09/10/2024
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Nella cultura giapponese il gatto ricopre un ruolo importante ed è visto come simbolo di fortuna, basti pensare al “Maneki Neko”, il simpatico gattino che sembra salutare sempre tutti con la sua zampina alzata🐱
In realtà questo gesto non “vuole” salutare chi lo osserva, bensì vuole chiamare a sé, poiché in Giappone è tipico richiamare le persone con il palmo rivolto verso l’esterno e le dita rivolte verso il basso, riportandole ripetutamente verso l’alto🙋🏻♂️
Secondo la cultura giapponese se un gatto assume questa posa il suo padrone sarà ricoperto di fortuna e ricchezze🍀
Esistono perciò svariati templi dedicati ai gatti, tra cui il Gotokuji, a Tōkyō, che ospita centinaia di Maneki Neko.
Il gatto è stato considerato da sempre un animale da compagnia nella cultura giapponese.
Ne sono dimostrazione i numerosi dipinti e le numerose stampe che ritraggono come soggetti le cortigiane, spesso accompagnate dalla figura del gatto, sia in momenti di gioco che in momenti di affetto tra padrona ed animale.
Già nella letteratura antica la figura del gatto viene esaltata e centralizzata, come avviene nel “Genji Monogatari” (Il racconto di Genji).
Il romanzo, scritto dalla poetessa e scrittrice Murasaki Shikibu, vissuta nel periodo Heian, è considerato uno dei massimi capolavori della letteratura giapponese, ma anche globale, oltre ad essere il primo romanzo considerato moderno📖
Questo racconta la storia di Genji, uno dei figli dell’imperatore del Giappone.
Genji è in realtà il modo in cui si legge il kanji che rappresenta il clan Minamoto. Genji era stato infatti adottato per ragioni politiche, poiché figlio di una moglie secondaria dell’imperatore, dunque non destinato al potere perché non facente parte del ramo principale.
Il romanzo ruota attorno alla vita amorosa di Genji e descrive così la vita ed i costumi della società del tempo. Si parla di amore, di legami, di famiglia e di segreti.
A proposito di segreti, nella storia la figura del gatto ricopre un ruolo fondamentale, poiché sarà colui che svelerà ciò che doveva invece rimanere celato, cambiando così radicalmente le sorti del romanzo🐈
La figura del gatto viene poi ripresa anche nell’ambito letterario moderno, come con Genki Kawamura ne “Se i gatti scomparissero dal mondo”, in cui ci si interroga su come sarebbe appunto la nostra vita se i gatti dovessero smettere di esistere.
Il protagonista nella propria vita non ha nessuno con cui comunicare, se non il suo gatto, Cavolo, che vive con lui🥬
Improvvisamente gli viene però diagnosticata una malattia incurabile e al protagonista rimane solo una settimana di vita.
Arriverà poi il Diavolo in persona a mettere lo zampino nella storia, offrendo un giorno in più di vita al nostro protagonista, a costo però di siglare un patto.
24 ore in più di vita in cambio di qualcosa, che sparirà completamente dalla faccia della terra, e questo qualcosa verrà selezionato proprio dal Diavolo😈
Si può fare a meno di tutto per un giorno in più di vita giusto?
Ma il Diavolo sceglierà proprio i gatti come offerta per il nostro protagonista.
Quindi, sarà più importante un giorno in più oppure il salvare tutti i gatti, ed in particolare, Cavolo?
Questa romanzo vuole essere una metafora per riflettere su quello che è davvero importante nella vita, su quello che si ha e su quello che si potrebbe perdere e, soprattutto, sui legami che si costruiscono. In questo specifico caso, quelli con un piccolo micio.
La figura del gatto viene anche ripresa nella cinematografia di stampo giapponese, come avviene nel film “La ricompensa del gatto”, diretto da Hiroyuki Morita e prodotto dallo Studio Ghibli, in cui la protagonista, Haru, salva un gatto che stava per essere investito da una macchina.
Non è la prima volta che Haru salva un gatto, ma in questo caso questo salvataggio le stravolgerà la vita. Il gatto si scopre essere il Principe dei Gatti, ed il padre, il Re dei Gatti, vuole che Haru si sposi con suo figlio come segno di ringraziamento👑
Lei ovviamente si rifiuta, ma nonostante questo viene rapita e portata nel Regno dei Gatti.
Si salverà poi grazie all'aiuto di alcuni amici incontrati nel suo viaggio.
Nel mondo odierno della cultura pop, la figura del gatto viene ripresa grazie al personaggio di Hello Kitty. Ha fatto la sua comparsa esattamente 50 anni fa, entrando subito nel pantheon delle icone pop. Il personaggio di Hello Kitty si associa perfettamente all’estetica “Kawaii”, quella dell’ “adorabile e carino”, e con la sua semplicità è riuscita a diventare una vera e propria star🌟
Hello Kitty è stata creata dalla Sanrio, una compagnia giapponese fondata nel 1960, che si era da subito avvicinata al mondo “Kawaii” ed è raffigurata come una gattina bianca con un fiocco rosso sull’orecchio sinistro🎀
A partire poi dal 1980 l’adorabile micina ha iniziato una vera e propria conquista del mercato globale, dando vita a caffetterie e parchi a tema.
Al momento la Sanrio conta oltre 450 personaggi, di cui molti amici di Hello Kitty e spesso presenti nelle sue avventure, come Cinnamoroll, My Melody, Pompompourin o Kuromi✨
Anche noi vogliamo fare omaggio alla figura del gatto con questa stampa di Tsukioka Yosh*toshi.
Il foglio appartiene a una rassegna di trentadue ritratti femminili in sequenza cronologica, che esemplificano altrettanti aspetti di costume e moda (fūzoku) del tardo periodo Edo. In particolare, è una presentazione degli "aspetti" (sō) del carattere femminile attraverso fisionomia, espressioni, vestiario e gesti, che si ricollega a celebri opere di Kitagawa Utamaro. La giovane donna qui ritratta rappresenta un "tipo" del periodo Kansei (1787-1793).
La ragazza, come possiamo vedere, si sta piegando verso il suo gatto, abbracciandolo e tenendolo stretto a sé, mentre il gatto, felice del suo legame con la donna, ricambia il gesto con uno sguardo felice e pieno di amore💖
Tsukioka Yosh*toshi, 1839-1892
“Donna che abbraccia un gatto bianco”
Dalla serie "Trentadue aspetti della moda femminile" (Fūzoku sanjūnisō), 1888
Stampa xilografica policroma nishikie, 35,5x72 cm
MC (S-2223), conservato a deposito
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