Federico II Eventi

Federico II Eventi L’associazione si pone l'obiettivo di miglioramento della condizione civile e
sociale della perso
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Il Museo dei pigmenti naturali colorati Centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi  su Telebari a "Buongiorno Bari"
06/11/2024

Il Museo dei pigmenti naturali colorati Centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi su Telebari a "Buongiorno Bari"

Il canale youtube di Telebari: notizie sulla città di Bari, telegiornale, servizi, sport e ssc Bari, filmati, programmi e tanto altro...

Un bellissimo articolo sul Museo dei pigmenti naturali colorati Centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi  di Oreste Roberto...
02/11/2024

Un bellissimo articolo sul Museo dei pigmenti naturali colorati Centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi di Oreste Roberto Antonio Lanza su lsdmagazine.com
https://www.lsdmagazine.com/2024/11/02/arte-e-fede-santa-teresa-dei-maschi-di-bari-e-il-museo-dei-pigmenti-naturali-colorati/

Il Sud è sempre il Sud. Grande identità, tradizioni, costumanze e tanta ma tanta storia. Tra giri, passeggiate, incontri letterali, convegni in queste e quelle città, tavole rotonde in piccoli e grandi borghi si finisce sempre per ritrovarsi in teatri, case comunali e chiese impregnate da secoli ...

Buongiorno, ho il piacere di condividere con tutti voi  questa iniziativa volta a valorizzare la Chiesa di Santa Teresa ...
02/11/2024

Buongiorno, ho il piacere di condividere con tutti voi questa iniziativa volta a valorizzare la Chiesa di Santa Teresa dei Maschi Museo dei pigmenti del Colore. E' un luogo unico nel suo genere in Italia con una collezione di pigmenti del colore e resine naturali, non solo museo ma anche luogo didattico dove conoscere e imparare ad usare gli antichi pigmenti a cui si affianca anche un centro d'arte contemporanea. Aiutaci a farla conoscere pregandoti di votarla e, se vuoi, condividere a tua volta il messaggio. Ti ringrazio per quello che farai un aiuto a far conoscere le bellezze culturali di Bari e della Puglia, ti auguro buona giornata.

Ho votato CHIESA DI SANTA TERESA DEI MASCHI (BARI) al censimento del FAI. Aiutami a far scalare la classifica a questo luogo del cuore, votalo anche tu!

Mostra personale antologica dell’artista Nancy Gesario dal 25 ottobre al 4 novembre 2024 presso il Museo dei pigmenti de...
24/10/2024

Mostra personale antologica dell’artista Nancy Gesario dal 25 ottobre al 4 novembre 2024 presso il
Museo dei pigmenti del Colore e centro d’arte Santa Teresa dei Maschi, città vecchia di Bari.
Inaugurazione 25 ottobre ore 17.30, interverranno Miguel Gomez Direttore del Museo dei pigmenti del colore e la Prof.ssa Mariella Procaccio, educatrice filosofica e scrittrice che esporrà alcuni dei temi presenti nelle opere dell'artista tra cui il femminile, il sacro, il mito.

Nancy Gesario Nasce a Bari nel 1968, dopo la maturità artistica si specializza anche come illustratore pubblicitario, l’arte è stata da sempre la sua cifra comunicativa, le sue opere spaziano dai ritratti al mondo animale, negli ultimi anni oltre alla pittura, al pastello, alla china sanguigna, si esprime anche con l’antica tecnica dell’incisione realizzando opere in acquaforte. La sua è un’arte delicata e comunicativa a prescindere dalle tecniche usate che posso essere tele, oli, acrilici, pastelli.
In questa esposizione antologica che vede esposte opere che coprono un periodo che va dal 1982 al 2024 emerge tutta la sua personalità, sentimenti ed emozioni. La ricerca sul colore nelle sue infinite sfumature è la caratteristica principale del mondo di Nancy Gesario che ritrae i soggetti appartenenti alla sua realtà odierna e del passato conferendovi una espressività propria personale attraverso linee morbide, chiaramente visibili ed illuminate da un cromatismo sempre limpido ed estremamente raffinato nei suoi dettagli.
Si potrebbe definire artista dei luoghi del cuore e della natura, un grande sentire che non ci fa dimenticare quel legame imprescindibile tra l’uomo e con il proprio essere più profondo.

