18/11/2019
Cenni Storici : parliamo di Sale
Diecimila anni fa i nostri antenati hanno smesso di nutrirsi di frutti, bacche e radici raccolti nei loro spostamenti, di correre dietro agli animali selvaggi per procurarsi con la caccia la carne, e hanno scoperto che alcune piante alimentari potevano essere coltivate e che alcuni animali potevano essere allevati in cattività. Si sono perciò fermati, e le nuove comunità di coltivatori-allevatori si sono trovate presto davanti alla necessità di conservare la carne e di evitare la putrefazioni delle pelli.
Qualcuno, in un paese in riva al mare, ha scoperto che la polvere bianca cristallina che il mare lascia sulla spiaggia, il sale, appunto, si prestava bene per fermare l’alterazione delle carni e delle pelli e anzi che rende più gradevole il cibo oltre a migliorarne la conservazione. Noi oggi sappiamo che la sostanza miracolosa è il cloruro di sodio, presente nell’acqua di mare in ragione di circa 29 grammi per ogni litro. La notizia della scoperta deve essersi rapidamente diffusa fra le piccole comunità umane sparse nelle foreste e nelle pianure e qualcuno deve avere cercato altre fonti di sale, diverse da quella marina. Chi non aveva sale sul posto doveva andare a comprarlo da chi lo poteva trarre da giacimenti come quelli formati da depositi di antichi mari, dando in cambio pelli, o grano, o magari belle ragazze come schiave. È così cominciato il commercio del sale e quando i venditori erano troppo esosi venivano aggrediti nelle prime guerre imperialiste della storia per la conquista di materie prime. Forse in una di queste sono state distrutte le città di Sodoma e Gomorra sulle rive del Mar Morto, circondate da grandi montagne di sale.
Nell’Antico e nel Nuovo Testamento il sale è il simbolo dell’alleanza dell’uomo con Dio; a conferma di tale patto nel battesimo cattolico il sale viene fatto assaggiare a chi entra nella comunità dei credenti. In tantissime società e religioni offrire il sale è un segno di amicizia. Il sale è sempre stato così importante che una volta veniva dato come compenso per il lavoro, il salario, appunto. Innumerevoli toponimi in tutte le lingue ricordano città dove si produceva o dove si commerciava il sale, o le strade (via Salaria) lungo cui il sale era trasportato. I governanti che avevano la fortuna di avere del sale nelle loro terre ne approfittavano per applicare delle imposte e monopoli sulla produzione e il commercio del sale. Nel Rinascimento il papato, che disponeva di saline a Ostia e Cervia, ogni tanto minacciavano la scomunica a chi comprava il sale da altri paesi evadendo l’imposta. Le imposte sul sale, un bene irrinunciabile, colpivano, naturalmente, di più le classi povere. Molti movimenti di liberazione nazionale, nel Canada come in India, sono partiti dalla richiesta di abolire la tassa sul sale.
L’imposta sul sale rallentava anche lo sviluppo dell’industria chimica che aveva ed ha bisogno di sale in molte sue operazioni; gli industriali prima inglesi e poi francesi e poi in tutti i paesi chiesero ed ottennero, a partire dal 1825, l’abolizione dell’imposta sul sale destinato ad uso industriale che veniva messo in commercio denaturato, addizionato con una sostanza velenosa per evitare che il sale a basso prezzo potesse essere usato a fini alimentari.