Grazia Deledda Ladispoli

Grazia Deledda Ladispoli LE TRADIZIONI E LE RICETTE DELLA SPLENDIDA SARDEGNA

06/08/2022
TONARA: LA SAGRA DEL TORRONE SARDO  La sagra del torrone sardo 2012 a TonaraÈ la possibilità di gustare una delle più sq...
04/07/2022

TONARA: LA SAGRA DEL TORRONE SARDO
La sagra del torrone sardo 2012 a TonaraÈ la possibilità di gustare una delle più squisite e tipiche leccornie che la Sardegna abbia da offrire: stiamo parlando della Sagra del Torrone sardo di Tonara, una pittoresca cittadina della Barbagia occidentale in provincia di Nuoro. Evento che nel 2012 raggiunge un traguardo importante, festeggiando la sua trentatreesima edizione.

Durante la festa sarà anche possibile degustare altri tipici dolci sardi come pastas prenas, orrubiolos e meligeddas, oltre a vini e formaggi prodotti direttamente nella zona.

Ma la Sagra del Torrone Sardo di Tonara anche nel 2012 sarà soprattutto un grande rito collettivo, durante il quale si celebrano la cultura e le usanze della Sardegna. E quindi tutti e tre i giorni dell’evento saranno allietati e animati da gruppi musicali che eseguiranno i brani più celebri della musica tradizionale della Sardegna.La gioielleria sarda si compone di una grande varietà di manufatti. Non troviamo solo i classici orecchini, anelli, bracciali, collane, ciondoli. Abbondando anche le spille, i bottoni, tutti gli accessori per l’abbigliamento come catene, gemelli, pendenti, punteruoli, rosari e persino stuzzicadenti (spuligadentes) – amuleti spesso presenti nel vestiario tipico. Altro elemento peculiare è la gancera, una catenina utilizzata per chiudere indumenti sia maschili che femminili (grembiuli, copricapo, corpetti, fazzoletti). Elementi zoomorfi, vegetali, granulazioni, cammei, coralli: il gioiello sardo si caratterizza per superfici varie, multiformi, alternanza di lavorazioni (a nido d'ape, a corbula). Splendidi esempi di quella che è un’arte assolutamente peculiare, che un occhio attento identifica immediatamente con la tradizione della Sardegna.

Le aragoste di AlgheroAd Alghero le aragoste sono molto pregiate e nella cucina si sente molto la tradizione catalana. V...
01/07/2022

Le aragoste di Alghero
Ad Alghero le aragoste sono molto pregiate e nella cucina si sente molto la tradizione catalana. Verso Santa Teresa e l'arcipelago della Maddalena, le insalate di polpo sono una tipica specialità.

Si possono riconoscere sull'Isola tre diverse tradizioni gastronomiche di mare:

una certamente di origine fenicio-romana ed anche la più antica;
una seconda è quella genovese-pisana, che si riscontra in tutto il sud-ovest dell'isola;
la terza è indubbiamente quella algheresa, con forti influssi catalani e che si estende su tutta la costa da Alghero sino alle Bocche di Bonifacio.
Le tonnare
Nelle coste sulcitane si trovano alcune delle più antiche tonnare del Mediterraneo. La cucina ha dei forti influssi genovesi ed è fortemente basata sulla pesca del tonno rosso e sui prodotti collegati a tale pesca, come la bottarga, il cuore di tonno, il musciame, senza dimenticare il cascà, un cus-cus di semola con sole verdure, di origine tabarchina.

La Sardegna offre un'ottima cucina di tipo mediterraneo, che affonda le sue radici nella sua millenaria storia: sia cuci...
01/07/2022

La Sardegna offre un'ottima cucina di tipo mediterraneo, che affonda le sue radici nella sua millenaria storia: sia cucina di mare che, forse maggiormente nota fuori dall'isola, pastorale e contadina.

La cucina marinara autoctona
Secondo alcune recenti scoperte, sembra che il garum - una antica salsa di pesce in aceto e miele - molto apprezzata dai patrizi romani, provenisse anche dalla Sardegna. Le prove vengono dagli scavi effettuati nella zona del porto di Cagliari e testimoniano come le antiche popolazioni delle coste cagliaritane non abbiano mai interrotto i rapporti con il mare e con la pesca, contrariamente al pensare comune.

Le antiche tradizioni gastronomiche
Nella cucina tipica dell'oristanese e negli stagni di Cabras, si sente ancora l'antica infleunza fenicia, ma anche quella pisana, soprattutto a Bosa dove sono molto apprezzate le anguille.

