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Il Negozio Magico Acquisti speciali: ciò che serve per le gestire le "Sfide" o le "Sfighe della nostra vita. Entra pure

Così scrive Valentina dalla Sardegna (nome inventato di persona reale), a seguito dell’ultimo articolo:“ … … NEL TUO ART...
16/05/2023

Così scrive Valentina dalla Sardegna (nome inventato di persona reale), a seguito dell’ultimo articolo:
“ … … NEL TUO ARTICOLO HAI PARLATO DI UN ARGOMENTO A ME CARO: IL CONFORTO. MI HAI APERTO GLI OCCHI: ESISTE L’INCAPACITÀ DI CONFORTARE! DA OTTOBRE DUE MIE CARISSIME COLLEGHE HANNO VISSUTO UN GRANDE DOLORE. AD UNA È MORTO IL MARITO IMPROVVISAMENTE, È USCITO DI CASA E DOPO UN’ORA L’HANNO CHIAMATA DICENDOLE CHE ERA MORTO. ALL’ALTRA, IL FIGLIO DI 18 ANNI HA AVUTO UN INCIDENTE IN MOTO, ED È IN COMA. SONO AFFEZIONATISSIMA ALLE MIE COLLEGHE, AVREI VOLUTO ALLEVIARE UN MINIMO QUEL PESO, MA NON SONO RIUSCITA. CON LA LETTURA DEL TUO ARTICOLO MI SONO RESA CONTO CHE FACCIO PARTE DI QUELLE PERSONE POVERE, CHE NON SANNO CONFORTARE. NASCE QUINDI UNA DOMANDA PER TE: SI PUÒ IMPARARE A CONFORTARE? UN CARO SALUTO PROF”.

Quelle descritte sono due delle situazioni più difficili che una persona incontra nella vita, sia come protagonista che come possibile aiutante che vuole confortare, per l’affetto e la compassione che nutre.

Non ho codificato a priori questo argomento, per cui rifletto con voi a voce alta, come se ci potessimo confrontare alla pari, partendo ovviamente dalle nostre esperienze di vita.

Parto dalla maggiore difficoltà che ho incontrato nell’essere di conforto a qualcuno.

Diversi anni fa mi telefona il mio medico di famiglia e mi chiede se posso essere d’aiuto ad una coppia di genitori che ha perso il figlio molto giovane, suicidatosi due giorni prima, e mi dà il loro telefono. Chiamo e fisso un appuntamento a casa loro, perché anche se normalmente non si fa, questo mi sembra un caso speciale sul quale non andare troppo per il sottile.

Mi trovo di fonte due persone sotto choc, emotivamente provate, incredule, confuse, il padre molto più della madre, donna molto più pratica e razionale. Per quel figlio hanno investito tutta la loro vita, hanno messo in piedi una piccola azienda per il suo futuro, hanno fatto tutto quanto per renderlo felice e appagato, perdonando qualsiasi malanno fatto, comprese alcune autovetture distrutte in vari incidenti.

Mentre parlano e io ascolto, cerco di capire cosa posso fare per loro, oltre al tempo dedicato e alla comprensione non scontata e banale. Cerco di capire di quale conforto hanno bisogno in questo primo momento di shock, ma mi rendo conto che l’impresa è per me impossibile. Loro, soprattutto il padre, vorrebbe avere una risposta immediata a qualcosa che di immediato non ha nulla, il dolore per la perdita di un figlio. Vorrebbe sollevare il suo stato d’animo e la sua angoscia che non gli permettono di dormire.

Gli parlo della gestione degli aspetti legati ad ansia e sonno con il Medico di Famiglia per l’assunzione di farmaci da sostegno, e con me per un supporto nel momento della botta, ma a loro non sembra sufficiente. In poche parole, non vorrebbero provare quel dolore che li sta devastando, e non riescono a vedere alcun futuro per la loro vita, visto che il loro futuro era il figlio, e ora tutta la loro vita ha perso di senso, compresa l’azienda che vorrebbero mollare e chiudere immediatamente.

