21/06/2024
CIAO SONO IL TUO BRACIO, incastrato nel lavoro odierno, quello dimenticato sotto la macchina, quello tranciato dal destino, nulla di che, poco più in la del tuo cuore, amico dalla prima ora, quando nulla eri dentro la pancia della mamma, fu allora, ti ricordi, se di ricordi si vive, che fu io, il primo, il primo di tutti, a toccare il seno, per rubare il goccio di latte, dolcesalato attaccato alla pelle. Eco ero io a stringere al mano del babbo, a prendere sul serio la tua scivolata dal albero e nuotare verso la riva quando ti sei sentito affogare nella paura. Sono stato il migliore della squadra dei portieri, come a scrivere da solo, che due piu due fa quattro. E quando ti sei fatto grande, ero io a prendere il sapone per lavarti dopo una bella sudata. Cosa potevo sapere dopo quindici ore di lavoro, con un panino in bocca, avresti dimenticato di togliere proprio me, e lasciare fuori mio fratello braccio a urlare disperato verso quel criminale vestito di contadino, nel sud dell Europa, che subito mi presse con la faccia schifata per buttare me dentro una scatola. Scusa non volevo essere un peso, potevi almeno salvarti da solo e cercare di tamponare la ferita, invece di farti portare al mattatoio dal vicino di casa, il capo della banda, il uomo faccio tutto io, il grande giurista del lavoro nero, dello sfruttamento quotidiano, per cadere a terra, sull'erba seca per dirmi addio con un respiro di lacrime. Eco, mi ricordo ancora il primo giorno di scuola che io alzai la mano, per prendermi cura della tua lacrima, e tu dicesti, se dicesti se può dire, a cuore aperto: grazie manobraccio o bracciomano, per darmi la tua carezza, e io senti un brivido nella pelle, per poi dormire abbracciato a te. Mi mancherai fratello uomo, e mi dispiace che tu sia finito dentro la gabbia di quella iena, ma ti prometto che nel paradiso del braccio tagliato, ci sarà un posto per te, e che la mia fedele carezza, sarà per sempre vicino a te. Buon viaggio e nella prossima vita, ricordiamoci, di lavorare per chi merita il nostro lavoro, perchè il lavoro è sacro, come le nostre lacrime.