13/12/2024
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Le api hanno due stomaci: uno per mangiare e uno per immagazzinare il nettare e trasformarlo in miele, noto anche come "buche".
Da migliaia di anni, le api ci forniscono preziosi alimenti: miele, polline, pappa reale, cera, apitossina...
Tutti molto benefici per la nostra salute, poiché ricchi di nutrienti naturali.
Le api raccolgono il nettare dai fiori che visitano, lo aspirano con la lingua, lo immagazzinano nel loro buche e lo portano all’alveare, dove lo consegnano alle api operaie che si trovano vicino all’ingresso. Subito dopo ripartono in cerca di altro nettare.
All’interno dell’alveare, le operaie lavorano per trasformare il nettare in miele, riducendo la percentuale di umidità dal 60% del nettare al 18% del miele, che viene poi depositato nelle celle esagonali del favo. Questo processo può durare diversi giorni, influenzato principalmente dall'umidità e dalla temperatura dell'ambiente.
Migliaia di api giovani, che non sono ancora uscite dall’alveare, si scambiano il nettare arricchendolo con sostanze che loro stesse secernono. Durante la notte, quando tutte le api si trovano all’interno dell’alveare, alcune giovani api riducono l’umidità del nettare fino al 25% e aggiungono altre sostanze, non ancora ben studiate dagli scienziati.
Il nettare viene depositato nelle celle del favo, dove continua a perdere umidità fino a raggiungere il grado di maturazione perfetto, intorno al 18%. Questa perdita di umidità rende il nettare più denso, trasformandolo in miele.
Quando le api verificano che il miele è pronto per essere conservato, sigillano la cella con un sottile strato di cera. Questo processo è chiamato operculatura delle celle ed è il segnale che il miele è pronto per essere raccolto dall’alveare.
Durante tutto il processo di disidratazione del nettare, la perdita di umidità viene sfruttata dalle api per refrigerare l’alveare, creando correnti d’aria tra i favi grazie a centinaia di “api ventilatrici” che, muovendo rapidamente le loro ali, riescono ad abbassare la temperatura interna dell’alveare di oltre 15 gradi. In questo modo, mantengono costante la temperatura del nido di covata, che si aggira sempre intorno ai 36 gradi.