13/07/2024
STUDIO SHOCK. MAMMOGRAFIE CORRELATE A UN AUMENTO DELL'84% DELLE MORTI PER CANCRO AL SENO.
Una ricerca ufficiale dimostra che le mammografie sono responsabili di un aumento dell'84% delle morti per cancro al seno rispetto a chi non ha mai partecipato a questa pratica.
Si tratta di una nuova ricerca pubblicata su JAMA Oncology, volta a dimostrare che le mammografie finiscono per uccidere molte più donne di quante ne morirebbero per cancro al seno se non avessero mai partecipato a questa attività. Mammografie provocano traumi alle pazienti, sia fisicamente nel tessuto mammario sia psicologicamente, emotivamente e persino spiritualmente nelle donne che finiscono per scoprire che devono sottoporsi a "trattamenti" ancora più invasivi per sopravvivere.
La pressione esercitata dalle mammografie sul tessuto mammario può essere causa di tumore di per sé, senza considerare tutti gli interventi di chemioterapia, radioterapia e chirurgia che solitamente seguono. È un'esperienza traumatica orribile per le donne, che lascia molte di loro segnate per tutta la vita, assumendo che sopravvivano.
Già 2016 alcuni chirurghi hanno pubblicato uno studio che dimostra che la mammografia non è né sicura né efficace, e le donne dovrebbero evitare di partecipare a questa pratica "superata".
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La mammografia è anche pericolosa perché si utilizza principalmente tecnologia a raggi X, che irradia il tessuto mammario mentre viene pressato fisicamente sulla macchina stessa. I raggi gamma da soli sono un cancerogeno mammario riconosciuto, che risulta particolarmente preoccupante per le donne con cosiddette mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2.
La raccomandazione ufficiale delle Linee guida del servizio di prevenzione degli Stati Uniti spinge le donne a iniziare lo screening tramite mammografia ogni due anni a partire dai 40 anni. In Italia non ne parliamo nemmeno, con le donne prese per i fondelli come delle galline.
Praticamente nel complesso, l'istituzione medica cerca di fingere che la mammografia sia priva di rischi, ignorando molti rischi noti come l'esposizione alle radiazioni da raggi X, falsi positivi, sovra-diagnosi e, ovviamente, tutti gli invasivi "trattamenti" che ne conseguono.
Circa dieci anni fa, si è scoperto che oltre 1,3 milioni di donne avevano avuto erroneamente rimosso il tessuto mammario a causa di una condizione non cancerosa chiamata carcinoma duttale intraepiteliale (DCIS), riconosciuto ora come benigno. Per troppo tempo, però, il DCIS è stato trattato come un cancro e molte donne si sono sottoposte a mastectomie senza un valido motivo.
"I falsi positivi, d'altra parte, si verificano quando c'è una valutazione di screening mammografico positiva che porta a ulteriori indagini diagnostiche ma senza una diagnosi di cancro al seno. Sebbene i falsi positivi vengano infine scoperti come tali, il danno potrebbe già essere stato fatto, considerata la potenza della mente subconscia e l'effetto nocebo, contrario all'effetto placebo, che può causare gravi danni emotivi e fisici a coloro che pensano di avere una diagnosi di cancro potenzialmente mortale ma non sono effettivamente malati".
Buon recupero
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