Apulia Contemporary Art Prize 2024, le opere degli artisti premiati.
12/10/2024

Apulia Contemporary Art Prize 2024, le opere degli artisti premiati.

Nella cornice del Museo dei pigmenti del colore centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi, chiesa barocca del 1600, si apert...
12/10/2024

Nella cornice del Museo dei pigmenti del colore centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi, chiesa barocca del 1600, si aperta l'edizione 2024 dell'Apulia Contemporary Art Prize. L'evento è stato organizzato da Federico II eventi, Vallisa Cultura e Bibart Biennale con la direzione artistica di Miguel Gomez, art director Bibart Biennale d'arte Contemporanea, in collaborazione con Mundilive Fondazione Placido Immordino, Espressioni d'Arte, patrocinata da UNIBA Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica. 52 gli artisti partecipanti in palio oltre ai premi dell'Apulia Contemporary art Prize anche i premi Mundilive Fondazione Placido Immordino Museo Bellini di Firenze e l'Aquila, Premio Biabart Biennale 2025, Premio Museo del Colore, Premio Espressioni d'Arte. di seguito i nominativi degli artisti premiati: Premio Contemporary art prize sez. Scultura/Installazioni I° classificato Claudio Rizzo, 2° Damiano Bitritto, 3° Angelo Mastria. Sez. pittura informale I° classificato Andrea Cramarossa, 2° Angela Catucci, 3° Simona Bonini. Sez. pittura figurativa 1° classificata Alessandra Peloso, 2° Giuditta Mercurio, 3° Biagio Monno. Primo Premio Bibart Biennale 2025 a: Claudia Bisson, a seguire Anja Kunze, Oriana Papays, A***n Rafeed Mohammed, Giò Cucchiara, Fabrizio Relè Distante. Primo Premio Museo del Colore a: Claudia Bisson, a seguire Leonardo Sebastiani, Tommaso Tedesco, Angelo Tasini, Daniela Cappiello, Saverio Barone, Lorenzo Cassanelli, Matteo Ferretti, Maurizio Sardanelli, Lucia Cairo. Premio Mundilive Fondazione Placido Immordino Museo Bellini di Firenze a: Sergio Abbrescia, Rosalba Ronzulli, Andrea Cramarossa, Claudio Rizzo, Alessandra Peloso, Gabriele Liso, Giancarlo Montefusco. Premio Mundilive Fondazione Placido Immordino l'Aquila a: Nilde Mastrosimone de Troyli, Giuseppe Ruscigno, Giuseppe Toscano, Domenico Morolla, Giuseppe Roma, Dino Ventura. Premio Espressioni d'Arte a: Claudia Bisson, Anja Kunze, Giuseppe Toscano, Alessandra Peloso.

Ieri sera un momento memorabile preso il Museo dei pigmenti del colore centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi all'apertur...
11/10/2024

Ieri sera un momento memorabile preso il Museo dei pigmenti del colore centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi all'apertura dell'Apulia Contemporary Art prize con la presentazione del libro "Aiutami a guardare" di Nando Nunziante giornalista RAI ed.Gelsorosso. presentato dal giornalista Oreste Roberto Lanza di L*Dmagazine.com https://www.lsdmagazine.com/.../un-isola-e-una-panchina.../

Apulia Contemporary Art Prize oggi su Gazzetta del Mezzogiorno e Repubblica
10/10/2024

Apulia Contemporary Art Prize oggi su Gazzetta del Mezzogiorno e Repubblica

Giovedi 10 ottobre 2024 alle ore 18.00 si apre, presso il Museo dei pigmenti del colore e centro d’arte Santa Teresa dei...
08/10/2024

