Villa Nota Pisani

Villa Nota Pisani Location for private and corporate events. Esso, infatti, era caratterizzato da geometricità ed ordine grazie anche al frequente utilizzo dell’ars topiaria.
(9)

Il Parco
della villa fu progettato come libera rivisitazione di un tipico giardino all’inglese in cui le piante e le essenze vengono posizionate senza schemi geometrici in un disordine che è solo apparente. Ciò lo distingue dal giardino settecentesco all’italiana o alla francese che prevedeva una natura completamente assoggettata al volere dell’uomo utilizzando le piante per costruire una vera e p

ropria scenografia. Tutto ciò scompare nel giardino inglese, dove la natura sembra crescere spontanea anche se tutto è, in realtà, realizzato dalle sapienti mani dei giardinieri. Questo stile si arricchisce nell’ottocento, grazie all’introduzione di elementi architettonici che gli conferiscono una connotazione romantica rappresentata dall’inserimento di viali di ghiaia, fontane, serre, della voliera e delle piazzole alberate che sembrano dei separè. Come si può vedere sono state usate piante molto amate dai giardinieri mitteleuropei quali i platani, diverse abetacee, taxoidacee e pinacee intervallate a piante tipicamente esotiche quali alcune varietà di palme che attualmente sono reperibili con estrema facilità nei vivai ma che a quei tempi rappresentavano una assoluta rarità. I viali, formando una rete di incroci e piazzole, evocano nel visitatore la sensazione di straniamento dalla caotica realtà presente al di fuori dei muri della villa. Originariamente il parco si estendeva ben oltre i limiti attuali probabilmente al di là degli edifici delle attuali case popolari del rione S.Carlo poiché oltre quell’area fu edificata la cartiera Lefebvre per la produzione di carta da parati. Pertanto si desume che probabilmente essa sorgesse a ridosso dei possedimenti annessi alla Villa. Spicca la presenza di una Sequoia sempervirens di provenienza nord europea che è una parente strettissima della sequoia americana (sequoia sequoiadendrum) di cui ne ricorda le fattezze e la maestosità. Accanto ad essa un esemplare di tasso. Le palme alte all’interno delle aiuole sono dei Trachicarpus Fortunei, varietè di palma che resistono anche a temperature sotto lo zero. Un bellissimo acero rosso giapponese è a ridosso della fontana di marmo. Accanto un cedro del libano ed una gigantesca magnolia sempervirens. Le altre palme basse visibili nel giardino sono alcune Washingtonie filifere, la Chamaerops umilis, e svariate cikas. Un gigantesco leccio sul fronte anteriore della villa è probabilmente antecedente anche alla costruzione della villa stessa. Sul retro della villa era presente un viale centrale di cipressi che è andato perduto negli anni ottanta a causa dell’attacco delle processionarie. Al loro posto attualmente c’è un susseguirsi di oleandri coloratissimi. Sul lato della fontana posteriore un’albitzia che appartiene alla famiglia delle mimose. Sull’altro lato del viale un acero bianco americano ed uno rosso. Lo stile architettonico
della casa è un classico esempio di stile eclettico. Esso è uno stile tipico ottocentesco che all’epoca ebbe molta fortuna in Francia e in quasi tutti i paesi mitteleuropei. Tipica di questo stile è la spinta verso l’alto della costruzione dovuta al susseguirsi di guglie e pinnacoli dei decori esterni della casa, oltre alla presenza dei tetti aguzzi e degli abbaini che accentuano l’idea della spinta verso l’alto della costruzione. Il tetto, che inizialmente era in tegole di ardesia, è attualmente in lamiera poiché la ristrutturazione avvenuta nel periodo autarchico fascista non permetteva di importare materiale dall’ estero. Perciò si optò per questa scelta che è comunque presente anche in Francia e nei paesi del nord Europa. Non bisogna infatti dimenticare che i committenti erano membri di una famiglia francese giunta in Italia al seguito di Napoleone Bonaparte ed insediatasi in queste terre grazie anche all’intercessione di Gioacchino Murat che in quel periodo era governatore di questa zona. Essi, verosimilmente, vollero portare con sé alcuni ricordi della loro patria di origine. La famiglia Lefebvre