Non avevo nulla da dare loro, soprattutto perché loro desideravano altro, lontano dalle mie possibilità. Soprattutto non avevano bisogno di conforto ma di miracolo.

Penso che il conforto sia possibile quando le persone lo desiderano, quando ne hanno la percezione perché hanno perso qualcosa o hanno bisogno di qualcosa. Il conforto e il modo di offrirlo, non può prescindere dal bisogno che gli altri esprimono, non può essere fatto a caso, solo sull’onda della nostra buona volontà, compassione, comprensione umana.

Un tempo il conforto veniva offerto per specializzazione da figure religiose, sacerdoti e suore. E lo facevano a modo loro, secondo i loro riferimenti religiosi e di fede, parlando di paradiso, di cielo, di angeli e quant’altro. Un tempo quel tipo di conforto aveva una sua ragion d’essere e per molti “funzionava”, perché le persone erano assorbite e parte di un sistema sociale che attribuiva valore e significato a quelle parole.

Ho incontrato diversi sacerdoti che oggi, con i riferimenti della società odierna, sono in difficoltà, non hanno strumenti adeguati, e quelli di un tempo non fanno più presa.

Ciò che immagino e penso, senza pretesa di rappresentare una legge divina, è che il conforto oggi ha due direttrici principali sulle quali ci si può muovere.

• Rassicurazione
• Speranza

Un bambino che si sbuccia un ginocchio, nel momento del dolore fisico ha bisogno di un tipo particolare di conforto. Ha bisogno di sentirsi rassicurato e protetto. Rassicurato sul fatto che il dolore abbia una durata limitata, e protetto dalle cure di un qualsiasi adulto.

Una moglie che perde un marito improvvisamente non ha bisogno per prima cosa di rassicurazione. Non è un dolore che se ne va col tempo, anzi spesso aumenta. Aumenta il senso di vuoto, di abbandono, di solitudine, di rammarico per qualcosa che si è interrotto così bruscamente, a volte rimorso per tutte le cose non dette o non fatte o lasciate in sospeso.

La percezione chiara del bisogno di conforto, mi arriva alla coscienza una dozzina di anni fa, quando un camion travolge un mio caro fratello in sella alla sua fedele bicicletta. Un vuoto improvviso e violento per tutte le persone a lui care.

Ma il bisogno di conforto deve essere declinato a sua volta, deve essere tradotto per poter ricevere una possibile risposta adeguata.

Per me in quella situazione, il bisogno di conforto era ed è tuttora legato al bisogno di speranza, la speranza che la vita non si esaurisca con la nostra esistenza terrena, perché altrimenti perderebbe tutto di significato. La speranza offre la possibilità di ricomporre il puzzle scombinato, anche se in modo immaginario e decisamente non oggettivo.

Spesso le persone hanno bisogno di riempire di un qualche significato un evento spiacevole, di porlo in un orizzonte di più ampio respiro, non ridurlo al bisogno del momento, irrimediabilmente frustrato. Ma questo non sempre e soprattutto non subito.

La stupidità più assoluta che conosca, è attribuibile a quei giornalisti che intervistando un genitore o un parente nel momento del lutto per la perdita improvvisa e violenta di un proprio caro, fanno la classica domanda: “Lei perdona gli assassini di sua/o figlia/o?”.

E dopo queste considerazioni preliminari, veniamo alla parte più pragmatica della domanda: “Si può imparare a confortare?”.

La domanda è retorica, e la risposta non può essere che un sì.

Semmai lo scoglio più arduo, la domanda più difficile cui rispondere è “Come si fa?”, non “Si può imparare?”.

Ecco qualche mia semplice idea, rivedibile, provvisoria, immaginata.

1) Il primo passo è comprendere quale situazione di vita sta vivendo la persona coinvolta.

E’ un ginocchio sbucciato? E’ la perdita di un lavoro? E’ una relazione interrotta? E’ il lutto da una persona cara? E di quale persona si tratta? Che tipo di distacco? Immediato, dopo una lunga malattia, violento?

