasferite, nel caso dell'apertura del previsto “secondo fronte”, le tre divisioni Panzergrenadier delle Waffen SS (“Leibstandarte Adolf Hi**er”, “Das Reich” e Totenkopf”) che furono riorganizzate trasformandole in vere divisioni corazzate (anche se mantennero per il momento la denominazione ufficiale di divisioni motorizzate). Anche la Divisione SS “Wiking” e le altre divisioni Panzergrenadier dell'esercito schierate all'est (tra cui la formazione d'élite Großdeutschland) ricevettero nuovi battaglioni di carri armati per rafforzarne il potenziale offensivo in vista della campagna d'estate.

Anche le due Panzerdivision dell'Afrikarkorps (15. e 21., con circa 300 carri armati) vennero riequipaggiate con carri moderni, e Rommel fu quindi in grado di riprendere la guerra di movimento nel deserto, dimostrando ancora una volta la superiorità dei flessibili metodi tattici delle forze corazzate tedesche rispetto alle rigide tattiche britanniche. A Gazala, nonostante alcune difficoltà iniziali causate dalla superiorità tecnica dei nuovi carri americani M3 Lee/Grant, le Panzerdivision inflissero alle forze corazzate inglesi la più pesante sconfitta della loro storia e, dopo aver conquistato Tobruch, poterono proseguire verso l’Egitto, dove però furono costrette ad arrestarsi ad El Alamein a causa dell'esaurimento dei mezzi, delle difficoltà di rifornimento e del rafforzamento della resistenza britannica.

Alla vigilia della ripresa delle operazioni nella primavera 1942, la Wehrmacht disponeva, nonostante l'incremento della produzione bellica, solo di 5.300 panzer, di cui circa 3.200 direttamente impegnati sul Fronte orientale, quindi un numero inferiore rispetto al 22 giugno 1941; circa 2.200 di questi carri armati furono concentrati dall'Alto comando nelle formazioni schierate nel Gruppo d'armate Sud, la cui missione era di avanzare contemporaneamente verso il Volga e in direzione del Caucaso

Le nove Panzerdivision entrate in azione il 28 giugno 1942, ben equipaggiate e addestrate, diedero prova di una netta superiorità tecnica e tattica sul nemico e nei grandi scontri di carri armati di Char’kov (14. e 16. Panzer-Division), Voronez (9. e 24. Panzer-Division) e Kalač (16. e 24. Panzer-Division) le Panzertruppen inflissero pesanti sconfitte ai nuovi corpi corazzati dell'Armata Rossa.

Le Panzerdivision avanzarono rapidamente oltre il Don e dilagarono anche in profondità nel Caucaso e il 23 agosto la 16. Panzer-Division raggiunse il Volga a nord di Stalingrado.

Da quel momento, a causa del logoramento e delle perdite, e anche alla mancanza di rinforzi, cominciarono le difficoltà per i tedeschi infatti le tre divisioni corazzate inviate nel Caucaso (3., 13. e 23.) furono fermate in autunno alla periferia di Groznij, mentre le altre tre divisioni (14., 16., e 24.), risucchiate nei combattimenti strada per strada a Stalingrado sprecarono i loro preziosi panzer subendo inutili e insostituibili perdite.

Alla metà di novembre le Panzerdivision del Gruppo d'armate B erano molto indebolite e bloccare sul Volga, mentre solo le deboli 22. e 27. Panzer-Division rimanevano in riserva e il 19 novembre 1942 il Gruppo d'armate B disponeva di soli 326 carri armati (oltre a 110 carri rumeni), mentre l'Armata Rossa stava per sferrare la sua grande offensiva a tenaglia con oltre 1.500 mezzi corazzati.

Il 23 novembre i corpi corazzati sovietici completarono con pieno successo la loro gigantesca manovra d'accerchiamento (operazione Urano) nel settore di Stalingrado e per la prima volta nella guerra i reparti corazzati dell'Armata Rossa furono in grado di avere la meglio in campo aperto contro le Panzer-Division tedesche; inizialmente i carristi sovietici respinsero i confusi contrattacchi della 22. Panzer e quindi sconfissero nettamente anche le tre deboli divisioni corazzate del generale Hans-Valentin Hube, (14., 16. e 24. Panzer) accorse a occidente del fiume Don per cercare di fermare l'avanzata nemica.

Al termine dell'operazione Urano, furono accerchiate nell'area di Stalingrado 20 divisioni della 6. Armata, tra cui le tre Panzer-Division del generale Hube.

In Africa Settentrionale Il 4 novembre era terminata la seconda battaglia di El Alamein le due Panzerdivision del generale Rommel, in schiacciante inferiorità numerica di fronte alle forze britanniche potenziate dai carri americani M4 Sherman, dopo una strenua resistenza e ridotte a poche decine di mezzi, furono infine sconfitte e batterono in ritirata verso la Libia.

Per fronteggiare questa serie di sconfitte e la sorprendente invasione anglo-americana del Nord Africa francese (Operazione Torch), Hi**er fu costretto inizialmente a procedere all'operazione Anton (invasione della zona libera della Francia), eseguita rapidamente l'11 novembre dalla 7. e 10. Panzer-Division e dalla Divisione Waffen-SS "Das Reich", e quindi ad inviare in Tunisia la 10. Panzer-Division, equipaggiata con oltre 150 mezzi corazzati, per bloccare l'avanzata delle truppe alleate sbarcate l'8 novembre in Nord Africa.

La catastrofica situazione sul fronte di Stalingrado impose il trasferimento d'urgenza all'est della 6. Panzer-Division con 159 carri armati; il 15 dicembre l'alto comando decise, a causa dell'aggravarsi della situazione, l'invio sul Fronte orientale anche della 7. Panzer-Division con 146 mezzi blindati. La 6. Panzer-Division, rinforzata dalle 11., 17. e 23. Panzer-Division, richiamate dal Gruppo d'armate Centro e dal Gruppo d'armate A, eseguì dal 12 dicembre un disperato tentativo di sbloccare la 6. Armata: dopo dure battaglie invernali con i mezzi corazzati sovietici, il contrattaccò fallì, anche in conseguenza della nuova travolgente offensiva sovietica sul Don del 16 dicembre.

Alla fine dell'anno la situazione tedesca nel settore meridionale del fronte est, era molto precaria, nonostante alcuni abili contrattacchi della 6. e 11. Panzer-Division, mentre le forze corazzate dell'Armata Rossa proseguivano la loro vigorosa avanzata invernale. Nel complesso, la Wehrmacht p***e nel 1942 sul fronte orientale circa 2.650 carri armati e rivendicò oltre 12.000 mezzi corazzati sovietici distrutti.

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