Garden Bodi

Garden Bodi La Bellezza è un valore: fiori e piante donano bellezza alle nostre terrazze, ai davanzali e ai giardini, ma anche ai cuori.

Siamo diventati installatori Zanzless! Uno dei migliori sistemi per proteggere i nostri giardini dalle zanzare.
01/05/2024

Siamo diventati installatori Zanzless! Uno dei migliori sistemi per proteggere i nostri giardini dalle zanzare.

ITA:Lo vediamo esplodere in tutta la sua bellezza su terrazzi, nei giardini, nei parchi conferendo ad ogni zona un aspet...
27/05/2022

ITA:
Lo vediamo esplodere in tutta la sua bellezza su terrazzi, nei giardini, nei parchi conferendo ad ogni zona un aspetto regale, antico, romantico

E’ l’Oleandro, nome scientifico Nerium oleander, una pianta arbustiva sempreverde che versatile e molto molto bella. Se potata regolarmente conserva dimensioni contenute e raramente supera il metro e mezzo o i due metri di altezza.

Nei giardini, nel tempo, può raggiungere dimensioni notevoli diventando nelle zone a clima mite un vero e proprio albero.

L’Oleandro è una pianta tutta italiana diffusa allo stato semispontaneo in tutto il Centro-Sud, giunta nel Mediterraneo in epoche remote, probabilmente dal Medio Oriente. Già nel 300 d.C Teofrasto in un trattato sulle piante parlava di lei: . già allora impiegata come pianta ornamentale.

L’oleandro è un genere che comprende tre specie di arbusti o alberelli sempreverdi, con foglie lineari, strette, lanceolate, intere, di colore verde scuro. I fiori, che variano dal rosa al bianco, dal rosso al giallo, possono essere semplici o doppi. Produce frutti vistosi, di colore bruno-rossiccio, eretti, lunghi dai 10 ai 15 cm, contenenti alcuni semi.

L’oleandro, Nerium oleander è un arbusto sempreverde molto resistente e per questo coltivato in modo massiccio negli ambienti urbani. Ha un’ottima resistenza alla salsedine e alla siccità: è una pianta coltivata a scopo ornamentale e di semplice coltivazione.

Classificazione botanica:
L’oleandro (Nerium oleander) è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, unica specie del genere Nerium. Probabilmente è originario dell’Asia ma è naturalizzato e spontaneo nelle regioni mediterranee.

Principali varietà:
I colori possono distinguere le diverse varietà di oleandro

Oleandro giallo:
La varietà di oleandro dai fiori giallo crema si chiama Angiolo Pucci. Questa varietà presenta fiori dal diametro di circa 5 cm dalla corolla molto semplice e dalla tonalità crema.
Luteum Plenum è la varietà l’oleandro giallo più intenso, i fiori gialli possono presentare striature rossastre all’interno della gola della corolla. I fiori sono grossi (6 cm di diametro) e portano 3 o più giri di petali sovrapposti. Questa varietà Fiorisce da giugno a settembre.

Oleandro rosa:
E’ la varietà di oleandro più diffusa: ha fiori di colore rosa dal diametro di 6 cm, che possono essere screziati con striature fucsia all’interno della gola della corolla. Questa varietà fiorisce da giugno a settembre.
La varietà Tito Poggi regala fiori color rosa salmone / pesco. sfumati e molto grossi (il diametro è di 7 cm). La fioritura avviene da giugno ad agosto e al centro della corolla portano delle striature tendenti al rosso.

Oleandro rosso:
La varietà Jannoch ha un rosso intenso e i fiori semplici e dal diametro di circa 5 cm.
Hardy red har un rosso più dolce che si avvicina al fucsia, e fiori semplici dal diametro di quasi 6 cm.

Oleandro screziato:
Questa varietà si chiama Geant de Batailles ed è nota come Commandant Barthelemy, è la varietà di oleandro dai fiori screziati, presenta fiori doppi costituiti da 2 – 3 giri di petali sovrapposti. Fiorisce da luglio a settembre.

Oleandro bianco:
La Mont Blanc è la varietà di oleandro bianco più comune: ha fiori costituiti da due giri di petali sovrapposti, hanno un diametro di 5 – 6 cm. che sbocciano da giugno a settembre e sono leggermente profumati come la gran parte di varietà di oleandro.
Sister Agnes o Soeur Agnes ha il fiore di un bianco candido dal diametro di circa 6 cm e fiorisce da giugno a settembre e la gola dei fiori è color crema.

Fioritura:
L’esplosione di colori che regala l’oleandro lascia senza fiato. La fioritura dell’oleandro inizia già in tarda primavera e prosegue ininterrottamente fino all’autunno inoltrato; fiorisce generosamente anche nei periodi più caldi e afosi della bella stagione

I fiori sono grandi e vistosi, a simmetria raggiata e sono disposti in cime terminali. Il calice è diviso in cinque lobi lanceolati che, nelle forme spontanee, è di colore roseo o bianco. La corolla è tubulosa e poi si divide in 5 lobi, il cui colore spazia dal bianco al rosa e al rosso carminio. Le varietà coltivate sono a fiore doppio e sono quasi tutte profumate.

In commercio esistono oleandri dai fiori di differenti colori. I fiori possono essere semplici o doppi, quasi sempre sono profumati. L’oleandro bianco è tra i più diffusi insieme all’oleandro rosa, ma ci sono oleandri dai fiori gialli, rossi, salmone e arancio.

Consigli per la coltivazione dell’oleandro:
L’oleandro è facile da coltivare ed è piuttosto robusto. Si può scegliere tra coltivazione in vaso e piena terra.

Coltivazione in vaso:
L’oleandro può essere allevato in vaso, tenendo presente che la coltivazione a forma di alberello presenta un elevato accrescimento: l’oleandro è molto longevo e coltivato ad alberello può raggiungere un’altezza considerevole.

