Associazione SAN MARCO RHO

Associazione  SAN MARCO  RHO Mostre d'arte ed eventi culturali

In questi giorni, nel gennaio del 1985, tutto il nord d'Italia fu ricoperto da abbondanti nevicate , si arrivò addirittu...
14/01/2025

In questi giorni, nel gennaio del 1985, tutto il nord d'Italia fu ricoperto da abbondanti nevicate , si arrivò addirittura a 90 cm. di neve.
La magia della «nevicata del secolo» viene ricordata con grande nostalgia.
L'evento, noto come 'la nevicata del secolo', ha avuto un impatto significativo sulla vita quotidiana di Milano, costringendo all'intervento dei carri armati per liberare le strade.

L'eccezionalità del fenomeno provocò caos e problemi in tutto il Nord Italia, impreparato a una simile situazione. Inoltre, parte delle attrezzature antineve della metropoli lombarda erano state precedentemente inviate a Roma, dal momento che la capitale era già stata bloccata, il 6 gennaio, da una nevicata di dimensioni anomale per il luogo.

Milano restò bloccata per tre giorni, con le strade invase da bambini in slittino e buontemponi con gli sci. Alcune strade furono nuovamente rese agibili al traffico dopo l'intervento dei carri armati della caserma Perucchetti, ubicata entro la città, per cercare di liberare le strade principali urbane schiacciando e spostando la neve. Vennero impiegati 650 militari di leva del terzo battaglione trasmissioni Spluga, del reggimento artiglieria a cavallo "la Voloire", del terzo battaglione logistico di manovra Bersaglieri della brigata Goito e del secondo battaglione bersaglieri "Governolo" (Legnano), tutti acquartierati in caserme entro la città o nei dintorni. Solamente le automobili con le catene montate sulle ruote erano in grado di circolare per le strade cittadine; la rampa di salita sul ponte della Ghisolfa rimase bloccata per ore, a causa della sbandata di un autoarticolato scivolato sulla neve depositatasi sul manto stradale.

Per il carico eccessivo della neve, crollò il tetto del velodromo Vigorelli, mentre il nuovo palazzo dello sport (costruito nove anni prima nei pressi dello stadio di San Siro) rimase completamente distrutto e mai più ricostruito. I tetti di molti altri edifici pubblici e privati crollarono a causa del peso della neve accumulatasi, tra cui uno dei due padiglioni palestra della scuola del Sole, nel parco Trotter, mentre lungo le strade abbondavano i rami degli alberi che avevano ceduto per l'accumulo nevoso.

wikipedia

Rho sotto la neve

STORIA DI RHO  La foto è datata 17 febbraio 1958, (era un lunedì). Pertanto tutti i bambini nella foto sono i ragazzi de...
12/01/2025

STORIA DI RHO

La foto è datata 17 febbraio 1958, (era un lunedì).
Pertanto tutti i bambini nella foto sono i ragazzi degli anni '50.
Potrebbe essere una scuola di qualche frazione. Chiedete ai vostri amici e aiutateci a scoprire dove siamo. Se qualcuno si riconosce ancora meglio.
Grazie

STORIA DI RHO  CASTELLO VISCONTI- CRIVELLISui quarti di nobiltà dei Crivelli non è lecito nutrire dubbi, ben prima del 1...
12/01/2025