Ogni situazione di vita ha molti particolari che la rendono unica e non ripetibile. Non si possono fare le stesse cose con tutte le persone e in tutte le situazioni allo stesso modo.

2) Comprendere, legittimare e rispecchiare i sentimenti che la persona vive in quella situazione.

Si sente a disagio, confusa, disorientata, giù di morale, vuota, disperata, abbandonata, sfiduciata, demoralizzata, in colpa, affranta, risentita, scoraggiata, triste, sola, amareggiata, delusa, arrabbiata, e centinaia di altre parole-sentimento.
Comprendere, legittimare e rispecchiare i sentimenti che la persona vive richiede due o tre competenze. La capacità di decentrarsi dai propri pensieri e sintonizzarsi sul mondo interiore dell’altra persona. La capacità di verbalizzare tutto quanto si è raccolto in questo cammino all’interno del mondo dell’altro. Il coraggio di pronunciare parole che possono spaventare, che possono essere ritenute pericolose. Spesso le persone non hanno il coraggio di dire a una persona: “Ti senti disperata”, come se non dirlo evitasse di provarlo. E spesso questa mancanza di coraggio è legata all’incapacità di gestire le possibili conseguenze. Come dire: “Se gli dico che si sente disperata e lei mi risponde di sì, poi come faccio ad andare avanti, come faccio a gestire e aiutare una persona disperata?”.
Non è così, molte volte quando una persona disperata se lo sente dire, se lo sente rispecchiare., può succedere qualcosa di particolare. Per prima cosa si sente riconosciuta. In secondo luogo si sente compresa. In terzo luogo non si sente sola con la disperazione, che è anche peggio. In quarto luogo può aprire la porta nel tempo a cosa farne di quella disperazione.

3) Aver dato o per lo meno aver pensato al tipo di risposta da dare a certi eventi nella propria vita.

Il primo tipo di conforto che possiamo imparare, è quello da rivolgere nei nostri confronti nei momenti di difficoltà. E’ il modo in cui noi cerchiamo o riusciamo a rassicurarci. E’ il modo in cui noi cerchiamo o riusciamo a darci speranza. Il che aprirebbe la porta alla conoscenza di sé e alla definizione dei nostri orizzonti più o meno ampi nei quali inseriamo le nostre esperienza di vita spiacevoli.
Si insegna solo ciò che si è.
Si può confortare solo se si è imparato ad educare la propria umanità.
Per prima cosa verso se stessi.

4) Riflettere sul bisogno espresso implicitamente o esplicitamente in quella situazione: Rassicurazione o Speranza?

Il che aprirebbe la porta ad altri due articoli o capitoli: Come si rassicura? Come si dà speranza?
Due grossi capitoli che non posso trattare in modo esauriente in questo breve ma già lungo articolo, ma due qualità di possibile acquisto nel “Negozio Magico”.
Possiamo però dire cosa certamente andrebbe evitato, giusto per non provare maggiore inadeguatezza di quanta non ci sia già, e magari rompere relazioni per questioni di incomprensione, nonostante la buona volontà.
La razionalizzazione è uno di questi comportamenti possibilmente da evitare. Far ragionare una persona, portare argomentazioni o spiegazioni proprio quando non è in grado di riceverle perché mossa da emozioni, magari forti, è una delle esperienza più spiacevoli che chi necessita di conforto può incontrare.
Anche la condivisione di una propria esperienza, seppur simile, soprattutto se non richiesta, può far scaturire riserve e diffidenze, andare proprio dalla parte contraria del conforto. Facile che una persona coinvolta dall’evento spiacevole nel ricevere una esperienza terza dica: “E ma tu sei tu…”, “E ma però a te…”, “E ma non è la stessa cosa…”.

Passando sul fronte del “Cosa si può fare”, già porsi la domanda e darsi una risposta sul tipo di bisogno che l’altro esprime, implicitamente o esplicitamente è già un grosso passo.

Rassicurazione o Speranza?