Coltivare l’oleandro in vaso ci permette di decorare il balcone con una pianta molto generosa che regala fiori fino a settembre-ottobre. Ma si deve tenere presente che, questo arbusto sempreverde è velenoso quindi va maneggiato sempre con i guanti e, soprattutto, occorre fare attenzione se in giro ci sono bambini e animali.

L’oleandro, in vaso, può arrivare fino a 2 metri- 2 metri e mezzo di altezza, resiste alle alte temperature, al freddo ma senza esagerare, e alla salsedine, per questo motivo lo si vede sovente visono alle zone di mare.

L'Oleandro va collocato in vasi grandi e profondi, in posizioni soleggiate. tenendolo in zone ombreggiate, la fioritura ne risentirà.

E’ fondamentale evitare i ristagni idrici mettendo dell’argilla espansa in fondo al contenitore e garrantendo un terriccio ben drenato.

Se si vive in una zona con temperature rigide, durante l’ inverno si può proteggere il vaso con un tessuto non tessuto.

Dopo l’acquisto la pianta va rinvasata in un contenitore molto più largo e profondo di quello vivaistico;

Il vaso può essere in terracotta o plastica; ottime anche le vasche in legno, che hanno funzione protettiva contro il caldo e il gelo.
Si può utilizzare un terriccio universale di alta qualità oppure un terriccio per trapianti, per fioriere o per piante mediterranee.

Coltivazione in piena terra:
In giardino per il nostro Oleandro occorre cercare una zona esposta al sole, ben illuminata, e ben aerata.. Si devono evitare le zone troppo ombreggiate..

Il terreno va preparato con una vangatura profonda atta ad eliminare le erbacce ed i sassi, e aggiungendo terriccio da piantagione per migliorare il terreno. I vasi vanno immersi in un secchio d’acqua per reidratare la zolla di terra prima della piantagione.

Va scavata una buca larga e profonda, è importante che la buca abbia un’adeguata profondità, L’ esemplare ad alberello, va piantato in profondità insieme ad un tutore, che dovrà essere sfruttato almeno per il primo triennio. Le radici vanno districate Si sistema la pianta con la parte superiore della zolla a livello del terreno, riempire la buca, si comprime leggermente e si annaffia per compattare naturalmente la terra.

Temperatura:
L’oleandro è una pianta piuttosto rustica: è sensibile al troppo freddo e richiede una temperatura minima di 5°C. va quindi protetta dal freddo proteggendo le radici con cartoni e paglia con la tecnica della pacciamatura e isolare i sacchi avvolgendo giornali e plastiche.

Luce:
Per il nostro Oleandro si deve scegliere una zona soleggiata così da ottenere fioriture abbondanti, ricordiamoci che è la tipica pianta mediterranea: vive bene in posizioni esposte al pieno sole.
Non ha paura del caldo, nemmeno se eccessivo, ma in ombra cresce poco e non fiorisce. Sopporta il freddo se non è molto intenso e prolungato; coltivata in vaso è più sensibile al gelo e occorre proteggere sia radici che chioma.
A fine autunno la pianta deve essere spostata contro un muro soleggiato;

Terriccio:
L’Oleandro si adatta a qualsiasi tipo di terreno, ma preferisce suoli leggeri e ben drenati anche se si sviluppa senza troppi problemi nei substrati piuttosto poveri e sabbiosi, così come riesce a crescere molto bene nei terreni argillosi e particolarmente ricchi. Può di vivere anche nei terreni che si caratterizzano per una buona presenza di cloruro di sodio, in particolare nelle zone costiere. Proprio in questi ultimi luoghi si sviluppa anche spontaneamente.

Ricordiamoci che il drenaggio del terreno rappresenta un elemento essenziale per la sopravvivenza di questo arbusto.

Annaffiatura:
In vaso, gli oleandri richiedono annaffiature frequenti dalla primavera a metà estate. Durante il periodo invernale ridurre di molto le annaffiature, soprattutto nelle regioni settentrionali.

Moltiplicazione:
La moltiplicazione dell’Oleandro può avvenire in diversi modi, per seme, per talea, oppure per mezzo di trapianto di polloni, che l’oleandro produce in abbondanza
La moltiplicazione per seme è svantaggiosa perché il seme prima di svilupparsi impiega moltissimo tempo, e perché non si avrà mai la certezza di avere piante uguali a quella madre.

Moltiplicazione per talea:
Si prelevano le talee in primavera, lunghe circa 10-15 centimetri, si posizionano in un bicchiere d’acqua fino a che si formano le radici. Quando le radici raggiungono la lunghezza di circa due-tre centimetri le talee si possono piantare in un vaso con del terriccio adatto. dopo circa una o due stagioni le radici saranno forti e si può procedere al trapianto definitivo.

Concimazione:
Per ottenere un oleandro fiorito e vigoroso non serve impiegare dei fertilizzanti. Tuttavia, un utilizzo di fosforo e potassio adeguato può favorire la crescita della pianta e lo sviluppo di una fioritura omogenea e rigogliosa. Il momento migliore per somministrare alla pianta i fertilizzanti è la Primavera. Una seconda somministrazione va fatta, invece, tra Agosto e Settembre.

Un suggerimento è quello di controllare sempre lo stato della pianta, soprattutto a partire dalle foglie: se le foglie sono piccole e di colore verde chiaro, significa che il terreno è troppo povero di sostanze nutritive e va fertilizzato

Potatura:
La potatura dell’oleandro è necessaria non solo ai fini contenitivi: se si lascia prosperare l’oleandro si trasformerà in un cespuglio disordinato preda facile di attacchi fungini e altri parassiti. La potatura è quindi indispensabile per garantire un buon arieggiamento anche tra i fusti più interni della pianta ed è anche la “terapia” più efficace per il trattamento della rogna dell’oleandro, l’avversità più comune di questa pianta.