STORIA DI RHO

CASTELLO VISCONTI- CRIVELLI

Sui quarti di nobiltà dei Crivelli non è lecito nutrire dubbi, ben prima del 1000 figurano tra le più nobili e potenti famiglie lombarde; le terre di Rho non sono particolarmente significative nel complesso dei loro possedimenti. che pur molto estesi in zona, sono localizzati soprattutto a Nerviano, Parabiago, Corbetta. Eppure nel corso tra le lotte tra Torriani e Visconti per il dominio di Milano, un Crivelli di spicco, Cressone, aveva puntato su Rho, dopo Nerviano e Legnano, per tentarne l’occupazione, ma il contardo non l’aveva seguito nella sollevazione: era il maggio 1305.
Le terre e gli immobili di Rho appartengono ad una diramazione dei Crivelli di Nerviano, i Crivelli di Agliate, che vantano esponenti di prestigio già alla corte di Ludovico il Moro, a cavallo tra XV e XVI secolo.
Dal più antico censimento in nostro possesso, datato 1564, un Antonio Maria Crivelli risulta proprietario a Rho, tra l’altro, di ben sette case nel borgo, nonché della vasta tenuta delle Burba; una laterale della contrada del Pasquè, indicata nei documenti come “stretta del Crivello” porta il nome del casato, e fin dal 1600 la famiglia non manca di associare i propri membri alla Fabbriceria del Santuario dell’Addolorata : devozione che proseguirà per tutto il XVII secolo, tanto che nel 1696 verrà eseguito un lascito testamentario del Conto Lazzaro Crivelli a favore della ca****la oggi del Sacro Cuore, ai piedi della quale è leggibile tutt’ora una lapide commemorativa suggellata dallo stemma di famiglia: quel Crivello ( setaccio) sormontato da un rapace che figura anche sull’arco che da Via Matteotti immette in Via Tebaldi, facente parte del palazzo stesso.
Filippo IV di Spagna nomina nel 1658 Flaminio II Crivelli, Marchese di Agliate: la base della sua potenza economica e del suo grado sociale è in Brianza, debitamente evidenziata dal prestigioso castello di Inverigo. E’ a lui ed a un fratello, il terzogenito Enea, che si deve, nel 1675, l’inizio della “nuova fabbrica”, ossia del palazzo Crivelli con la torre, nelle dimensioni tutt’oggi sotto i nostri occhi, per quanto l’edificazione di un primo nucleo, più modesto del complesso, il così detto “quarto vecchio” fosse stata promossa fin dal terzo-quarto decennio del secolo, dal padre Tiberio e dal fratello di questi, Flaminio I; il completamento della costruzione avverrà entro il 1681.
Al più antico corpo di fabbrica ad U, contenente la dimora propriamente nobile e tutta una serie di ambienti a carattere rurale, che ha inglobato costruzioni precedenti, si aggiunge con opportuni acquisti, verso ovest un nuovo corpo di fabbrica a L, munito di torre prospiciente la strada e sviluppato in profondità su di un ampio giardino ,che diviene così elemento privilegiato nell’organizzazione complessiva del palazzo. I passaggi ereditari avvengono per settant’anni sempre all’interno della famiglia Crivelli, accuratamente documentati come in un lungo e minuzioso inventario del 1731 che descrive l’immobile e censisce scrupolosamente gli arredi, finché Enea III Crivelli aliena i beni di Rho nel 1750: è evidente che essi risultano marginali rispetto alle proprietà Briantee e, come altri possedimenti, situati per esempio in Lomellina, assolvono ad una funzione equilibratrice della situazione patrimoniale della casata, tanto in congiunture favorevoli come quelli di metà ‘600, quanto in quelle negative di un secolo più tardi.
Subentrano nella proprietà benestanti borghesi, come Antonio Carbone, il primo dopo i Crivelli, che figura nel Catasto Teresiano, poi tra gli altri il Conte Francesco Perini e il fratello canonico Pietro, i Tosi lungo tutto l’800 e infine la famiglia Morandi e il cavalier Davide Magnaghi nel nostro secolo, che operano profonde trasformazioni sull’immobile, allontanandolo sempre di più dall’originaria funzione, almeno parziale, di rappresentanza, e stratificandovi nuove destinazioni d’uso.
Vi trovano posto fin dagli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale il Cinema Teatro Centrale e locali di abitazioni nella costruzione annessa alla torre; da ultimo il lascito Magnaghi alla Parrocchia di San Vittore conduce alla vendita frazionata delle singole unità abitative.
Riconoscere oggi quello che Palazzo Crivelli era in origine e fu per molto tempo è arduo : concepito come “corte” tipicamente Lombarda, cioè come azienda agricola con elementi specifici atti anche a funzione di residenza aristocratica, vantava strutture di tutto rispetto, come un portico con il torchio, un prestino, una lavanderia, tre stalle, una “cagnatera” e finezze architettoniche e decorative tipicamente seicentesche, quali scaloni di rappresentanza, bugne piatte rettangolari in successione a sottolineare le estremità e il portale, cornici”ad orecchie” alle finestre.
Ma l’elemento di spicco rimane indubbiamente l’imponente torrione a merlatura ghibellina che non ha prevalentemente una funzione di difesa, ma bensì quella di ricreare un’immagine di un castello, con la torre, austera immagine di potenza e di dominio. Immagine per altro ingentilita negli interni, destinati a residenza, grazie ad una pregevole decorazione comprendente soffitti a cassettoni e ampie zone affrescate di intento celebrativo.
Si è venuta a sovrapporre alla decorazione originaria, in maniera singolare, un’altra più recente di gusto liberty dei primi decenni del Novecento in particolare nel salone del Cinema- Teatro- Centrale che ha occupato l’intero corpo su strada della “nuova fabbrica”; nonché elementi esterni di gusto neoromantico (analoghi per intenderci al Palazzo Municipale) con cornici ad angolo acuto ed alcune finestre.
Interventi di lottizzazione e soppressione di elementi fondamentali come il maestoso scalone padronale a un lato del porticato (1969) hanno reso molto meno leggibile l’unità del complesso. Fortunatamente – o fortunosamente –qualcosa è stato rispettato o salvato nel corso degli interventi di riuso: soprattutto gli affreschi staccati da una sala della torre a pianterreno ( XVII-XVIII) , ed ora collocati presso Villa Burba, e più recentemente quelli che coprono le pareti del proscenio del vecchio Centrale. Per il presente ed il futuro si prospetta per il palazzo Crivelli una destinazione prevalentemente abitativa-commerciale, che valorizzi al meglio ciò che resta dell’antico splendore, compatibilmente con le esigenze funzionali attuali.
( tratto liberamente da “ Rho nei secoli : segni, tracce, disegni) di Piero Airaghi e Paola Pessina
Fonte: Immagini Rho-assessorato alla Cultura Città di Rho- edizione 1992 Comune di Rho