Giovedi 10 ottobre 2024 alle ore 18.00 si apre, presso il Museo dei pigmenti del colore e centro d’arte Santa Teresa dei Maschi di Bari, l’edizione 2024 dell’ APULIA CONTEMPORARY ART PRIZE. L’evento è organizzato da FEDERICO II EVENTI, VALLISA Cultura, BIBART Biennale con il patrocinio di UNIBA dipartimento di ricerca e innovazione Umanistica, Fondazione Mundilive Immordino Doria e associazione Espressioni d’Arte con la Direzione artistica affidata a Miguel Gomez art director Bibart Biennale.
Ad apertura dell’esposizione verrà presentato il libro ”Aiutami a guardare”ed. Gelsorosso del giornalista RAI NANDO NUNZIANTE, dialogherà con l’autore il giornalista Oreste Roberto Lanza di L*Dmagazine.com
In esposizione opere di: Alessandra Peloso pittrice, Angela Catucci, Valeria Zito, Antonella Airò, Anna Crisitino, Antonella Tucci, Ariyan Rafeed Mohammed, Biagio Monno, Caterina Narracci, Claudio Rizzo, Daniela Cappiello, Dino Ventura, Egidio Rondinone, Saverio Barone, Claudia Bisson, Simona Bonini, Domenico Morolla, Damiano Bitritto, Elvira Sirio, Andrea Cramarossa, Giovanni Rodini, Redouane Benzemmouri, Oriana papays, Matteo Ferretti, Leonardo Sebastiani, Anna Seccia, Anja Kunze, Angelo Tasini, Tiziana Stocco, Elisabetta Pienti, Iryna Ostapyuk, Gabriele Liso, Giancarlo Montefusco, Giò Cucchiara, Giuditta Mercurio, Giuseppe Ruscigno, Giuseppe Toscano, Andrea La Casa, Angelo Mastria, Lorenzo Cassanelli, Mara Giuliani, Miryam Gammone, Nilde Mastrosimone de Troyli, Anna Troyli, Fabrizio Relè Distante, Giuseppe Roma, Lucia Cairo, Maurizio Sardanelli, Tommaso Tedesco, Rosalba Ronzulli, Rosy Palmisano, Sergio Abbrescia, Titti D'Alessandro, Barbara Zuccarino.
La mostra rimarrà aperta fino al 23 ottobre 2024 dal martedi al sabato ore 10.30-13.00 16.30-19.00
Info: 3455119994

Cos’ha in comune il Blu egizio con la scoperta del vetro, la medicina, i nano materiali e la moderna bio-edilizia?https:...
01/10/2024