Così come un grosso passo sarebbe quello di verbalizzare, rispecchiando questo bisogno all’altro e osservando la sua reazione e ascoltando le sue parole: “Avresti bisogno di ricevere una qualche rassicurazione… di sentirti sicura… protetta…”, “Avresti bisogno di non perdere la speranza… di attribuire significato a questo fatto negativo… avresti bisogno di sapere che non è tutto finito qui… che c’è un motivo per quanto accaduto…”.

E poi da lì in poi si cerca, magari insieme, magari da soli, magari facendosi ve**re qualche idea su come perseguire l’obiettivo, su come aiutare il cammino verso una strada non semplice.

Ma c’è un momento nel quale nulla sembra funzionare. E’ inevitabile.

Ed allora è il momento della attesa, della vicinanza e della presenza senza far nulla, una presenza silenziosa, discreta ma presente nei tempi e nei modi in cui viene percepita come positiva, oppure è il momento di parole di speranza e rassicurazione senza l’attesa di alcun esito, lasciando che il tempo faccia il suo corso.

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Io ringrazio anche tutti, ma devo onestamente dire che dei cuoricini, dei braccini forzuti, dei like, delle faccine con ...
28/04/2023

Io ringrazio anche tutti, ma devo onestamente dire che dei cuoricini, dei braccini forzuti, dei like, delle faccine con abbraccio e tutto quanto, direi che non me ne importa un fico secco. Sono gesti vuoti, e se leggi l’articolo forse capisci perché.
Non scrivo libri o articoli per autocompiacimento, per egocentrismo, per ingrassare il mio io, per sentirmi dire quanto sono bravo.
E poi le relazioni, quelle vere, quelle che hanno importanza, si nutrono di parole, non di vuote e povere emoticon.
Scrivo per pubblica utilità, per offrire occasioni di pensiero significativo in una vita sempre più frastornante, scrivo perché molte delle cose che ho ricevuto, rielaborato e restituito nella mia vita personale e soprattutto professionale, sono state di grande aiuto, crescita, confronto per molti, per moltissimi. Devo proprio dire che solo il mio primo libro “Genitori in regola” ha venduto più di diecimila copie? E sono al decimo.
Ma se fatichi a dedicare 5, 6 o 7 minuti di tempo per leggere un articolo e riflettere su aspetti significativi della tua vita, allora forse anche tu la stai vivendo in modo troppo veloce e superficiale.
E se il massimo che sai esprimere nelle tue relazioni è un cuore rosso, un braccino forzuto o un like, forse quelle relazioni non hanno troppo valore e profondità, non vale la pena averne cura.
Diretto, forse spiacevole, ma vero.
L’articolo è qui sotto.
https://roberto-gilardi.wixsite.com/newsite/post/dalla-rianimazione-al-negozio-magico

27/04/2023

Ho avuto un intervento al cuore, sono stato in rianimazione, terapia intensiva e semi intensiva. Dentro e fuori dall’Ospedale mi sono sentito ripetere in continuazione: ”Fossero tutti così”, “Lei è un modello di paziente da imitare”, “La porterò ad esempio”, “Mi rivendo alcune cose che mi ha detto”.

Ho quindi deciso di dare voce a questa esperienza dal titolo “007 degente speciale”, non per mettervi al corrente dei fatti miei, ma come testimonianza del potere di alcuni strumenti legati al “Negozio Magico”, visto che li ho vissuti sulla mia pelle.

Come scrivo nell’articolo: “Quello che però voglio sottolineare, è il fatto che rispetto al famoso proverbio “AIUTATI CHE IL CIEL T’AIUTA”, ho speso gli ultimi 35 anni della mia vita professionale per offrire alle persone occasioni formative che dessero modo di riempire con fatti e informazioni la prima parola del proverbio: “AIUTATI”. Che è poi la componente principale, oltreché oggettivamente unica a poter essere dimostrata e costruita. Questo è uno degli insight che diversi medici hanno detto di voler rivendere ad altri pazienti”.
Sono sette minuti di lettura. Ma per comprenderne la profondità e l’impatto sulle aree di potere della propria vita, varrebbe la pena leggerlo diverse volte, a distanza di qualche giorno.
Ecco l'articolo:
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Acquisti speciali: ciò che serve per le gestire le "Sfide" o le "Sfighe della nostra vita. Entra pure

https://roberto-gilardi.wixsite.com/newsite/about-1TEMA: Dispersione ScolasticaSVOLGIMENTO: Luisa è vicaria in un Istitu...
21/02/2023

