15/06/2023
L'apertura di una gelateria a Roma, il "chiodo fisso" tra sogno e progetto...
Buona lettura!
Per tanti anni ho avuto l'ambizione di misurarmi con la piazza di Roma. I continui successi nelle manifestazioni o nelle serate-evento mi davano una tale carica che ormai mi sentivo pronto per il salto in una piazza importante come Roma... anche perché ero stimolato dalla frase ricorrente che mi sentivo dire "lei dovrebbe stare a Roma!"
Così, Roma era diventata il mio chiodo fisso, ogni tanto mi veniva proposto un locale, anche in buona posizione ma... da solo dove andavo? Non avevo nè aiuto in famiglia nè un'equipe che potessi coordinare, e poi il bar di Cocciano? Che fine avrebbe fatto? Non ci volevo neanche pensare!
L'unica era appoggiarsi a qualche struttura già esistente.
Ne trovai una in zona San Pietro dove avrei dovuto solo organizzare la produzione e con una persona scelta da me, il punto vendita.
Tanti progetti, disegni, architetti, arredatori, ma ancor di più... tante tante chiacchiere per poi svanire tutto in una mattina piovosa.
Ma perché ho dato l'impressione che mi si potesse raccontare una favoletta tanto per...?
Credevo che dimostrare serietà, voglia e concretezza, bastasse a non darmi a bere la prima cosa che poi passa per la testa.
La seconda occasione non me la feci scappare... zona Colosseo, fiumi di gente!
Stavolta chiedo, mi trovo due soci, chiedo e ottengo pieni poteri sull'organizzazione della gelateria, i miei soci si occuperanno di altro, tipo amministrazione e organizzazione eventi.
Ma Cocciano resta sempre il punto inamovibile nella mia testa.
Non è facile, spesso dovrò trascurare Cocciano e poi ne pagherò le conseguenze, ormai vado tutti i giorni a Roma e sto entrando in un vortice di impegni che piano piano mi strozza... reggo, reggo più che posso ma poi crollo, purtroppo una mattina appena sveglio mi sento il cuore ribollire, avverto una confusione in tutto il torace ma non ci penso troppo e vado comunque a lavorare fino a che dopo qualche ora devo ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Un primo ricovero, poi un'altra crisi, un nuovo ricovero e poi un piccolo intervento che mi dicono risolutivo ma così non sarà.
Fine ai viaggi in India, in Cina e in Thailandia, fine alle scuole di gelateria, fine alle collaborazioni con gli chef dei ristoranti, e fine alla gelateria di Roma, dove non potrò più mantenere l'impegno preso.
Ricordo il giorno che si stava smontando la gelateria: da un portone vicino uscì una donna anziana che, scambiandomi per un operaio mi chiese "va via la gelateria?"
Rispondo affermativamente con un cenno della testa, lei rincara "non doveva avere un buon gelato, ultimamente non ci vedevo più nessuno"...