03/12/2024
«A 13 anni e mezzo ho iniziato a lavorare in cucina. Tornavo a casa con spalle e braccia piene di lividi, ma per mio padre significava che dovevo aver imparato qualcosa». Così Antonino Cannavacciuolo racconta l'inizio della sua carriera, un percorso fatto di fatica, sacrifici e disciplina ferrea. Oggi lo chef stellato guarda con occhi diversi a quegli anni durissimi, riconoscendo quanto abbiano contribuito a formare la sua determinazione e il suo talento.
Il suo primo compito? Aprire uova, centinaia ogni giorno, per preparare il gelato alla vaniglia da accompagnare a macedonie e fragoline di bosco. Un lavoro ripetitivo e massacrante, seguito dalle pulizie in cucina e dallo spostamento dei prosciutti. Le notti spesso finivano con la febbre e le gambe gonfie per la stanchezza, ma le pause erano rare: il massimo della concessione era riposare in macchina. Solo una volta il padre lo portò in ospedale.
Cannavacciuolo oggi incarna il successo, ma dietro ogni piatto c’è una storia di sacrifici, un viaggio iniziato da un ragazzo con lividi sulle braccia e un sogno nel cuore.