Cos’ha in comune il Blu egizio con la scoperta del vetro, la medicina, i nano materiali e la moderna bio-edilizia?
https://www.facebook.com/profile.php?id=61553230603102
Gli egiziani amavano il colore blu, associato al cielo ed all’acqua, quindi alla vita, alla fertilità e alla rinascita. Si tratta di un colore raro in natura essendo il blu un colore primario.
Uno dei materiali blu ai quali avevano accesso gli egizi era il lapislazzuli, una pietra di un colore blu intenso che poteva essere macinata per realizzare dei pigmenti. Ma si trattava di un materiale prezioso che veniva importato fin dall’epoca predinastica dal lontano Afghanistan. Altre fonti del blu erano i turchesi e l’azzurrite, minerali rari e difficili da trattare. Questo il motivo per cui gli egiziani si cimentarono nella ricerca di per comporre un blu simile al lapis (lapislazzuli). Il più antico uso del blu egiziano risale all’epoca predi nastica durante il V e il IV millennio a.C. Da allora, e in misura sempre più crescente, il blu egiziano venne usato come pigmento nella decorazione di tombe, dipinti murali, arredi, statue e oggetti. La sua presenza è attestata fino al periodo greco-romano. Dal IV secolo d.C. scompare ed il segreto della sua produzione venne perduto.
Il blu egizio si ottiene dalla fusione, ad oltre 800 gradi, di tre elementi principali: la sabbia, la malachite o limatura di rame e il Natron. Dalla miscela di silice, malachite e natron si ricava una pasta vetrosa che viene raffreddata, macinata e utilizzata come pigmento. A questo punto occorre fare una divagazione e precisazione collegata al natron (carbonato decaidrato di sodio) è un minerale che deriva il suo nome dalla parola egizia del sale "nṯry", che significa puro, divino, aggettivazione di "nṯr" che significa dio. Il natron era già conosciuto e utilizzato dagli antichi egiziani, avevano compreso i benefici che se ne potevano ricavare in molti campi. Lo estraevano dal fondo dei laghi prosciugati e dal letto dei fiumi in secca. Per i primi tempi ne fecero un uso molto semplice, accontentandosi di diluirlo nell'acqua. Poi scoprirono che era possibile mescolarlo a numerose altre sostanze per accrescerne le proprietà. Misero cosi a punto una miriade di rimedi e di ricette tra le quali il sapone, dentifricio... Mescolando il natron a cenere e argilla, ottennero una pasta da sfregare sul corpo per la pulizia quotidiana, antenata dell'attuale sapone. Confezionarono anche una pasta di cui si servivano per pulire i denti e risciacquare la bocca. Avendo scoperto le sue formidabili qualità come assorbente di odori, ne fecero anche un deodorante per il corpo. Durante la ricerca della composizione del blu egizio scoprirono inoltre che, riscaldando il natron mescolato a calce e sabbia, si otteneva il vetro, non era lucido e trasparente come quello moderno ma poteva essere colorato e lavorato con facilità. Si lanciarono allora nella fabbricazione di questo nuovo materiale e osservarono anche che, secondo il tipo di sabbia impiegata, era possibile creare vetro di diversi colori. Fonte di rilevanti guadagni, il bicarbonato divenne monopolio dei faraoni. Il blu egizio è un pigmento con una composizione chimica unica e con proprietà fisiche e chimiche molto interessanti. Il pigmento di blu egizio è noto per la sua stabilità e resistenza al deterioramento, che lo rende un materiale molto apprezzato non solo in campo artistico.
Diversi esperimenti sono stati condotti da scienziati e archeologi moderni interessati ad analizzare la composizione del blu egiziano e le tecniche utilizzate per la fabbricazione di esso. I moderni ricercatori hanno scoperto che il pigmento blu egizio assorbe la luce visibile ed emette luce nel vicino infrarosso gamma, e stanno studiando la possibilità di utilizzarlo in materiali da costruzione progettati per raffreddare tetti e pareti in climi soleggiati, e per migliorare le prestazioni delle celle fotovoltaiche. Un antico materiale che, dopo 2.000 anni di assenza dalla scena sta tornando di attualità nella moderna bio-edilizia. Gli scienziati, hanno anche scoperto che il blu egizio ha anche alcune proprietà uniche a livello chimico. Ad esempio, il pigmento può essere utilizzato come sensore di umidità e di temperatura, grazie alla sua capacità di assorbire e rilasciare molecole d’acqua. Il blu egizio è anche stato studiato per le sue proprietà antibatteriche, grazie alla presenza di rame nella sua struttura chimica. Queste proprietà possono essere utilizzate in campo medico, ad esempio per la produzione di materiale sanitario antimicrobico. Gli scienziati hanno scoperto che il pigmento può inibire la crescita di batteri come lo Staphylococcus aureus e l’Escherichia coli. Qualche anno fa, il blu egizio ha catturato l’interesse del mondo scientifico per le sue applicazioni nell’imaging diagnostico, nei telecomandi e in inchiostri di sicurezza, come si legge in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American Chemical Society. I ricercatori hanno scoperto che il pigmento si può rompere in nanofogli sottilissimi, un pò come la grafite nelle nostre matite! Questi strati generano una radiazione infrarossa invisibile analoga alle caratteristiche del segnale che i dispositivi di controllo remoto, come i telecomandi per la TV o per l’apertura dell’auto, in sintesi usato per comunicare con gli apparecchi che comandano. Questa scoperta apre la strada ad una nuova classe di nanomateriali. In conclusione, gli antichi egizi usavano questo pigmento per dipingere, ma molto probabilmente il blu egizio oggi ha ancora molta strada da fare.

Da oggi , sulla pagina del museo  dei pigmenti naturali colorati Santa Teresa dei Maschi, ricominciamo a scadenza settim...
21/09/2024