Gli stagni sono ricchissimi di pesce e dalle uova di questi si produce la bottarga di muggine - (uova di cefalo essiccate sotto sale) - che può essere consumata in sottili strisce condita con olio, oltre che con la pasta.

Un altro prodotto caratteristico è poi la merca: tranci di muggine bollito e salato, avvolti in una sacca di erba palustre, la zibba (Ital. Obione), utilizzata a scopo di conservazione. Si può inoltre gustare la burrida (gattucio marinato con aceto e noci), ma anche muggini arrosto e anguille allo spiedo. Sa cassola è una zuppa di pesci vari con molluschi, crostacei, pomodoro e Vernaccia. Quest'ultima viene anche utilizzata per cucinare le spigole, i dentici, le orate.

26/06/2022
IL PIATTO STORICO DELLA SARDEGNA: I MALLOREDDUSQuando si pensa alla Sardegna brillano nella nostra mente immagini di spi...
19/06/2022

IL PIATTO STORICO DELLA SARDEGNA: I MALLOREDDUS

Quando si pensa alla Sardegna brillano nella nostra mente immagini di spiagge incontaminate, del suo mare cristallino e della sua meravigliosa cucina a base di pesce. Pensieri più che comprensibili: la Sardegna è bellezza pura.

Ma forse non tutti sono a conoscenza del fatto che la Sardegna offre specialità e ricette deliziose che non provengono dal mare ma bensì dalla terra. Avete mai assaggiato la zuppa gallurese, la fregola, i culurgiones, il pecorino e il celeberrimo porceddu sardo? Sono tutti piatti tipici provenienti dall’entroterra sardo!

A queste prelibatezze si uniscono i Malloreddus, ovvero gli gnocchetti sardi, il piatto storico dell’isola presente da centinaia d’anni nelle cucine di ogni casa o ristorante. Come sono fatti? I Malloreddus sono facilmente riconoscibili grazie alla loro tipica forma a conchiglietta e composti di semola di grano e acqua. I modi in cui possono essere serviti sono moltissimi ma la tradizione vuole che siano mangiati con il ragù di salsiccia: famosi i Malloreddus alla campidanese da assaggiare, ovviamente, con una spolverata di pecorino sardo fresco. Che bontà!

Come mai i Malloreddus sono così conosciuti in Sardegna (e non solo)?
Come detto, i Malloreddus hanno una storia ultracentenaria iniziata nelle case delle massaie: la loro forma nasce proprio dalla lavorazione. Le palline di pasta venivano schiacciate contro il ciuliri, il tipico cesto di paglia.

Malloreddus-ristorante-pelosetta
In sardo infatti significa vitellini, visto che la forma piccola e panciuta con cui uscivano dalla lavorazione, nell’immaginario collettivo dei pastori dell’entroterra, poteva ricordare quella di un vitello appena nato!

Nella ricetta storica dei Malloreddus è presente lo zafferano, altro prodotto tipico Sardo. Questo ingrediente ad oggi non è più usato nell’impasto per rendere gli gnocchetti più “ben disposti” agli condimenti.

Per un assaggio delle storia culinaria sarda, sapete dove trovarci, RISTORANTE GRAZIA DELEDDA - VIA CAGLIARI,9 - LADISPOLI

Nonostante la Sardegna sia famosa per le sue spiagge, il mare incontaminato e cristallino e le bellezze dei suoi paesaggi di mare, la cucina sarda offre alcune specialità che non sono a base di pesce. Anzi, in realtà le ricette e prodotti tipici di questa regione sono principalmente “di terra”. Ne sono un fulgido esempio piatti come la zuppa gallurese, i culurgiones, il pecorino, la fregola, il maialino (il famoso porceddu).

Oggi parliamo di un primo piatto semplice ma gustoso: i malloreddus.

Cosa sono?

I malloreddus, o gnocchetti sardi, sono una tipica pasta corta sarda dalla forma di conchiglietta allungata, di circa 2 cm di lunghezza. Sono fatti di semola di grano e acqua e si possono mangiare con diverse salse, anche se tradizionalmente in Sardegna vengono mangiati con il ragù di salsiccia: i famosi malloreddus alla campidanese (da provare sicuramente con una spolverata di pecorino sardo fresco).

I malloreddus sono un piatto storico dell’isola, tanto da essere quasi obbligatori nelle occasioni più importanti: feste, sagre, matrimoni. Ma ovviamente sono perfetti anche per un buon pranzo in un giorno feriale o a cena, magari con un condimento più leggero.

Breve storia dei malloreddus

I malloreddus esistono da centinaia di anni: sono una pasta che veniva fatta in casa a mano dalle massaie. Storicamente la loro forma deriva dalla lavorazione: le palline di pasta venivano schiacciate contro il ciuliri, un tipico cesto di paglia.

