19/11/2024
Qual è l’oggetto della satira di questa commedia? Il malato o i medici? L’ipocondriaco Argante, che si nutre di medicine e vive spiando con terrore i sintomi delle malattie, o i dottori che, insieme alla seconda moglie, approfittano per cupidigia della sua ossessione? L’uno e gli altri: la mania del malato è la stessa di chi lo cura. In entrambi Molière smaschera e irride l’illusione umana, l’ingenua dabbenaggine, la superstiziosa ignoranza. Rappresentato nel febbraio 1673, Il malato immaginario mette in scena non più i «caratteri», ma tutto l’uomo nel suo momento più tragico, quando è vittima dei propri miti. Nell’ultima fatica del grande commediografo la dialettica tra finzione e realtà, che è l’amara filosofia di tutto il suo teatro, assume il sapore di tragico scherno: il caso si fa beffa del suo beffeggiatore e Molière muore poco dopo la fine della quarta recita della pièce in cui aveva vestito i panni di Argante.