Da oggi , sulla pagina del museo dei pigmenti naturali colorati Santa Teresa dei Maschi, ricominciamo a scadenza settimanale, a raccontarvi la storia dei pigmenti di origine minerale, riprendiamo con un approfondimento sul pigmento Lazur anche detto Blu oltremare
Il Blu oltremare è un pigmento ricavato da una pietra semipreziosa chiamata lapislazzuli. Questa pietra veniva estratta quasi esclusivamente in Oriente, e più nello specifico in Afghanistan. Per questo motivo questo colore viene chiamato anche Azzurro di Baghdad, oltre che Lazullite, Lapislazzuli naturale e Lazur.
Il nome "blu oltremare" deriva dal fatto che il lapislazzuli veniva estratto principalmente in Oriente dai porti del Vicino Oriente arrivava in Europa; da qui "Oltremare", nome che questi territori avevano in epoca medievale. Nel mondo antico, questa pietra era considerata sacra e associata agli dei. Gli antichi Sumeri e Babilonesi ad esempio, lo utilizzavano per creare amuleti e gioielli. Gli antichi Egizi usavano questa gemma per creare oggetti funerari e per decorare le tombe dei faraoni, amavano la gemma e la consideravano addirittura portatrice di una forza divina, infatti era utilizzata nei gioielli ritrovati nelle tombe di faraoni egiziani e per la decorazione delle maschere funerarie, come quella dello stesso Tutankhamon.
Quella del lapislazzuli è una storia molto antica, che comincia più di 7000 anni fa nell’antica civiltà mesopotamica dei Sumeri, come testimoniano i ritrovamenti delle tombe reali nell’antica città di Ur, contenenti statuette e vasellame in lapislazzuli e citazioni nel poema epico Gilgamesh. Il Blu Oltremare ha influenzato in modo molto importante la storia dell’arte dei secoli passati, sia per la sua presenza che per la sua assenza. Va infatti sottolineato fin da subito un aspetto di questo pigmento, il suo costo, si trattava di un colore pagato a peso d’oro. Quando i pittori facevano preventivo dei costi dei loro lavori per i clienti, era prevista una voce per l’uso del Blu oltremare, di modo che fosse il cliente stesso a decidere quanti grammi di pigmento Blu oltremare utilizzare, per ricavare 30 grammi di colore era necessario circa un chilogrammo di minerale, e per avere un blu intenso, e non tendente al grigio, era necessario usare solo il minerale puro e perfettamente macinato.
Vista la sua origine, non stupisce trovare i primi esempi di utilizzo del Blu oltremare in Oriente in alcuni templi nell’area che oggi conosciamo come Afghanistan. Ci sono testimonianze del suo uso anche in Cina nel X secolo e in India nel XI secolo. I primi esempi di utilizzo del Blu oltremare in Occidente si fanno risalire al XI secolo, in Gran Bretagna, in alcuni manoscritti finemente miniati.
Composizione e caratteristiche
Il lapislazzuli è prevalentemente di colore azzurro intenso, ma può tendere anche verso il celeste, a seconda del livello di concentrazione di calcite, che ne determina le striature bianche. Del colore blu è invece responsabile la lazurite, componente più abbondante all’interno della gemma, che presenta anche delle venature dorate di pirite.La pietra si trova in giacimenti abbastanza rari e localizzati in Cina, Cile e Russia. Ma la vera patria di queste pietre blu intenso è l’Afghanistan e, in particolare, nel cuore delle montagne del Badakshan, zona nord-orientale del paese. Si tratta probabilmente della miniera di lapislazzuli più antica del mondo, da lì infatti provenivano le pietre che decoravano monili e oggetti preziosi sumeri ed egizi. Lo stesso Marco Polo nel XIII secolo durante il suo viaggio descriveva quelle montagne, “dove si trovano i lapislazzuli più belli del mondo”.
Il lapislazzuli nell’arte
La bellezza del suo blu ha fatto della pietra anche un materiale straordinario da utilizzare in campo artistico. È indiscussa la sua fortuna nel campo della gioielleria, tra le creazioni spiccano i vasi e le coppe appartenute ai Medici. Piu’ interessante è l’impiego nella storia dell’arte in dipinti e affreschi. Macinando le pietre si otteneva un colore molto brillante, chiamato “oltremare” e definito nei trattati di pittura quattrocenteschi il più perfetto dei colori. Utilizzato per il manto delle Madonne e i drappi barocchi, colore iconografico della Santa Vergine, colore simbolico dei reali di Francia, colore della moda: già dalla fine del Medioevo l’oltremare diventa il blu per antonomasia, il più nobile e ricercato. Per la rarità della pietra e il numero esiguo dei suoi giacimenti, il lapislazzuli era importato in Europa quasi esclusivamente dai mercanti veneziani e il suo costo era paragonabile a quello dell’oro. Ciononostante era la pietra più richiesta, proprio perché capace di restituire un colore brillante e resistente. Molti pittori tuttavia si dovettero abbassare ad utilizzarne solo alcuni pigmenti, su una base di colore meno pregiato, ma non Tiziano, che si dice non si abbassò mai ad utilizzare nient’altro se non il colore puro.
Nel I. secolo d. C. lo storico romano Plinio il Vecchio descrive il lapislazzuli come “un frammento della volta stellata del cielo”. Anche al mondo dell’arte non sembra sfuggire questa somiglianza: il cielo degli affreschi di Giotto della Ca****la degli Scrovegni e quello della Ca****la Sistina affrescata da Michelangelo spiccano per la profondità e il realismo del colore proprio grazie all’uso di tale preziosa pietra.
