La Stagione Lirica 2020 di Ancona a cura della Fondazione Teatro delle Muse presenta due nuove produzioni: Attila di Giuseppe Verdi e Don Pasquale di Gaetano Donizetti.
Il titolo verdiano, che andrà in scena venerdì 18 settembre, con replica domenica 20 settembre, viene rappresentato per la prima volta sul palcoscenico del Teatro delle Muse, dopo 145 anni, dall’ultima sua rappresentazione nel 1875. Assente dalle scene marchigiane dal 1996, Attila ha dimostrato negli ultimi anni di catturare il favore del pubblico in diversi teatri italiani.
Don Pasquale, una delle opere più care al grande pubblico, andrà in scena, con un nuovo allestimento, al Teatro delle Muse venerdì 9 ottobre con replica domenica 11 ottobre.
Nel corso degli ultimi anni il pubblico di Ancona ha dimostrato molto interesse per titoli meno frequentati e capolavori che la città non aveva più avuto occasione di ascoltare dalla chiusura dell’antico Teatro delle Muse come per la ritrovata opera buffa rossiniana – Barbiere nel 2017, Cenerentola nel 2018 e Sonnambula che ha ricevuto molti consensi nella passata stagione.
Attila sarà diretto da Marco Guidarini, una tra le bacchette italiane di maggiore successo, che torna ad Ancona dopo la felice Lucrezia Borgia del 2010. Attivo tra il Metropolitan di New York, Los Angeles Opera, Deutsche Oper di Berlino, Teatro alla Scala di Milano, il Maestro genovese attualmente dirige la Mitteleuropa Orchestra, dopo aver ricoperto l’incarico di Direttore musicale dell’Orchestre Philarmonique di Nizza. Ha registrato per Deutsche Grammophon Cyrano de Bergerac di Alfano e per Dynamic Idomeneo, Trovatore, Simon Boccanegra, Roma di Massenet, Le Villi di Puccini (Grand Prix du disque 2004).
La regia sarà affidata a Mariano Bauduin, singolare figura di autore, regista e musicista, formatosi a Napoli con Roberto De Simone, di cui è stato per anni collaboratore ed assistente. Attivo nei campi della prosa e del teatro musicale, Bauduin ha firmato alcune produzioni di prestigio al San Carlo di Napoli – tra cui la trilogia Mozart/Da Ponte in tournée a Dubai – al Petruzzelli di Bari – Aida– al Verdi di Trieste – Falstaff – al Verdi di Salerno – Il flauto magico – al Nazionale di Tirana – Trovatore.
L’allestimento è affidato a Lucio Diana, uno degli scenografi italiani che negli ultimi trent’anni hanno operato nel teatro musicale e di prosa, ma anche nel cinema e nelle arti visive mentre i costumi saranno creati da Marianna Carbone.
Don Pasquale sarà diretta da Sebastiano Rolli, che è oggi un riferimento per il repertorio belcantistico italiano, ed in particolare per la produzione donizettiana: nella passate stagioni ha diretto: Torquato Tasso, Maria di Rudenz, Rosmonda d'Inghilterra, Maria Stuarda al Teatro Donizetti di Bergamo; Lucia di Lammermoor al Regio di Parma e a Savona; Anna Bolena all’Opera di Tenerife; Roberto Devereux al Regio di Parma. Ha inoltre diretto Traviata al Teatro del Maggio a Firenze, Falstaff e Un ballo in maschera a Parma, La straniera Catania e, all’estero, una tournée con Juan Diego Florez in Messico e Perù, Puritani e Macbeth alla Slovak National Opera di Bratislava,Norma a Tenerife, L’Italiana in Algeri con l’Opera di Firenze alla Royal Opera House di Muscat.
Il team creativo di Don Pasquale è lo stesso che ha realizzato ad Ancona, nel 2019, la fortunata produzione di Traviata, coprodotta con Daegu Opera in Corea, dove è andata in scena nello scorso novembre con grandissimo successo: la regista Stefania Panighini, lo scenografo Andrea De Micheli e la costumista di Veronica Pattuelli.
“Entrambi i titoli – dichiara il Direttore artistico della Stagione Lirica, Vincenzo De Vivo – hanno respirato la temperie romantica dell’Europa dei grandi fermenti, quelli che porteranno all’anno delle rivolte, il 1848: Don Pasquale, nato sulle scene del Théatre Italien di Parigi nel 1843, fa già intravedere la crisi di una società borghese che si era assestata sui valori della restaurazione; Attila, rappresentato alla Fenice di Venezia nel 1846, vive già le scintille di quei rivolgimenti che porteranno alle guerre d’indipendenza. Sia Donizetti che Verdi sono consapevoli di parlare ad un pubblico internazionale: il primo, pur servendosi di un vecchio libretto, il Ser Marcantonio di Angelo Anelli, chiede a Ruffini di adattarlo alle nuove esigenze realistiche della commedia francese; Verdi sceglie un dramma del tedesco Zacharias Werner – figura non trascurabile del teatro tedesco tra Goethe e Schiller – e lo cala nelle strutture drammaturgiche del melodramma romantico.”
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