10/10/2024
In un piccolo libro dal titolo Kermesse, Leonardo Sciascia scrive: «Sei anni fa, in campagna, guardando il sole che tramontava dietro nuvole che sembravano tratti di penna – un po’ spento, un po’ strabico, come ingabbiato – qualcuno disse: “Occhio di capra: domani piove”. Non lo sentivo dire da molti anni. Annotai l’espressione su un foglietto, e così ogni volta – da allora – che ne sentivo o ne ritrovavo nella memoria altre id uguale originalità e lontananza. Foglietto su foglietto, le “voci” hanno fatto libro: esile quanto è (e quanto si vuole), ma per me “importante”. Da un certo punto di vista lo si può magari considerare, come ora si dice in accademia, un lavoro “scientifico”: per me lo è, ma di quella “scienza certa” che è l’amore al luogo in cui si è nati, alle persone, alle cose, alle parole di cui la nostra vita, nell’infanzia e nell’adolescenza, si è intrisa»
Leonardo Sciascia, Kermesse, Sellerio, p. I.