Caffè Lanterna

Caffè Lanterna Siamo un’Associazione di Promozione Sociale, nata a marzo del 2018 e riconosciuta ufficialmente il 17 gennaio 2019.
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Organizziamo ogni mese un incontro di dibattito rivolto ai giovani genovesi

Finanza Islamica _una proposta ESG dal passato?_È possibile costruire un sistema finanziario basato esclusivamente su cr...
23/05/2022

Finanza Islamica
_una proposta ESG dal passato?_

È possibile costruire un sistema finanziario basato esclusivamente su criteri etici e investimenti responsabili?
Abbiamo già trattato la complessa questione in una recente mini-serie di post (li trovi sul nostro profilo), in questo articolo però parleremo brevemente di una “branca” della finanza che, pur non essendo molto nota, opera seguendo precise norme etiche da oltre settant’anni: la Finanza Islamica.

I presupposti teorici della Finanza Islamica sono stati posti nel secondo dopoguerra per permettere alle istituzioni economiche musulmane di rimodernarsi nel rispetto dei dettami della sharia.
Il sistema si basa infatti su cinque “pilastri” derivati direttamente dal Corano e dalla sua interpretazione:

🟢 redistribuzione: parte del reddito annuo viene redistribuito a chi ne ha bisogno. In molti paesi che adottano la religione islamica questa componente è spesso prelevata direttamente dal conto corrente.
🟢divieto di interesse: a seconda dell’interpretazione può essere inteso come divieto di usura o, in maniera più stringente, come divieto di prestito a un tasso superiore a quello dell’inflazione
🟢investimenti moralmente accettabili: dal portafoglio dei possibili investimenti, la finanza Islamica esclude quelli immorali o peccaminosi (armi, gioco d’azzardo etc)
🟢investimenti non rischiosi: gli investimenti non devono essere eccessivamente incerti o azzardati
🟢investimenti non speculativi: valore che si rifà a quello precedente, è infatti vietato investire presso imprese con eccessiva leva finanziaria, compiere arbitraggi o operazioni esclusivamente speculative.

I criteri appena elencati, per quanto eticamente inattaccabili, sono difficilmente inapplicabili alla finanza occidentale (basti pensare al divieto di interesse) ma, senza ombra di dubbio, alcuni valori potrebbero comunque essere implementati nel mercato mondiale con benefici estremi sopratutto per le persone al momento escluse dal sistema. Tu cosa ne pensi? Quale valore secondo te dovrebbe essere implementato il prima possibile anche dalla finanza internazionale? Diccelo nei commenti!

Per combattere il riscaldamento globale, bisogna prima riscaldare i prezzi! Questo è il caso della  : l’inflazione causa...
17/05/2022

Per combattere il riscaldamento globale, bisogna prima riscaldare i prezzi! Questo è il caso della : l’inflazione causata dall’aumento del prezzo nel settore delle energie rinnovabili.

I periodi di transizione nell’economia sono sempre turbolenti e questo ne è un chiaro esempio. La transizione ecologica ormai avviata porta ad una grande pressione sul settore delle rinnovabili per due motivi: da un lato abbiamo ridotti investimenti in combustibili fossili ed un aumento del prezzo di carbone e gas, dall’altro la scarsa capacità del settore green di fornire energia a sufficienza.

Quindi agiscono sull’inflazione nello stesso momento sia i prezzi dei combustibili fossili, sia i prezzi delle materie necessarie a produrre energia rinnovabile.
Il prezzo di gas e petrolio risente dell’embargo energetico sulla Russia da parte della quasi totalità degli stati, mentre i prezzi delle rinnovabili aumentano a causa della loro scarsità e la crescente domanda, appesantendo un settore ancora acerbo.

Tra le materie di cui parliamo ci sono nichel, rame ed alluminio, necessarie alla creazione delle tecnologie alla base della transizione, (es. pannelli solari). La problematica poi, è accentuata dal fatto che i paesi più inclini al passaggio green sono quelli più dipendenti dall’import delle suddette materie e sui quali gravano politiche governative più stringenti.

