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26/01/2024
La figura di Abramo nel filosofo Kierkegaard
Il filosofo svedese in “Stato d’animo” parla di un uomo che da bambino aveva udito la storia di Abramo raccontata in Genesi 22,1 ss in cui Dio tentò il patriarca, uomo di indole ferma capace di non lasciarsi cadere alle tentazioni divine, tanto da riavere di nuovo il figlio salvo. Il protagonista, anche diventato adulto ed anziano, continua ad essere ammaliato dalla figura del santo uomo, finendo per non comprendere più la vera importanza della storia biblica. Alla fine della vita egli desiderava incontrare nel Regno dei Cieli Abramo e si rattristava per non essere vissuto nella sua epoca per vedere come fosse stato forte a non cedere alle tentazioni, vederlo sul Monte Moira. Inoltre voleva essere ricordato come fervente credente nonostante non fosse un pensatore né un esegeta erudito né conoscesse l’ebraico. Nel Panegirico ad Abramo, iniziando con tono poetico, si fa riferimento alla > che dà inizio alle passioni, all’idea di vuoto che attanaglierebbe l’uomo che non le ha. Con un climax lirico ascendente, il filosofo ammette che senza la passione si sarebbe come le foglie dei boschi, come una nave che attraverserebbe monotonamente il mare, come il vento nel deserto, come un oblio eterno. Dio non ha voluto un’umanità ignota bensì ha creato l’eroe, il poeta e l’oratore. Il poeta è servo dell’eroe, lo ammira, non vuole essere egli stesso un eroe ma egli a differenza di lui è il > delle sue imprese. Egli diffonde le sue poesie facendo conoscere l’eroe, così da strappare l’eroe all’oblio. Eppure non solo l’eroe deve essere ricordato ma ognuno di noi: perché ognuno di noi è grande per sé stesso, per gli altri, per averli amati, per Dio allora è il più grande di tutti. Ognuno di loro ha atteso qualcosa per realizzarsi, chi il possibile, chi l’eterno e chi l’impossibile. Ognuno ha un contendente, chi il mondo, per fasi ricordare, chi contro sé stesso per essere migliore e chi addirittura contro Dio. Ognuno è grande per una qualità, l’amore, la speranza, la forza, la sapienza. Abramo aveva tutte la qualità ed il contrario di esse, potente ed impotente, saggio e stolto, speranzoso e pazzo, capace di amore e di odio. Per la Fede lasciò la sua terra, il suo ingegno, divenendo straniero nella Terra Promessa. Egli era l’eletto di Dio e non poteva avere malinconia del suo passato ma di lui non esiste nessuna lamentazione, perché egli era l’eletto di Dio e per questo poteva anche subire gli ordini non voluti, come il sacrificio di Isacco, dove manifestò imperterrito la sua fede nel Signore.