Ho seminato, molto, ho arato me stesso alla ricerca del migliore Renato.
Non so se ho trovato il migliore me stesso, ma ciò che ho costruito, realizzato, concretizzato mi fa pensare che qualcosa di buono da me sia maturato.
Sono nato in un paese ai piedi del Gargano, Torremaggiore, dove sono cresciuto tra mari di spighe dorate, oliveti, vigneti, tra lucenti pietre bianche, in una splendida famiglia.
Qui ho trascorso dieci anni della mia vita, la mia fanciullezza in piena libertà, all’aria aperta.
Mio padre, due lauree, veterinario e farmacista, un giorno decise che era arrivato il momento di partire, di lasciare il buono per qualcosa di migliore, perché lui voleva sempre migliorarsi.
Mio padre, Giovanni, che già molto aveva fatto per me, per noi, ha come progetto la possibilità di vivere in una città universitaria tenendo così unita quella famiglia che, con il tempo, si sarebbe dispersa nei destini di ognuno dei suoi 4 figli. Al suo fianco mia madre, Rosa, che ancor di più, nel suo silenzioso assenso, racchiudeva l’impegnativa prova con la quale doversi misurare. Era il 1973.
Così un po’ spaventato, un po’ incuriosito ho chiuso quegli anni in uno scrigno mettendoci dentro i profumi, i colori, i suoni, i volti dei miei compagni di scuola, di gioco. Il profumo dell’aria di collina, le luci, le giornate estive lunghissime sarebbero diventate per me il più bel libro da leggere e rileggere in quei primi difficili momenti della mia nuova vita a Pisa, in toscana.
Molte difficoltà iniziali, la città, non più un paese, nuovi incontri, capire un modo diverso di approccio all’altro, il “lei” al posto del “voi”. E l’insegnante di italiano in prima media che non perdeva mai l’occasione di ricordarmi che avevo le vocali troppo aperte. Sono passati più di 40 anni, quanta acqua sotto i ponti dell’Arno…Pisa mi ha reso un uomo.
Pisa è la mia terra al pari di quella che mi ha dato i nativi, di più. Se oggi sono quel che sono lo devo a mio padre, a mia madre e a Pisa che mi ha accolto e alle mie capacità di capire che da questo angolo di mondo, con un po’ di sana iniziativa, si può vedere una gran parte di mondo. Ma più di tutto le mie passioni.
Oggi oscillo tra le mie diverse realtà professionali che mi sono costruito ed esse ruotano, come i pianeti intorno al sole, intorno a quella più importante, la mia famiglia. Mio padre e mia madre fisicamente non ci sono più, ma vivono costantemente in quel progetto che si è concretizzato: io e i miei fratelli viviamo tutti nella stessa città.
Cosa avrei voluto fare da grande? Nel 1971 danno in TV il Pinocchio di Comencini! Andrea Balestri diventa il mio mito, quella favola così magnificamente narrata e interpretata muove qualcosa di strano in me: il desiderio di essere io quel pinocchio, io interprete. Quando poi, da li a poco, il destino mi porta ad incontrare in corso Italia a Pisa proprio lui Andrea Balestri, mio coetaneo, percepisco che Pisa mi relegherà belle cose. Inconsciamente ho coltivato il mio desiderio muovendomi su palchi parrocchiali, e oltre a giocare al calcio, ho iniziato a frequentare il Teatro Verdi di Pisa in piccionaia senza perdermi uno spettacolo in quelli che sono stati gli anni della mia adolescenza. Cresceva sempre di più il desiderio di calpestare quelle tavole. Poi a 18 anni mi ritrovo all’università facoltà di medicina. Durante l’ora di anatomia entra un signore e chiede se ci sono volontari per fare comparse in un film che si gira a Pisa. Istintivamente mi alzo. Il tempo di attivare il codice fiscale e il giorno dopo mi ritrovo sotto la Torre a far da turista. Le sequenze che si girano sono quelle di “Amici miei atto 2°”! Mi ritrovo così davanti i vari Tognazzi, Moschin, Celi, Montagnani, diretti dal maestro Monicelli. Ricordo in maniera netta e indelebile ogni minuto di quell’esperienza. Ed è proprio sotto la torre che quel fuoco che credevo sopito si riaccende in maniera così forte da spingermi ad una scommessa con me stesso: farò l’attore, mi laureerò in chimica farmaceutica, avrò una famiglia dei figli e non lascerò mai Pisa. Un’impresa oltre che una scommessa con me stesso. Non potevo immaginare di lasciare Pisa, avrei deluso mio padre, il suo sogno. Era troppo importante per me non deluderlo. Cosi mi sono inventato un percorso alternativo fatto di ricerca, studio, esperienza. Cambio facoltà, mi iscrivo a farmacia. Mi butto sotto a dare esami e contemporaneamente a frequentare vari stage, corsi, continuando ad esercitarmi sulle tavole di teatri dei circuiti amatoriali. Lì sperimentavo, osavo.