Il succo, quindi, è che gli investimenti in combustibili fossili sono stati dirottati verso l’economia verde, la quale però non riesce a produrre energia a sufficienza: un Frankenstein di inflazione che spaventerebbe anche i più convinti ambientalisti.

La soluzione a tutto questo, secondo Fabian Thobe (fund manager e CEO di Ricompro S.r.l.), sarebbe quella di ripartire il costo della transizione mediante l’emissione di green bond a lungo termine, così che si possano finanziare progetti con reali impatti ambientali positivi.
Altra soluzione invece la propone Christine Lagarde, dando la sua disponibilità (e di tutta la BCE) a sostenere gli investimenti green, in modo che questi entrino a regime più velocemente ed evitando che la greenflation diventi un fenomeno di lungo termine.

Social Jobs⚠️L’evento di Lunedì 2 è stato rinviato a Domani⚠️💻 Parleremo di come il lavoro digitale sta impattando sui p...
15/05/2022

Social Jobs

⚠️L’evento di Lunedì 2 è stato rinviato a Domani⚠️

💻 Parleremo di come il lavoro digitale sta impattando sui più giovani e di come oggi chiunque possa diventare l’imprenditore del domani stando comodamente a casa

Ma siamo sicuri sia proprio così? Vieni a darci la tua opinione domani da OstelloBello alle h18.00

La sensibilizzazione sulla protezione e la preservazione dell’ambiente non è mai stata così presente come ora. Tutti i d...
11/05/2022

La sensibilizzazione sulla protezione e la preservazione dell’ambiente non è mai stata così presente come ora. Tutti i discorsi sul tema hanno un soggetto principale, che è ormai sulla bocca di tutti. CO2. Anidride carbonica. Diossido di carbonio, per i più preparati.
I danni che questa molecola, tanto elementare, causa al nostro ecosistema non hanno senso di essere menzionati, dovendo già essere parte del nostro immaginario collettivo. E per limitare tali danni, gli Stati, soprattutto in funzione delle direttive dell’Unione Europea, cercano di limitarne l’emissione, prevedendo sanzioni per le società che emettono più di un determinato quantitativo di CO2.

Forse però non tutti sanno che l’UE ha creato anche un altro sistema, con lo stesso scopo, che funziona con una logica diversa. Si sta parlando dell’Emission Trading System (ETS). Questo altro non è se non un mercato chiuso in cui hanno preso parte 11.000 tra le maggiori società degli Stati dell’UE, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. La logica del sistema è quella già prevista nel precedente Protocollo di Kyoto, riadattata in chiave privatistica: l’ETS presuppone l’elargizione a tali società di un numero predeterminato di permessi di emissione di CO2 (ogni permesso vale per l’emissione di una tonnellata di CO2). Chi emette di più, paga. Chi emette di meno, è salvo.
Ma non solo: le società più diligenti infatti possono vendere i propri permessi rimasti inutilizzati (al giorno d’oggi la modalità ordinaria di vendita è all’asta) alle società meno green, cosicché queste non incorrano in sanzioni.

Il meccanismo posto alla base dell’ETS viene chiamato “cap and trade”, dove “cap” sta ad indicare il numero di permessi previsti e “trade” la possibilità di scambiare tali permessi. E questo sistema è in tanto efficace e sostenibile, in quanto il cap tenda, nel tempo a diminuire, fino ad azzerarsi.
Tale diminuzione è peraltro già stata programmata, ed è parte caratterizzante delle "fasi" in cui il sistema è diviso. Dal 2005, anno in cui è stato introdotto questo mercato con la fase 1, siamo arrivati fino ad oggi alla fase 4, in cui vengono ricomprese anche altre sostanze pericolose, come l'N2O ed i fluorocarburi.