La potatura si esegue dopo la prima fioritura estiva, nel mese di agosto ma anche in primavera si possono spuntare i rami accorciandoli di 3 – 4 cm così da favorire l’emissione di getti laterali e quindi di fiori.

Durante le potature si devono indossare i guanti.

Altri consigli per la cura:
Durante l’inverno, è necessaria una protezione per piante : pacciamare il piede degli arbusti con foglie morte, e ricoprire l’arbusto in un telo di copertura. Gli arbusti in vaso devono essere ricoverate in un locale luminoso, riparato dal gelo (garage, veranda,ecc.). Nelle zone miti, possono rimanere fuori.

Parassiti, malattie ed altre avversità:
Tra le malattie più frequenti dell’oleandro c’è senza dubbio la rogna, una malattia prodotta dal batterio Pseudomonas savastanoi e caratterizzata da protuberanze che danneggiano fogli, frutti, fusti e boccioli.

Il batterio è di solito propagato dall’acqua e può essere scongiurato con un buon drenaggio della pianta o evitando di utilizzare attrezzi non precedentemente sterilizzati. Una soluzione può essere data da trattamenti con prodotti a base di rame; se non dovessero essere sufficienti, si devono potare i rami e bruciarli, facendo attenzione a non respirare fumi tossici

Se la pianta non fiorisce può essere dovuto alla carenza di sole e di concime. Spostare in piena luce e concimare.

Se la pianta è debole ed esile con rami lunghi e poche foglie potrebbe trovarsi in un ambiente troppo ombreggiato; in inverno, temperatura troppo bassa

Se si notano insetti bianchi sul fogliame, si potrebbe essere in presenza di cocciniglie. Si devono ripulire le foglie e somministrare un insetticida anticocciniglia.
Se le foglie sono secche, i rami denudati, potrebbe dipendere da carenza di acqua (rara in piena terra, più frequente in vaso). Si deve innaffiare generosamente.

Curiosità:
Il nome Nerium deriva dal nome con il quale la pianta veniva chiamata nell’antica Grecia. Oleander, di origine latina, si riferisce invece alla somiglianza delle foglie dell’oleandro con quelle dell’olivo.
La sua resistenza è molto impressionante: proprio per la sua resistenza in Giappone oggi è considerata una pianta sacra, emblema della pace fra i popoli, perché un esemplare di oleandro sopravvisse alla bomba atomica su Hiroshima.

Tossicitá:
L’oleandro è tossico, una delle piante più tossiche che si conoscano per l’uomo e per gli animali (cani, gatti, bovini…). Tutta la pianta (foglie, corteccia, semi) è velenosa . La sostanza responsabile della tossicità dell’oleandro si chiama oleandrina, si tratta di un glucoside cardiotonico che agisce sul funzionamento del cuore.
L’ingestione dell’oleandrina può dare vita a sintomi di diversa entità, i sintomi più comuni sono gastrointestinali (nausea, diarrea e vomito), dolore addominale, salivazione eccessiva mentre gli effetti più pericolosi sono quelli a carico cardiaco che si manifestano con aritmia ed arresto cardiaco

Linguaggio dei fiori:
L’Oleandro esprime la resistenza alle avversità; i mazzetti di fiori sono simbolo di unione, armonia, solidarietà.

DE:
Nerium oleander
Oleander gehört zu den beliebtesten Kübelpflanzen. So pflanzen und pflegen Sie den mediterranen Blütenstrauch richtig.

Oleander überwintern: So wird’s gemacht
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Ein neuer Topf für den Oleander
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Herkunft
Der Oleander (Nerium oleander), auch Rosenlorbeer genannt, ist die einzige Art seiner Gattung und gehört zu den Hundsgiftgewächsen (Apocynaceae). Der blühfreudige Strauch zählt zu den ältesten und wegen seiner Blütenfülle auch zu den beliebtesten mediterranen Kübelpflanzen. Er stammt ursprünglich aus Marokko und Südspanien und ist heute über das ganze Mittelmeergebiet, Indien und China verbreitet. Bereits in der Antike schätzte man den immergrünen Strauch, das belegen kretische Wandgemälde aus dem 14. Jahrhundert vor Christus. Nach Deutschland kam der Oleander vor rund 500 Jahren. Damals war er dem Adel und reichen Bürgern vorbehalten, die mit der südländischen Schönheit ihre Orangerien schmückten.

ITA:Chamaerops excelsa e humilisE’ una pianta appartenente alla famiglia delle Arecaceae, originaria dell’Asia e frequen...
27/05/2022

ITA:
Chamaerops excelsa e humilis
E’ una pianta appartenente alla famiglia delle Arecaceae, originaria dell’Asia e frequentemente coltivata in Italia come pianta ornamentale. È la palma più resistente alle basse temperature e per questo viene utilizzata nelle zone dove le altre non crescerebbero, persino in zone riparate di Scozia e Canada occidentale (Vancouver e dintorni), mentre può avere difficoltà a crescere dove il clima è troppo secco e caldo. Le piante adulte sopportano bene anche i −15 °C tollerando per brevi periodi temperature inferiori a −20 °C. Fu introdotta in Europa nel 1844 da Robert Fortune, al quale fu dedicata e da allora chiamata per l’appunto palma di Fortune.

Il nome Chamaerops deriva dal greco “khamai”, che significa piccolo, prostrato, e “rhops” che vuol dire arbusto, cespuglio. Questo nome calza alla perfezione per descrivere il portamento della pianta che è molto contenuto, anche rispetto a quello di altre palme di ridotte dimensioni.