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TEMA: Dispersione Scolastica
SVOLGIMENTO: Luisa è vicaria in un Istituto Professionale del Veneto. Ogni tanto le capita di fare supplenze al volo per mancanze improvvise. Stavolta ha di fronte una classe con problematiche legate allo studio e ai correlati desideri di abbandono. In un momento di sana follia, decide di proporre alla classe una esperienza con il Negozio Magico per trattare questi dubbi, senza però avere a disposizione il materiale, e soprattutto azzardando un’attività non ancora strutturata per quella fascia di età. Ma come altri Formatori volenterosi in varie regioni d’Italia, prende la palla al balzo per fare una sperimentazione, e raccogliere preziose informazioni per l’adattamento di gioco e libro.
L’impatto va ben oltre le aspettative, al punto da far ipotizzare ai ragazzi “L’ora settimanale del Negozio Magico”, e nascono le prime possibili “Carte Scopo”, una delle quali più vicina al tema di questo post, la riporto integralmente come ricevuta da Luisa:
Carta n. 2
La pagella del trimestre è stata un disastro: ho pensato di ritirarmi. I miei genitori mi stressano perché pretendono che io arrivi al diploma.

Scopo 1: Come posso migliorare una situazione scolastica di fine trimestre
Scopo 2: Cosa fare per evitare di ritirarmi ed evitare lo stress da pressione dei genitori
Scopo 3: Come posso farmi aiutare
Verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso, soprattutto a seguito del libro “Star bene a Scuola”, nascono in Italia le prime esperienze di Circle Time o Tempo del Cerchio, come poi viene tradotto. Sono esperienze interessanti e positive, ma hanno due lati deboli: a) non sono strutturate e non hanno una direzione, se non quella di consentire lo sfiato di pensieri e sentimenti di varia natura facilitando comunicazione e comprensione, ed in alcuni casi offrire possibili vie d’uscita da situazioni conflittuali; b) sono pensate per la fascia d’età a cavallo tra infanzia e media, come se negli Istituti Superiori non ci fosse più bisogno di queste cose “da piccoli”.
Molti anni fa, presso un grosso Centro di Formazione Professionale del Friuli, tengo alcune attività formative per la “Gestione di classi difficili”. Uno degli argomenti che tratto è la motivazione come fattore complesso sul quale agire, a patto di averne la seria e strutturata intenzione.
In quella come in altre sedi condivido un modello suddiviso in tre aree: “Area di Libertà”, “Area di Influenza”, “Area di Trascendenza” nelle quali riconoscere e individuare le singole voci da monitorare, migliorare, sulle quali investire per ridurre il rischio di dispersione scolastica.
AREA DI LIBERTÀ: a) Relazione Significativa, b) Grado di utilità, c) Legame alla realtà, d) Motivazione del Docente, e) Metodologia e Didattica. AREA DI INFLUENZA: a) Significato attribuito, b) Esperienze precedenti, c) Influenza sociale, d) stati d’animo, e) Priorità assegnate, f) Attitudini, Interessi, Obiettivi, g) Tendenza attualizzante. AREA DI TRASCENDENZA: a) Argomento, b) Risorse a disposizione, c) Storia personale, d) Cultura di provenienza.
Anche queste attività però hanno un grosso limite, sono completamente centrate, pensate, organizzate e promosse dal Docente di turno, e soprattutto sono proiezioni delle ansie di un mondo adulto inadeguato. Perché nell’audio ricevuto come feedback da un altro Formatore alle prese con questa sperimentazione, si sentono distintamente voci di ragazzi e ragazze di terza media che commentano: “Basta che non si parli di droga o di bullismo…”.
Quando sarà a regime, cioè strutturato con i materiali per le fasce d’età medie e superiori, completo di libro romanzo e materiali, il Negozio Magico avrà un pregio, oltre agli eventuali ed inevitabili difetti. Sarà un prodotto creato e gestito esclusivamente dai destinatari, sia nella formulazione degli scopi (le famosissime Sfide o Sfighe descritte nel libro), a partire dalle problematiche vissute e non proiettate dagli adulti, sia nella strutturazione della strada per raggiungerli. Inoltre, un secondo vantaggio è che la strada verrà percorsa esclusivamente grazie all’aiuto del gruppo di pari. Un grazie dunque a Luisa, ma anche a Stefano, Mattia, Cinzia, Sara, Michela, per citare solo i primi, che dall’Emilia al Friuli , passando per Lombardia e Veneto, stanno portando acqua al mulino di questa nuova e avvincente avventura.
Il progetto Scolastico è già redatto. Chi volesse leggerlo e capirlo, può entrare nel sito www.robertogilardi.it e mandare una mail con il modulo di richiesta.
Potrete poi contattare uno dei Formatori esperti e supervisionati sparsi per l’Italia, non il sottoscritto, settantenne da tre in pensione con il cervello ancora sveglio e attivo come in adolescenza.