Jerome Powell, il governatore della FED, ha annunciato un aumento dello 0,5% dei tassi di interesse interbancari america...
09/05/2022

Jerome Powell, il governatore della FED, ha annunciato un aumento dello 0,5% dei tassi di interesse interbancari americani.
La dichiarazione, attesa dai mercati, è giunta in seguito a due giorni di riunioni ed è altamente impattante per il mondo intero. Come mai?
L’argomento è molto tecnico, semplificando di molto si può dire che i tassi interbancari sono quei tassi con cui le banche possono richiedere risorse finanziarie alla Banca Centrale: più questi aumentano, più le singole banche sono costrette ad alzare a loro volta i costi di indebitamento che propongono alla clientela finale, portando quindi a un calo del denaro immesso nell’economia reale.
La mossa ha quindi come preciso obiettivo quello di frenare la corsa dell’inflazione che, complice la delicata situazione geopolitica attuale, ha iniziato a raggiungere livelli preoccupanti in tutto il mondo non essendo supportata da una adeguata crescita (se vuoi approfondire, guarda il nostro recente articolo sulla stagflazione).

La FED è quindi la prima Banca Centrale “rilevante” a implementare manovre anti-inflazione ed è solo questione di tempo prima che la BCE decida di alzare anch’essa i tassi interbancari, al momento negativi (le banche europee sono quindi altamente incoraggiate a immettere denaro nell’economia reale, potendosi rifinanziare a un costo nullo o negativo).
Se dal punto di vista teorico la catena di eventi che legano le variazioni dei tassi interbancari (operazioni di politica monetaria) e inflazione appare abbastanza lineare e diretta, dal lato pratico non sempre questo tipo di operazioni sortiscono gli effetti sperati senza causare ulteriori esternalità negative.
Quello che temono numerosi analisti è che infatti l’aumento dei tassi, necessario per riportare l’inflazione sotto controllo, possa rivelarsi altamente impattante sulle possibilità di crescita dell’economia. Powell ha dichiarato che auspica un “soft lending”, cioè che l’economia americana sia abbastanza robusta da sopportare la stretta monetaria senza andare in recessione, sarà così anche per l’Europa? Come reagirà l’economia italiana quando la BCE alzerà anch’essa i tassi? Facci sapere cosa ne pensi nei commenti!

L’uomo nella foto è Larry Page. Ed è la persona con cui indirettamente ci infuriamo quando, su Google, non troviamo i ri...
04/05/2022

L’uomo nella foto è Larry Page. Ed è la persona con cui indirettamente ci infuriamo quando, su Google, non troviamo i risultati che speravamo.
Costui altri non è se non l’inventore di SEO, ovvero Search Engine Optimization. Più volgarmente noto come “l’algoritmo di google”.

💻Spesso se ne sente parlare ma non è generalmente noto come questo algoritmo funzioni. E saperlo è utile sia per chi esegue ricerche, sia per i web designers.

Possiamo considerare SEO come un insieme di meccanismi automatici che sono tesi a migliorare tre attività di Google, ovvero:

🔍Scansione, attraverso cui, servendosi di GoogleBot, viene scansionato tutto il web per trovare nuovi siti;
👆🏻Indicizzazione, ossia l’inserimento di questi contenuti all’interno dei database (indici) di Google;
📍Posizionamento (ed è qua che entrano in gioco i veri algoritmi), ossia la fase in cui, sulla base di determinati parametri, SEO restituisce le pagine in una determinata SERP, ovvero la pagina dei risultati.

Per completezza, è necessario anche dar menzione di altri fattori che influenzano i risultati della ricerca, come la posizione (geolocalizzazione), la cronologia delle nostre ricerche e le impostazioni di ricerca.

Come ci si potrebbe inoltre aspettare, queste tre attività sono soggette a continui aggiornamenti e miglioramenti automatici, sulla base della tecnica del Machine Learning.

💰Ora, sulla base di quanto detto si intuisce come, per ottenere più visibilità bisogna stare alle regole di Google, assecondando quanti più parametri possibili. Ed è proprio per questo motivo che molte società investono capitali in servizi noti come “SEO consulting” per raggiungere quanti più utenti possibili.