Disegno Stefano Lavazza

PROVERBI
11/01/2025

PROVERBI

CARTOLINE DA  RHO
11/01/2025

CARTOLINE DA RHO

Gennaio è un mese ricco di ricorrenze tradizionali che sono legate soprattutto al vivere di una volta, e al mondo contad...
10/01/2025

Gennaio è un mese ricco di ricorrenze tradizionali che sono legate soprattutto al vivere di una volta, e al mondo contadino.

Arrivano I tre mercanti di neve

San Mauro, un freddo del diavolo; 15/1
Sant'Antonio, un freddo da demonio; 17/1
San Sebastiano, un freddo da cani. 20/1

“San Máur, un fréc dal diául,
Sant’Antóni, un fréc da demóni;
San Sebastiän, un fréc da cän”

Dipinto : Donato Frisia (Merate, 30 agosto 1883 – Merate, 13 dicembre 1953 ) Neve a Bardonecchia-coll.privata

PROVERBI  Sostanzialmente è come quel proverbio che dice: “E’ inutile correre, basta arrivare a tempo”.
10/01/2025

PROVERBI

Sostanzialmente è come quel proverbio che dice: “E’ inutile correre, basta arrivare a tempo”.

proverbi milanesiMì tratti tì come voraria vèss trattaa mìDiversament, mì te tratti come tì te trattet mì.”foto _ Rho Gi...
09/01/2025

proverbi milanesi

Mì tratti tì
come voraria vèss trattaa mì
Diversament,
mì te tratti come tì te trattet mì.”

foto _ Rho Giardini pubblici -

Elvis Presleydata di nascita: martedì 8 gennaio 1935Elvis Presley: Il Re del Rock non ha bisogno di altre presentazioni....
07/01/2025

Elvis Presley
data di nascita: martedì 8 gennaio 1935
Elvis Presley: Il Re del Rock non ha bisogno di altre presentazioni... una leggenda che unisce musica, cinema e costume e continua a vivere nelle nuove generazioni!