https://roberto-gilardi.wixsite.com/newsite/about-1Succede che due persone del gruppo, sino alla domenica mattina manten...
13/02/2023

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Succede che due persone del gruppo, sino alla domenica mattina mantengono qualche perplessità o nota di scetticismo rispetto a quanto avviene nel week end del Negozio Magico.
Poi, magicamente, quando nel pomeriggio della domenica partecipano a due round effettivi di gioco, uno di seguito all’altro, ne vengono contagiate, e capiscono che la cosa può funzionare realmente ed anche divertire. Al punto che uno dei due pensa già a come riproporlo e già si immagina l’effetto che potrebbe fare con alcune persone che ha in mente.
Passare dallo scetticismo all’entusiasmo in un solo pomeriggio è proprio “Magico”.
Grazie Martina e Lauro per la vostra franchezza, e soprattutto per la vostra disponibilità a mantenere aperta la porta della curiosità e della attesa sino alla fine, e soprattutto alla possibilità di cambiamento.
Il cambiamento è la parola chiave che ha dominato i miei ultimi 35 anni di professione, sin da quando, alla metà degli anni 80 del secolo scorso, in quella Comunità di Recupero per Tossicodipendenti in quel di Trento, mi commuovevo un giorno sì e l’altro anche, per ogni parola detta che indicava un possibile cambiamento e la possibile rinascita dal buio.
Non è un caso che, nel mio terzo libro dal titolo “Ho un sogno per mio figlio”, la bibliografia sia solo un elenco di nomi di persone incontrate nella mia vita nei vari luoghi in cui ho vissuto. I libri più belli che ho letto, sono le persone.
E così si chiude il terzo ed ultimo week end del Negozio Magico (spero ultimo solo per ora), con la foto di gruppo, i sorrisi e la motivazione di molti al contagio, al riproporre in contesto familiare e amicale, associativo e anche lavorativo, una esperienza dalle molteplici finalità ed esiti, nella quale in molti si divertono pure.
Dice Lauro in un commento: “Anche nel semplice gioco fatto con le Carte Scopo, in ogni caso ti lascia qualcosa”. E mi torna alla mente quello che un paio di anni fa doveva essere il titolo originale del libro, uno dei miei famosi proverbi modificati in proattivi da moralistici: “Chi è causa del suo mal CAMBI se stesso”.

https://roberto-gilardi.wixsite.com/newsite/about-1Pronto al via il 3° gruppo del Negozio Magico, 11 e 12 febbraio 2023....
10/02/2023

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Pronto al via il 3° gruppo del Negozio Magico, 11 e 12 febbraio 2023. Venti persone disposte a incontrare, ridere, scambiare, imparare, giocare, crescere e fare comunità. Una ghiotta occasione di vita che non capita tutti i giorni. Per questo c'è sempre il "tutto esaurito". Nel frattempo sono già una trentina i Formatori che prossimamente porteranno il Negozio Magico in varie regioni d'Italia: Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia, Romagna, Toscana, Campania, Piemonte. Puoi leggere il libro, acquistare il gioco da utilizzare con altre persone curiose per la vita, iscriverti ad uno dei week end organizzati in Italia. Una esperienza affascinante, profonda, utile e divertente allo stesso tempo.

