04/11/2024
Basterebbe Back on the Block, l’album monumentale che Quincy Jones pubblicò nel 1989, dopo una gestazione praticamente decennale, a rendere la misura straordinaria di questo Gigante della Musica.
“Voglio fare un album che contenga tutta la famiglia della black music; dal gospel al jazz, tutto ciò che fa parte della mia cultura. In quarant’anni di carriera ho attraversato tante strade, ma Back On The Block è quello che ho sempre sognato di poter realizzare”
Miles Davis, Dizzy Gillespie, Herbie Hancock, Chaka Khan, Take 6, Bobby McFerrin, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan, Joe Zawinul, Ray Charles, Kool Moe Dee, Barry White, Dionne Warwick, Luther Vandross, George Benson, Tevin Cambell, Big Daddy Kane, Al Jarreau, George Duke, El DeBarge, Ice-T.
QJ scelse questi, tra gli altri, per dare forma a quella che si potrebbe definire la più grande Big Band mai esistita (e forse mai nemmeno sognata).
Una Wonderful Orchestra capace di volare ad alta quota sopra il panorama vastissimo della musica nera, passata, presente e futura.
Visionario, catalizzatore, dall’istinto disarmante.
Verrebbe da dire Maestro Venerabile.
Inutile provare ad elencare le pietre miliari che ne hanno costellato il cammino su questa terra, tra noi mortali.
Sia quando il suo nome spiccava in copertina, sia quando la sua sagoma dietro le quinte trasformava in oro il lavoro di altri.
Soul Bossa Nova, We are the world, Ai no corrida e poi Thriller con Michael Jackson… le più note e popolari.
Ma tra i miei album preferiti continuano a splendere Sinatra At The Sands, resoconto live dei concerti al leggendario Casino di Las Vegas nel 1966, in cui Quincy Jones arrangiava e dirigeva l’Orchestra di Count Basie che accompagnava Sinatra.
E poi Quintessence, The Dude, L.A. is my lady, Big Band Bossa Nova, Q’s Jook Joint.
E, dicevo appunto, Back on the Block (un disco che meriterebbe corsi monografici in ogni Scuola di Musica del pianeta).
Lo spazio (il vuoto) che lascia Quincy Jones non è uno spazio libero, Dubito che altri possano arrivare ad occuparlo.
Come già per Burt Bacharach, si può ben dire che se non ci fosse stato QJ oggi staremmo ascoltando musica diversa.
E, molto probabilmente, peggiore.
R.i.P.
https://open.spotify.com/album/5DR4gcd3fj3E6XhbPTaF82?si=Xa0ducQsTYS19o-yo8izJA