05/07/2021
MARINO:
La storia della città di Marino, in provincia di Roma, nell'area dei Castelli Romani, inizia con la comparsa dei primi insediamenti umani nel territorio comunale durante l'età del bronzo. Nel Medioevo il castello conosce il suo periodo di maggior splendore, sotto la signoria a turno dei Conti di Tuscolo, dei Frangipane, degli Orsini, della Camera Apostolica, dei Caetani, ed infine dei Colonna, di cui fu storica roccaforte. I fatti marinesi hanno avuto un'importanza spesso notevole nel contesto storico locale e, a volte, anche internazionale, tanto che diversi studiosi in varie epoche si sono cimentati nel raccogliere le memorie storiche di questa cittadina. Il castello è stato assediato svariate volte, con esiti alterni, subendo almeno quattro saccheggi e due distruzioni a fundamentis. Tuttavia, i feudatari e la Comunità si sono preoccupati in ogni epoca di erigere monumenti ad ornamento pubblico, come l'unico esempio di gotico nei Castelli Romani, l'ex-chiesa di Santa Lucia (XIII secolo), il santuario di Santa Maria dell'Acquasanta (XIII secolo), le rocche Frangipane (XII secolo) e Orsini (XIV secolo), Palazzo Colonna (XV-XVII secolo), la basilica collegiata di San Barnaba (XVII secolo), Palazzo Matteotti (XIX secolo), e molte altre opere pubbliche. A Marino sono nate, hanno vissuto o si sono legate in qualche modo, anche numerose personalità importanti della politica, delle arti, della religione, della finanza.[1]
Lo stemma del comune di Marino.
L'età antica Modifica
Il periodo pre-romano Modifica
I primi insediamenti umani individuati nel territorio di Marino risalgono al I millennio a.C.: infatti, presso le località Riserva del Truglio e Costa Caselle, ai margini del territorio comunale verso Grottaferrata e Rocca di Papa, sono state rinvenute alcune sepolture appartenenti ad una necropoli datata intorno al periodo laziale III (770 a.C.-730 a.C.).[2] Altre necropoli risalenti al periodo pre-romano furono rinvenute nei primi decenni del Novecento nelle località Campofattore, Monte Crescenzo e Pascolari di Castel Gandolfo.[3]
Alcuni archeologi e storici hanno sostenuto[4][5] che presso il Barco Colonna, ai piedi del centro storico moderno, sarebbe sorto un tempo il Caput Aquae Ferentinum con il Locus Ferentinum, ovvero il luogo in cui si radunavano i delegati della Lega Latina nelle giornate dei Prisci Latini -situato presso la leggendaria capitale di Alba Longa-. Solo recentemente è stata proposta l'ubicazione del Locus Ferentinus presso la frazione Cecchina di Albano Laziale.[6] I reperti relativi al Locus Ferentinae, individuati già dallo studioso ed archeologo ottocentesco Girolamo Torquati[7], sono oggi andati in gran parte perduti: gli scavi effettuati in questa zona per la realizzazione di una zona di edilizia economica e popolare da 462 appartamenti, avviati nel corso del 2008,[8] potranno forse fornire ulteriori lumi sulla controversa questione.
Grossomodo presso le attuali frazioni di Frattocchie e Due Santi doveva sorgere già dall'età pre-romana la città di Bovillae: la sua fondazione è avvolta nel mistero, e collocata sicuramente durante il periodo di esistenza della leggendaria capitale latina di Alba Longa, di cui probabilmente Bovillae fu colonia.[9] La città ad ogni modo raggiungerà la sua prosperità nel primo periodo della dominazione romana, fino al I secolo a.C. circa.
Poco distante da Bovillae, presso l'attuale frazione di Santa Maria delle Mole, è stata individuata l'ubicazione dell'insediamento pre-romano di Mugillae, residenza di un ramo della gens Papiria e in età repubblicana patria di almeno tre consoli[10][11][12]: venne probabilmente distrutta dai Volsci di Gneo Marcio Coriolano nel 490 a.C. e da allora non viene mai più menzionata.[13] Oggi l'area archeologica è a rischio urbanizzazione selvaggia.[14]
La dominazione romana Modifica
Il periodo monarchico Modifica
La data convenzionale della distruzione della città di Alba Longa da parte dei Romani, regnati dal terzo re di Roma Tullo Ostilio, è il 668 a.C.: in questo anno il Latium vetus, ovvero le quarantasette città confederate nella Lega Latina, furono di fatto assoggettate a Roma che strinse con esse un vincolo sempre più forte fino a soffocare completamente ogni loro autonomia politica.
La popolazione della capitale albana distrutta che non fu deportata a Roma prese a quanto sembra residenza nella ex-colonia di Bovillae[15], e sempre a Bovillae rinacquero le antiche istituzioni religiose latine delle Virgines Albanae[16] o i Pontifices Albani ed i Salii Albani.[17] Perciò, gli abitanti della città in età monarchica e repubblicana si chiamavano Albani Longani Bovillenses, fregiandosi della discendenza diretta dalla leggendaria capitale albana.[15]
Il periodo repubblicano Modifica
Un vicolo del rione Castelletto nel centro storico di Marino.