Da allora non ho mai smesso di investire sui tre punti che avevo deciso sarebbero stati il cardine della mia vita: il farmacista, la possibilità di diventare attore, e la famiglia. Ogni aspetto l’ho arato, seminato, annaffiato fino a raccoglierne i frutti che non sono stati quelli della facile ascesa, ma quelli dei piccoli ma consolidati scalini che oggi mi hanno realizzato come uomo, come sanitario, come attore. Tanto sacrificio, tante porte chiuse, tanti piccoli e grandi successi hanno segnato la mia ricerca ma con dietro la consapevolezza di aver anteposto sempre, a tutto, l’amore per la mia famiglia.
E così sotto la torre ho deciso cosa avrei fatto da grande. Certo era solo una scommessa ma l’impegno lo avevo preso con il Renato diciottenne che aveva tutto il diritto di sognare alla grande. Ho coltivato così tutte le mie passioni e crescendo ho scoperto la mia indole di imprenditore, innanzitutto di me stesso: le scelte che ho fatto, aver intuito i percorsi da intraprendere senza spesso curarmi di chi mi diceva “stai attento quella strada chissà dove ti porterà”. Ma io mi rispondevo che avevo preso un impegno con un ragazzo di 18 anni con il quale avevo fatto una scommessa e niente mi avrebbe distratto da quell’impegno.
Oggi ho mantenuto in gran parte quell’impegno. Ho più di 50 anni, vivo ancora a Pisa, sono attore, regista, autore, con più di 25 anni di percorso, farmacista titolare di quella farmacia che fu di mio padre e che oggi ho reso un’azienda. Sono docente di medicina naturale, diffondo l’uso corretto e scientifico della medicina naturale, integrata. Ma soprattutto sono papà di due splendide ragazze di 23 e 20 anni, con al fianco una donna a mio parere meravigliosa.
Con la mia passione e il mio impegno, assumendomi responsabilità importanti, in parte condivise con uno dei miei fratelli, ho instradato su binari solidi l’azienda di famiglia, investendo e scommettendo, costruendo un progetto importante che ad oggi assicura ben 15 posti di lavoro. Non credo alla fortuna, ma al lavoro quotidiano e in coscienza so che in gran parte ho restituito quell’agevolazione che ti deriva da un percorso familiare, non per questo semplice se vuoi far fruttare i talenti che hai ricevuto.
In campo artistico da più 30 anni ho contribuito alla diffusione di un’idea di teatro di qualità dando i migliori anni della mia vita a progetti importanti “il Canovaccio” e il “Musical Dream” contribuendo alla formazione e all’educazione di molti ragazzi che come me sognavano di volare in alto, e qualcuno alla fine c’è anche riuscito, perché a loro ho trasmesso la mia stessa passione e determinazione.
Ho insegnato all’università di Pisa, divulgo a livello nazionale la mia passione per la medicina integrata che pratico costantemente nella mia attività di farmacista. Incontro giovani nei miei convegni a cui cerco di trasferire la mia passione per la vita e per la professione.
Si sono farmacista e attore, un binomio che per molti stride, ma che in me rappresentano le due facce della stessa medaglia, tenute unite da un collante potentissimo la cui composizione è fin troppo semplice, passione e forza di volontà, ana parti.
I riconoscimenti a livello artistico (dal premio Massimo Troisi, Premio Apoxiomeno per l’Arte, Premio Renzo Montagnani…)ottenuti in questi ultimi anni da più parti, sono il segno che mentre lavoro a testa bassa per dare il meglio di me qualcuno mi osserva.
Anche Pisa se ne accorta, e mi ha premiato nel 2014 come “pisano doc d’adozione”, accogliendomi definitivamente come suo figlio.
Nel 2018 l’Associazione Culturale Dante Alighieri ha scelto lo spettacolo “Spogliati nel Tempo” (ideato e portato in scena con la pianista Isabella Turso) per la chiusura della settimana della Cultura Italiana nel Principato di Monaco.
Il resto deve ancora accadere.
Renato Raimo