12/10/2023
Nel magazine precedente dell'associazione Komyo reiki avevo scritto il seguente articolo, disponibile anche nel mio blog https://www.corsipranichealing.it/quali-sono-le.../ , che ripropongo di seguito visto che la domanda che ricevo è sempre la solita:
QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA PRANIC HEALING E REIKI?
Parlare di differenze tra queste due tecniche non è propriamente corretto inquanto la scuola di pranic healing & arhatic yoga, nata alla fine degli anni ’80, è diretta allo sviluppo spirituale in tutti i suoi aspetti e la guarigione è solo una parte degli insegnamenti mentre il reiki è stato configurato come tecnica prettamente terapeutica, è arrivato in occidente intorno al 1920 e possiamo dire che è stato il precursore delle terapie olistiche. Detto questo vediamo di analizzare vari punti che sono stati evidenziati dalla moltitudine di Master Reiki che hanno intrapreso il percorso di Pranic healing, a integrazione del loro sapere.
Entrambe le tecniche sono accomunate dalla proiezione di energia sul cliente con il fine di trattare problematiche di vario genere e di portare benessere. Sono valide sia usate singolarmente che di complemento a cure di medicina allopatica. Sebbene la scienza non sia in grado di percepire o misurare l’energia vitale, o prana, questo non significa che non esista o che non influisca sulla nostra salute e benessere del corpo. Gli antichi conoscevano solo minimamente l’esistenza dell’elettricità, le sue proprietà e applicazioni pratiche, ma questo non vuol dire che l’energia non esistesse già allora. L’ignoranza non cambia la realtà, semplicemente ne altera la percezione, generando equivoci su ciò che è o non è, su quello che può essere o non essere fatto. La sensibilità di ognuno di noi è molto variabile ma ciò non significa che il non percepire l’energia che viene erogata durante una terapia che riceve, la renda meno valida.
Il Reiki ha la positività di essere facilmente apprendibile. Utilizza, tra le energie disponibile, quella divina, però non tutti i clienti sono ricettivi a questo tipo di energia, pensiamo ad esempio agli atei, la ricettività è estremamente importante nelle terapie energetiche. Si sostiene che l’energia sia intelligente e che sappia esattamente dove e come operare in modo da agire in sintonia con l’ordine divino naturale perché ogni disturbo ci dovrebbe far apprendere lezioni per farci evolvere, motivo per cui non è detto che la scomparsa del sintomo sia automatica e sia la cosa migliore per il cliente. Nel reiki si parla di guarigione spirituale alla quale, a volte segue anche quella fisica, come effetto collaterale.
Ora vediamo di analizzare altri aspetti:
1 – nel pranic healing si pratica sempre senza contatto fisico, nel reiki, nell’utilizzo di alcune tecniche, si ha la necessità del contatto fisico.
2 – il pranic healing insegna a fare lo scanning, a scansionare le auree per percepire le varie parti del corpo fisico corrispondenti che necessitano di essere guarite, dove ci sono mancanze di energia, dove ci sono accumuli, blocchi, sempre senza alcun contatto fisico. Insegna a identificarli, capendo di cosa si tratta, se di origine fisica o di origine psichica. Nel reiki non viene usata alcuna tecnica legata ai livelli di energia, c’è l’intuizione di chi lo pratica.
3 – Nel pranic healing si applica lo sweeping, ovvero tecniche di pulizia approfondita atte a rimuovere energie stagnanti, blocchi energetici, prima di immettere nuova energia guaritrice nel cliente. Per il pranic healing è importante la pulizia tanto quanto l’energizzazione. Senza le tecniche di eliminazione delle energie esauste e lo scioglimento dei blocchi energetici, si rischierebbe di provocare la loro espulsione in maniera drastica provocando vomito, diarrea, febbre o altri sintomi. Molto spesso, la solo pulizia agisce già da stimolo per l’autoguarigione del corpo. Nel reiki non sono previste tecniche simili.
