12/01/2025
STORIA DI RHO
CASTELLO VISCONTI- CRIVELLI
Sui quarti di nobiltà dei Crivelli non è lecito nutrire dubbi, ben prima del 1000 figurano tra le più nobili e potenti famiglie lombarde; le terre di Rho non sono particolarmente significative nel complesso dei loro possedimenti. che pur molto estesi in zona, sono localizzati soprattutto a Nerviano, Parabiago, Corbetta. Eppure nel corso tra le lotte tra Torriani e Visconti per il dominio di Milano, un Crivelli di spicco, Cressone, aveva puntato su Rho, dopo Nerviano e Legnano, per tentarne l’occupazione, ma il contardo non l’aveva seguito nella sollevazione: era il maggio 1305.
Le terre e gli immobili di Rho appartengono ad una diramazione dei Crivelli di Nerviano, i Crivelli di Agliate, che vantano esponenti di prestigio già alla corte di Ludovico il Moro, a cavallo tra XV e XVI secolo.
Dal più antico censimento in nostro possesso, datato 1564, un Antonio Maria Crivelli risulta proprietario a Rho, tra l’altro, di ben sette case nel borgo, nonché della vasta tenuta delle Burba; una laterale della contrada del Pasquè, indicata nei documenti come “stretta del Crivello” porta il nome del casato, e fin dal 1600 la famiglia non manca di associare i propri membri alla Fabbriceria del Santuario dell’Addolorata : devozione che proseguirà per tutto il XVII secolo, tanto che nel 1696 verrà eseguito un lascito testamentario del Conto Lazzaro Crivelli a favore della ca****la oggi del Sacro Cuore, ai piedi della quale è leggibile tutt’ora una lapide commemorativa suggellata dallo stemma di famiglia: quel Crivello ( setaccio) sormontato da un rapace che figura anche sull’arco che da Via Matteotti immette in Via Tebaldi, facente parte del palazzo stesso.
Filippo IV di Spagna nomina nel 1658 Flaminio II Crivelli, Marchese di Agliate: la base della sua potenza economica e del suo grado sociale è in Brianza, debitamente evidenziata dal prestigioso castello di Inverigo. E’ a lui ed a un fratello, il terzogenito Enea, che si deve, nel 1675, l’inizio della “nuova fabbrica”, ossia del palazzo Crivelli con la torre, nelle dimensioni tutt’oggi sotto i nostri occhi, per quanto l’edificazione di un primo nucleo, più modesto del complesso, il così detto “quarto vecchio” fosse stata promossa fin dal terzo-quarto decennio del secolo, dal padre Tiberio e dal fratello di questi, Flaminio I; il completamento della costruzione avverrà entro il 1681.
Al più antico corpo di fabbrica ad U, contenente la dimora propriamente nobile e tutta una serie di ambienti a carattere rurale, che ha inglobato costruzioni precedenti, si aggiunge con opportuni acquisti, verso ovest un nuovo corpo di fabbrica a L, munito di torre prospiciente la strada e sviluppato in profondità su di un ampio giardino ,che diviene così elemento privilegiato nell’organizzazione complessiva del palazzo. I passaggi ereditari avvengono per settant’anni sempre all’interno della famiglia Crivelli, accuratamente documentati come in un lungo e minuzioso inventario del 1731 che descrive l’immobile e censisce scrupolosamente gli arredi, finché Enea III Crivelli aliena i beni di Rho nel 1750: è evidente che essi risultano marginali rispetto alle proprietà Briantee e, come altri possedimenti, situati per esempio in Lomellina, assolvono ad una funzione equilibratrice della situazione patrimoniale della casata, tanto in congiunture favorevoli come quelli di metà ‘600, quanto in quelle negative di un secolo più tardi.
Subentrano nella proprietà benestanti borghesi, come Antonio Carbone, il primo dopo i Crivelli, che figura nel Catasto Teresiano, poi tra gli altri il Conte Francesco Perini e il fratello canonico Pietro, i Tosi lungo tutto l’800 e infine la famiglia Morandi e il cavalier Davide Magnaghi nel nostro secolo, che operano profonde trasformazioni sull’immobile, allontanandolo sempre di più dall’originaria funzione, almeno parziale, di rappresentanza, e stratificandovi nuove destinazioni d’uso.
Vi trovano posto fin dagli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale il Cinema Teatro Centrale e locali di abitazioni nella costruzione annessa alla torre; da ultimo il lascito Magnaghi alla Parrocchia di San Vittore conduce alla vendita frazionata delle singole unità abitative.
Riconoscere oggi quello che Palazzo Crivelli era in origine e fu per molto tempo è arduo : concepito come “corte” tipicamente Lombarda, cioè come azienda agricola con elementi specifici atti anche a funzione di residenza aristocratica, vantava strutture di tutto rispetto, come un portico con il torchio, un prestino, una lavanderia, tre stalle, una “cagnatera” e finezze architettoniche e decorative tipicamente seicentesche, quali scaloni di rappresentanza, bugne piatte rettangolari in successione a sottolineare le estremità e il portale, cornici”ad orecchie” alle finestre.
Ma l’elemento di spicco rimane indubbiamente l’imponente torrione a merlatura ghibellina che non ha prevalentemente una funzione di difesa, ma bensì quella di ricreare un’immagine di un castello, con la torre, austera immagine di potenza e di dominio. Immagine per altro ingentilita negli interni, destinati a residenza, grazie ad una pregevole decorazione comprendente soffitti a cassettoni e ampie zone affrescate di intento celebrativo.
Si è venuta a sovrapporre alla decorazione originaria, in maniera singolare, un’altra più recente di gusto liberty dei primi decenni del Novecento in particolare nel salone del Cinema- Teatro- Centrale che ha occupato l’intero corpo su strada della “nuova fabbrica”; nonché elementi esterni di gusto neoromantico (analoghi per intenderci al Palazzo Municipale) con cornici ad angolo acuto ed alcune finestre.
Interventi di lottizzazione e soppressione di elementi fondamentali come il maestoso scalone padronale a un lato del porticato (1969) hanno reso molto meno leggibile l’unità del complesso. Fortunatamente – o fortunosamente –qualcosa è stato rispettato o salvato nel corso degli interventi di riuso: soprattutto gli affreschi staccati da una sala della torre a pianterreno ( XVII-XVIII) , ed ora collocati presso Villa Burba, e più recentemente quelli che coprono le pareti del proscenio del vecchio Centrale. Per il presente ed il futuro si prospetta per il palazzo Crivelli una destinazione prevalentemente abitativa-commerciale, che valorizzi al meglio ciò che resta dell’antico splendore, compatibilmente con le esigenze funzionali attuali.
( tratto liberamente da “ Rho nei secoli : segni, tracce, disegni) di Piero Airaghi e Paola Pessina
Fonte: Immagini Rho-assessorato alla Cultura Città di Rho- edizione 1992 Comune di Rho
Disegno Stefano Lavazza