Nella ricetta storica c’è anche lo zafferano, un altro prodotto tipico della Sardegna. Oggi questo ingrediente viene tolto dall’impasto, per rendere la pasta più “universale” ai diversi condimenti con cui si può cucinare.

Il nome malloreddus deriva dalla forma che gli gnocchetti assumevano dopo essere stati schiacciati contro il ciuliri. In sardo infatti significa vitellini, visto che la forma piccola e panciuta con cui uscivano dalla lavorazione, nell’immaginario collettivo dei pastori dell’entroterra, poteva ricordare quella di un vitello appena nato!

I malloreddus alla campidanese

I malloreddus alla campidanese sono uno dei primi piatti tipici della cucina sarda. Vengono preparati con il ragù di salsiccia del Campidano. Una ricetta semplice e veloce, ma anche molto gustosa – soprattutto quando vengono cucinati freschi, piuttosto che industriali secchi.

I malloreddus alla campidanese sono una classica pasta al ragù di salsiccia, quindi per cucinarli bisogna fare soffriggere cipolla e aglio tritati in un filo di olio, e dopo circa 3 minuti unire la salsiccia pelata e sbriciolata con le mani e lasciarla rosolare. Dopo qualche minuto, unire i pomodori pelati tritati (meglio se senza semi) e il basilico, lasciando andare a fuoco lento per almeno un’ora. Alcuni aggiungono anche dello zafferano, per dare al sugo un gusto ancora più particolare.

Quando il sugo sarà quasi pronto, preparare la pasta in una pentola di acqua salata, stando attenti alla cottura. Una volta pronti, scolare, unire il sugo e, volendo, anche il pecorino fresco grattuggiato come quello che trovate su Artimondo.

In realtà nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia – Manuel Vàzquez Montalbàn
19/06/2022

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La tradizione del porceddu da latte giunse, secondo alcune fonti, dagli antichi insediamenti spagnoli che dominarono il ...
19/06/2022

La tradizione del porceddu da latte giunse, secondo alcune fonti, dagli antichi insediamenti spagnoli che dominarono il territorio per molti anni e veniva originariamente consumato dai pastori sardi nel solo periodo pasquale, in quanto il maiale costituiva un'importante risorsa alimentare per le famiglie.

Il Porceddu o maialetto sardo è una bontà gastronomica Made in Sardegna: spina dorsale di tutta la tradizione gastronomica sarda, il maialetto sardo ha conquistato i palati di tutt’Italia. A seconda delle zone dislocate sull’isola, il maialetto sardo viene appellato in vari modi: proxeddu, porcheddu, proceddu, copieddu, porcetto, etc. etc. Ma ciò che accomuna l’anima ed il palato del popolo sardo è la modalità di preparazione, che viene tramandata di generazione in generazione, seguendo la vera ricetta autoctona. Recentemente, una legge regionale che ne vieta l’allevamento in casa, rischia di far scoppiare una vera e propria “guerra” del porceddu.

La Guerra del Porceddu: al via la Legge che ne vieta l’allevamento in casa

Una vera e propria “guerra” quella che sta interessando la famosa terra isolana del maialino sardo: la Legge regionale n. 28, approvata dal Consiglio regionale il 2 agosto 2018, all’articolo 4, comma 2 ha vietato la possibilità di detenere, nell’ambito dell’allevamento familiare, i maschi riproduttori.

Proteste anche del deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci: “In questo modo anziché difendere il nostro agroalimentare, […] si apre la strada alla colonizzazione delle nostre tavole e all’importazione di maialetti allevati all’estero. È una decisione non solo illogica, ma repressiva verso i sardi e la Sardegna ed è un esempio di una Regione che fa la forte con i deboli ed è debole con i forti”.

Lo stesso Cappellacci suggerisce: “Correggiamo la legge porcata, alla ripresa dei lavori venga votata la nostra proposta di legge che modifica gli errori della precedente e tuteli gli allevamenti familiari e la produzione del maialetto sardo”.

Maialetto sardo: origini e storia

L’idea di consumare il maialetto sardo è giunta in Sardegna grazie all’influenza della Spagna, che per oltre due secoli ha dominato l’isola. Ancora oggi, in Castiglia il maialino è ancora uno dei piatti tipici della tradizione locale, sebbene venga preparato in modo diverso rispetto al maialino sardo. La cottura, in Spagna, viene fatta al forno e il maialetto viene insaporito con diversi ingredienti come carote, cipolle e sedano. In Sardegna il porceddu si prepara allo spiedo: si deve utilizzare griglie di cottura per barbecue per garantire un’ottima cottura. La cottura tradizionale del maialetto alla sarda avviene davanti a un bel fuoco: la cottura in verticale è ancora tipica di molte zone del centro Sardegna. Tuttavia, oggi, nella maggior parte dell’isola viene utilizzato il girarrosto elettrico.