D’altra parte, SEO non è necessariamente un sistema preferenziale o esclusivo. Qualunque pagina può essere trovata su Google, a prescindere dalla sua rispondenza ai parametri, attraverso gli strumenti di ricerca avanzata.

E tu ti sei sentito più agevolato o penalizzato nella ricerca sul web?

La   sarà un miraggio: età pensionabile intorno ai 71 anni e mensilità risicate ci attendono; ma esattamente perché? Per...
03/05/2022

La sarà un miraggio: età pensionabile intorno ai 71 anni e mensilità risicate ci attendono; ma esattamente perché? Per sapere quando andremo in pensione in relazione all’attuale sistema pensionistico, dobbiamo tenere conto di variabili come l’aspettativa di vita, la natalità e la crescita economica. Per capire che legame hanno facciamo un passo indietro. Nel 1995 la riforma Dini introduce il sistema contributivo in sostituzione a quello retributivo (rf. Amato), per far fronte all’invecchiamento della popolazione e mantenere la sostenibilità finanziaria del paese.

Per la prima volta entra nel calcolo della pensione la speranza di vita, che migliorando nei decenni fa aumentare l’età pensionabile. Questa è stata introdotta per evitare che come prima, le persone andassero in pensione troppo presto. È curioso vedere che l’Italia è uno dei sette paesi che ne tiene conto al 100% all’interno del calcolo, a differenza ad esempio della Svezia che lo fa solo per 2/3.

La natalità poi, essendo in diminuzione, porterà sempre meno giovani ad entrare nel mercato del lavoro a sostegno delle nostre future pensioni, rendendo necessario slittare l’età di pensionamento rispetto a quella degli attuali aventi diritto. Nel sistema contributivo infatti, i contributi versati dai lavoratori oggi, pagano le pensioni degli attuali pensionati.

Riguardo la crescita economica; lo shock pandemico, l’aumento della disoccupazione giovanile e la spesa pensionistica elevata, anche a causa delle clausole di prepensionamento concesse negli ultimi anni, aggravano la solvibilità a lungo termine dello Stato, rendendo malcerta la percezione di una rendita futura ed allungando la vita lavorativa. Anche matematicamente, nel calcolo della rendita pensionistica un’instabilità dell’occupazione può essere debilitante: secondo l’OCSE infatti, un lavoratore che durante la sua vita rimane disoccupato circa 10 anni, percepisce una pensione inferiore del 30%. Inoltre, nella determinazione della rendita si considera anche il valore del , sul quale le previsioni per il futuro non sono delle più rosee.

🍼Come spesso accade per le decisioni che suscitano maggior interesse, la Corte Costituzionale in un comunicato stampa ha...
29/04/2022

🍼Come spesso accade per le decisioni che suscitano maggior interesse, la Corte Costituzionale in un comunicato stampa ha anticipato il contenuto della sentenza sull’attribuzione del cognome ai propri figli, che uscirà nelle prossime settimane.

👩🏻‍⚖️In questo caso, siamo davanti a una vera e propria svolta. La Corte ha infatti dichiarato l'illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l'automatica attribuzione del cognome del padre. In particolare, la disposizione tacciata di incostituzionalità è l’articolo 262 del Codice Civile, che non consente ai genitori di attribuire al figlio il solo cognome della madre (anche nel caso di comune accordo tra i genitori) e che, in mancanza di accordo, impone l’attribuzione del solo cognome del padre. D’ora in poi, quindi, il figlio dovrà assumere il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.

👥 I motivi? Secondo i giudici la disciplina corrente è discriminatoria nei confronti della madre e lesiva dell’identità del figlio. Dice la Corte: “Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”.

Un passo in avanti per la parità di genere, anche se c’è ancora molto da fare. Basti pensare che, alle elezioni del 2019, molte delle donne che hanno rinnovato la propria tessera elettorale si sono viste aggiungere vicino al cognome da nubile (ndr, comunque del padre) quello del marito, senza il consenso di nessuno dei coniugi e, alle volte, anche in caso di separazione tra essi. O ancora, guardando oltreoceano, le donne americane in seguito al matrimonio perdono il loro cognome acquisendo quello del marito. Quest’ultima pratica ha le sue radici nel fatto che le donne erano considerate come una proprietà, e spostandosi semplicemente dalla casa del padre a quella del marito era ritenuto logico prendere il cognome di quest'ultimo.

