12/02/2024
Esatto, il problema è usarlo come scappatoia per coprire limiti tecnici, non molto distante dal creare dei moderni Milli Vanilli 😁
Interessante storia, quella dell'Auto-tune.
Era il 1998 e Cher doveva uscire con un disco dopo un lungo momento negativo, artistico e umano.
Aveva partecipato a delle televendite di prodotti per capelli talmente mal concepite da causare la sua emarginazione da Hollywood, il suo ultimo disco aveva venduto meno del previsto e il suo storico partner-ex compagno Sonny Bono era morto in un incidente sugli sci.
Per lanciare il nuovo album con qualcosa di forte l'artista riesuma un vecchio singolo, "Believe", lo fa limare da un altro songwriter ed è pronta a registrarlo, ma in quel momento rimane molto colpita da un’esibizione dal vivo in cui un cantante usa un vocoder che “robotizza” la sua voce.
Cher vuole replicare quell’effetto e ne parla con il produttore Mark Taylor il quale, vedi un po' il caso, conosce un software nato solo due anni prima: si chiama Auto-tune.
Lo ha studiato Andy Hildebrand, scienziato americano con un dottorato in geofisica che negli anni '70 sviluppava algoritmi per analizzare dati sismici e poi si è dedicato alla ricerca musicale.
Quando un’amica, per scherzare, gli ha chiesto un apparecchio per “cantare intonata”, Hildebrand ha iniziato a ragionarci e capito di poter usare lo stesso algoritmo utilizzato per scannerizzare il suolo alla ricerca per depositi petroliferi nella ricerca del “pitch” esatto nella voce.
Nasce così Auto-tune che analizza le frequenze di musica e voce e, se individua una deviazione rispetto al riferimento, la corregge.
L’idea è che sia un “correttore” e come tale Hildebrand lo ha mostrato e venduto a diversi produttori entusiasti: con Auto-Tune possono correggere le tracce senza infinite prove abbattendo i costi e usare quelle primissime registrazioni che sono le più intense e sentite, sistemandole.
Ma, come gli dice tutto felice un produttore, c'è un altra conseguenza inevitabile: a quel punto cercare persone che cantino perfettamente non sarà più così importante; si potrà ragionare molto più su altri fattori.
Il produttore Taylor utilizza l'Auto-Tune su “Believe”, ma forza lo strumento e lo usa al livello “zero”.
In sostanza non corregge errori, ma esaspera il software per togliere le transizioni e creare un suono diverso, mai ascoltato, unico, ben riconoscibile.
Non tutti sono convinti di un utilizzo talmente estremo, ma Cher è esaltata al punto che dice: “Se qualcuno non vuole pubblicarla così deve passare sul mio cadavere!”.
Non sbaglia a insistere, dato che "Believe" esce e distrugge le classifiche, primo posto in 23 paesi.
La gente impazzisce per quel suono così strano.
Taylor, avendo capito la bomba che ha in mano, prova a evitare di parlare dell’uso che ha fatto di Auto-Tune e dice di aver utilizzato dei Vocoder particolari, ma rapidamente il segreto scappa ovunque e l’Auto-Tune entra in un sacco di dischi per arrivare fino ai lavori di Madonna poi Rihanna, Katy Perry. Lo usa la stessa Christina Aguilera che aveva attaccato con veemenza lo strumento.
In Italia, tra gli altri, lo utilizzeranno Achille Lauro, Lazza, Ghali, Madame.
Lo sentiremo anche al Festival di Sanremo.
Definito da Time Magazine una delle 50 peggiori invenzioni del XX secolo, l’Auto-Tune è oggetto di liti e discussioni perenni, l'ultima stanotte per Sanremo.
Considerato alternativamente un “doping” indebito per cantanti poco dotati e farlocchi o legittimo strumento tecnico funzionale all'espressività (come, per esempio, il riverbero vocale), forse può essere una o l'altra cosa in base a chi e come e dove lo utilizza.
Di sicuro Cher, artista eclettica e pioniera di questa storia tecnologica, sapeva cantare alla grande ed è ancora lì, nei secoli dei secoli.
Per tantissimi altri, beh, è da vedere.