Nato a Tupelo (città nel nord-est del Mississippi) e morto a Memphis nel 1977, Elvis Aaron Presley è stato una vera e propria icona della cultura pop del XX secolo, stimato da attori, cantanti e personalità dello star system. Nei suoi 24 anni di carriera, The Pelvis (soprannominato così per i caratteristici movimenti di bacino) ha pubblicato 61 album e venduto oltre 1 miliardo di dischi in tutto il mondo (essendosi esibito sempre e solo negli USA ed in Canada) ed è stato più volte ai vertici delle classifiche americane.

Dalle romantiche Love me tender e Are You Lonesome Tonight alle rockeggianti Heartbreak Hotel e Blue Suede Shoes, i suoi successi restano immortali e vengono, spesso, rivisitati dagli artisti di ogni tempo. Altrettanto popolari le performance sul set, tra cui "Pugno proibito" e "Il Monte di Venere".

Il successo, purtroppo, non lo preservò da forti delusioni personali e periodi bui. Dopo il divorzio dalla moglie Priscilla, visse un lungo periodo di depressione, durante il quale abusò di psicofarmaci ed iniziò ad avere un'alimentazione disordinata, che lo portò ad ingrassare vistosamente e a sottoporsi a diete dimagranti a base di medicinali.
Stroncato da arresto cardiaco, Elvis fu trovato morto dalla compagna Ginger Alden nella stanza da bagno di Graceland, sua lussuosa residenza a Memphis.

La morte sconvolse l'America intera e non solo. Sulle cause ci sono ancora diverse ipotesi: Peter Guralnick (noto biografo) associa il decesso alle quattordici sostanze medicinali trovate nel corpo del cantante (con l'autopsia), prescrittegli dal medico (sostanze legalmente somministrate ad Elvis, che non faceva uso di sostanze stupefacenti). Altri pensano ad uno shock anafilattico provocato da un'allergia alla codeina (presente nei farmaci contro il mal di denti di cui Presley faceva uso), altri imputano la sua morte all'obesità.

Almanacco.it

GennaioIo sono dell'annoil primo meseed un inchinovi fo cortese.Son triste, squallido,son freddo tanto,e il monte e il p...
06/01/2025

Gennaio
Io sono dell'anno
il primo mese
ed un inchino
vi fo cortese.
Son triste, squallido,
son freddo tanto,
e il monte e il piano
di neve ammanto.
Pur son benefico...
Vi sembra strano?
Sotto la neve
germoglia il grano.

G. Ferrara

Ivan Kapoff -1898- 1970 . Nevicata- coll. privata

Il Tricolore viene adottato per la prima voltasabato 7 gennaio 1797Il Tricolore viene adottato per la prima volta: «Comp...
06/01/2025

Il Tricolore viene adottato per la prima volta
sabato 7 gennaio 1797

Il Tricolore viene adottato per la prima volta: «Compagnoni fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Viene decretato.» È uno stralcio del verbale approvato in una storica assemblea a Reggio Emilia, che riconobbe il Tricolore come bandiera ufficiale della Repubblica Cispadana cui furono chiamati ad aderire tutti gli altri popoli italiani.

La conquista francese dell'Italia del nord aveva risvegliato lo spirito unitario nei diversi Stati della Pen*sola, al cui posto erano nate delle repubbliche d'ispirazione giacobina. Come segno di adesione agli ideali della Rivoluzione e del regime napoleonico, in queste nuove entità vennero adottate bandiere e coccarde che nei colori e nella suddivisione in tre fasce richiamavano il modello francese.

La versione italiana differiva in un colore: il verde in luogo del blu. A idearla nel 1794 furono due studenti dell'Università di Bologna e martiri patrioti: il bolognese Luigi Zamboni e l'astigiano Giovanni Battista de Rolandis (originario di Castell'Alfero). Il loro disegno mise assieme il bianco e il rosso, presenti nel vessillo di molte città del nord (per alcuni s'ispirarono alle rispettive città d'origine, per altri alla città di Milano) con il verde che simboleggiava la speranza di unificare il paese (ma riprendeva anche il colore della divisa della guardia civica milanese).

