Francesca Malaguti

Francesca Malaguti Francesca Malaguti - officiante di matrimoni laici e simbolici, per rendere le vostre nozze uniche

13/04/2024

Ovunque vogliate andare,
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13/04/2024

La formula ideale per rendere indimenticabile "la cerimonia" della vita...
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Volete rendere la cerimonia del vostro matrimonio personalizzata, unica, non convenzionale, che rimanga nella votra stor...
12/04/2024

Volete rendere la cerimonia del vostro matrimonio personalizzata, unica, non convenzionale, che rimanga nella votra storia e nella memoria dei vostri amici e familiari?
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07/01/2024
Dance me to the end of love
10/12/2023

Dance me to the end of love

Officiante di matrimoni laici e simbolici 💖.. per creare un rito personalizzato che consacri la vostra unione. Se deside...
10/12/2023

Officiante di matrimoni laici e simbolici 💖.. per creare un rito personalizzato che consacri la vostra unione.
Se desiderate una cerimonia in sintonia con i vostri valori e la vostra storia, farò di tutto per fare in modo che le vostre nozze saranno ricordate come un momento autentico e straordinario.

16/09/2023

Le DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO servono ad anticipare oggi indicazioni rispetto a come intendiamo essere trattati domani qualora non fossimo nelle condizioni di poterlo comunicare verbalmente. Ma nello specifico sai veramente di cosa si tratta?
https://dichiarazionianticipate.it/

30/08/2023

Enzo Biagi: L'ultima domanda, qual è la tua ricetta per essere felici?

Osho: Ogni bambino nasce felice.
Ogni bambino nasce innocente e meraviglioso.
Ma poi accade qualcosa e tutti quei bambini meravigliosi si perdono; la loro innocenza viene distrutta.
Tutta la loro felicità si trasforma in disperazione.
Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell'uomo più ricco del mondo.
Qual è il suo segreto?
Quel segreto è anche il mio.
Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l'aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. E’ qui e ora.
Non pensa al passato, non pensa al futuro.
E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa.
Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti.
Perché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora.
Vivere nei ricordi, vivere nell'immaginazione significa vivere una vita non esistenziale; e vivendo fuori dall'esistenza ti sfugge cosa l'esistenza è.
Sarai inevitabilmente infelice, perché per tutta la vita ti lascerai sfuggire la vita stessa.
Perdi un'occasione dopo l'altra, ma la vita non ti dà due istanti contemporaneamente: te ne dà solo uno alla volta!
E quell'istante può essere vissuto oppure ce lo si può lasciare sfuggire.
Esistono due modi per farselo sfuggire o ci si lascia appesantire dal passato.
Oppure ci si fa attrarre dal futuro... e l'istante scompare!
Ci si lascia sfuggire ciò che è reale desiderando ciò che reale non è: l'infelicità umana è tutta qui.
Io cerco di aiutare i miei amici a capire una cosa sola: vivi nel presente.
In questo istante, ora, non esiste infelicità, né sofferenza, né angoscia.
Se ti allontani dal presente, entri in un mondo irreale... e l'irrealtà sarà inevitabilmente fonte di infelicità.
La realtà è estatica e il solo modo per collegarsi al reale è non lasciarsi sfuggire il momento presente. Se conosci il gusto, se anche una sola volta hai assaporato cosa si prova a essere nel presente - a volte, mentre guardi un'alba o un tramonto, sii semplicemente presente, così potrai assaporare il gusto - ti stupirai, ma possiederai per sempre la chiave che ti introduce nel reale.
Una chiave universale che può aprire tutte le porte dei misteri della vita, delle sue estasi e delle sue bellezze.
Non avete bisogno di un Gesù Cristo che vi conduca in paradiso; siete in grado di essere in paradiso qui e ora.
Perché il paradiso non è da qualche parte nell'alto dei cieli. E’ qui, da qualche parte!
Mi ricordo di un ateo che in salotto aveva scritto la frase che riassumeva la sua filosofia: "Dio non é da nessuna parte (nowhere, in inglese, n.d.t.)". E tutti coloro che andavano a trovarlo non potevano fare a meno di vederla, ragion per cui da li partiva ogni discussione.... un giorno all'ateo nacque un figlio, che crebbe fino all'età in cui si impara a sillabare. Un giorno il bambino era seduto in braccio al padre, fu attratto dalla scritta sul muro e si mise a leggerla. Riuscì a leggere "Dio", ma "nowhere" era una parola troppo lunga. Per cui la divise in due e lesse: "Dio è qui ora", ('now here' in inglese, n.d.t.). Il padre rimase sconvolto, non aveva mai pensato a quella possibilità di lettura... si dice che la sua filosofia di ateo andasse in frantumi. Iniziò a pensare alle implicazioni di quel qui e ora.
Nel qui e ora non troverai Dio, ma qualcosa di più grande: troverai un'essenza divina.
Questo è il termine che designa l'esperienza suprema della beatitudine. Ricorda quelle due parole: qui e ora, e conoscerai il segreto della felicità suprema.
Non è mai esistito altro segreto, né mai ne esisterà un altro. E tutto qui!
Ed è semplicissimo, facilmente a portata di mano di ogni essere umano.
Non occorre appartenere a una chiesa o a un'organizzazione.
Non devi portare con te una sacra Bibbia, i Veda, la Gita o il Corano. Devi solo capire un po' di più la tua mente e le sue funzioni, come agisce.
La mente non è mai nel presente, mentre il tempo è sempre presente; per cui la mente e il tempo non si incontrano mai.
Ecco dov'è la tragedia: a ogni istante ti sfugge il treno e continuerai a perderlo per tutta la vita.
Un grande mistico stava morendo.
I suoi discepoli gli erano vicini e gli chiesero:
"Maestro, qual è il tuo ultimo messaggio?"
Il Maestro morente aprì gli occhi e indicò col dito il tetto della sua capanna.
Uno scoiattolo stava giocando; tutti i discepoli guardarono verso l'alto e per un istante vi fu un silenzio assoluto.
Il Maestro disse:
"Questo è il messaggio di tutta la mia vita. Vivi nel momento. E’ meraviglioso ascoltare lo scoiattolo che gioca sul tetto, senza preoccuparsi di altro".
E aggiunse:
"Ora, posso morire" e morì col sorriso sulle labbra, il volto soffuso di beatitudine.
Perfino nell'ultimo istante della vita il suo messaggio fu:
sii qui e ora.
Quello è anche il mio messaggio.