4 – Nel pranic healing gli istruttori, in tutti i 40 Paesi in cui viene insegnato, utilizzano i medesimi manuali realizzati dal fondatore Master Choa Kok Sui perché gli insegnamenti sono già completi e non devono essere stravolti dall’istruttore. Nel reiki questo purtroppo non avviene.
5 – Nel pranic healing ogni livello di corso ha un proprio libro, tradotto in più di 27 lingue, dove si trovano molti protocolli di guarigione. Questi protocolli sono basati su migliaia di casi documentati e rendono possibile l’applicazione di tecniche di pulizia ed energizzazione per ogni particolare problematica. Ogni disturbo è riconducibile a modelli energetici legati agli 11 chakra principali del corpo e ai suoi numerosissimi meridiani il che consente di agire con precisione dove serve. Nel reiki esiste un’unica tecnica energetica che viene applicata per ogni tipo di guarigione con il fine di facilitare il flusso di energia reiki nella parte che richiede cura. Il reiki considera 7 chakra.
6 – Nel pranic healing si ottiene l’energia dal sole, dall’aria, dalla terra e da altre fonti spirituali per poi farla scorrere nell’aura, nei chakra e nei meridiani del cliente. Si utilizzano semplici esercizi di pranayama, di respirazione e di visualizzazione che consentono allo studente, una volta assimilati, di utilizzarli durante le terapie. Nel reiki i praticanti devono essere “iniziati” da un maestro di reiki per poter accedere alle energie curative.
7 – Nel pranic healing è estremamente importante l’igiene energetica per la quale ha specifiche pratiche, come la respirazione, le regole alimentari e molte altre tecniche di pulizia che hanno il fine di mantenere il proprio livello di energia alto e pulito. I pranic healers sono in grado di auto pulirsi dall’energia sporca che possono assorbire dai clienti, e sono in grado di proteggersi dal vampirismo energetico, ovvero dall’assorbimento delle proprie energie vitali da parte di altre persone. L’igiene energetica è fondamentale per chiunque pratichi guarigione. Puo capitare infatti che il terapeuta sperimenti spossatezza, svuotamento, dolore, sofferenza propri dei clienti trattati. Questo non viene contemplato in nessuna altra metodologia di guarigione, incluso il reiki.
8 – Nel pranic healing si utilizza energia vitale colorata in grado di velocizzare enormemente l’autoguarigione del corpo, esistono tecniche che permettono di sfiammare, rigenerare e disintegrare, solo per fare un esempio. Nel reiki si utilizza energia di guarigione lasciando agli studenti la libertà di scegliere il colore, senza curarsi dello specifico effetto di ognuno di essi.
9 – Nel pranic healing ogni livello ha la relativa meditazione che serve allo studente, unitamente alle altre tecniche della scuola, di rinforzare determinati punti di basilare importanza nella guarigione. Nel reiki questo non avviene.
10 – Il pranic healing è un insieme di tecniche suddivise in 5 livelli di corsi atte principalmente alla guarigione e autoguarigione psico-fisica. Il secondo stadio del percorso formativo consiste nell’Arhatic yoga, o yoga di sintesi che permette un profondo e molto strutturato di lavoro spirituale che si realizza con il ricongiungimento con la propria anima superiore. Nel reiki non c’è un simile percorso di autorealizzazione.
Detto questo, posso dire che la completezza degli insegnamenti del pranic healing aiuta a valorizzare e coordinare molte altre tecniche di guarigione incluso il reiki, che rimane una delle tecniche più conosciute ed usate proprio anche grazie alla sua immediatezza di applicazione.
Giovanna Scapin 28.02.23
Parlare di differenze tra queste due tecniche non è propriamente corretto inquanto la scuola di pranic healing & arhatic yoga, nata alla fine degli anni ’80, è diretta allo sviluppo …