Un tempo i germogli di una specie di Chamaerops, della Humilis, venivano mangiati come fossero una verdura, dopo essere stati lessati. I frutti, invece, sono astringenti e ricchi di tannini, meglio non mangiarne molti. Le foglie non si mangiano ma vengono utilizzate lo stesso, per la fabbricazione di scope, cesti, cappelli, ventagli, stuoie, funi, essendo molto fibrose. Anche le radici risultano molto utili ma non si mangiano neppure queste. Servono attaccate alle piante, quando si tratta di lottare contro l’erosione e la desertificazione.

Sempre la Humilis è al specie che troviamo piantata nell’orto botanico di Padova e non è un esemplare qualsiasi. E’ stata piantata nel 1585 ed è comunemente conosciuta come palma di Goethe in quanto Johann Wolfgang von Goethe durante un suo viaggio in Italia, nel 1786 la vide e ne rimase affascinato, scrivendo poi il saggio Metamorfosi delle piante.

Caratteristiche:
Appartiene alla famiglia delle Arecacea, il genere Chamaerops comprende solo due specie di palme e solo la Chamaerops humilis cresce spontanea in Italia. Per trovarla dalle nostre parti dobbiamo andare nel sud Italia e nelle isole principali.

Queste palme sono sempreverdi e hanno radici robuste, fusto eretto ed un ciuffo di foglie in cima. Alla base della pianta si formano, vicino al fusto, dei nuovi getti secondari che possono sembrare dei fusti alternativi. Le foglie delle Chamaerops hanno un colore verde intenso e al tatto sono coriacee. Se le vediamo nascere, possiamo notare che non hanno la tipica forma a ventaglio ma la assumono dopo, aprendosi e sfrangiandosi. Quelle a cadere per prime, di norma, sono le foglie più esterne ripiegandosi parzialmente sul fusto.

Alla base delle foglie nella bella stagione si formano anche dei fiori, sempre riuniti in infiorescenze a pannocchia, pendenti. Hanno un bel colore giallo ma sono molto piccoli. Dai fiori spuntano i frutti che non sono altro che bacche carnose con un solo seme legnoso all’interno.

Coltivazione:
Il clima è molto importante per queste piante che sono abbastanza adattabili, entro certi confini. Possiamo decidere di allevarle sia in vaso che anche all’aperto se non abitiamo in una zona con clima troppo rigido.

Abbiamo a che fare con delle piante a crescita lenta per cui prendiamocela con calma e non pretendiamo troppo, subito. Prendiamoci invece cura delle foglie, ad esempio pulendole con un panno morbido inumidito e mantenendo sempre umido anche il terreno. Quando il vaso diventa troppo piccolo per la nostra palma, è tempo di rinvasarla procurandoci un buon terriccio di foglie con della sabbia grossolana per favorire il drenaggio dell’acqua di irrigazione.

Una volta al mese possiamo concimare la pianta, nel periodo della primavera e dell’estate, senza esagerare con le dosi e scegliendo un concime che abbia i macroelementi ma anche i microelementi come il ferro (Fe), il manganese (Mn), il rame (Cu), lo zinco (Zn), il boro (B), il molibdeno (Mo), il magnesio (mg).

Quando notiamo che una foglia si secca o viene danneggiata, possiamo levarla, ma in generale le Chamaerops non si potano. Nel periodo estivo fioriscono.

Specie:
Esistono solo 2 specie nel genere Chamaerops: la Humilis e la Excelsa. La Excelsa è stata introdotta in Europa dal Giappone dove era stata identificata come “Trachycarpus fortunei”. E’ una palma adatta anche alla terra, oltre che al vaso, e può arrivare anche a un’altezza di oltre 3 metri. Le sue foglie sono a ventaglio ma più grandi e più molli rispetta a quelle della Humilis, e con le punte che tendono a diventare pendenti. Come abbiamo già detto, i fiori che produce sono gialli e riuniti in infiorescenze a pannocchia.

La specie Chamaerops Humilis è l’unica che cresce spontanea in Italia e produce infiorescenze gialle a pannocchia e frutti dalla forma ellittica e di colore rosso o giallo. Nella nostra pen*sola viene chiamata anche palma di san Pietro o palma nana.

Malattie:
Pur non essendo particolarmente deboli e soggette a malattie, le Chamaerops possono avere qualche problema di salute, soprattutto se non le stiamo trattando come dovremmo. Se l’ambiente in cui si trovano è troppo secco, le punte delle foglie si seccano, dobbiamo tagliare la parte danneggiata che poi ricrescerà, per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie. Stiamo molto attenti al rinvaso, se non le stiamo coltivando in terra, perché se non viene fatto al momento giusto, la pianta ne può soffrire.

DE:
Hanfpalme
Chamaerops excelsa '[Trachycarpus Fortunei]
Wichtige Merkmale:
für Kübel geeignet
pflegeleicht

BESCHREIBUNG
Die Hanfpalme (Trachycarpus fortunei) ist eine sehr beliebte Kübelpflanze. Verwenden Sie bevorzugt die spezielle Kübelpflanzenerde, denn sie verdichtet sich über längere Zeit nicht.

WUCHS
Aufrecht. In der Regel wächst sie 40 - 50 cm pro Jahr.

BLÄTTER
Die immergrünen Blätter der Hanfpalme sind dunkelgrün, gefingert, tief geschlitzt.

STANDORT
Bevorzugter Standort in sonniger, windgeschützter Lage.

FROSTHÄRTE
Die Hanfpalme weist eine gute Frosthärte auf. Die Hanfpalme ist eine winterharte Pflanze, die mit Temperaturen um -16°C zurechtkommt. In exponierten Lagen ist dennoch ein Winterschutz für sie ratsam.

BODEN
Handelsübliche Kübelpflanzenerde.
Normaler Boden. Durchlässige, humose, nährstoffreiche Erde lässt diese Pflanze besonders gut gedeihen.