Dall'intervista di Enzo Biagi a Osho (12/01/1986)

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29/08/2023

Ci hai mai pensato?
Tra 100 anni, per esempio, nel 2123, saremo tutti sepolti con i nostri parenti e amici.
Gli estranei vivranno nelle nostre case, che abbiamo lottato tanto per costruire e possederanno tutto quello che abbiamo oggi. Tutte le nostre proprietà saranno di sconosciuti, che non sono ancora nati, compresa quell'auto per cui abbiamo speso una fortuna, e che probabilmente sarà un ferro vecchio, nella migliore delle ipotesi sarà nelle mani di un collezionista sconosciuto.
I nostri discendenti poco o quasi nessuno sapranno chi eravamo, né si ricorderanno di noi. In quanti conosciamo il padre di nostro nonno?
Dopo la nostra morte verremo ricordati per qualche anno, poi saremo solo un ritratto sulla libreria di qualcuno, e qualche anno dopo, la nostra storia, le nostre foto e le nostre gesta andranno nel bidone dell'oblio della storia. Non saremo nemmeno ricordi.
Forse se un giorno ci fermassimo ad analizzare queste domande, capiremmo quanto fosse ignorante e debole il sogno di ottenere tutto.
Se solo potessimo pensarci, sicuramente i nostri approcci, i nostri pensieri cambierebbero, saremmo altre persone.
Avere sempre di più, senza avere tempo per ciò che vale davvero la pena in questa vita. Cambierei tutto questo per vivere e godermi quelle passeggiate che non ho mai fatto, di quegli abbracci non dati, di quei baci ai figli e ai nostri amori, di quegli scherzi che non abbiamo avuto tempo di fare. Questi sarebbero sicuramente i momenti migliori da ricordare, in fondo ci riempirebbero la vita di gioia.
E che sprechiamo, con avidità, avidità, intolleranza giorno dopo giorno.

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14/01/2023

Secondo me all'inizio c'è sempre una donna.
Secondo me la donna è stato il secondo errore di Dio. Il primo...
Secondo me una donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell'amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo... rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c'è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c'è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che si vanta di iniziare le donne ai piaceri dell'amore è come il turista che mostra alla guida le bellezze della città.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine "sfigata".
Secondo me un uomo che dice di una donna "quella lì la dà via" meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che fa l'amore per interesse è una pu***na. Se lo fa invece perché le piace è... non c'è la parola.
Secondo me una donna che dice a un uomo con cui sta facendo l'amore "Come con te con nessuno" andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi... forse una proiezione, un'immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me il primo maschilista è stato Dio che si è fatto uomo. Però io, se fossi stato Dio, non so se la donna l'avrei firmata.
Secondo me una donna che si offre sessualmente a un uomo ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: 'Eh già, lui si difende... ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente... oppure si sente bloccato dall'eccessiva eccitazione...' Il fatto che lei possa non piacere è un'ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l'angelo ingannatore. L'ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L'ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L'ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L'ha detto un mio amico ginecologo.
Secondo me una donna che oggi fa la madre di famiglia e rinuncia a lavorare, sbaglia. Se invece lavora e rinuncia a fare la madre di famiglia, sbaglia. Se cerca contemporaneamente di lavorare e di fare la madre di famiglia… sbaglia. Sbaglia comunque. L'uomo invece non sbaglia mai. Sono secoli che sa quello che deve fare. Forse è per questo che è così intronato.
O forse anche per qualche altra ragione...