si trasferì ad Isola del Liri per dare luogo ad un’incredibile insediamento industriale legato alla fabbricazione della carta che fu il principale artefice del miracolo economico che coinvolse il paese che a quell’epoca si chiamava Isola di Sora. L’importanza dell’opera non sfuggì al governo borbonico al punto che il re Ferdinando II volle rendersi conto personalmente della situazione della fabbrica e dell’arte della carta tanto da recarsi in visita ad Isola del Liri ed all’intraprendente Lefebvre nel luglio del 1832. Le cronache dell’epoca riferiscono il fatto e sappiamo che il re fu ospite presso i Lefebvre per circa 24 ore. Tra l’altro si sa sempre dalle cronache dell’epoca che importanti personalità si recarono in visita alla città ed alla famiglia Lefebrvre. Tra questi il famoso scrittore Gregorovius da cui ci perviene il racconto di una visita al parco della villa che lo lasciò molto ammirato. Nel 1839 la duchessa di Berry, madre del duca di Bordeaux, erede legittimo al trono di Francia, accompagnata dal marito, conte Lucchesi Palli e da un gruppo di nobili quali il conte di Choulot e il barone di Milange onorò la cittadina e la villa della sua presenza. Per i meriti riportati Ferdinando II di Borbone nel 1854 conferì a Carlo Lefebvre il titolo di Conte. Il figlio Ernesto continuò l’opera paterna incrementando l’attività industriale. Grazie all’incanalamento delle acque del Fibreno voluta e realizzata principalmente da Carlo Lefebvre di Pontarlier mediante la creazione di rogge e canali, si suppone che emersero molti terreni che fino a quel momento erano acquitrinosi. Successivamente, i Lefebvre costruirono la prima centrale idroelettrica. Per tali meriti anche la villa godette di una serie di agevolazioni quali l’uso gratuito della energia elettrica (fino all’arrivo dell’ENEL) e dell’uso dell’acqua dei canali adiacenti che alimentano le fontane della villa. Entrando nella villa
si può osservare un maestoso ingresso che nella realizzazione primaria prevedeva la presenza di una fontana di peperino. Attualmente questa fontana è posta sul retro della casa nel cortile interno delle vecchie scuderie. Intorno al 1930 l’architetto Fiorini che, rimaneggiò per ultimo la costruzione, tolse la fontana e pavimentò l’ingresso con marmo nero chiudendo la struttura con le vetrate attualmente presenti. La scala elicoidale in legno è un ulteriore elemento architettonico. I decori sulle pareti sono di epoche successive e di artisti vari. I decori murali sulle porte delle sale e lungo la parete della scala sono stati realizzati da un artista di cui non si conserva il nome ma che dai racconti di famiglia si sa essere fuggito dalla Russia per riparare in Italia ed essere ospitato in villa negli anni trenta. Di sua mano anche alcuni trompe l’oeil realizzati al piano nobile della casa. Di rilievo in una delle due sale maggiori i papier paint alle pareti che descrivono scene mitologiche. I papier paint erano molto usati in Francia tra il settecento e l’ottocento per decorare le pareti delle ville di campagna dei nobili. Le carte erano disegnate dagli artisti in altro luogo e poi trasportate e applicate ai muri delle magioni di campagna. Ciò, probabilmente, permetteva di risparmiare tempo e denaro perché in tal modo l’artista non doveva essere retribuito per recarsi sul luogo ma poteva comodamente dipingere le carte in altra sede. Il camino di marmo bianco è francese in stile impero. Nel tinello la boiserie e la volta a capriate conferisce all’ambiente un aspetto molto più antico. Infatti questa parte della casa è senz’altro l’ala più antica della costruzione. Prova ne è il camino in peperino lavorato in modo identico a quello della fontana rimossa nell’androne della villa. La casa fu abitata
da Francesco e Carlo Lefebvre, figli di Ernesto prima in maniera stabile e, successivamente, in maniera saltuaria dalla contessa Gisella, moglie di Carlo, almeno fino al 1915, anno in cui il terremoto indusse la contessa a trasferirsi definitivamente a Napoli ed abbandonare la casa mettendola a disposizione della cittadinanza per lo smistamento di indumenti e oggetti da distribuire ai terremotati. Negli anni seguenti la villa passò di proprietà insieme alle industrie cartarie e, per un breve periodo, fu a disposizione della famiglia De Caria, affittuaria della cartiera di Carnello. Il Cavalier Antonio Pisani proprietario del feltrificio Ippolito e Pisani acquistò la proprietà negli anni venti riportandola agli antichi splendori. L’ing. Enrico Nota ha successivamente provveduto al mantenimento ed alla gestione della villa che tutt’ora è di proprietà della famiglia Nota.

Indirizzo

Via Borgonuovo 1
Isola Del Liri
03036

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Villa Nota Pisani pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi


Altro Isola del Liri servizi di pianificazione di eventi

Vedi Tutte