E tu? Ritieni che questa decisione della Corte sia un passo avanti nella lotta alle discriminazioni di genere?

A causa della natura dei social e di come sono utilizzati dai più, non sono ancora considerati come una concreta possibi...
28/04/2022

A causa della natura dei social e di come sono utilizzati dai più, non sono ancora considerati come una concreta possibilità di carriera per i giovani. Quando si parla di piattaforme come Instagram e Tik Tok la prima cosa che viene in mente è il mondo del “fast entertainment”, togliendo dignità ed attenzione dalla reale potenza di questi mezzi.

Sempre a causa di questa facilità di utilizzo però, un gran numero di giovani prova ad emulare chi riesce a vivere del lavoro sui social senza comprendere realmente l’impegno e lo studio che comporta, cercando la via più facile.
Proprio per questo, le aziende faticano a trovare figure professionali che siano realmente formate nel campo digitale.
Questo settore infatti, è ancora visto con sospetto in molti paesi, tra cui l’Italia, dove la visione del lavoro tradizionale è ancora radicata nella cultura popolare.

Gli arrivisti e gli che vogliono intraprendere una carriera nel digitale creano uno stigma attorno a questo mondo, alimentando la mancanza di digital workers realmente competenti e facendo perdere molte occasioni, e forse interesse, a chi invece ha una reale passione.

Riguardo questi possibili sbocchi lavorativi quindi, non sembra esserci un’adeguata comunicazione. E’ vero che i social jobs sono socialmente riconosciuti come lavori veri, ma allo stesso tempo non è ancora radicata la concezione di questi come reali e concrete possibilità di carriera.

Secondo te, non regolamentare questo settore e non raccontarlo in modo adeguato avrà ripercussioni negative sul mondo del lavoro del futuro? Vieni a discuterne con noi da il 2 maggio alle ore 18:00!

Dopo il suo monologo del 2015 in cui constatava che la popolazione mondiale non sarebbe stata pronta per affrontare una ...
27/04/2022

Dopo il suo monologo del 2015 in cui constatava che la popolazione mondiale non sarebbe stata pronta per affrontare una eventuale epidemia, ha fatto di recente ritorno sui palchi di . Scherzando, peraltro, sul fatto che il 90% degli spettatori avesse guardato il primo monologo a pandemia ormai già iniziata.
Battute a parte, il padre di Microsoft ha insistito molto su un aspetto: quando accadono eventi spiacevoli nella storia, è necessario considerare i lati positivi e, di conseguenza, operare in modo da scongiurare il ripetersi di tali episodi .

Gli esempi sono icastici. Il primo considera la fondazione, da parte dell'imperatore romano Augusto, del primo embrionale corpo di "vigili del fuoco", a seguito di diversi incendi nella Città.
Nel secondo, più recente, si pone l'attenzione sulla fondazione dell'ONU, consequenzialmente al termine della seconda guerra mondiale.
Ecco che, come molti altri, Bill Gates ha sollecitato nuovamente (dopo l'epidemia del virus ebola del 2014) i governi più ricchi di prendere provvedimenti e di investire, sia in ricerca e monitoraggio, sia in prevenzione, sia nello sviluppo dei sistemi sanitari.

Il dilemma è incontestabilmente legato ad una questione economica. Gli investimenti in questo settore (quello sanitario) sono molto costosi. Ma sono nulla, se paragonati al danno complessivo ingenerato dalla pandemia. 

E se il ragionamento risulta molto semplice (spendere tanto oggi per evitare, seppur solo eventualmente, di perdere molto di più domani), è invece arduo capire il motivo per cui ad oggi, molti Stati nel mondo, sembrano impermeabili a tale logica.
Si potrebbe certo pensare che i governi abbiano da affrontare anche questioni che richiedano una soluzione più immediata. Ma non si devono giustificare eccessivamente queste scelte: nei settori che necessitano di investimenti più a lungo termine, infatti, più le soluzioni tardano, più i danni accrescono. Rendendo così sempre più difficile contrastare effetti dannosi, come in ambito ambientale.

