Palazzo Asmundo nel cuore della Palermo storica offre una irripetibile visione della Cattedrale normanna. La storia ci dice che Palazzo Asmundo proprio in ragione della sua posizione ha vissuto momenti di “intenso traffico turistico” già nell'800 allorquando il Palazzo venne adibito ad albergo. Persino Gastone Vuiller che ivi soggiornò per breve tempo menziona questo Palazzo nel suo libro “La Sici
lia, impressioni del presente e del passato", pubblicato a Milano dai Fratelli Treves nel 1897, con queste parole: “sulle pareti tinte di un verde pallido, delle volute leggere s'intrecciano capricciosamente e vanno a svolgersi sul soffitto in una cupola ornata di pitture aeree. Le porte hanno ornamenti d'oro opaco e d'oro lucido. La bellezza decorativa di questa sala che era un'alcova con tende fittissime ermeticamente chiuse, mi sorprende. Questo evidentemente è un antico palazzo. La sua bellezza un pò appassita alla luce viva, conserva tutto il suo splendore nella semioscurità. Apro la finestra e mi avanzo sul balcone che gira su tutto il piano e rimango abbagliato...". La costruzione di questo edificio risale al 1615. Iniziato da un certo dottor Baliano, sull'antica “strada del Cassaro” (odierno Corso Vittorio Emanuele) dopo l'allargamento e la rettifica, avvenuti nel 1567 per volontà del viceré Garcia de Toledo. Solo nel 1767 l'edificio fu ultimato: “Compita videsi la nobile casa del cassaro di Giuseppe Asmondo" così dice il marchese di Villabianca ne “Il Palermo d'oggigiorno”. L'edificio prima che ne venisse in possesso il Presidente di Giustizia Giuseppe Asmundo, marchese di Sessa, era appartenuto alla famiglia Joppolo dei principi di S.Elia. Il Palazzo (ce lo ricorda la lapide ivi collocata) accolse Maria Cristina, figlia di Ferdinando II, profuga da Napoli assieme al marito Carlo, duca di Genova e di Sardegna. Un'altra lapide, posta sulla facciata principale, testimonia che in questo palazzo nacquero, rispettivamente nel 1821 e nel 1822, Anna Turrisi Colonna e la sorella Giuseppina, pittrice e critica d'arte la prima, poetessa la seconda.