13/01/2023

Questo secondo gruppo del Negozio Magico è stato speciale e credo sarà irripetibile. Erano presenti veri e propri “Generali a 4 stelle”.
Luisa, che 29 anni fa ha assistito al mio esordio come direttore dei bienni di Formazione al Counselling a Milano.
Maria Nives, che 28 anni fa ha assistito al mio esordio come Formatore di Formatori in Italia del Metodo Gordon (Genitori Efficaci, Insegnanti Efficaci).
Donatella, che mi ha conosciuto nel 1998 in attività formative fatte con l’AITSAM.
Sabina e Massimo, che si sono formati con me come Formatori Gordon nel 1999 e che mi hanno seguito da quella volta in tutte le mie produzioni di percorsi formativi strutturati, tratti dai libri che ho scritto: Genitori in regola, Insegnanti in regola, Ho un sogno per mio figlio, The Difference, Progetto Persona, Il Counselling Situazionale e vari Convegni organizzati con Kaloi dal 2008 in poi.
Cinzia che dopo il terzo anno della Scuola di Counselling con l’approccio rogersiano, ha seguito in fotocopia come gli altri tutto quanto.
Stefano che dal 2009 in poi non ne ha persa una delle mie proposte, e mi tormenta per averne altre.
E poi via via tutti gli altri che dal 2015 hanno frequentato la Scuola Triennale di Counselling Situazionale: Mara, Serena, Gemma, Marco, Michela, Daniela, Cristiano, Luigia, Sara, Giancarlo.
Alcuni dei quasi mille tra Formatori e Counselor che ho incontrato in formazione negli ultimi trent’anni e più.
Relazioni di così lunga durata le si riscontrano solo nei matrimoni solidi, oppure nelle interminabili psicoanalisi ventennali di una vita fa.
Qual è il segreto di una siffatta longevità?
Come per ogni relazione, si è sempre in due a farla durare o terminare.
Le loro motivazioni andrebbero chieste a loro, anche se certamente la voglia di apprendere, scoprire cose nuove, l’essere curiosi e umili da non sentirsi mai arrivati, li contraddistingue tutti dal primo all’ultimo.
Ma anche la motivazione più solida, se non incontra alcune condizioni speciali, non può durare così a lungo, come del resto accade normalmente in senso inverso nei percorsi Scolastici.
E credo che l’aver incontrato un contesto di apprendimento ironico, piacevole e stimolante, caldo e informale, affettivamente vivo, improntato al riconoscimento e all’ascolto di ogni diversità, fatto apposta per ricaricare energie, creare benessere e positività e trovare sempre possibilità di intuizione e insight, fortemente orientato alla esperienza personale e alla creazione di una comunità di apprendimento, al quale del resto tutti loro hanno contribuito a piene mani nella costruzione (questo fa la differenza), sia stato determinante.
Perché tra tutte le parole, Luigia nel commento finale dice: “Non si ride mai così tanto come in questo luogo”, e Gemma aggiunge: “Questo posto è una magia”.
Una cosa così, facilmente crea una dipendenza positiva.
E per ultimo una caratteristica che è mia, ma che per molti versi sento non appartenermi, qualcosa per cui sono grato alla vita e, se esiste, al Padreterno, un dono particolare che ho ricevuto e coltivato soprattutto in questi ultimi vent’anni: la creatività.
Negli anni anch’io come loro non mi sono adagiato sugli allori, ho continuato a produrre nuovi contenuti, nuove attività, aprire scenari e perlustrare luoghi sconosciuti, nei quali anch’io mi addentravo circospetto con aria da scienziato, più che da professore.
Ho scritto libri, strutturato percorsi formativi dettagliati, organizzato veri e propri manuali Guida per i Formatori, costruito materiali cartacei e multimediali di ogni sorta, compresi i video con doppi personaggi prima di Maurizio Crozza, per facilitare il loro lavoro nel riproporre quanto ricevuto rielaborandolo a propria misura.
Un dono che ogni giorno mi fa provare un sentimento di gratitudine per la vita difficile da esprimere a parole.