Giorgio Gaber, Secondo me la donna
Grazie al Centro Cultural Tina Modotti

27/07/2021

La lettera di Carl G. sul significato della vita.
“Mia cara amica, lei si chiede, e mi chiede, come possa la vita continuare dopo un evento così doloroso come solo può esserlo il distacco dall’amato, dalla persona cioè alla quale abbiamo unito il nostro desiderio e con la quale abbiamo affidato tutto noi stessi nelle mani del futuro. È questo è un interrogativo al quale, debbo confessarle, non so dare risposte.

Per quanto vittoriosa sia la fede, per quanta temperata, pure essa non sovrasta l’enigma della morte.

Quando la morte si manifesta sul nostro cammino, quando ci sottrae il nostro bene, è violenza insostenibile dalla quale sempre siamo sconfitti. E per quanto profonda possa essere, come lei gentilmente mi attribuisce, la conoscenza dell’animo umano, ebbene essa ci conduce solo là dove non si può che ammettere, per quanto a malincuore, la propria ignoranza.

Ugualmente lei mi impone di osare, e giustamente. Ebbene, per cominciare, debbo avvisarla di non prestare orecchio alle facili consolazioni che certamente riceve e riceverà e che sempre più d’altra parte si vanno facendo folla intorno a noi, complice la stessa psicologia di cui vorremmo essere fedeli e umili testimoni.

Le consolazioni consolano anzitutto i consolatori. Consentono a essi di coltivare l’illusione di essere immuni da ciò che agli altri è toccato in sorte, e ancor più d’essere saggi, prudenti e avveduti.

Così sentendosi al riparo e al sicuro, essi conservano la loro buona reputazione al prezzo di qualche buona parola. Ma, può esserne certa, se fossero onesti con se stessi, come dicono di esserlo, con gli altri, dovrebbero ammettere sinceramente che le consolazioni che offrono, consapevoli o meno che ne siano, nascondono null’altro che commiserazione per sé e risentimento per la vita.

Ecco dunque un primo consiglio: né commiserazione per sé né risentimento per la vita.

Benché oscuro sia lo sfondo sul quale la morte si manifesta, altrettanto oscuro quanto quello della vecchiaia e della malattia, per non dire di quello del peccato e della stoltezza, ebbene è lo stesso sfondo sul quale si staglia il sereno splendore della vita.

Per la nostra salute mentale sarebbe perciò un bene non pensare che la morte non è che un passaggio, una parte di un grande, lungo e sconosciuto processo vitale: sia nei giorni dolorosi nei quali precipitiamo per la perdita di chi ci è caro sia nei giorni tristi nei quali siamo sorpresi dal pensiero della nostra stessa morte.

La nostra morte è un’attesa o, se vuole, una promessa che non è mai compiuta. Per questo essa non ci impone di vuotare la nostra vita ma piuttosto di procedere alla sua pienezza.

Mentre la morte ci toglie ciò che ci è più caro, al tempo stesso ci restituisce a ciò che ci è più prezioso. Non è il mistero della morte che siamo chiamati a sciogliere: piuttosto è quello della vita.

La vita è un imperativo assoluto al quale nessuno deve sottrarsi. Per quanto ostico ci paia il compito, per quanto insostenibile, per quanto ostile, abbandonarci a noi stessi, abbandonare noi stessi non è contemplato tra le molte possibilità.

È la vita che dobbiamo piuttosto, direi addirittura, arrenderci alla vita e al suo costante fluire. A questo scorrere non possiamo imporre alcun argine, né potremmo tentare di deviarlo o di mutarne la traiettoria. Ciò sarebbe assai sciocco e per molti versi pericoloso.

Se vogliamo inimicarci la vita, se vogliamo davvero averla contro sappiamo come fare: rinunciamo a viverla. Vi sono numerosi modi per ottenere questo, l’ultimo dei quali, il più stupido e spietato, è troncarla con le nostre stesse mani. Questo è il supremo peccato.