I nuovi Social Jobs sono il content creator, il trader online, l’Instagram business, l’influencer🤔 Ma la diffusione di q...
26/04/2022

I nuovi Social Jobs sono il content creator, il trader online, l’Instagram business, l’influencer

🤔 Ma la diffusione di questi nuovi lavori che impatto avrà a lungo termine sulla nostra società?

💡 È giusto promuoverli come carriere per i giovani o senza un messaggio veicolato finiscono per diventare quella che per molti viene vista come la strada più facile ?

Di questo è molto altro discuteremo insieme il 2 Maggio da .genova

Vieni a trovarci ✌🏻

ALLARME SPOILER: non leggere se sei interessato al finale della Casa di Carta e non l’hai ancora vistoSemplifichiamo la ...
19/04/2022

ALLARME SPOILER: non leggere se sei interessato al finale della Casa di Carta e non l’hai ancora visto
Semplifichiamo la puntata finale di uno dei più celebri show di Netflix.
Il Professore riesce a concludere la rapina ai danni delle riserve auree spagnole convincendo il Governatore della Banca Centrale che i lingotti di ottone con il quale sono stati sostituiti quelli originali avrebbero svolto la stesso identica funzione: l’oro nel caveu del Banco de Espana ha infatti come ruolo quello di “rassicurare” i mercati sulla solvibilità della nazione e non viene mai effettivamente utilizzato; finché il segreto sulla reale natura del contenuto delle riserve sarebbe rimasto segreto, non ci sarebbero stati problemi.

La domanda sorge quindi spontanea: semplice finzione cinematografica o è presente un fondo di verità?

L’oro, fin dagli arbori delle prime civiltà, è stato infatti usato come mezzo di scambio privilegiato: incorruttibile, bello e sopratutto raro, il prezioso metallo è da sempre il feticismo per eccellenza dell’umanità.
Tutt’ora, nonostante l’abbandono del gold exchange standard, l’oro è considerato il maggiore tra i “beni rifugio” (semplificando, i beni che mantengono il loro valore costante anche in tempi di crisi sistemica) nonostante sia, sostanzialmente, “inutile”.
Una affermazione forte e sicuramente provocatoria, che però assume un briciolo di sensatezza se ci si sofferma a pensare che, esclusi gli utilizzi per la produzione di beni di lusso e le sempre minori applicazioni in campo tecnologiche, l’unico reale valore dell’oro risiede ormai nel fatto che tutti lo consideriamo prezioso. 
Esattamente come la carta moneta, il valore risiede infatti nella convenzione sociale che gli attribuisce un valore estremamente alto: si può quindi essere veramente certi che la base teorica su cui si basa l’espediente ideato dal Professore per farla franca sia puramente finzione?
È possibile pensare a un futuro in cui l’oro sarà semplicemente un bel metallo con cui fare degli anelli o continuerà essere una delle basi della finanza mondiale?

L'abuso emotivo (o psicologico) consiste in quell'insieme di comportamenti mantenuti da una persona per criticare, mette...
30/03/2022

L'abuso emotivo (o psicologico) consiste in quell'insieme di comportamenti mantenuti da una persona per criticare, mettere in imbarazzo e, più in generale, manipolare un'altra persona. Così andando a minare l'autostima e l'autonomia decisionale.

Uno dei maggiori problemi legati all'abuso emotivo è che spesso è difficile da scorgere: nella maggior parte dei casi, infatti, il "carnefice" è unə amicə strettə o il proprio partner. Inoltre, altrettanto frequentemente, questi comportamenti non si presentano in un unico momento ma sono ... nel tempo. Pertanto suscettibili di causare danni psicologici a lungo termine, sempre incidenti sulla sicurezza delle persone.

