01/07/2024
La 38a edizione de Il Cinema Ritrovato si è conclusa ieri a Bologna e noi vi serviamo sul piatto un breve e appassionato report del nostro collaboratore Federico Romano.
CINEMA SOCIALE
A bocce ferme, dopo essere rotolato di sala in sala a rincorrere pellicole, più o meno conosciute, prodotte almeno 40 anni fa, ma anche 100, mi accorgo di aver “ritrovato” un senso di appartenenza, per me prima inconcepibile. Qui a Bologna, per la 38esima rassegna de “Il Cinema Ritrovato”, ho capito che non sono solo: appartengo a un gruppo di persone - anche piuttosto numeroso visti i pienoni a tutte le proiezioni - che ama andare al cinema per vedere film vecchi, in bianco nero al 90%, in lingua originale al 100%, di autori e con attori morti e sepolti, senza tappetti rossi, se non per qualche tecnico che viene a spiegare un nuovo restauro. A dire il vero un VIP quest’anno c’era, quel Damien Chazelle pluripremiato regista di “La La Land” e “Babylon”, a cui è stata dedicata l’ultima delle proieizioni serali in Piazza Maggiore. Ma la gente che si accapigliava per una seggiola o un pezzo di gradino era martedì per entrare a vedere il “Vento” di Victor Sjöström, del 1928, con l’orchestra, o sabato per uno dei film-manifesto di questa edizione del festival: “Le parapluies de Cherbourg”, film musicale del 1964 diretto da Jacques Demy, vincitore del Grand Prix come miglior film al 17º Festival di Cannes.
Non di rado poi i film li abbiamo già visti, ma sul piccolo schermo casalingo, e l’occasione di rivederli su grande schermo è spesso una valorizzazione, una riscoperta, quasi sempre meglio della prima volta. Io quest’anno ho visto 8 film in 2 giorni (mio padre 48 in 8), 4 li avevo già visti e 3 li ho anche a casa in dvd da rivedere, li ho scelti tra una programmazione su 5-6 sale tra più di 40 film al giorno. Le sorprese sono arrivate soprattutto da Anatole Litvak, un regista dimenticato, a cui Bologna ha riservato una ricca retrospettiva. Io sono riuscito a recuperare l’indiscusso film di culto “Il terrore corre sul filo”, segnalato come uno dei 100 noir piu importanti della storia del cinema per Paolo Mereghetti. L’ho trovato più giallo nella trama principale, degno seguace della lezione hitchcockiana di alternanza di suspence e sorprese, ma di certo il nero non manca nella fotografia e nella sottotrama del film, in cui il crimine avviene nel tentativo di fare una truffa e come reazione a una femme fatale, una straordinaria Barbara Stanwyck che, come spesso accade nei film noir, sovrasta per personalità le figure maschili, in questo caso l’ingenuo Burt Lancaster. Mai visto e molto raro “Blues in the Night”, sempre Litvak, ancor più caratterizzato da una commistione di generi - noir, avventura, mélo, film musicale. Sceneggiato da Robert Rossen e montato da Don Siegel, è stato la vera sorpresa di queste visioni per l’assoluta originalità del soggetto e la libertà di sviluppo dell’intreccio. A tinte mélo anche il terzo film visto di Litvak, “The deep blue sea”, a colori del 1955, da una pièce teatrale, parte benissimo con un tentativo di suicidio sventato da un gruppo di condomini con umorismo british, poi un po’ troppo sopra le righe nel descrivere i mali di una coppia che fatica a separarsi.
C’era preoccupazione per non riuscire ad entrare sabato mattina a “Touch of evil”, storpiato in italiano ne “L’infernale Quinlan” (qui anche i titoli del programma sono sempre in lingua originale). Il sistema delle prenotazioni online, oggetto di discussione ogni tanto nelle code pre proiezioni, secondo me funziona bene, anche nel fatto che poi qualche posto libero resta sempre. Come nel caso del capolavoro di Welles, che nella pagina online era dato sold out, ma poi nel momento della conta reale che viene fatta ogni volta a 10 minuti dall’inizio, azzerando le prenotazioni online, si è rivelato ancora disponibile, permettendo a me e a molti altri di entrare, assiepati nella coda "last minute" dove finiscono i non prenotati. La maschera ti accompagna in sala anche a luci spente con grande senso della sala. E’ la quarta volta che vedo questo film e la quarta volta che mi perdo nelle indagini e mi commuovo nel momento in cui Welles attore ritrova Marlene Dietrich, entrambe figure al tramonto nel film, come nella vita artistica. All’affascinante tedesca il festival ha dedicato quest’anno una corposa sezione. Purtroppo ho perso “Marocco” per vedere la figuraccia dell’Italia calcistica contro la Svizzera e “Scandalo internazionale” di Billy Wilder per andare al Jolly a vedere Litvak, “The deep blue sea”, probabilmente sbagliando, ma la scelta era dettata dal non averlo mai visto.