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My (and our!) Story
In principio c’era una copy. Ed ero io (però forse del tutto non lo sapevo). Poi - pian piano, ma non troppo! - ho cominciato a girare e girare e girare. Così, nel mio cestello a cilindro* ho via via spinto una montagna di storie da ripulire. Prima, quelle che magari un po’ di nascosto fin da bambina mi ero messa addosso. Quindi, sono arrivati i capi delicati degli sport d’elite e le tenute parecchio vintage degli appassionati di auto d’epoca. Ma ho indossato anche scarponi o magliette dai colori vivaci: quelli di quando fai turismo spinto e incontri le sorprese più diverse della natura. Sono dunque volata vorticosamente dentro diversi coinvolgenti flirt (certo più lunghi di qualche mese!) con redazioni di giornali e riviste, allungandomi in morbide e avvolgenti incursioni grafiche. Ma sempre con l’aggiunta d’un buon pizzico di editing, prima di strizzare.
Intanto, il programma s’era già fatto serio: il mitico Centro Studi Comunicazione di Enrico Cogno&Associati, le lezioni di PT con quelli della Saatchi&Saatchi, il marketing a stelle e strisce con i prof nientepopodimenoche della Procter&Gamble (Dash, Lenor, Swiffer e Viakal... Tanto per rimanere in tema di tempeste d’idee un po’ domestiche!).
Dopodiché, ovvio, i tempi sono cambiati: anzi, almeno apparentemente, si sono stravolti. Sono diventata mamma (e blogger!), tanto da mettermi a centrifugare mutandine e letteratura per l’infanzia più volte al giorno. Mentre le macchine - compresi appunto i pc e le lavatrici - venivano rivoluzionate sempre più spesso, annodando le nostre vite in sinapsi mediatiche progressivamente più affascintanti e pericolose. E questo ormai noi tutti, più o meno, lo sappiamo. Per averlo sentito sulla nostra propria pelle, no?! Infatti, eccoci qua su FB.
Tuttavia le leggi della vita e del mercato (dai retta a me...) restano sempre quelle (!). E la gente pure, tutto sommato. E, anche, quello che lei vuole. Ciò che conta è restare ancora capaci di ‘girare’ come una centrifuga: di guardare, assimilare, selezionare, piegare e mettere via quello che non serve più. Scegliendo solo ciò che realmente è utile e vitale, perché (uno) ci distingue dagli altri e (due) ci regala soluzioni vere. Soluzioni interessanti per noi e per tutti. Soluzioni concretamente creative.
