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Bartolomeo de' Rossi, ricco mercante parmense trasferitosi a Bologna, scelse con molta cura il luogo dove avrebbe fatto sorgere la sua sontuosa dimora (la più sontuosa, all'epoca, nel contado bolognese), ove dame, paggi e cavalieri avessero la possibilità di passare ore di piacere e di riposo, godendosi la deliziosa vita in campagna, lontani dagli affanni della guerra, come apparve a Leandro Alberti "uno di quelli rarissimi luoghi che in questi nostri paesi si possono ritrovare per li piaceri e i trastulli dell'uomo".
La volle alle porte di Bologna, vicino al fiume Reno, circondata da una ricca tenuta agricola, nella valle sotto le ultime colline dell'Appennino ed il bel calanco, tante volte dipinto dai pittori bolognesi. La dotò di "mulini per infranger frumento, e fabbricare carta; et un canale proprio di questi edifizi, fatto con notabilissima spesa", con seghe meccaniche per tagliare legnami, una grande colombaia e scuderie per quasi cento cavalli.
Il Castello fu costruito su due livelli in modo da avere una parte più soleggiata ed una parte ombrosa e fresca, a cavaliere del canale del Reno, costruito dai Rossi per garantire con l'acqua la forza motrice necessaria per tutte le necessità del Castello e del Borgo, che nacque lì vicino e la cui corte lambisce il canale.
Il Castello ed il Borgo erano autonomi, avevano tutto quello che serviva: bellissimi raccolti, peschiere, scuderie, stalle, frutteti, mulini e segherie. Gli abitanti, curavano l'agricoltura e tutto ciò che era necessario alla sua conduzione. Le loro case - botteghe si affacciano ancora sulla piazza del Borgo dominata dalla dimora padronale e dalla Torre Colombaia.
E' difficile dimenticare il Castello così unito alla natura circostante con i caldi colori della pietra e del cotto, con le sue leggere volte a vela ed il suo grandioso e armonioso cortile d'onore. Le corti, le sale, i loggiati ariosi e le grandi finestre aperte sulla campagna circostante e sul meraviglioso giardino all'italiana asimmetrico, ci portano lontano nel tempo e ci offrono una stupenda scenografia di spazi ampi ed eleganti che si inseguono disegnando scorci suggestivi su questa atmosfera magica.
L'elegante costruzione tardo-gotica, con elementi di fortificazione riconciliati in un gusto decorativo, in accordo con lo stile del primo Rinascimento Bolognese, fu terminata dai figli di Bartolomeo, Nestore e Mino, nel 1500.
Personaggi famosi che vi hanno soggiornato a lungo: Giovanni II Bentivoglio e la sua famiglia furono ospiti di gran riguardo; poi nell'inverno 1507 il Pontefice Giulio II della Rovere, che l'anno prima era entrato a Bologna alla testa dell'esercito pontificio ed aveva abbattuto la dominazione dei Bentivoglio, venne accolto in delegazione pacifica (rappresentato in un dipinto del 1730) con tutto il suo seguito di 400 persone e 400 cavalli da suntuosi pranzi e festeggiamenti; e il Pontefice ricambiò facendo "dispensare dai suoi chierici al popolo ivi accorso belle monete coniate".
Altre furono le visite papali: Leone X de Medici nell'inverno 1515-1516, che essendo molto vicino a Luigi de' Rossi (cardinale molto influente) elevò il feudo dei Rossi al titolo di contea, attribuendone giurisdizione sulle terre vicine; Paolo III Farnese Pontefice del Concilio di Trento, che fu ospite nel 1543 del Conte Ludovico de' Rossi; Benedetto XIV Lambertini, vescovo di Bologna dal 1731 al 1754.
Ludovico de' Rossi va ricordato per la gran cura con cui ripristinò il Castello nelle parti danneggiate o distrutte nel 1527 dal passaggio dei terribili Lanzichenecchi (al soldo di Carlo III Connestabile di Borbone) che anche qui incendiarono, devastarono, uccisero e saccheggiarono.
Il figlio di Ludovico, il coltissimo Gian Galeazzo, fu grande amico e benefattore di Torquato Tasso e lo volle suo ospite nel 1586.
Alla fine del settecento Camillo Turrini de' Rossi eliminò l'antica Torre che era posizionata sul lato del Castello (adducendo che "non era di alcuna simmetria al palazzo et affatto staccata dal suddetto") e cambiò il giardino che era adornato da rose, da piante di limoni ed aranci, trasformandolo in un giardino all'italiana come era di moda in quel periodo.
Da Castello fortificato (pur se con caratteristiche militari assai mitigate) divenne il "Palazzo de' Rossi"tramandato fino ai nostri giorni.
Passato in proprietà dei Marchesi Bevilacqua Ariosti, eredi dei Rossi e dei Marsili; risparmiato dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, in quanto adibito ad ospedale militare, ma comunque pesantemente danneggiato, alla fine del XX secolo è stato completamente riportato all’antica bellezza.
Palazzo de’ Rossi ed il Borgo annesso sono ancora proprietà della famiglia Bevilacqua Ariosti, che mantiene un appartamento privato al piano superiore del Palazzo, e che nelle altre aree ospita eventi e feste in continuità col passato in cui a Palazzo de' Rossi si tenevano ricevimenti sfarzosi con ospiti papali ed imperiali.
Altri ospiti di Palazzo de' Rossi nel tempo sono stati Luigi Ferdinando Marsili, Guglielmo Marconi e la moglie Cristina Bezzi Scali, e poi Francois Mitterrand, Hethel Kennedy, Zucchero, Ornella Vanoni, Tony Blair, Romano Prodi, Giulio Andreotti, Elettra Marconi ed i Rettori delle principali università del mondo per il nono centenario dell' Università Bologna.
Un progetto imponente ha interessato un piano di restauro globale del Borgo per dargli nuova vita. Chiavi di volta della rinascita sono: l’albergo diffuso e il ristorazione.