21/04/2024
Una storia triste ma che fa riflettere 💖
Sapete che a Venezia già a partire dal Cinquecento si può parlare, come affermato dallo storico Satya Datta, «della presenza di una coscienza femminista»?
Per “ritratti di donne” vi facciamo conoscere oggi la figura di una letterata, vissuta tra il 1604 ed il 1652, i cui scritti sono animati da un grande senso di frustrazione e di ribellione nei confronti della tradizione patriarcale e della condizione di sudditanza della donna, sulla scia di precedenti opere pubblicate da intellettuali e scrittrici veneziane vissute nel Cinquecento, come Moderata Fonte (il cui vero nome era Modesta da Pozzo), autrice di “Il merito delle donne” e Lucrezia Marinella autrice di “La Nobiltà et Eccellenza delle Donne”.
Si tratta di Elena Cassandra Tarabotti, figlia maggiore di sette femmine in una famiglia composta da undici figli, alle quali il padre dovette assicurare, a scapito del patrimonio familiare, secondo l’obbligo sociale, una dote sia in caso di matrimonio che di monacazione.
Per Elena Cassandra venne scelta, contro la sua volontà, la vita monacale e fu costretta a divenire suora con il nome di Arcangela nel monastero di Sant’ Anna di Castello.
Nell’immagine vedete il registro del fondo di Sant’ Anna, qui conservato, dove sono annotate le due distinte somme che il padre Stefano Tarabotti versò, nel 1620, di 200 ducati a giugno e di 1.000 ducati a ottobre a titolo di dote monacale.
Nella scrittura Arcangela riuscì a trovare una sorta di liberazione alla sua vita solitaria e nonostante la clausura riuscì a pubblicare quattro sue opere in vita ed una postuma, grazie all’amicizia con Giovan Francesco Loredan, patrizio veneziano fondatore dell’Accademia degli Incogniti.
In queste opere Arcangela denunciava il potere del patriarcato che privava le donne dell’ autodeterminazione, ponendo in luce la condizione “infernale” delle fanciulle senza vocazione rinchiuse nei monasteri e condannava il pregiudizio sulla presunta inferiorità delle donne, private dell’opportunità di ricevere un’istruzione e di avere riconosciuta un’emancipazione sociale.
Temi che torneranno alla ribalta in epoca successiva, nell’ambito sociale, non più solo personale ed intellettuale, attraverso la lotta femminista e che ancora oggi sono tristemente attuali.
Bibliografia: F. Medioli, Di madre in figlia. La trasmissione della cultura scrittoria in casa Tarabotti: Maria e le figlie, in “I meriti delle donne. Profili di arte e storia al femminile dai documenti dell’Archivio di Stato di Venezia (secoli XV-XVIII)”, mostra documentaria a cura di Alessandra Schiavon in collaborazione con Paola Benussi. Venezia, Palazzo Mocenigo, 2014; S. Datta, La presenza di una coscienza femminista nella Venezia dei primi secoli dell’età moderna, in “Studi veneziani”, n.s. 32 (1996), pp. 105-134; F. Medioli, Tarabotti fra omissioni e femminismo: il mistero della sua formazione, http://www.storiadivenezia.net/sito/donne/Medioli_Tarabotti.pdf; A. Tarabotti, L’inferno monacale, a cura di F. Medioli, Torino, 1990; Tarabotti Arcangela, in Dizionario Biografico degli Italiani https://www.treccani.it/enciclopedia/arcangela-tarabotti_(Dizionario-Biografico)/.