03/10/2022
Ore 16.00 "Racconto dei Sapori". C'era una tavola imbandita che ci aspettava per un giro lunghissimo con Donatella del Melorosa nel tempo e nei luoghi della storia dei nostri sapori.
La tovaglia bianca di fiandra ospitava un servizio della nonna, piatti di porcellana anni 50 e bicchieri di vetro di Murano soffiato sottilissimo, per raccontare come eravamo, cosa c'era nel piatto per le sagre e cosa sulla tavola di tutti i giorni, come quella "saracca" appesa alla trave che doveva dare sapore alla solita polenta.
Donatella apre con una curiosità. Chi lo sapeva
che il nostro dolce tipico è la spongata? Eh no, alle origini non è un dolce tipico natalizio. Con quell'impasto che durava nel tempo, facile da conservare, era il dolce dell'attesa di un caro che doveva arrivare, era il dolce del saluto, del bentornato, il dolce degli affetti. Bello vero? Etimologicamente spongata deriva dal termine "sponga", che significa spugna, forse per via di quel suo aspetto irregolare. Veniamo anche a sapere che è di origine ebraica, la sua ricetta arriva dalla Spagna, e, non a caso, dal medioevo si trova sulle tavole bercetesi! Ancora una volta, la via francigena, con i suoi mercanti diretti verso il porto di Luni, è complice nella diffusione di questo dolce che porta in sè note speziate di chiodi di garofano e cannella che se ne stanno lì, nella formulazione, ad indicarci ancor oggi che il "tipico" spesso altro non è che frutto di un processo di contaminazione forgiato nei secoli.
E poi sulla tavola il cibo del pellegrino, bacche, frutta spontanea, a ricordarci che il cibo, prima di tutto, è provvidenza, dono inaspettato della natura. Accanto cereali e legumi, questi ultimi da sempre la carne dei poveri, e castagne a dirci che l'alimentazione è determinata anche dalle componenti geografiche e ambientali, è intrinsicamente legata al territorio, il cibo delle nostre montagne non era il cibo delle nostre valli.
E poi c'era lui, il re, il parmigiano reggiano, il cibo che dobbiamo ai monaci cistercensi, per aver messo in relazione buone pratiche di bonifica della pianura parmense, gestione creativa di un surplus alimentare di latte, dato dalle mandrie impegnate nei lavori, e sapienza nell'arte casearia.
Insomma un universo relazionale in un metro quadrato di tavola grazie a Donatella!