E così Cinzia, al termine del week end, prima di avviarsi all’uscita, mi ferma e mi domanda: “Ma al di là delle nostre parole, tu sei soddisfatto dell’esito? Perché quando si crea qualcosa di nuovo, non si sa che impatto avrà nelle persone, e questi sono i due primi week end che hai fatto. Tu sei soddisfatto?”.
Io la guardo e serenamente rispondo: “In ogni passaggio della creazione, ogni giornata termina con una breve frase: E vide che ciò era buono. Da molti anni a questa parte io mi sento partecipe della creazione, perché faccio nascere qualcosa che prima non c’era, e il sentimento più forte e bello è proprio quel: E vide che ciò era buono. Poi gli altri possono apprezzare e gioire oppure svalutare o soprattutto non capire, ma questo è parte della loro storia. Io so col Negozio Magico di aver creato qualcosa di speciale e soprattutto semplice, che potrebbe dare alle persone la possibilità di vivere la vita in modo pieno, soddisfacente e soprattutto con una forte sensazione di potere personale. E questo mi basta. Come detto nel week end, mi è chiaro il fatto che il libro si legge in quattro ore, ma lo si capisce in vent’anni. Lo stesso per il week end formativo”.
E’ ovvio che a questo si aggiunge il piacere che qualcuno riesca a cogliere tutta la complessità e la profondità contenuta in una cosa apparentemente semplice. E così Francesco capisce che nella proposta, oltre agli aspetti di tipo pragmatico nella gestione di un qualunque evento di vita, c’è una forte componente esistenziale, che interroga e al tempo stesso nutre. E allo stesso modo Marco aggiunge: “Mi ha colpito molto il rapporto tra la dimensione orizzontale pragmatica, quindi la parte leggera e ludica oltrechè utile, e la profondità degli approfondimenti, cui dedicare vent’anni per ciascuno. Penso che sia una occasione molto rara perché abbiamo entrambe le cose nei corsi con te e in quello che facciamo tra di noi, perché altrimenti è facile trovare proposte molto riduttive, semplici, lineare o banali, oppure di contro tante cose profonde, filosofiche che parlano della vita, ma che poi non ti danno strumenti”.
Ecco, nel binomio che la formazione si trova sempre a dover affrontare come suo scopo e mandato (fornire il pesce o la canna da pesca), potrei sintetizzare così le parole di Marco: “Nel Negozio Magico si trova il pesce, la canna da pesca e anche un ampio spazio per definire l’identità del pescatore”.
Per tutti questi motivi, il primo e principale dei quali sono le persone che vi hanno partecipato e la storia che si è costruita con loro, persone che probabilmente non avranno modo di tornare tutte insieme in questa sperduta cittadina del nord est, ho descritto come irripetibile questa seconda esperienza. Senza nulla togliere alla piacevolezza della prima e di tutte le altre che seguiranno a partire da febbraio.
Se una cosa è speciale va riconosciuto e spiegato senza timore di fare differenze.
Il sentimento di gratitudine per la stima, l’affetto e la pazienza che tutte le persone nominate (ma in realtà anche molte, molte altre non presenti), hanno nutrito in tutti questi anni per me, da sempre ricambiate a piene mani, ha i colori dell’aurora boreale.
Grazie a tutti voi.
Grazie anche a me.
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22/12/2022

Dai partecipanti del primo gruppo del Negozio Magico, una parola per sintetizzare l'impatto dell'esperienza fatta nel week end. Un piccolo estratto delle parole raccolte al termine del week end formativo. Non tutti amano comparire in video pubblicamente, ovviamente. Per informazioni su libro, gioco e week end formativo, visita www.robertogilardi.it e compila il modulo per chiedere informazioni.

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