VERWENDUNG
Kübel, Wintergarten, Balkon/Terrasse

WASSER
Regelmäßig gießen und die Erde zwischenzeitlich abtrocknen lassen.

PFLEGE
Achten Sie darauf, dass überschüssiges Wasser gut abfließen kann, Staunässe sollte unbedingt vermieden werden.

PFLANZZEIT
Einpflanzen: ganzjährig möglich (Indoor).

SYNONYM
Hanfpalme ist auch unter diesem Namen bekannt: Tessinerpalme.

AUFGABEN
Düngen: Im Zeitraum von März bis April
Gießen: Im Zeitraum von April bis Oktober
Aussaat in Schalen oder Saatkisten: Im Zeitraum von Januar bis Dezember.

Oggi parliamo di Trachelospermum jasminoides chiamato anche Rhyncospermum jasminoides o più comunemente Falso Gelsomino....
26/05/2022

Oggi parliamo di Trachelospermum jasminoides chiamato anche Rhyncospermum jasminoides o più comunemente Falso Gelsomino.
ITA:
Rhyncospermum jasminoides
La Rhyncospermum jasminoides, nota anche con il nome di gelsomino Rhyncospermum, è una pianta originaria dell’Oriente che preferisce i climi temperati. Oltre a essere una pianta arbustiva, la sua caratteristica principale è data dalla particolarità delle infiorescenze.

Caratteristiche generali:
Il Rhyncospermum jasminoides è un arbusto appartenente alla famiglia delle Apocynaceae ed è originario della Cina, Giappone, Vietnam e Taiwan. Si tratta di una pianta rampicante rustica le cui ramificazioni possono raggiungere dimensioni massime comprese tra i 10 e i 12 metri circa. Le infiorescenze si possono notare tra maggio e luglio, sono molto profumate e simili a quelle del comune gelsomino, sono bianche e formate da 5 petali. Dal punto di vista dell’ambiente e del terreno, il Rhyncospermum jasminoides è poco adatta ai climi freddi, ai quali preferisce quelli più caldi e temperati; è conveniente metterla a dimora in un terreno profondo perché ha un profondo sviluppo radicare ma può essere coltivata anche in vaso.

Coltivazione:
Il Rhyncospermum jasminoides è una pianta che, nonostante si adatti a ogni tipo di terreno, predilige quello acido, ben drenato e ricco di sostanze nutritive. Per quanto riguarda i rampicanti messi a dimora in piena terra, occorre scegliere una zona in cui il terreno è molto profondo. Se, invece, la pianta è messa a dimora in vaso, occorre sostituire annualmente la terra che si trova ai lati del contenitore e il substrato, miscelando al nuovo terriccio del concime organico. In questo caso, il vaso deve essere posto in un luogo protetto dal gelo invernale. Le annaffiature non devono essere abbondanti (questi esemplari di piante danno vita a nuovi getti se non sono annaffiati sufficientemente), in particolar modo se si parla di un giovane esemplare; occorre ricordare di non creare ristagni idrici perché dannosi per la pianta. Durante la stagione primaverile ed estiva, occorre concimare il rampicante con del fertilizzante organico. Non serve rinvasare ogni anno.

Temperatura ed esposizione:
Il Rhyncospermum jasminoides predilige le zone in pieno sole, dove sarà in grado di creare ramificazioni e infiorescenze molto vigorose. Se si preferisce far allungare i rami, compromettendo il livello delle fioriture, basta posizionare la pianta in una zona semiombreggiata. È utile ricordare che, nonostante il Rhyncospermum jasminoides abbia una rapida crescita, durante i primi 3 anni di vita circa, lo sviluppo è molto lento. Per quanto riguarda le temperature, esso predilige temperature diurne che si aggirano attorno ai 20 gradi e notturne di circa 13 °C. Gli esemplari adulti però, sono in grado di sopportare i freddi della stagione invernale. Se si teme che la pianta possa essere danneggiata dagli agenti atmosferici, basta sistemare alla base del rampicante della paglia e ricoprire con un "tessuto non tessuto" acquistabile presso qualsiasi negozio che si occupa di giardinaggio.

Moltiplicazione e fioritura:
Come già affermato in precedenza, la Rhyncospermum jasminoides permette di godere delle sue infiorescenze solo una volta l’anno e in un periodo compreso tra aprile e luglio. I fiori però durano a lungo e vengono sostituiti da nuovi rami che l’anno successivo daranno vita a nuovi fiori. Finita la fioritura, durante la stagione autunnale, occorre potare i rami vecchi, quelli aggrovigliati, quelli irregolari e logicamente quelli secchi. La principale tecnica di moltiplicazione è la talea. Come per gli altri esemplari, basta tagliare con molta cura, un giovane ramo cresciuto durante l’estate della stagione precedente, interrarla, annaffiarla con cura e aspettare che si formi un apparato radicale tale da rendere autonoma la pianta di Rhyncospermum jasminoides.

Parassiti:
Essendo una specie rampicante, il gelsomino è soggetto ai parassiti. Tra questi i più diffusi nell'attacco alla pianta sono la cocciniglia e gli afidi. Le cocciniglie possono presentarsi sulla pianta durante la stagione primaverile o comunque quando il clima è mite. Esse non sono altro che insetti piccolissimi, la cui grandezza non supera i 3 mm, che succhiano la linfa vitale della pianta posizionandosi sulle foglie. I danni iniziali provocati da questi insetti sono la seccatura dei germogli e delle foglie che, dopo essere state prosciugate della loro linfa, cadono al suolo. Su tutta la pianta si presenta una strana sostanza bianca detta melata. La melata altro non è che una sostanza costituita da rifiuti prodotta dagli insetti stessi. Per combattere questi parassiti, in caso la loro diffusione sia contenuta, basta rimuoverli con del cotone e successivamente disinfettare tutte le zone colpite. Se gli insetti sono molti e la grandezza della pianta è maggiore bisogna ricorrere a particolari sostanze o insetticidi. L'attacco da parte di questi insetti può essere prevenuto con una diminuzione delle innaffiature e del drenaggio del terreno evitando la formazione di agenti infestanti. Gli afidi, invece, sono altrettanto pericolosi e sono piccoli pidocchi che attaccano in grande numero la pianta succhiandole via la linfa tanto da portarla al deperimento. L'unico modo per combattere questo tipo di insetti è l'uso continuo di insetticidi e sostanze difensive.