Il pigmento veniva utilizzato con grande attenzione, e con grande parsimonia: Un’innovazione importante nella lavorazione del Blu oltremare venne introdotta nel XV secolo da Cennino Cennini, con un processo che prevedeva dopo la macinatura l’aggiunta di resine, oli e cera fusa. A questo punto il composto veniva avvolto in un panno e messo in acqua e liscivia, così da ricavare – sul fondo del contenitore – solo il minerale puro, anche grazie a una ripetizione del processo.
Più economico, ma ovviamente più chiaro, era l’azzurro oltremare, il quale veniva realizzato con una percentuale bassissima di lapislazzuli, che costituiva poco più del 2% delle sostanze presenti. Il Blu oltremare, per via del costo, veniva usato solo per lavoro di alto livello, e in generale solo per raffigurare soggetti prossimi alla divinità, a partire dalla Madonna. In ogni caso, nessun artista avrebbe osato mescolare questo prezioso colore con altri pigmenti.
Il Blu oltremare sintetico oggi si scopre che è stato un italiano a scoprirlo e non i francesi
Il blu oltremare era difficile da reperire per il semplice fatto che la sua produzione era limitata e lontana. A questo, nel XVIII secolo, si sommò anche una certa difficoltà nel reperire l’azzurrite. Fu così che si moltiplicarono i tentativi di arrivare a un pigmento blu dalle caratteristiche simili al Blu oltremare senza però il suo costo e la sua difficoltà di reperimento. Il chimico francese Jean-Baptiste Guimet nel 1828 riuscì per la prima volta, ufficialmente, a sintetizzare il pigmento, ottenuto in natura dai lapislazzuli, ma studi recenti hanno stabilito che ben cinquant’anni prima, il blu fu inventato in Italia, a Napoli, nei meandri del laboratorio più misterioso del Settecento, quello di Raimondo di Sangro, settimo Principe di Sansevero. Fu lui, dunque, a creare artificialmente il prezioso colore “oltremare”. La nuova ricerca è stata condotta dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, che ha portato alla luce sorprendenti scoperte riguardo alle sperimentazioni sui materiali, in particolar modo la creazione di pietre preziose artificiali e la colorazione del vetro, condotte nel Settecento dal Principe. Lo studio è stato svolto dai ricercatori del Centro interuniversitario “Seminario di Storia della Scienza” con il Dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’Università di Bari Aldo Moro. I risultati sono pubblicati nell’articolo, da poco uscito: “In search of the Phoenix in eighteenth century Naples. Raimondo di Sangro, nature mimesis and the production of counterfeit stones between palingenesis, alchemy, art and economy”, sulla rivista scientifica Nuncius, Journal of the Material and Visual History of Science, ma un’ anteprima era già stata illustrata al Museo Ca****la Sansevero dalla direttrice, Maria Alessandra Masucci, e dall’équipe guidata da Francesco Paolo de Ceglia insieme a Andrea Maraschi del “Seminario di Storia della Scienza”. Alla presentazione sono intervenuti Alessandro Monno e Gioacchino Tempesta del Dipartimento di Scienze della terra e geoambientali.
Raimondo di Sangro è noto per essersi dedicato alla produzione di pietre preziose artificiali e alla colorazione del vetro. Tra coloro che ebbero l’opportunità di ammirare le sperimentazioni del Principe con il colore e con i vetri colorati, ci fu sicuramente lo scienziato francese de Lalande, che nel suo diario di viaggio annotò: “L’arte di colorare il vetro sembrava un segreto ormai perso; il principe di Sansevero vi si è esercitato con successo; vi sono presso di lui dei pezzetti di vetro bianco, in cui si vedevano differenti colori che erano chiari e trasparenti come se il vetro fosse uscito dalla fornace con quegli stessi colori”. Dunque, per i colori in generale Raimondo nutriva una particolare attenzione: si concentrò, ad esempio, su quelli utilizzati per la volta della Ca****la dipinta da Francesco Maria Russo, conosciuta con il nome di Gloria del Paradiso o Paradiso dei di Sangro, i cui colori sono stati frutto delle sue invenzioni: gli azzurri, i verdi, gli ori, tutti colori decisi, prodotto di una formula creata dallo stesso Principe, che ancora oggi, dopo oltre 250 anni, hanno mantenuto la stessa intensità. Le indagini, per esempio, si sono soffermate sull’analisi dei pigmenti rossi e blu della ca****la di famiglia. I risultati delle analisi hanno confermato che il Principe riuscì a creare il blu oltremare, utilizzandolo per la cornice, intorno all’altorilievo soprastante l’altare maggiore (di Francesco Celebrano e Paolo Persico, anni ’60 del XVIII secolo). La ricerca multidisciplinare di storici della scienza e mineralisti ha quindi potuto provare la veridicità delle fonti riguardo al principe di Sansevero, partendo da un dettaglio quasi trascurabile ritrovato in una famosa guida della città di Napoli di fine Settecento, e approfondendo al microscopio i segreti della Ca****la Sansevero, sulle tracce di due colori: il rosso e, soprattutto, il blu.