Tradizioni e curiosità sul porceddu da latte

Fino ad una cinquantina d’anni fa, il maialetto sardo era un alimento di lusso che si poteva consumare solo una volta ogni tanto. Ecco perché l’uccisione del maialino comportava l’esecuzione di un vero e proprio rituale. Una volta ucciso, il suo sangue veniva cosparso sulla sua pelle prima della cottura. Ormai questa ancestrale tradizione è stata abbandonata per motivi igienico-sanitari.

Le famiglie che possedevano maialetti da latte non li uccidevano mai per evitare di perdere una potenziale ricchezza futura. Infatti, dalla sua carne si potevano ottenere diversi prodotti come il prosciutto, il sanguinaccio, lo strutto, le spalle, le salsicce ed altri tipi di insaccati. Una vera ricchezza gastronomica tutta Made in Sardegna!

19/06/2022
Nonostante la Sardegna sia famosa per le sue spiagge, il mare incontaminato e cristallino e le bellezze dei suoi paesagg...
19/06/2022

Nonostante la Sardegna sia famosa per le sue spiagge, il mare incontaminato e cristallino e le bellezze dei suoi paesaggi di mare, la cucina sarda offre alcune specialità che non sono a base di pesce. Anzi, in realtà le ricette e prodotti tipici di questa regione sono principalmente “di terra”. Ne sono un fulgido esempio piatti come la zuppa gallurese, i culurgiones, il pecorino, la fregola, il maialino (il famoso porceddu).

Oggi parliamo di un primo piatto semplice ma gustoso: i malloreddus.

Cosa sono?

I malloreddus, o gnocchetti sardi, sono una tipica pasta corta sarda dalla forma di conchiglietta allungata, di circa 2 cm di lunghezza. Sono fatti di semola di grano e acqua e si possono mangiare con diverse salse, anche se tradizionalmente in Sardegna vengono mangiati con il ragù di salsiccia: i famosi malloreddus alla campidanese (da provare sicuramente con una spolverata di pecorino sardo fresco).

I malloreddus sono un piatto storico dell’isola, tanto da essere quasi obbligatori nelle occasioni più importanti: feste, sagre, matrimoni. Ma ovviamente sono perfetti anche per un buon pranzo in un giorno feriale o a cena, magari con un condimento più leggero.

Breve storia dei malloreddus

I malloreddus esistono da centinaia di anni: sono una pasta che veniva fatta in casa a mano dalle massaie. Storicamente la loro forma deriva dalla lavorazione: le palline di pasta venivano schiacciate contro il ciuliri, un tipico cesto di paglia.

Nella ricetta storica c’è anche lo zafferano, un altro prodotto tipico della Sardegna. Oggi questo ingrediente viene tolto dall’impasto, per rendere la pasta più “universale” ai diversi condimenti con cui si può cucinare.

Il nome malloreddus deriva dalla forma che gli gnocchetti assumevano dopo essere stati schiacciati contro il ciuliri. In sardo infatti significa vitellini, visto che la forma piccola e panciuta con cui uscivano dalla lavorazione, nell’immaginario collettivo dei pastori dell’entroterra, poteva ricordare quella di un vitello appena nato!

I malloreddus alla campidanese

I malloreddus alla campidanese sono uno dei primi piatti tipici della cucina sarda. Vengono preparati con il ragù di salsiccia del Campidano. Una ricetta semplice e veloce, ma anche molto gustosa – soprattutto quando vengono cucinati freschi, piuttosto che industriali secchi.

I malloreddus alla campidanese sono una classica pasta al ragù di salsiccia, quindi per cucinarli bisogna fare soffriggere cipolla e aglio tritati in un filo di olio, e dopo circa 3 minuti unire la salsiccia pelata e sbriciolata con le mani e lasciarla rosolare. Dopo qualche minuto, unire i pomodori pelati tritati (meglio se senza semi) e il basilico, lasciando andare a fuoco lento per almeno un’ora. Alcuni aggiungono anche dello zafferano, per dare al sugo un gusto ancora più particolare.

Quando il sugo sarà quasi pronto, preparare la pasta in una pentola di acqua salata, stando attenti alla cottura. Una volta pronti, scolare, unire il sugo e, volendo, anche il pecorino fresco grattuggiato come quello che trovate su Artimondo.

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