In poco tempo divenne un segno di riconoscimento per i popoli liberati dal vecchio potere monarchico. Un clima che accompagnò la formazione della Repubblica Cispadana, nata dall'unione delle province di Modena e Reggio Emilia con le ex legazioni pontificie di Ferrara e Bologna. L'atto di costituzione fu ratificato da un'assemblea di 110 delegati, presieduta dal ferrarese Carlo Facci, che venne convocata nella sala dell'archivio ducale di Reggio Emilia (successivamente ribattezzata Sala del Tricolore).

Qui tra gli altri provvedimenti, fu deciso, su mozione del deputato Giuseppe Compagnoni, di adottare il Tricolore come stendardo ufficiale. In questa fase si presentava divisa in tre fasce orizzontali, dai colori rosso-bianco-verde (dall'alto verso il basso), e con al centro il Turcasso o Faretra con quattro frecce, a simboleggiare l'unione delle quattro popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.

Quasi un anno mezzo dopo, con la nascita della Repubblica Cisalpina (che inglobò Cispadana e Transpadana) si passò alla disposizione a fasce verticali, partendo dall'asta con il colore verde. Questo modello durò poco e all'inizio del XIX secolo si optò per un quadrato rosso contenete un rombo bianco che a sua volta racchiudeva un quadrato verde (dal 2000 diventerà lo stendardo del Presidente della Repubblica).

Utilizzato dai moti rivoluzionari degli anni Trenta, il Tricolore tornò in auge con i moti del ’48 fino a diventare l'insegna ufficiale del Regno di Sardegna e conseguentemente del Regno d'Italia. La sistemazione definitiva maturò con la Costituzione, dove, all'art 12 comma 6, si stabilì ordine e tonalità dei colori. Per tutelarla, inoltre, venne introdotto nel codice penale il reato di vilipendio o danneggiamento della bandiera (art. 292).

La sua prima grande celebrazione ebbe luogo in occasione del centenario (1897), quando il poeta Giosuè Carducci fu chiamato a pronunciare un'orazione solenne nell'atrio del palazzo comunale di Reggio Emilia. Esattamente un secolo dopo il Parlamento italiano istituì la giornata nazionale della bandiera.

ALMANACCO.IT

La Befana                                          di Guido GozzanoDiscesi dal lettinoson là presso il camino,grandi occ...
05/01/2025

La Befana di Guido Gozzano

Discesi dal lettino
son là presso il camino,
grandi occhi estasiati,
i bimbi affaccendati
a metter la scarpetta
che invita la Vecchietta
a portar chicche e doni
per tutti i bimbi buoni.

Ognun, chiudendo gli occhi,
sogna dolci e balocchi;
e Dori, il più piccino,
accosta il suo visino

alla grande vetrata,
per veder la sfilata
dei Magi, su nel cielo,
nella notte di gelo.

Quelli passano intanto
nel lor gemmato manto,
e li guida una stella
nel cielo, la più bella.

Che visione incantata
nella notte stellata!
E la vedono i bimbi,
come vedono i nimbi

degli angeli festanti
ne’ lor candidi ammanti.
Bambini! Gioia e vita
son la vision sentita nel loro piccolo cuore
ignaro del dolore.

La "Befana del Vigile" Negli anni '50, c'era una bellissima usanza  di omaggiare i vigili urbani con regali, il  giorno ...
05/01/2025

La "Befana del Vigile"
Negli anni '50, c'era una bellissima usanza di omaggiare i vigili urbani con regali, il giorno della Befana. Questa tradizione era un gesto di gratitudine e riconoscenza verso coloro che ogni giorno garantivano la sicurezza e l'ordine nelle strade della città, soprattutto prima dell'entrata in funzione dei semafori. I cittadini, commercianti e istituzioni si univano per donare ai vigili doni che potevano variare da dolci, panettoni, vini e altri prodotti tipici, fino a oggetti più preziosi. Questa tradizione rappresentava un momento di forte coesione e comunità, riflettendo lo spirito di solidarietà e apprezzamento che caratterizzava il Natale di quel tempo.
Oggi la vecchina con ca****laccio e scopa raccoglie pacchi dono da distribuire poi alle famiglie in difficoltà.