Cataloghi Apulia Contemporary Art Prize 2024. Dal 10 al 23 ottobre Museo dei pigmenti naturali colorati Centro d'Arte Sa...
20/09/2024

Cataloghi Apulia Contemporary Art Prize 2024. Dal 10 al 23 ottobre Museo dei pigmenti naturali colorati Centro d'Arte Santa Teresa dei Maschi Bari.

Venerdì 20 e sabato 21 settembre presso il Museo dei pigmenti del colore e centro d'arte  Santa Teresa dei Maschi di Bar...
17/09/2024

Venerdì 20 e sabato 21 settembre presso il Museo dei pigmenti del colore e centro d'arte Santa Teresa dei Maschi di Bari si terranno due giornate del convegno di studi “Apulian Hidden Heritage – Sviluppo sostenibile e rigenerazione sociale del patrimonio dismesso di Puglia”. L’incontro è organizzato dall’Aps Martinus, associazione a cui fa capo il recupero della millenaria chiesa di San Martino di Bari, in occasione delle vicine giornate del patrimonio 2024.

In un contesto intriso di storia e cultura, come quello italiano, la gestione e la valorizzazione del patrimonio culturale rappresentano una sfida titanica. L'ingente patrimonio, disseminato in ogni angolo della pen*sola, ha incontrato le limitazioni della gestione statale e non, portando inevitabilmente in molti casi a una condizione di degrado e abbandono. La Convenzione di Faro, sottoscritta nel 2005, promuove un'innovativa prospettiva di tutela sociale del patrimonio. Questa concezione, incentrata sull'attiva partecipazione della comunità, si presenta come l'approccio più idoneo per conoscere, curare, valorizzare e gestire un patrimonio così ampio e diffuso come quello italiano. La Convenzione introduce il concetto di Comunità di Patrimonio, definendola come "un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, e che desidera, nel quadro di un'azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future”.

Il convegno intende esplorare le potenzialità insite nella valorizzazione sociale del patrimonio culturale abbandonato, riflettendo sulla possibilità che i beni culturali diventino il volano per una società più consapevole, inclusiva e sostenibile. Il focus del convegno è stato posto sulla Puglia, regione ricca di storia e tradizione, che presenta una grande quantità di beni, pubblici o privati, in stato di degrado o abbandono: terreni, masserie abbandonate, vecchi opifici industriali e fabbriche dismesse, palazzi e ville storiche, borghi abbandonati, chiese e monasteri, lame, ipogei e ambienti rupestri, fortificazioni costiere e altro ancora. Luoghi il cui straordinario valore di testimonianza dell’identità culturale regionale può rinascere grazie a buone pratiche, idee innovative e processi di rigenerazione sociale.