Essendo una specie rampicante, il gelsomino è soggetto ai parassiti. Tra questi i più diffusi nell'attacco alla pianta sono la cocciniglia e gli afidi. Le cocciniglie possono presentarsi sulla pianta durante la stagione primaverile o comunque quando il clima è mite. Esse non sono altro che insetti piccolissimi, la cui grandezza non supera i 3 mm, che succhiano la linfa vitale della pianta posizionandosi sulle foglie. I danni iniziali provocati da questi insetti sono la seccatura dei germogli e delle foglie che, dopo essere state prosciugate della loro linfa, cadono al suolo. Su tutta la pianta si presenta una strana sostanza bianca detta melata. La melata altro non è che una sostanza costituita da rifiuti prodotta dagli insetti stessi. Per combattere questi parassiti, in caso la loro diffusione sia contenuta, basta rimuoverli con del cotone e successivamente disinfettare tutte le zone colpite. Se gli insetti sono molti e la grandezza della pianta è maggiore bisogna ricorrere a particolari sostanze o insetticidi. L'attacco da parte di questi insetti può essere prevenuto con una diminuzione delle innaffiature e del drenaggio del terreno evitando la formazione di agenti infestanti. Gli afidi, invece, sono altrettanto pericolosi e sono piccoli pidocchi che attaccano in grande numero la pianta succhiandole via la linfa tanto da portarla al deperimento. L'unico modo per combattere questo tipo di insetti è l'uso continuo di insetticidi e sostanze difensive.

Le altre patologie che attaccano il gelsomino sono di natura fungina o dovute a parassiti che conseguentemente rilasciano materia infetta. Tra queste le più diffuse sono la muffa grigia, l'oidio detto anche mal bianco, e la fumaggine. Il mal bianco si presenta come una sorta di polvere bianca sul fogliame e sui germogli, attacca anche i boccioli e successivamente porta le zone colpite a scolorire e a subire una forma di necrosi. L'oidio colpisce principalmente in periodi stagionali umidi come i mesi primaverili e quelli autunnali. Il ristagno dell'acqua nel terreno e sulle foglie sono la causa prima di questa patologia che progredisce grazie all'azione di funghi ascomiceti capaci di riprodursi sia per via sessuata che asessuata. La fumaggine compare dopo l'azione di insetti che formano sulle foglie e sui germogli una strana sostanza bianca dalla base zuccherosa. Questo prodotto si stabilisce sulle foglie e le secca fino a farle cadere. Infine, la muffa grigia è una malattia di natura fungina che provoca sulle parti giovani della pianta la comparsa di una patina grigia che le porta alla morte.

Per una corretta crescita del gelsomino bisogna avere molte attenzioni preventive per evitare la comparsa di agenti patogeni che ferirebbero la pianta per sempre. Prima di tutto vanno eliminati i ristagni idrici evitando di innaffiare la pianta inutilmente. Bisogna poi prestare attenzione alle concimazioni che vanno eseguite nel giusto numero. La cosa che maggiormente va tenuta sotto controllo è la formazione di parassiti o insetti che, se presenti, vanno prontamente eliminati. Stessa cosa va fatta con germogli, rami, foglie e parti secche della pianta. Ultimo, ma non meno importante consiglio da seguire è l'essere accorti a non creare tagli o ferite alla pianta tagliando male le sue parti.

DE:
Sternjasmin: Pflanzen und pflegen
Der anmutige Sternjasmin (bot. Trachelospermum jasminoides or Rhyncospermum jasminoides) bezaubert vor allem durch seine zahlreichen, sternförmigen und weißen Blüten, die sich deutlich von den kräftig grünen Blättern abheben. Die zarten Blüten der schnellwüchsigen Kletterpflanze erinnern mit ihrem Vanilleduft an die des echten Jasmins. Lesen Sie im folgenden Artikel, worauf Sie bei der Pflanzung und Pflege der robusten Pflanze achten müssen.

Herkunft und Wuchs
Der bei uns gern als Zierpflanze verwendete Sternjasmin (bot. Trachelospermum jasminoides) gehört zu der in Asien weit verbreiteten Gattung Sternjasmin (bot. Trachelospermum) an, die wiederum botanisch gesehen zur Familie der Hundsgiftgewächse (Apocynaceae) zählt. Von den rund 20 Arten findet neben Trachelospermum jasminoides auch die ArtTrachelospermum asiaticum weltweite Verwendung als Zierpflanze.
Trachelospermum jasminoides ist in den Wäldern Japans und Vietnams zu Hause, wo die Pflanze kletternd auf Bäumen lebt und lange, verholzende Lianen ausbildet.

Blätter, Blüten und Blütezeit
Charakteristisch sind die strahlend weißen, fünfzähligen Sternblüten, die sich zahlreich zwischen April und August zeigen. Die ovalen, glänzend-grünen Laubblätter färben sich im Herbst rötlich und bilden einen aparten Kontrast zum Blütenmeer. Insbesondere bei feuchtwarmem Wetter verströmt die blühende Pflanze zudem einen starken, an den echten Jasmin erinnernden, vanilleähnlichen Duft.