Riflettendo sugli aspetti più sintomatici di questi comportamenti, al primo posto si devono considerare le parole che vengono utilizzate. Critiche eccessive o particolarmente dure e personali (comunque non costruttive) sono indicative di un potenziale abuso psicologico.

Inoltre non dobbiamo sottovalutare i toni utilizzati, così come il linguaggio non verbale. Sovente accade infatti che alcune frasi diventino taglienti proprio in ragione della contrapposizione tra quanto detto e quanto mostrato col linguaggio del corpo.
Se poi chi infierisce tenta anche di minimizzare e sminuire il dolore emotivo causato dalle sue azioni, ben si capisce come l'abuso psicologico sia ancora più plausibile.

Ad ogni modo, se da un lato è necessario sensibilizzare questo tema, dall'altro è bene essere coscienti che non ogni risposta scortese o critica integra una situazione di questo tipo. Oltreché riconoscere quando queste esperienze diventano insostenibili, è compito di ognuno scegliere lucidamente le persone con cui vogliamo trascorrere del tempo e dedicarci emotivamente: le persone fidate possono inoltre dare supporto nel caso in cui ci ritroviamo in questo stato.
Infine è chiaro come l'aiuto più efficace possa essere fornito da unə espertə.

Che idea hai al riguardo? Cosa consiglieresti ad unə amicə che vi confida questo disagio? Diccelo nei commenti!

🗞È da qualche anno ormai che i social rappresentano molto di più che una semplice vetrina delle nostre vite. Ad oggi que...
25/03/2022

🗞È da qualche anno ormai che i social rappresentano molto di più che una semplice vetrina delle nostre vite. Ad oggi queste piattaforme, infatti, tendono ad ospitare contenuti impegnati, informativi e ragionati. È l’info-social, come l’ha denominato lo stesso Instagram: uno stile di contenuti focalizzati sul testo, allo scopo di condividere informazioni e sensibilizzare le community su un tema (un po’ come questo post, alla fine).

📲Questo cambiamento nei contenuti, unito alla loro rapida diffusione, ha irrimediabilmente influito sul modo in cui facciamo attivismo. Se per attivismo intendiamo un’attività finalizzata a produrre un cambiamento sociale o politico, è evidente che i social hanno amplificato le tradizionali forme di protesta off line. È il c.d. clicktivism, cioè, come lo definisce l’Oxford English Dictionary, l’uso dei social media e altri metodi online al fine di promuovere cause.

✊🏼C’è da chiedersi, però, se questo nuovo attivismo social abbia la stessa efficacia di quello tradizionale. Secondo molti, infatti, difficilmente avrebbe una ricaduta nella realtà. Si tratterebbe infatti di “slacktivism”, cioè un “attivismo per fannulloni”: il sostegno a cause sociali o politiche senza il minimo sforzo o impegno personale, limitandosi ad esempio a condividere post, storie, articoli o a firmare petizioni online senza agire in concreto.

✨Lo slacktivism e la sua dubbia efficacia si intrecciano con un altro fenomeno, quello dell’attivismo performativo. Ciò che condividiamo sui social, infatti, rispecchia la nostra personalità e i nostri interessi e diventa parte della nostra “reputazione digitale”. Si rischia quindi, facendo “attivismo”, di prestare più attenzione a questa reputazione e ai modi per migliorarla, piuttosto che al messaggio che si vuole veicolare. E così l’agire concreto, che poi sarebbe il fulcro dell’attivismo, passa in secondo piano.

Non per forza, però, tutto ciò che vediamo sui social è da condannare. Quando l’attivismo è sincero, infatti, può sicuramente trovare nei social un utile strumento di risonanza e, perché no, arrivare fino alle nostre orecchie.

E tu, che ne pensi? Dicci la tua nei commenti!