Nel 490 a.C. Gneo Marcio Coriolano, alla testa di una minacciosa armata di Volsci, assedia e saccheggia numerose città dell'Agro Romano fedeli a Roma, e tra esse Mugillae, antico insediamento collocato a poca distanza da Bovillae presso l'attuale Santa Maria delle Mole, e Bovillae stessa[18], che gli oppose una valorosa resistenza ma nonostante ciò venne saccheggiata delle sue ingenti ricchezze.[19]
Nel 312 a.C., quando il censore Appio Claudio Cieco fece incominciare la costruzione della via Appia ricalcando l'antico percorso tra Roma e la Campania che già passava per Bovillae, la città divenne sede di taberna a metà strada tra Roma e la prima statio, Aricia.
Al termine della travagliata guerra civile tra Mario e Silla (86 a.C. - 82 a.C.), dopo la battaglia di Porta Collina (2 novembre 82 a.C.) e l'ascesa al potere di Lucio Cornelio Silla, venne emanata la lex Sullana, che ordinò la centuriazione e la distribuzione ai suoi soldati veterani delle terre a sud di Roma incluse tra Bovillae, Castrimoenium -l'attuale Marino, di fondazione appunto sillana- e Tusculum.[20] Queste zone erano state la roccaforte dei seguaci di Gaio Mario e poi di Gaio Mario il giovane, e la decisione di installarvi dei fedelissimi alla nascente dittatura sillana non fu certo una scelta casuale. Da questo momento storico, inizia il lento declino di Bovillae: addirittura Marco Tullio Cicerone, nell'orazione Pro Plancio, dichiara che ai suoi tempi a stento un delegato bovillense si presentava alle riunioni religiose della Lega Latina[21]
Come già accennato, in età repubblicana nel territorio della prima circoscrizione di Marino sorse la colonia romana -poi municipium[3]- di Castrimoenium, come confermano Gaio Plinio Secondo nella Naturalis Historia[22] e Sesto Giulio Frontino, nel De Coloniis.[23] L'esistenza di Castrimoenium è comprovata da numerose iscrizioni e lapidi rinvenute in tutto il territorio della prima circoscrizione di Marino, il che porterebbe ad escludere la coincidenza di Castrimoenium con i Castra Albana fondati attorno al 183 da Settimio Severo in luogo dell'odierna città di Albano Laziale, coincidenza ipotizzata da alcuni storici.[24] La controversia archeologica verte dunque sull'ubicazione del castrum in questione presso la località Castel de' Paolis[25] -ai confini comunali con Grottaferrata e Ciampino- o presso il pieno centro storico di Marino, nel rione Castelletto.[26] Entrambi i toponimi hanno a che fare con il toponimo antico, ed in entrambi i luoghi sono stati effettuati abbondanti ritrovamenti di materiali romani: tuttavia mentre per Castel de' Paolis si crede che i resti romani appartengano ad una villa suburbana di età imperiale di proprietà della famiglia patrizia degli Scriboni-Libones,[3] per il Castelletto è più plausibile che vi sorgesse un abitato di origine militare come Castrimoenium, visto che buona parte degli attuali vicoli del rione mantengono la caratteristica ortogonalità dei castra romani.
Il 20 gennaio 52 a.C. Publio Clodio Pulcro, avversario politico per l'ascesa al consolato di Tito Annio Milone, venne trucidato dai sicari di quest'ultimo in prossimità della taberna di Bovillae, poco lontano dalla propria villa identificata oggi presso la villa del Pontificio Collegio Nordamericano nella località Ercolano di Castel Gandolfo.[27] Il corpo di Clodio venne portato a spalla dai suoi sostenitori presso la taberna di Bovillae, dove fu esposto alla pietà popolare prima delle esequie pubbliche che si tennero nel Foro Romano.
Il periodo imperiale Modifica
La via Appia Antica presso Santa Maria delle Mole.
Nei giorni immediatamente successivi alla morte di Ottaviano Augusto, avvenuta a Nola il 19 agosto 14, un imponente corteo funebre partì dalla città campana e percorse tutta la via Appia verso nord fino a Roma. La salma venne anche esposta a Bovillae, dove i decurioni -la suprema magistratura del municipium- la consegnarono agli equites giunti da Roma per portare l'augusto defunto nella Capitale.[28] Nel 17 il successore di Augusto nel governo dell'impero romano, Tiberio Claudio Nerone, ordinò che la dinastia Giulio-Claudia e la memoria del suo patrigno venisse celebrata a Bovillae, luogo d'origine supposita della Gens Iulia, con i solenni Sodales Augustales. Per questo scopo sorse l'imponente circo, il teatro ed il sacrario della Gens Iulia.[29][30]
Nel territorio di Marino sono stati rinvenuti i resti di molte ville patrizie suburbane. La villa forse più monumentale è quella che ha fornito da base alla medioevale struttura del Castrum Pauli, in località Castel de' Paolis, presso il comune di Grottaferrata: viene attribuita alla famiglia patrizia Scriboni-Libones[3]. Un'altra grande villa venne rinvenuta nel 1880 durante i lavori di costruzione della ferrovia Roma-Albano: venne scavata nel 1884 da Luigi Boccanera e attribuita a Quinto Voconio Pollione: la sua superficie è valutata sui 103 metri x 70[31] e al suo interno sono stati ritrovati alcuni reperti archeologici come l'Apollo Pythios oggi conservato dalla Provincia di Roma.[32] Altre due ville di età imperiale sono state individuate da Thomas Ashby e poi dall'archeologo albanense Giuseppe Lugli presso il Torraccio di Due Santi.[33]
Una possessio Marinas, identificabile con l'attuale città di Marino, compare nel Liber Pontificalis, tra i beni inclusi nella donazione fatta da Costantino il Grande alla basilica cattedrale di San Giovanni Battista in Albano Laziale, risalente al pontificato di papa Silvestro I (314-335).[34][