foto 1) La Befana del Vigile anni 1960
Vigile Dante Musazzi Piazza San Vittore

FOTO 2 La Befana del Vigile anni '60 con il Vespa Club

Grazie a Edoardo BossiLA STÒRIA DE LA BEFANA(di Carlètto  Oblò)Gh’è ona stòria ben lontanache la dis de la Befana,l’è on...
05/01/2025

Grazie a Edoardo Bossi

LA STÒRIA DE LA BEFANA
(di Carlètto Oblò)

Gh’è ona stòria ben lontana
che la dis de la Befana,
l’è ona stòria che fra cent
‘dèss ve cunti sul moment.
Tutti sann ch’el ses genar,
inscì disen, inscì par,
hinn rivaa con regai bèi
trii Rè Mag cont i camèi.
Cunta sù poeu la leggenda
che la nòtt l’era tremenda
e dai p*e, fin su ai orègg
se sentiva on gran frègg.
I Rè Mag, ormai giazzaa,
a ona vèggia hann domandaa
de podè vèss ospitaa
on moment per ciappà fiaa;
ma la vèggia, ‘me ‘n’arpia
con brutt fà j'ha casciaa via,
salvo poeu pentiss perché
l’ha savuu ‘doe andava i Rè.
La veggètta, ‘sta megera,
l’ha cercaa in ògni manera
de trovà i trii coi cammèi
per portà i oh bèi, oh bèi
al Bambin nassuu in la gròtta:
l’ha poduu fà pù nagòtta!
L’è per quèll che anmò incoeu
la va in gir col cavagnoeu
a cavall d’ona ramazza
cont in tèsta ‘na scuffiazza,
la se fèrma a ògni camin
e la lassa a ògni bambin
'na la calzètta per i p*e
di bombon e di bellee
e la spera ancamò incoeu
de trovà l’asnin e ‘l boeu
e tra lor Gesù Bambin
per portagh on regalin...

anni 50 La befana del vigile a Rho ( vigile Gianni Bartolo)

La Befana di Giovanni PascoliViene viene la Befanavien dai monti a notte fonda.Come è stanca! La circondaneve, gelo e tr...
04/01/2025

La Befana di Giovanni Pascoli

Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.

Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.

E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.

Che c’è dentro questa villa?
uno stropiccìo leggiero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.

Guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.

Chi mai sale? chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.

La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?

Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
veglia e piange, piange e fila.

La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.

Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.

Louis Brailledata di nascita: mercoledì 4 gennaio 1809Louis Braille: Nel buio, cui fu condannato per tutta l'esistenza d...
04/01/2025

Louis Braille
data di nascita: mercoledì 4 gennaio 1809

Louis Braille: Nel buio, cui fu condannato per tutta l'esistenza da uno sfortunato incidente, trovò la "luce" per donare a milioni di non vedenti la possibilità di comunicare con il mondo.

Nato a Coupvray, in Francia, e morto a Parigi nel 1852, quando aveva tre anni si infortunò all'occhio sinistro nell'officina del padre e l'infezione si estese, con il tempo, anche all'occhio destro, portandolo alla cecità.

Una borsa di studio lo fece entrare alla Institution des Jeunes Aveugles (Istituto per giovani ciechi), dove apprese i metodi punitivi di Valentin Haüy, efficaci solo per la lettura. L'intuizione giusta arrivò nel 1821, quando un militare, tale Charles Barbier de la Serre, mostrò a Braille un sistema usato dall'esercito per trasmettere messaggi in rilievo, basato su dodici punti.

Da quest'ultimo prese forma il celebre metodo Braille, basato su sei punti e che permetteva ai non vedenti di leggere e scrivere, in seguito utilizzato anche per la matematica e la musica. Nel 2009, per il bicentenario della sua nascita, l'Italia ed il Belgio hanno dedicato all'inventore una moneta commemorativa da due Euro.