Giftigkeit
Als typisches Hundsgiftgewächs ist der Sternjasmin leider giftig. Insbesondere Familien mit kleinen Kindern und neugierigen Haustieren sollten von einer Pflanzung absehen, da der starke Duft zum Probieren verleitet – sämtliche Pflanzenteile jedoch Giftstoffe enthalten, die unangenehme bis gefährliche Vergiftungserscheinungen hervorrufen können. Im Falle einer Vergiftung sollte daher unbedingt ein Arzt bzw. Tierarzt aufgesucht werden. Die mehrere Meter langen, verholzenden Triebe beinhalten zudem einen ebenfalls giftigen Milchsaft, der bei Hautkontakt Schwellungen, Rötungen und sogar Ekzeme verursachen kann.

Welcher Standort ist geeignet?
Der Sternjasmin ist hierzulande nicht ausreichend winterhart und sollte daher nicht in den Garten ausgepflanzt werden. Die Art eignet sich jedoch vorzüglich für eine Kübelkultur, beispielsweise auf der Terrasse, dem Balkon, im Wintergarten oder auch in der Wohnung – die letzten beiden Möglichkeiten sind sogar zu bevorzugen, da die Pflanze hier das ganze Jahr über an ein und demselben Standort bleiben kann. Ansonsten fühlt sich die Rankpflanze an einem Standort mit diesen Merkmalen besonders wohl:

leicht sonnig bis halbschattig
keine direkte Mittagssonne
luftig, aber nicht zugig, windgeschützt
ideal für West- oder Ostbalkon
perfekt für Hauswand oder Pergola
Bedenken Sie bei der Standortsuche, dass der Sternjasmin sehr schnell mehrere Meter lang werden kann und sich immer seinen Weg nach oben sucht – daher ist eine stabile Rankhilfe unerlässlich.

Boden
Damit der Sternjasmin im Kübel gut gedeihen und reich blühen kann, braucht er eine hochwertige und nährstoffreiche Kübelpflanzenerde. Achten Sie unbedingt darauf, ein torffreies Substrat zu kaufen und verwenden Sie stattdessen eines auf Humusbasis. Diese enthält alle für die Blütenbildung wichtigen Nährstoffe. Alternativ ist aber auch eine gute Gartenerde verwendbar, sofern Sie diese vor dem Einpflanzen im Backofen oder in der Mikrowelle keimfrei machen – anderenfalls dürfte es zu bösen Überraschungen mit Unkraut oder Schädlingen kommen.

Vermischen Sie das gewählte Substrat mit Sand oder Kies, um die Durchlässigkeit zu erhöhen und somit die Gefahr von Staunässe zu verringern. Auch Tonkügelchen (5,00€ bei Amazon*) oder Blähton (19,00€ bei Amazon*) eignen sich gut für diesen Zweck. Bei einer Verwendung von Erde aus dem Garten sollten Sie zudem reifen Kompost bzw. Komposterde untermengen, um den Nährstoffanteil zu erhöhen.

Sternjasmin richtig pflanzen
Kultivieren Sie den Sternjasmin möglichst im Kübel, da die Pflanze hierzulande nicht winterhart ist. Sofern die Pflanze nicht ganzjährig an ihrem Standort stehen bleiben kann, sollten Sie die Möglichkeiten des Verräumens ins Winterquartier mit einplanen – dieses sollte hell und kühl, aber unbedingt frostfrei sein. Der Pflanztopf lässt sich am leichtesten mit einem Untergestell mit Rädern bewegen, welches Sie schon bei der Pflanzung unter den Kübel platzieren können. Eine Überwinterung am Standort kann erfolgen, sofern dieser einen Winterschutz besitzt und auch bei sehr frostigen Außentemperaturen nicht unter fünf Grad Celsius fällt.

Topfen Sie den Sternjasmin wie folgt ein:

ideale Pflanzzeit ist das Frühjahr
Pflanztopf mit Abflussloch am Topfboden verwenden
dieses mit Tonscherben oder Steinen bedecken
diese verhindern ein Verschlämmen und damit Verstopfen
Topf sollte doppelt so breit und tief wie Wurzelballen sein
Pflanzsubstrat mit Drainagematerial mischen
zu etwa einem Drittel in den Pflanztopf einfüllen
Sternjasmin vorsichtig hineinhalten
Leerräume mit Substrat auffüllen
Rankhilfe mit einsetzen
Erde leicht andrücken
kräftig angießen

Sternjasmin gießen
Einen hohen Wasserbedarf hat der Sternjasmin nicht – ganz im Gegenteil, denn die Kletterpflanze kommt selbst während der Blütezeit mit nur wenig Feuchtigkeit aus. Daher sollten Sie vor allem die Exemplare, die im Halbschatten oder absonnig stehen, sehr zurückhaltend gießen – ein Übermaß an Wasser führt nämlich zu Krankheiten und schließlich zum Absterben. Insbesondere Staunässe ist schädlich. Überschüssiges Gießwasser ist spätestens eine halbe Stunde nach dem Wässern aus dem Übertopf bzw. Untersetzer zu entfernen.

Sternjasmin richtig düngen
Seine langanhaltende Blütenpracht zeigt der Sternjasmin nur dann, wenn er ausreichend mit den für die Blütenbildung erforderlichen Nährstoffen versorgt wird. Daher sollten Sie zwischen April und November etwa alle zwei Wochen mit einem hochwertigen Kübel- oder Blütenpflanzendünger düngen, den Sie möglichst zusammen mit dem Gießwasser verabreichen. Auch ein Langzeitdünger – etwa in Form von Stäbchen oder Kegeln, die Sie im Frühjahr ins Substrat stecken – eignen sich für eine ausreichende Versorgung. Während der Wintermonate stellen Sie die Düngung hingegen vollständig ein.

