La Sartoria Teatrale viene fondata nel 1965 da Alessandro Osemont, formatosi come aiuto scenografo allo Stabile di Genova sotto la direzione dello scenografo Gianfranco Padovani e del regista Luigi Squarzina. La sartoria collabora con il Teatro Stabile di Genova agli allestimenti dei primi spettacoli per i ragazzi. negli anni 70 Con gli scenografi Giancarlo Bignardi e Gianfranco Padovani inizia la
più entusiasmante avventura di quegli anni producendo costumi per spettacoli di prosa in tutta l’Italia. La produzione non si limita quindi all'ambito genovese, ma si sposta da Roma a Guastalla, da Firenze a Vicenza, da Trento a Cagliari ad Aiaccio, con le compagnie più eterogenee; da Claudio Villa ad Enrico Maria Salerno, Giancarlo Zanetti, Didi Perego, Valentina Fortunato, Giuseppe Pambieri e Paolo Ferrari, Tulio Solinghi e molti altri. Grazie alle esperienze di questi anni, Alessandro Osemont dal '96 al 2002 assume l’incarico di Direttore e Coordinatore dei Reparti vestizione dei Teatro Lirico Carlo Felice di Genova partecipando all'allestimento di oltre 50 opere seguendo i balletti di Nervi e spettacoli minori. L'attività creativa della sartoria si diversifica a seconda delle richieste; dai costumi per il teatro classico, e del teatro d'avanguardia, dalle fedeli ricostruzioni storiche alle maschere, animali meccanici per il circo di Francia, Circo Togni, Medrano, sino alle collaborazioni con i progetti didattici e stage delle scuole. Inoltre da più: di 50 anni la Sartoria ha curato le ricostruzioni storiche per molti Rioni di Taggia, Bastia in Corsica a Ventimiglia, Cairo e il borgo di Ferrania. II materiale raccolto in tanti anni di peregrinazione, la passione per le vecchie case, |’abitudine al maneggiare i tessuti, gli accessori, i cappelli, le parrucche, gli ombrellini e tutto il necessario per gli allestimenti, hanno spinto Alessandro a trasformare la sartoria in laboratorio museo Pizzi, velluti, sete e plastica, stracci tinti, perle, passamanerie dorate, mille dettagli colorati, sfumafi, scintillanti, opachi cotoni come lievi ali, hanno composto il quadro che oggi si può ammirare, non in un polveroso museo, ma nel laborioso laboratorio dove il piatto disegno prende forma e volume, dove i protagonisti ti raccontano non segreti, non magie, ma lo splendido quotidiano lavoro dei costumista.