Almanacco.it

Nasce la televisione italianadomenica 3 gennaio 1954Nasce la televisione italiana: «La RAI Radiotelevisione Italiana ini...
02/01/2025

Nasce la televisione italiana
domenica 3 gennaio 1954
Nasce la televisione italiana: «La RAI Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive». È lo storico incipit di Fulvia Colombo, la decana di tutte le "signorine buonasera", che dagli studi di Milano annuncia l'inizio ufficiale del regolare servizio di trasmissioni televisive in Italia. L'evento è seguito da 15mila apparecchi in tutto il territorio nazionale, distribuiti tra abitazioni e bar dove sono raccolti migliaia di italiani.

Sono le 11 di mattina quando quel piccolo aggeggio dalla forma squadrata - allora simile più a un forno elettrico - inizia a trasmettere immagini in bianco e nero. A battezzare il nuovo elettrodomestico (il cui costo è cinque volte superiore al salario medio di un operaio) è il finale del "Guglielmo Tell" di Gioacchino Rossini. Quando la musica sfuma arriva la voce del primo volto femminile della storia della TV italiana, che elenca i programmi della giornata.

Si tratta di un palinsesto scarso che apre con la telecronaca dell'inaugurazione delle sedi RAI di Milano, Roma e Torino, cui segue la rubrica Arrivi e partenze condotta dal giovane italoamericano Mike Bongiorno. Pomeriggio all'insegna dello sport, con trotto e calcio, e del cinema con la pellicola Le miserie del signor Travet (nel cast figurano Gino Cervi e Alberto Sordi) di Mario Soldati.

Alle 20,45 va in onda il primo telegiornale regolare, dopo quello sperimentale trasmesso il 10 settembre del 1952. Si chiude con il teatro: viene trasmessa in diretta L'osteria della posta di Carlo Goldoni, portata in scena da Isa Barzizza e Leonardo Cortese. Il sipario cala alle 23 e sullo schermo domina il primo monoscopio RAI.

Tre mesi dopo, la vecchia denominazione Radio Audizioni Italiane S.p.A. (subentrata nel 1944 all'EIAR di derivazione fascista) lascia il posto alla nuova Radio Televisione Italiana. Di qui è un crescendo dell'offerta televisiva che, oltre a portare sullo schermo il Festival di Sanremo, si amplia nel novembre del 1955 con il primo sceneggiato, Piccole Donne, e il celebre quiz "Lascia o raddoppia?", che consacra Bongiorno come presentatore dei giochi a quiz.

In parallelo, si allarga la platea dei contribuenti del canone che nel dicembre 1958 raggiunge il milionesimo abbonato, traguardo festeggiato dalla RAI con una trasmissione speciale.

almanacco.it

Fausto Coppidata morte:        sabato 2 gennaio 1960Il 1° novembre 1959 si svolse a Rho l’Omnium d’assi organizzato dall...
01/01/2025

Fausto Coppi
data morte: sabato 2 gennaio 1960

Il 1° novembre 1959 si svolse a Rho l’Omnium d’assi organizzato dalla Società Giudici Cellofane: una composizione ciclistica svoltasi nel centro cittadino su un circuito di circa mille metri. Vi parteciparono campioni del calibro di Fausto Coppi, Louis Bobet, Ercole Baldini, Antonio Maspes e Federico Bahamontes.
Vinse Fausto Coppi, il campionissimo. Fu purtroppo la sua ultima vittoria, poiché due mesi dopo, il 2 gennaio 1960, lo colse la morte.
Alla kermesse si poteva assistere a pagamento, ma fu così elevato il numero di coloro che si intrufolarono senza biglietto che l’anno successivo gli organizzatori decisero di spostare la manifestazione al campo sportivo, asfaltando per l’occasione la pista di atletica.
(dal libro “dai campi alle officine).

Foto: Fausto Coppi a Rho Via Cardinal Ferrari angolo Porta Ronca.
Foto Cesare Rezzonico - archivio Tazio Airaghi

Indirizzo

RHO Via Lainate 24
Rho
20017

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