wedding, Portrait Photographer, fotografo di matrimoni Federico Miccioni Photographer
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Indagare la realtà attraverso la macchina fotografica, esperienza e pratica di Federico Miccioni
Intervista al fotografo perugino specializzato in matrimoni e foto d’autore. I premi, i riconoscimenti e le mostre all’estero (Intervista di Umberto Maiorca)
La fotografia è un’arte. Fotografare è fermare la storia in un momento, testimoniare la realtà e far rivivere un’emozione per sempre. La fotografia ha tanti generi e tanti stili e molteplici tecniche. Fotografare è anche investigare, scoprire particolari, giochi di luce, sembianze che, all’occhio n**o, sfuggono. E di fotografia e di luce parliamo con Federico Miccioni, fotografo specializzato in servizi matrimoniali e foto d’autore.
Come nasce la passione per la fotografia? «A 10 anni mi ero appassionato all’astronomia, grazie a mio zio. Guardavo le stelle affascinato e chiesi in regalo un telescopio. Studiando e scrutando il cielo mi sono chiesto: posso fotografare la luna? Così acquisto un rivista in cui si parlava di astrofotografia e comprendo che con gli strumenti di cui disponevo non avrei potuto scattare. In quelle pagine, però, c’era ben altro e mi capita tra le mani un reportage di Ansel Adams, con i suoi paesaggi in bianco e nero. È stato subito amore e ho iniziato a sperimentare con la macchina fotografica di mio padre. Quando è arrivato il momento mi sono trasferito in Irlanda per quasi 4 anni a studiare fotografia, camera oscura e composizione con Jim Moreland. Dal 2002 esercito al libera professione e insegno fotografia». Quale genere di foto preferisci scattare? «Mi sono specializzato in foto di cerimonie, ma scattando in maniera creativa, come se fosse un reportage dell’intera giornata. Fotografie in cui i soggetti non sono in posa, ma lo scatto è studiato nella composizione, nell’uso delle luci, per creare un album cronologico completo. Per fare questo prima della cerimonia mi rilasso e mi immagino, come uno storyboard, tutte le foto che andrò a scattare, i momenti da immortalare, inseriti nel loro scenario, riflettendo sulla luce migliore, sul taglio da dare allo scatto. Da questo stato di tranquillità interiore passo alla fotografia e se le condizioni del luogo non sono ottimali posso intervenire con le luci per scattare la foto che ho in mente. Poi faccio foto d’autore che stampo io, in tiratura limitata. Scatto nei luoghi che preferisco, in genere paesaggi naturali o urbani (street photography). Il mio è il primo studio, almeno in Umbria, in cui si vendono foto d’autore. Gli stranieri sono ottimi clienti, gli italiani ancora non percepiscono la fotografia d’autore come un oggetto d’arte da tenere in casa. Ho ricevuto offerte per esporre mie foto d’autore ad Amsterdam e Miami». Com’è indagare la realtà attraverso l’obbiettivo? «La foto non è copiare la realtà, ma interpretarla con la luce e la scena. Quando osservi il mondo ad occhio n**o sei a 46°, l’equivalente dell’obbiettivo da 50 mm, quando scatti, invece, la tua visuale è più ampia e la puoi ingrandire ancora di più utilizzando un grandangolo. Scattare, quindi, è allargare la visione della realtà. La luce, poi, crea dei colori che sembrano diversi dalla realtà e che in fotografia sembrano finti, ma in realtà sono veri, naturali. È il caso dell’ora azzurra, quando al tramonto, sullo sfondo, c’è il rosso del sole calante, ma il resto del paesaggio è immerso in una tonalità di blu innaturale. Se conosci la luce in ogni ora del giorno sai come e cosa scattare. E prima ancora sai come scatterai conoscendo la luce. I miei scatti sono sempre con reflex full frame e, dopo aver iniziato con la pellicola, sono passato al digitale». Hai mai pensato di fare l’inviato o il fotografo di cronaca? «Ho fatto reportage sociali in Africa, a Nairobi. Sapevo cosa avei dovuto scattare, in particolare la vita degli alunni di una scuola di Nairobi, ma poi mi sono scontrato con la realtà delle baraccopoli e il contrasto tra l’ambiente scolastico di questi bambini e poi il luogo dove vivevano. Emerge in maniera forte la difficoltà di vita in quei luoghi e i contrasti della società. Ho cercato di scattare senza invadere la loro intimità, coinvolgendoli nello scatto, facendo vedere come lavoravo e quello che avevo scattato. Un modo per rendere meno pensate la situazione che rimaneva, comunque, difficile. Forse per questo non mi sono mai appassionato alla fotografia di cronaca». Mostre, premi e riconoscimenti «In questi anni ho ricevuto più di 50 premi dall’Associazione nazionale fotografi di matrimoni (Anfm), dalla Wedding photojournalist association (Wpja), Fearless, My wed e altri. Premi che mi hanno portato ad essere tra i primi 10 fotografi di matrimoni in Italia nel 2014 e tra i primi 5 nel 2015. Sono anche ambassador di Mag Mod per l’utilizzo dei modificatori di luce e testimonial di Album Epoca. Riconoscimenti sono venuti anche dai matrimoni vip che ho immortalato, ma anche dai corsi che tengo, dal livello amatori a quelli per professionisti, in aula e in esterno. Molto successo hanno i corsi con le uscite per Perugia, a fotografare luoghi inconsueti, caratteristici o sconosciuti della città».