Se ci teniamo al di sopra di questo baratro potremo sempre, in ogni caso, imporre alla vita un corso predeterminato, forzarla o sospenderla, in una parola dirigerla.

Abbiamo infiniti compiti che possiamo imporci e infinite mete verso le quali orientarci. Tutto ciò fa pur sempre parte della nostra vita, ma è ciò che la nostra vita ci chiede? La vita che abbiamo scelto per noi potrebbe infatti rivelarsi ben diversa da quella che avrebbe scelto noi.

Il problema è allora questo: giunto alla fine dalla mia vita che cosa mi ritrovo tra le mani? Se trovo solo il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato non sarà gran cosa. Ma potremmo trovare ben di più, ben di peggio.

Ogni vita non vissuta accumula rancore verso di noi, dentro di noi: moltiplica le presenze ostili.

Così diventiamo spietati con noi stessi e con gli altri. Intorno a noi non vediamo che lotta, cediamo e soccombiamo alle perfide lusinghe dell’invidia. Si dice bene che l’invidia accechi il nostro sguardo è saturo delle vite degli altri, noi scompariamo dal nostro orizzonte. La vita che è stata perduta, all’ultimo, mi si rivolterà contro.

Perciò, l’ultima cosa che vorrei dirle, mia cara amica, è che la vita non può essere, in alcun modo, pura rassegnazione e malinconica contemplazione del passato. È nostro compito cercare quel significato che ci permette ogni volta di continuare a vivere o, se preferisce, di rispondere, a ogni passo, il nostro cammino.

Tutti siamo chiamati a portare a compimento la nostra vita meglio che possiamo.”

Carl Gustav Jung, nato il 26 luglio 1875
Dal libro "Jung parla. Interviste e incontri".

28/04/2020

«Se la vostra sede è chiusa, come posso iscrivermi alla vostra Associazione?» Come abbiamo risposto a chi, in questi mesi di chiusura forzata, ci ha posto

01/04/2020

Questa volta siamo stati colpiti nel cuore. Temiamo di non riuscire a respirare. Al mattino ci schiariamo la gola, sperando che il leggero mal di gola di ieri sia sparito. Gli eventi ci hanno travolti e ripetiamo parole come: “improvvisamente”, “di colpo” “dall’oggi al domani”. Negli u...

"Quando l'emergenza sarà finita, l'umanità ne uscirà migliore perché consapevole della sua fragilità e della caducità de...
23/03/2020

"Quando l'emergenza sarà finita, l'umanità ne uscirà migliore perché consapevole della sua fragilità e della caducità della vita".

«Quando l'epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà...

In questo periodo, in cui tutti noi siamo chiamati a vivere in isolamento, senza un contatto fisico che ci faccia sentir...
19/03/2020

In questo periodo, in cui tutti noi siamo chiamati a vivere in isolamento, senza un contatto fisico che ci faccia sentire la prossimità della comunità, ciò che più manca è la condivisione delle emozioni con nostri cari.
Stare accanto a chi è in fin di vita ci è impossibile.
Ciò è ancora più doloroso per chi sta morendo, ma anche per chi rimane.
Le funzioni religiose e laiche sono saltate, e i morti vengono direttamente dirottati alla loro fine ultima.
Il distacco ci è ancora più difficile.
Vista la delicata situazione, offro la mia disponibilità a creare un momento di commiato quando sarà possibile riunirsi, per ricordare chi è venuto a mancare e non ha avuto la possibilità di essere salutato in maniera degna e appropriata.

Almeno fino al 3 aprile, i della di Bologna e di Borgo Panigale saranno chiusi al pubblico. Potranno accedere solo gli addetti al settore per le operazioni di sepoltura. Maggiori informazioni su https://buff.ly/38R4FLZ
Speriamo che tutto questo finisca presto e si possa tornare alla normalità... ♥

11/03/2020

Bellissima riflessione dello psicologo Morelli

“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare...
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira...

In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.

In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?

In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.

In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?

In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.

Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo."

(Cit. F. MORELLI)

10/03/2020

Di fronte al Covid19, non solo abbiamo paura di ammalarci e di morire. E' il come di queste morti che ci lascia attoniti. Morti che si consumano in ospedale, forse in terapia intensiva, in isolamento, velocemente, proprio con quei tubi che avevamo attribuito all’accanimento terapeutico e che non v...

04/03/2020

Chiudere la casa di chi non c’è più, svuotarla di mobili e oggetti: un’esperienza che segna. Forse chi invecchia dovrebbe preparare il «lascito» (come fanno in Svezia) e risparmiare ai figli la fatica fisica e psicologica. O forse no

Indirizzo

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40123

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