01/12/2024
Tra le verdi colline sabine del comune di Poggio Mirteto, in una posizione invidiabile, troviamo la Tenuta Santa Lucia.
Ad accoglierci, sulla splendida terrazza baciata dal sole che affaccia sui vigneti, ai cui piedi scorre il fiume Tevere e in lontananza il monte Soratte fa da sentinella, troviamo Gabriella Fiorelli una condottiera, saldamente al timone dell’azienda da molti anni e che, con crescente impegno e rinnovata passione, ha traghettato l’azienda nel XXI secolo.
Con l’entusiasmo di una pioniera, Gabriella ci racconta come ha creduto nella sua terra quando altri l’hanno abbandonata, dimostrando che, anche in una terra vocata per la produzione di uno dei migliori oli d’oliva, grazie alle caratteristiche del terreno, si poteva continuare a produrre vino stravolgendo quelle che erano le modalità di coltivazione degli anni passati, passando ad una viticultura di qualità.
Ogni filare rappresenta una scommessa vinta con amore e dedizione, ogni sesto d’impianto ha caratteristiche di densità adatto alla tipologia del vitigno. È proprio grazie a questa visione che Gabriella ci spiega come ogni appezzamento sia stato scelto e sperimentato per trovare il vitigno perfetto che potesse trovare il giusto terroir e regalare vini di classe e rappresentativi.
La visita prosegue con storie di tradizione ed innovazione. Visitiamo la bottaia, la cantina di vinificazione, la parte attrezzata per l’imbottigliamento e l’etichettatura. Tutto altamente tecnologico, tutto controllato da “un cervellone” così lo chiama Gabriella, la temperatura, i tempi, la luce ma sempre nel rispetto delle uve, dei vini e soprattutto del lavoro dell’uomo.
Ci spostiamo nella sala degustazione, dove nonostante un menù ed una selezione di vini già concordati, Gabriella, da perfetta e generosa padrona di casa che affianca all’arte dell’accoglienza eccellenti doti culinarie, ci stupisce con ulteriori assaggi e abbinamenti da lei aggiunti.
E’ qui che inizia il racconto dei vini: dalla Doc Colli della Sabina, unica azienda che ancora la produce, dove trovano impiego Malvasia e Trebbiano per il bianco e Sangiovese e Montepulciano per il rosso, si passa al Pecorino e alla Falanghina vinificati in purezza, al rosato da uve sangiovese, al Carignano anch’esso in purezza fino al Syrah utilizzato per la produzione del vino di punta dell’azienda: il Morrone; ma è presentando Otio 2008 che vediamo una scintilla negli occhi della nostra ospite, un blend di Montepulciano, Cabernet Sauvignon e Merlot ingentilito da un passaggio in piccoli fusti di rovere, proposto in abbinamento ad un inaspettato e succulento arrosto di manzo brasato nello stesso vino e accompagnato da una purea di patate, un connubio perfetto. E qui capiamo che, nonostante si senta la mamma di ogni suo prodotto, questo è senza dubbio il suo vino del cuore.
Gabriella Fiorelli non è solo una donna dalle indubbie capacità imprenditoriali o un’artigiana del vino, ma anche una custode di storie del territorio, evocatrice di uomini e donne del vino che hanno lasciato il segno nella sua formazione ed alimentato la sua passione, è una donna colta, filosofa e narratrice eccezionale che intrattiene gli ospiti con racconti di vino, aneddoti che ci riportano indietro negli anni 70, 80 e 90 con le profonde trasformazioni e mode che hanno caratterizzato le tendenze del mondo vitivinicolo. Ci racconta come lei stessa abbia saputo adattarsi, sperimentare, ma sempre rimanendo fedele alla qualità e al territorio.
Ogni storia è intrecciata con il profumo del vino che teniamo in mano, ogni racconto ci trasporta in un’epoca diversa, facendo emergere il vero valore di ciò che significa lavorare con la natura e per la natura.
Questa giornata perfetta, baciata da un sole splendente e un'aria frizzante, volge al termine, gli ultimi raggi dorati ci accompagnano verso le auto che raggiungiamo con la consapevolezza di esserci arricchiti di storie e ricordi da custodire e soprattutto di vini da bere.