Il convegno, che si svolgerà nella chiesa di Santa Teresa del Maschi di Bari, oggi Museo dei pigmenti del colore e centro d'arte, antica struttura religiosa nel cuore della città vecchia recuperata negli anni 2000 dopo decenni di abbandono, vedrà la partecipazione di funzionari istituzionali, accademici, docenti, professionisti, tecnici, operatori culturali, storici e cultori della materia che, analizzando le diverse tematiche proposte, illustreranno i vari aspetti del ricco quanto malmesso patrimonio abbandonato di Puglia. Grazie ad analisi del problema e alle sue possibili soluzioni, attraverso casi studio e progetti in corso sul territorio, l’incontro cercherà di proporre idee e buone pratiche che siano spunto per futuri processi di rigenerazione del patrimonio abbandonato.

L’incontro è articolato in due giornate: la mattina di venerdì e sabato (9.30-13.30) vi saranno tre sessioni di interventi e il pomeriggio di entrambi i giorni (dalle 15.30) sono previste visite guidate a due luoghi storici trattati nel corso del convegno.

Venerdì 20 settembre:
I: “Sviluppo sostenibile e rigenerazione sociale – strumenti e possibilità”
II: “La valorizzazione e riconversione del patrimonio dismesso”
III: “Studi e ricerche per una corretta interpretazione del patrimonio storico”
Visite guidate alla basilica rupestre di Santa Candida (Lama Picone, accesso da via Carlo Alberto dalla Chiesa)

Sabato 21 settembre:
I: “Patrimonio e comunità - attualità e prospettive”
II: “Tutela e rinascita sociale del patrimonio - idee di rigenerazione e progetti in corso”
III: “Le nuove frontiere della documentazione e comunicazione del patrimonio”
Visite guidate alla chiesa di San Martino (strada dei Bianchi Dottula 4)
*con mostra fotografica sul patrimonio abbandonato di Puglia (a cura di Obiettivo1 e Ascosi Lasciti)

Il convegno è organizzato grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del MiC, con la collaborazione dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Bari, con il patrocinio della Regione Puglia, del Comune di Bari, dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, del Politecnico di Bari, del FAI Puglia, e con la partecipazione di Associazione Culturale Incontri, CPES, ETS Pugliarte, Archeoclub Bari Italo Rizzi Aps, Aps Kailìa, Ascosi Lasciti, Obiettivo1, Aps Federico II, Aps Liberuomo, Fondazione Caracciolo de Sangro, Homa società cooperativa s.p.a. e con il sostegno della BCC Cassano delle Murge e Tolve.

La partecipazione ad ogni singola giornata del convegno prevede il riconoscimento di 4 cfp per gli iscritti all’Ordine degli Architetti della Provincia di Bari.

Si consiglia la prenotazione (gratuita) al link:
https://www.eventbrite.it/e/apulian-hidden-heritage-convegno-su-riuso-e-rigenerazione-del-patrimonio-tickets-1007797087217

Informazioni: [email protected]

Il Museo dei pigmenti del colore e centro d’arte Santa Teresa dei Maschi di Bari dal 14 al 24 settembre 2024, ospita “Ma...
12/09/2024

Il Museo dei pigmenti del colore e centro d’arte Santa Teresa dei Maschi di Bari dal 14 al 24 settembre 2024, ospita “Mare Nostrum” esposizione personale del’artista Elvira Sirio, figura poliedrica, mai convenzionale né ripetitiva che rifiuta qualsiasi schema predefinito spaziando disinvoltamente dal figurativo classico al moderno, dall’astratto all’informale, dal simbolismo al concettuale. Le opere in esposizione comprendono sculture e dipinti. L’espressione artistica di Elvira Sirio è un figurazione che afferma la propria riconoscibile contemporaneità attraverso immagini modellate con senso armonico che lasciano trapelare il colloquio intimo e poetico che l'artista ha instaurato con la materia da plasmare, manifestazione di sana volontà narrativa. L'abilità tecnica dell'artista si esprime nell'accuratezza del disegno, nella finezza dei rapporti cromatici, nel realismo delle sfumature e dei chiaroscuri.
Dal 14 al 24 settembre 2024 orari 10.30/13.00 16.30/19.00 Chiuso domenica e lunedì

Indirizzo

Va Vallisa 11, Via Latilla 13
Bari
70121

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