Sternjasmin richtig schneiden
Ein Rückschnitt der attraktiven Rankpflanze ist zwar nicht zwingend notwendig, empfiehlt sich jedoch vor dem Einräumen ins Winterquartier. Auch ist eine regelmäßige Ausdünnung zu dicht gewachsener Triebe sinnvoll, damit die Pflanze nicht von innen verkahlt – zumal sich die Blüten bei einem zu dichten Wuchs nicht richtig entwickeln können. Ausreichend Luft und Licht ist für das gesunde Wachstum des Sternjasmins immens wichtig. Setzen Sie daher nach folgendem Schema die Schere an:

Rückschnitt im Herbst nach der Blütezeit
Ausdünnung im Frühjahr und bei Bedarf im Sommer
dicht gewachsene Stellen auslichten
einzelne, sehr lange Ranken besonders aus dem Inneren entfernen
alte Blütenstände entfernen
Verwenden Sie zum Schneiden unbedingt eine scharfe und mit einem geeigneten Mittel desinfizierte Schere, um den Sternjasmin nicht unnötig zu quetschen und die Gefahr einer Übertragung von Krankheitserregern zu verringern. Außerdem sollten Sie Schutzhandschuhe tragen, um einen Kontakt mit dem giftigen Milchsaft zu vermeiden. Dieser darf auch auf keinen Fall in die Augen geraten!

Umtopfen
Einmal im Jahr sollten Sie den Sternjasmin umtopfen, damit die Pflanze in frischem Substrat und mit mehr Platz besser austreiben kann und zahlreich neue Blüten ansetzt. Daher ist der ideale Zeitpunkt für eine solche Maßnahme das zeitige Frühjahr. Sollte das alte Pflanzgefäß den Wurzeln noch ausreichend Platz bieten, müssen Sie es nicht gegen ein größeres austauschen – dennoch ist das Erneuern des verbrauchten Substrats sinnvoll. Achten Sie beim Umtopfen darauf, die alte Erde vollständig zu entfernen.

Sternjasmin vermehren
Sie können den Sternjasmin sowohl durch Samen als auch vegetativ durch Stecklinge unkompliziert selbst vermehren.

Aussaat
Keimfähige Samen des Sternjasmins erhalten Sie entweder von einer eigenen Pflanze oder im Fachhandel. Säen Sie diese im Spätsommer (ca. ab Anfang September) in nährstoffarme Aussaaterde ein und drücken Sie sie nur leicht ein. Bedecken Sie das Saatgefäß mit einem lichtdurchlässigen Deckel oder Folie, um die Luftfeuchtigkeit hoch zu halten (der Gärtner spricht von „gespannter Luft“). Diese Maßnahme erhöht die Keimrate und lässt die jungen Pflänzchen schneller wachsen. Der Pflanztopf gehört zudem an einen rund 20 bis 22 Grad Celsius warmen und hellen – aber nicht direkt sonnigen – Platz. Halten Sie das Substrat nur leicht feucht und verwenden Sie möglichst handwarmes Wasser. Im Frühjahr setzen Sie die jungen Pflänzchen schließlich in einen größeren Topf mit nährstoffreichem Substrat um.

Stecklinge
Für die Stecklingsvermehrung schneiden Sie im August – und damit nach der Blüte – etwa zehn Zentimeter lange Triebe von den Haupttrieben. Stecken Sie diese in ein Gefäß mit Anzuchtsubstrat, welches Sie mit Folie oder einer abgeschnittenen PET-Flasche überdecken. Die Stecklinge werden wie die Keimlinge den Winter über warm und leicht feucht an einem hellen Standort gepflegt und schließlich im Frühjahr in ein größeres Gefäß mit frischem, nährstoffreichem Substrat umgesetzt. Geben Sie während der Zeit der Bewurzelung jedoch nur wenig Wasser und lassen Sie das Substrat zwischendurch ruhig etwas abtrocknen.

Überwintern
Grundsätzlich ist Sternjasmin nicht winterhart und sollte daher im Herbst an ein etwa acht bis zehn Grad Celsius kühles und helles Winterquartier verbracht werden. Vermeiden Sie auch im Winter ein völliges Austrocknen des Wurzelballens, weshalb Sie das Substrat leicht feucht halten sollten. Gießen Sie jedoch nur so wenig, dass die Erde ein bisschen angefeuchtet wird. Nach den Eisheiligen im Mai kann die Kletterpflanze wieder ins Freie. Da die Pflanze kurzzeitig geringen Frost bis etwa minus fünf Grad Celsius verträgt, können Sie sie in wintermilden Regionen – beispielsweise in den Weinbaugebieten – auch auspflanzen. Dann jedoch benötigt der Sternjasmin einen leichten Winterschutz.

Krankheiten und Schädlinge
Leider ist der Sternjasmin recht anfällig für typische Schädlinge wie etwa Blattläuse, Spinnmilben oder Woll- und Schmierläuse. Auch Pflegefehler – insbesondere zu häufiges Gießen, aber auch übermäßige Trockenheit – führt zu Problemen.

Arten und Sorten
Der weiß blühenden Art Trachelospermum jasminoides sieht der verwandte, aber gelb blühende Asiatische Sternjasmin (bot. Trachelospermum asiaticum) zum Verwechseln ähnlich. Die Art hat bezüglich Pflege und Standort auch sehr ähnliche Bedürfnisse.

Indirizzo

Via Bgt Volturno, 2
Cavallino
30013

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:00
Martedì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:00
Mercoledì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:00
Giovedì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:00
Venerdì 08:30 - 12:30
15:30 - 19:00
Sabato 08:30 - 12:30
15:30 - 19:00
Domenica 09:00 - 12:00

Telefono

+39041966210

Sito Web

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