“FOMO” è l’acronimo che indica la “fear of missing out”. In poche parole, chi soffre di questa fobia ha paura di essere ...
09/03/2022

“FOMO” è l’acronimo che indica la “fear of missing out”. In poche parole, chi soffre di questa fobia ha paura di essere esclus* da eventi sociali gratificanti o divertenti. Si badi bene: questa situazione è identificabile non solo quando si ha paura di essere esclusi da una cerchia di amici ma anche nel caso in cui, per altre motivazioni, non si può partecipare (per esempio) ad una festa. E si ha timore che i nostri amici possano divertirsi senza di noi.

Come mai allora viene ritenuto un problema generalizzato solamente da pochissimi anni? Ciò è collegato con l’ampia diffusione dell’utilizzo dei social network. Da quando le persone (ed in particolare gli adolescenti: i più colpiti) hanno la possibilità di rimanere sempre connessi con i propri amici e conoscenti, sembra che l’utilizzo degli stessi social si diventato un rimedio alla FOMO.
In realtà è chiaro come questo sia solamente un rimedio placebo e risulta essere tanto inutile quanto controproducente: non fa altro che accentuare il problema, facendone contestualmente sorgere un altro: la dipendenza da smartphone/social network.

Ma come riconoscere la FOMO? Spesso un individuo che soffre di FOMO avverte una sensazione di avvilimento o frustrazione quando si palesa una situazione come non poter partecipare ad una festa. Altro sintomo è il costante pensiero di immaginare che cosa stiano facendo i propri amici, con conseguente difficoltà di concentrazione. Infine, tutto ciò porta le persone che soffrono di FOMO a condividere sui social network tutto ciò di cui si ha esperienza.

Constatato il problema, siamo a metà strada. Ora si deve pensare ad una soluzione. E questa viene individuata nella “JOMO”, o “joy of missing out”. È generalmente condiviso infatti che, invece di aver paura di perderci un’esperienza socialmente gratificante, dovremmo sforzarci di accettare questo fatto, avvertendo piuttosto la felicità (e non frustrazione) di essere “staccare la spina”, di non preoccuparsi di ciò che facciano gli altri, e godendoci appieno la nostra individualità.

Tu cosa ne pensi? Diccelo nei commenti!

Il valore pro-capite di una vita maschile è pari a 453mila euro annui, quello femminile è quantificato in circa la metà,...
06/03/2022

Il valore pro-capite di una vita maschile è pari a 453mila euro annui, quello femminile è quantificato in circa la metà, cioè 231mila euro.
Questa affermazione non deriva da qualche film ambientato nell’epoca dello schiavismo bensì dai nostri dati Istat.

Spieghiamoci meglio:

Per quanto attribuire un valore alla vita umana sembri a tutti immorale e fantascientifico così non è. Ogni giorno i governi di tutto il mondo si trovano a dover attribuire un prezzo al capitale umano del proprio paese. A pesare sul valore dato ad ognuno di noi contribuiscono età, sesso e reddito percepito (da questo comprendiamo come il gender pay gap sia una realtà attuale tutt’ora)
Ma perché i governi si trovano a dover fare tali calcoli? Semplice, per orientare le proprie politiche economiche di crescita o conservazione.

Senza andare troppo lontano pensiamo all’emergenza sanitaria che ci ha costretti in casa in questi anni, i governi hanno dovuto decidere quanto potevano e volevano spendere per salvare le vite dei propri cittadini, attuando un calcolo di produttività annuale di quest’ultimi. In Francia, per esempio, si è espresso su tale tema Christian Gollier, direttore della Scuola di economia di Tolosa.
Questi ha stabilito che, in termini di benessere collettivo, i 90 miliardi € di perdite causati dai 30mila decessi fossero considerabili come un male minore rispetto alla paralisi economica data dal lockdown.

In Italia, al contrario, è stata attuata una stima basata su quanto i cittadini siano disposti a spendere per sopravvivere, rendendo ati-economico non salvare la popolazione. Nel nostro paese, infatti, il costo stimato di mezzo milione di morti è calcolato tra 2,5 mila miliardi di euro e 3 mila miliardi di euro, circa una volta e mezzo il Pil.

E tu cosa ne pensi? Credi ancora che sia così immorale attribuire un valore economico alle vite di ognuno di noi?

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