28/01/2024
!ATTENZIONE! QUESTO POST CONTIENE SPOILER
Le neuroscienze hanno ispirato la creazione di questo piatto. Ci pensate?
Eppure, quello che mi è successo mangiando questo piatto da Sensorium di scientifico ha poco, almeno per me.
Le emozioni sono scientifiche? Anche, certo. Ma voglio soffermarmi su quello che il mio cuore ha provato durante questa esperienza.
Lo chef ci invita ad abbandonarci alle emozioni. Lasciarsi andare a tavola, che cosa meravigliosa. Poco prima racconta l'idea dietro alla creazione di questo piatto, di onde binaurali, di neuroscienze appunto. Subito dopo, c'è questo piatto davanti ai miei occhi. Bianco candido e sconosciuto.
Con il cucchiaino rompo la lastra friabile che lo ricopre, raccolgo quello che c'è sotto che ancora non riconosco, e lo assaggio.
Crollo.
Riconosco subito quel sentore di latte e vaniglia, la morbidezza del riso, l'avvolgenza di un gusto semplice ma cosi straordinariamente potente che mi fa piangere mentre cucchiaino dopo cucchiaino assaporo quello che sta diventando per me un viaggio a ritroso.
Il cibo è una macchina del tempo, lo dico spesso. E so quanto sia prezioso quel momento in cui un profumo, un ingrediente, un sapore, ci fa tornare a tempi lontani.
Ci sono io da bambina, con la mia mamma, che non vedo l'ora di andare a comprare il mio risolatte preferito, quello greco, quello con l'etichetta gialla. Era un rito quello della ricerca del risolatte, che purtroppo poi si interrompe perchè non lo trovo più.
Fino a che poi, anni dopo, molti anni dopo, mi siedo al bancone di un non-ristorante come Federico Rottogni definisce il suo Sensorium, e lo ritrovo nel piatto davanti a me.
Serendipity.
Un viaggio indietro nel tempo, durato pochissimi secondi, ma cosi potente che resterà a lungo impresso nella mia memoria. Quella del cuore.